Francesco De Gregori ‎(LP, Album, Gat)    RCA -  TPL1-1033, TPL1 1033 – Italy - 1974

Francesco De Gregori ‎(Cass, Album) – RCA - TPK11033 – Italy - 1974

Francesco De Gregori ‎(LP, Album, Promo, Gat)     RCA Intern. - TPL1-1033, TPL1 1033 – Italy - 1974

Francesco De Gregori ‎(LP, Gat)   RCA - TPL1-1033 – Italy - 1974

Francesco De Gregori ‎(CD, Album) - RCA, BMG Ariola - PD 74045 – Italy - 1989

Francesco De Gregori ‎(CD, Album, RE, RM, Dig)   RCA Italiana, BMG - 74321 858692 – Italy - 2001

Francesco De Gregori ‎(CD, Album, RE, Dig) - Sony Music, RCA – 88843067532 – Italy - 2014

Francesco De Gregori ‎(LP, Album, RE, Gat) - RCA, Sony Music – 88875164121 – Italy - 2015

Francesco De Gregori ‎(LP, RP, )   RCA - TPL1 – 1033 – Italy - Unknown

Francesco De Gregori ‎(LP, RP, Sin) – RCA - TPL1 - 1033, DKAY 27642 – Italy - Unknown

 

 

 

 

 

La copertina, proposta da Francesco, era una fotografia in bianco e nero che avevo scattato in quella villa in stile littorio, la villa dei Rotundi in via Clitunno. Ritraeva Francesco seduto su una vecchia poltrona e la sua ragazza in piedi al suo fìanco, con il pavimento di  legno ingombro di calcinacci e in stato di completo abbandono. Melis, invece, decise di utilizzare un disegno che aveva commissionato a Gordon Fagetter, che ritraeva un agnello, quasi una vittima sacrificale, che stringeva tra le zampe anteriori uno stendardo bianco. Il tutto in un'atmosfera cupa, da giorno di pioggia, in un paesaggio tardo romantico. Questa credo che fu l'unica vera ingerenza che Melis volle esercitare e, se fossimo superstiziosi, potremmo dire che si trattò di un triste presagio (Lo Cascio).

<<Allora, quel suo batterista, il ventenne inglese Gordon Fagetter dove è finito? >>

<< Siamo amici, da tanto tempo. Siamo stati anche a Londra insieme e con ciò? Pensi che per tutta l'estate sono stata in giro e ora mi accingo a girare il mondo. Lo vede al mio seguito? Stiamo facendo forse una corsa ad inseguimento? >> ……….come la splendida Motherless Child, proposta nel suo terzo album, chiamato anche dai discografici CIMITERIA per via delle immagini sepolcrali della splendida copertina disegnata da Gordon Faggetter, allora batterista e fidanzato di Nicoletta, ex batterista dei Cyan Three e che, come pittore, aveva disegnato anche la splendida copertina molto felliniana di Dedicato a Frazz dei Semiramis. Confidenze n.42 del 20.10.1968 - Intervista spregiudicata a Patty Pravo: amore e "Canzonissima"  

 

Gordon Faggetter. - Home | Facebook   

Ciao Gordon, R.I.P.

 

 

 

 

 

 

Niente da capire, proprio niente da capire. Quando Francesco si presenta con canzoni apparentemente prive di ogni senso viene scambiato per un visionario, al punto da arrivare alla censura di alcune frasi. Oggi sappiamo che invece fu una rivoluzione per la musica d’autore; nella storia della canzone italiana De Gregori fu il primo a citare in una canzone nomi e storie di personaggi sconosciuti e che appartenevano alla sua vita privata: nessuno aveva mai osato tanto. Ancora adesso non si sa chi fossero i protagonisti di quelle storie e non lo vogliamo sapere (e questo è bello).

Ci interessa soltanto sapere che Giovanna è ancora un ricordo che vale dieci lire (con l’inflazione e l’Europa fanno 0,075 euro!), che Luigi si sporge ancora verso l’acqua e che Anna è rimasta seduta sul divano. Sconosciuti sì, ma che Dio li benedica ancor oggi. E’ un disco a cui sono affezionati gli ammiratori più stretti, quelli più sensibili, più intimi, che riconoscono in questo lavoro il “loro” De Gregori incapsulato in una sfera di vetro da chiudere nella loro stanza fra il pessimismo giovanile e la paura di avere tutto il mondo contro. Con questa musica più “privata” il loro letto diventa un importante microcosmo in cui cullare i propri miti: i fumetti, lo stereo, la rivista, i giornali, la chitarra, i dischi, i libri. Uno di questi miti è Francesco, ma è anche il compagno, il cronista e il paladino; anche quando scrive soltanto lettere d’amore come Bene o Souvenir, tipiche espressioni dei tormenti e delle passioni nei quali tutti ci potevamo riconoscere. Il titolo è azzeccato: “Francesco De Gregori”, perché è proprio un concentrato degregoriano spremuto e rispremuto, crudo ma saporito, artigianale ma raffinato, improvvisato ma impeccabile, estemporaneo, quasi da “falò sulla spiaggia”, ma senza difetti, con tante ballate quasi unplugged, come se stesse suonando in camera sua fregandosene di tutti. Si sente forte e chiaro il rumore dei suoi polpastrelli che fanno vibrare le corde della chitarra, la sua acerba voce che canta l’amore e la rabbia attraverso splendide metafore generate da una poetica che arriva a cime dove nessuno era mai arrivato.

E’ anche l’opera che tutti ricorderanno come “La pecora” per via del caprone pasquale dipinto da Gordon Faghetter in copertina. Ex batterista dei Cyan Three e primo marito di Patty Pravo, Faghetter diventerà poi un quotatissimo pittore e designer realizzando, fra le altre cose, anche molte copertine di dischi.Ma  che succede nel mondo? Giscard d'Estaing viene eletto Presidente francese; Nixon, alla fine, si dimette a causa dello scandalo Watergate e Ford viene eletto Presidente. Gerald Ford è l'unico presidente non eletto dal popolo né come tale né come vice. 

Viene nominato vice presidente dallo stesso Nixon, con la prescritta approvazione del Congresso, a seguito delle precedenti dimissioni dalla carica del vice presidente Spiro Agnew; ci governa Rumor con una coalizione politica DC, PSI, PSDI.; Giovanni Leone è il Presidente della Repubblica; Ting e Richter scoprono il quark “Charm”, Martin Perl scopre la particella “Tau” e Hulse e Taylor individuano le onde gravitazionali di una pulsar; le case degli Italiani sono piene di impianti stereo di “Selezione dal Reader's Digest”; il governo aumenta il prezzo della benzina super da 200 a 260 lire il litro e decreta la circolazione delle auto a targhe alternate con l'ultimo numero pari o dispari, ma scoppia lo "scandalo dei petroli": l'unione petrolifera Italiana avrebbe versato tangenti a funzionari ministeriali e politici in cambio della diffusione di dati falsi che potessero giustificare l'aumento del prezzo della benzina; la Fiat, a causa dell’austerity, mette in cassa integrazione 65.000 operai mentre il suo Presidente, Gianni Agnelli, viene eletto presidente della Confindustria; Marco Pannella inizia il suo primo sciopero della fame; referendum sul divorzio: il 60% vota a favore; viene arrestato a Milano Luciano Liggio, uno dei capi di Cosa Nostra; viene creato il nucleo antiterrorismo dell'Arma dei Carabinieri a capo del quale viene nominato il Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa; Brescia: una bomba esplode in Piazza della Loggia durante una manifestazione sindacale provocando 8 morti e 101 feriti. L'attentato viene rivendicato da "ordine nuovo"; una bomba esplode sul treno "Italicus" della linea Roma-Monaco: 12 morti e 48 feriti, rivendicato da "ordine nero"; esce in edicola il primo numero de "Il Giornale nuovo" fondato da Indro Montanelli dopo il suo divorzio dal Corriere della Sera; vengono arrestati Renato Curcio e Giovanni Franceschini; Milano2 di Berlusconi inizia le sue prime trasmissioni; mandato di cattura per Michele Sindona, che fugge in Svizzera per illegali ripartizioni d'utili e falso contabile; muoiono Vittorio De Sica, Duke Ellington, Evita Peron, Pietro Germi, Gino Cervi, Nick Drake.Nello sport Cassius Clay batte Foreman, Johan Cruyff vince ancora il Pallone d’Oro e la domenica sera Alfredo Pigna ci racconta che la Lazio vince lo scudetto con Pulici, Petrelli, Martini, Nanni, Oddi, Wilson, Garlaschelli, Frustalupi, Chinaglia, Re Cecconi, D'Amico (All. Maestrelli). Ai mondiali di calcio in Germania l’Italia viene vergognosamente eliminata al primo turno con Zoff, Spinosi, Facchetti, Benetti, Morini, Burgnich, Mazzola, Capello, Chinaglia, Rivera, Riva. (All. Valcareggi). I padroni di casa vinceranno il titolo e la nostra Nazionale sarà affidata a Fulvio Bernardini che con coraggio la comincia a svecchiare facendola correre di più, a svantaggio della tecnica.Giochiamo con il Dolce Forno, la Maglieria Magica, i mattoncini Lego, Cicciobello, il Subbuteo, la Cinepresa Festacolor, Ercolino sempreinpiedi, Susanna gonfiabile, la Mucca Carolina, l’Adica Pongo, il Das, le automobiline Matchbox, le automobiline Corgi, gli organi Bontempi, Eko e Giaccaglia, il Mosaico Quercetti, lo scambio di figurine Panini, lo Jo-Jo, il Minicinex, il Videomatic e il Telemax, le penne a sfera Grinta, il Plasmolegno, il Pupomio, i Paciocchini e Paffutella.Di moda vanno i costumi da bagno Speedo, il collie e lo schnauzer, gli zoccoli Pescura del Dr. Shools, le tende arancioni e marroni, la Crociera nel Mediterraneo, la Sardegna, il campeggio, i soprammobili con le bollicine colorate, i posacenere con base sabbiosa in pelle, le radiosveglie a forma di cubo, la Kodak Instamatic, l’orologio Omega Constellation 74. E gli occhiali da sole: fanali! Con lenti soprattutto azzurre ma anche beige o tendenti al verde.Ci intossichiamo con Buondì Motta, Nui Bon, Nutrì, Nesquik, l'amaro Cora, Il Cioccovo, Ovomaltina compressa in barre, Ovomaltina Pocket e tutte le leccornie che arraffiamo quando lasciamo il conto dal panettiere e dire: ... poi passa la mamma.
La pubblicità degli anni Settanta, non ancora impossessatasi della televisione, è basata soprattutto sulla carta stampata con bigotte reclame di ogni genere: occhiali a raggi X, la rivoltella De Luxe, la crema per i muscoli, le croci talismano, profumi afrodisiaci che promettono di far cascare le donne ai piedi, creme per petti villosi e creme per petti non vigorosi, antenne amplificate e microfoni cammuffati, tutte pubblicate in fondo alle riviste (di solito Cronaca italiana e Cronaca vera) poggiate sul tavolino del barbiere. Sul quel tavolino i posaceneri sono ricolmi di cicche: Stuyvesant, Peer, Astor, Ernte 23, Smart, Player's, North Pole al gusto di menta (ottime per camuffare la puzza di fumo al ritorno a casa).
Spot da ricordare sono Metti un Tigre nel motore! con in regalo la mezzacoda di tigre; "Olivella, l’invidiosa, come lei vuol far la cosa....Brava brava Mariarosa, ogni cosa sai far tu, qui la vita è sempre rosa, solo quando ci sei tu"; Calindri che beve in mezzo alla strada contro il logorio della vita moderna, ma rischiando di morire per altri motivi.Viaggiamo con la Fiat 131 Mirafiori, la Lancia Beta, la Citroen DS, l’A112 Abarth, la Renault 6, la Kawasaki, la MotoMorini, la Fiat 124 special, la Ford Consul, la jeep Citroen Mehari, la Matra Simca Bagheera.Leggiamo Roma senza Papa, Il Comunista, Un dramma borghese, Dissipario, La storia, Jacula, Pecos Bill, Sturmtruppen, L’uomo Ragno, Lotta Continua, La settimana enigmistica, Bolero.Ci vestiamo con l’Eskimo e una sciarpa rossa che avvolgeva delle facce sempre cupe alla Carlo Marx, maglioncini a giro collo a fantasia da dove uscivano fuori i lupetti o le camicie a quadrettini con i colletti alti. D'estate camicioni in lino e sandali, mentre si restava incollati al rivestimento in finta pelle dei divani, fissando la tappezzeria del salotto che per i suoi colori e disegni poteva avere lo stesso effetto di una dose di Lsd. Alla radio ascoltiamo Alto Gradimento di Arbore e Boncompagni, con Max Vinella, Scarpantibus e Patroclo.
Il Premio Strega va a Guglielmo Petroni con La morte del fiume e il Campiello va a Stefano Terra con Alessandra
Nel panorama cinematografico italiano assistiamo alla proclamazione di Dario Argento. Dopo L'uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code rimpingua il suo macabro zoo con Quattro mosche di velluto grigio. Vediamo anche Il portiere di notte, Gruppo di famiglia in un interno, C'eravamo tanto amati, Finché c’è guerra c’è speranza, Chinatown, Assassinio sull'Orient Express, Il grande Gatsby, L’inferno di cristallo, L'ultima corvée, Il fiore delle mille e una notte, Polvere di Stelle, Pane e Cioccolata.In Tv, dopo Carosello (con vari strumenti che non si è mai

capito cosa fossero), trasmettono Non cantare, spara, Dov'è Anna? (ma seduta sul divano!), il colonnello Bernacca che ci dava le previsioni del tempo, Speciale per noi, Signore e Signora, Tante scuse, Portobello, Ligabue, Aggiungi un posto a tavola, Milleluci con Carrà e Mina, Buonasera buonasera, Dove sta Zazà e …… un, deux, trois! Giochi senza frontiere! Giulio Marchetti e  Rosanna Vaudetti ci raccontano fantastici scivoloni che si mischiano in mezzo a giochi casinisti. L'unica cosa importante era identificare la mitica "I" in mezzo alle altre sigle europee. Gli arbitri (svizzeri!) erano i mitici Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi.Nel mondo della musica viene realizzato "The Rocky Horror Picture Show", uno dei più celebri musical della storia del rock; i Ramones debuttano al Cbgb di New York. E' il preludio all'era punk; Tour trionfale di Bob Dylan insieme a The Band; Boom del Northern Soul in Gran Bretagna e del rock sudista di Lynyrd Skynyrd, Eagles, Marshall Tucker Band; Bruce Springsteen viene definito "il futuro del rock and roll"; il singolo "Piss Factory" di Patti Smith segna la nascita della new wave; Brian Eno realizza “Taking Tiger Mountain By Strategy". Negli States sono di moda le boy bands formate da componenti familiari di teen agers. Ma nessuno si aspettava riscuotessero tanto successo anche in Europa e soprattutto in Inghilterra. Per la fenomenale famiglia dei Jackson Five di Michael avvengono scene di isterismo collettivo, come non succedeva dai tempi dei primi Beatles. I testi diventano ancora più impegnati, la varietà degli strumenti si amplia, aumenta il peso dell’elettronica e la presentazione dei gruppi si fa più accurata e scenografica. E’ anche il momento dei Jefferson Airplane, dei Grateful Dead, dei Cream di Eric Clapton e del latin-rock di Carlos Santana. Ma ….a Sanremo vince Iva Zanicchi con “Tu cara come stai?”. Allo Zecchino d’oro vince "Cocco e Drilli" e al Festivalbar vince Claudio Baglioni con “E tu”.Ascoltiamo E tu, A Blue shadow, Anima mia, Soleado, Angie, Piccola e fragile, Sugar baby love, E la vita la vita, Prisencolinensinainclusol, Innamorata, Anna da dimenticare, Più ci penso, Alle porte del sole, Non gioco più, L'ultima neve di primavera, Bugiardi noi, Jenny, Come un Pierrot, Mind games, 48 crash, Dicitencello vuje, Waterloo, Jesus Christ Superstar, Sugar baby love, Champagne. Gli album più venduti in Italia sono Jesus Christ Superstar, Frutta e verdura, Mai una signora, Burn, A un certo punto, E tu, Ornella Vanoni e altre storie, American graffiti, Welcome Santana, 18ma Raccolta Fausto Papetti, My only fascination, L'isola di niente, Pat Garrett & Billy the kid, 17ma Raccolta Fausto Papetti, Ringo Starr, E la vita la vita, Anima, Selling England by the pound, Remedios, Whirlwinds. Ma la puntina la poggiamo anche su dischi come Planet Waves, Taking Tiger Mountain, Second Helping, Court and spark, Waterloo, I buoni e i cattivi, Stanze di vita quotidiana, Quando verrà Natale, The Labs Lies Down On Broadway. Tormentone dell’estate: Signora mia, di Sandro Giacobbe.Si è detto del disco: “

http://www.rimmelclub.it/storia/storia.htm

 

 

 

 

Questo disco, che si chiamerebbe ufficialmente "Francesco De Gregori" ma che è giustamente meglio conosciuto come "La  pecora" data la pregnanza dell'immagine in copertina, è stato il primo disco al quale abbia contribuito anche in qualità di chitarrista, nel senso che sono io che ho suonato la chitarra acustica sulla maggior parte delle canzoni. La cosa creò non pochi problemi  dal punto di vista operativo, perché io non riuscivo a fare due volte di seguito una canzone nello stesso modo e quindi i musicisti che suonavano con me provavano a scriversi una parte da seguire, ma poi al dunque tutto gli cambiava sotto il naso perché io senza volere toglievo una battuta di qua e ne aggiungevo un'altra di là, seminando il panico e pretendendo comunque di avere ragione. Finì che io registrai le canzoni voce e chitarra in diretta e poi gli altri musicisti aggiunsero la loro parte successivamente, in sovrapposizione, che è un modo abbastanza innaturale di fare musica e che infatti poi ho cercato di evitare, per quanto possibile. 

 

 

 

https://www.iltitanic.com/2023/sig.jpgLa pecora - di Raffaele Reale - Con la sua opera seconda, ad appena ventitré anni, Francesco De Gregori tocca una delle sue massime punte d'ispirazione. Deluso dall'insuccesso del pur ottimo "Alice non lo sa" - che comprendeva, tra le altre, perle come "Alice", "Buonanotte fratello", "Le strade di lei" e "Irene" - il giovane cantautore romano si dedica ad un materiale intimista, seguendo  la scia di Leonard Cohen e di Fabrizio De Andrè, ma rileggendolo in un'ottica allucinatoria del tutto personale.

Si inizia con la storica "Niente da capire", titolo che è tutto un programma, dolce e sferzante ballata su un rapporto finito. Si prosegue con l'allegoria onirica di "Cercando un altro Egitto", dove l'invettiva politica viene smussata dall'atmosfera sognante e distorta ("Sollevo gli occhi al cielo e vedo sopra un tetto mia madre inginocchiata in equilibrio su un camino. La strada adesso è piena di persone, mia madre è qui vicino") e dalla splendida "Dolce amore del Bahia", meno scarna della precedente, accompagnata dalla sola chitarra - come nella migliore tradizione folk -. "Informazioni di Vincent" prosegue sulla stessa linea poetica di introspezione personale, mentre malinconica, profonda, densa appare "Giorno di pioggia" ("oggi giorno di pioggia e la gente si muove, io sono figlio della pioggia"), cupa riflessione sul destino dell'apparire e del mostrarsi - ma tutto l'album è percorso da questo tremito d'insoddisfazione giovanile a metà tra la voglia di emergere e il terrore di non piacersi -.

E, a tagliare perfettamente in due l'album, arriva il capolavoro: "Bene" è la canzone summa della prima vita musicale di De Gregori, molto più significativa delle ben più celebri "Rimmel", "Generale" o "La donna cannone". Canzone semisconosciuta, nascosta, mai portata veramente alla ribalta, è al contrario la più alta espressione del genio poetico del cantautore, libera e anticonformista dichiarazione d'affetto verso la madre, poeticamente eterea e musicalmente tenue. Di grande spessore poetico anche la seguente "Chissà dove sei", originale e coinvolgente "A Lupo" ("Ma questa non è casa mia, i ricordi si affollano in fretta, è un libro cominciato la sera e già dimenticato la mattina"), adolescenziale nella sua utopica visione di libertà "Arlecchino", metaforicamente politica (alla maniera del Bob Dylan degli esordi) la lunga "Finestre di dolore". Si chiude sulla delicata filastrocca "Souvenir", embrione di ciò che in futuro saranno "Buonanotte fiorellino" e "Piccola mela".

Anche stavolta De Gregori andrà incontro ad un sonoro insuccesso commerciale, ma la dimostrazione d'intelligenza e di maturità gli permetterà di comporre ad un solo anno di distanza il celeberrimo "Rimmel", l'album della svolta, l'album della fama, l'Album di Francesco De Gregori.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lei aveva tasche troppo strette

e otto, nove, dieci modi di vivere.

Forse aveva un cuore troppo grande

e una strana maniera di sorridere.

Lui aveva un grosso cervello

e dei gerani proprio dove la strada si divide

lontano i campanili suonavano,

ma lui non se ne preoccupava.

Ma questa non è casa mia,

i ricordi si affollano in fretta,

un libro cominciato la sera

e già dimenticato, la mattina

A Lupo, anima pura,

perché non giuri più sulla sua bambina.

Il poeta in affari, veniva da molto lontano,

con dei nastri colorati legati alla vita

a vide che vendeva giocattoli,

le chiese cosa vuoi per una notte.

Lei non rispose, le parole erano neve,

la piccola fiammiferaia presa dal gioco,

si è rotta una mano sopra il filo spinato

rispose la signora: "non ho niente da chiedere,

se non le tue lacrime e tutto quel che hai."

Ma questa non è casa mia,

i ricordi si affollano in fretta

E' un libro cominciato la sera,

e già dimenticato, la mattina.

A Lupo, anima pura,

perché non giuri più, sulla sua bambina.

E si presero per mano nella notte stellata

e piovosa e capirono che in fondo

bastava non chiedersi, ne l'anima, ne il cuore,

ne niente di simile soltanto quattro salti,

dove più ti conviene

E vennero accerchiati da quaranta ladroni,

usciti dalla favola, senza permesso

riuscirono a fuggire proprio a mezzanotte

senza colpo ferire, senza fare rumore,

l'orologio batteva i suoi colpi,

la Renault diventava una zucca.

Ma questa non è casa mia....

"Lupo" è una persona che conosco, è un soprannome "Lupo". Fa l'impresario ed io l'ho conosciuto ai tempi in cui giravo con "Racconto", con Cocciante e Venditti... "Lupo" era separato dalla moglie e aveva una figlia di quindici anni, che lui non vedeva da dieci perchè stava con la madre, però era convinto che fosse una bella figlia e parlava sempre di lei, e diceva sempre: "Te lo giuro sulla mia bambina". E una volta a pranzo mi raccontò che Salvatore Quasimodo, che era suo amico, gli aveva regalato un libro dedicandoglielo in questo modo: "A Lupo, anima pura, perchè non giuri più sulla sua bambina".  Io mi misi a piangere a quella tavolata, ma non se ne accorse nessuno; io amavo molto questo "Lupo" perchè era veramente un impresario diverso da tutti gli altri, e questa è una canzone dedicata a lui, con dentro tutta la mia vita di quel periodo, degli ultimi tre o quattro mesi... la canzone la scrissi in montagna, io ero seduto su una veranda, e davanti c'erano dei vasi con i gerani e sullo sfondo una strada che si divideva, dal mio punto di vista, esattamente dove era un vaso di gerani. La canzone è scritta tutta in questo modo, con un finale ottimistico con la Renault, la Renault è la mia macchina, che diventa una zucca e loro due che si prendono per mano senza chiedersi niente... però io penso che la canzone può arrivare anche senza conoscere i riferimenti ai miei fatti personali, o forse non arriva. Uno scrive qualcosa perchè gli va di scrivere, come quando fai un rutto perchè devi farlo, non puoi domandarti se quel rutto verrà capito, apprezzato alla maniera giusta, devi farlo e lo fai... Comunque se uno viene da me e mi dice "lo "A Lupo" non la capisco". va benissimo, "A Lupo", in effetti è una di quelle canzoni che... io mi incazzo se uno mi dice che non capisce "Cercando un altro Egitto", ma se non capisce "A Lupo" o "Marianna al bivio" va benissimo

 

 

 

 

 

 

 


Fiori falsi e sogni veri, tra gli eroi della friggitoria Chantant,

grazie, ho mangiato ieri, un sorriso questa sera basterà.

Arlecchino è già sul filo, la gente vuol vedere cosa fa,

e il filo corre sopra la città, e tutto il mondo e tutto qua.

Dove vai? Quanti soldi ti hanno dato,

quanti fiori e quanti anni, dove vai?

Dove vai? La mia cella è un po' più in alto e mi pagano di più.

Notte chiara, notte bella, sopra i libri non ti avevo letto mai.

Mi hanno chiesto fermati, non mi hanno chiesto mica: dove vai?

Arlecchino è lì sospeso, ma il filo sotto ai piedi non c'è l'ha

e anche questo in fondo è libertà e tutto il mondo è tutto qua.

Dove vai? Quanti soldi ti hanno dato,

quanti fiori e quanti anni. Dove vai?

La mia cella è un po' più stretta

e mi pagano di più.


 

 

"Arlecchino" è una canzone sul mio ruolo, sul mio ruolo di una volta più che altro, cioè questo "fiori falsi e sogni veri nella friggitoria Chantant", è il Folkstudio agli inizi, dove non era importante neanche mangiare, bastava sorridersi, bastava comunicare, e c'è questo "Arlecchino" su un filo e la gente vuole vedere cosa fa, e "Arlecchino" non sono necessariamente io, ma i tipi come me in genere, a cui danno dei soldi in cambio delle sue acrobazie: "Quanti soldi ti hanno dato? La mia cella è un po' più in alto e mi pagano di più", però alla fine questo "Arlecchino" si fa i fatti suoi, indipendentemente da quanto lo pagano, indipendentemente da quanto sia grande la sua stanza, vola senza filo e uno deve arrivare a volare senza filo... e anche se uno non fa una canzone allineìta col PCI o non utilizzabile in termini politici diretti, pazienza, l'importante che voli però. lo credo che qualsiasi canzone bella sia una canzone di sinistra.

 

 

 

  

 

Fabrizio ha un merito storico nei confronti della canzone italiana: quello di averle dato per primo dei contenuti non soltanto e non necessariamente "amorosi".

Intendiamoci, non che Fabrizio non abbia scritto straordinarie canzoni d'amore in senso classico (valgano come esempio, lontanissime tra loro, La canzone dell'amore perduto e Jamin-a), ma fatto sta che furono La guerra di Piero, La città vecchia, Delitto di paese e via dicendo a spalancare davanti agli occhi di molti giovani, verso la metà degli anni sessanta, un nuovo universo nel panorama della musica leggera di allora.

Fabrizio era la dimostrazione vivente che una canzone poteva, se lo voleva, essere anche corrosiva e impervia, realistica e poetica; musicalissima sì, ma anche narrativa e perché no? politica.

Era possibile, in parole povere, buttare a mare il linguaggio patinato e gli arrangiamenti pacchiani della musica leggera dominante e scrivere invece canzoni diverse, che parlavano con semplicità alla testa e al cuore.

C'era poi dell'altro, che affascinava. Fabrizio rifiutava in blocco le moine dell'industria discografica, i suoi passaggi obbligati, le regole non scritte dello show-business. Non andava in televisione, si faceva fotografare con evidente malavoglia; addirittura (ma questo, a dire il vero, un po' ci dispiaceva) non faceva concerti.

https://www.iltitanic.com/2022/65.jpgL'Italia era ricca di grandi autori di canzoni, naturalmente. Da Gino Paoli a Luigi Tenco, a Bindi, a Gaber; tutta gente antagonista nei confronti delle insulsaggini musicali correnti ma che partecipava comunque spesso ai rituali a volte sconfortanti del  "professionismo" canoro (e Tenco probabilmente fu immolato proprio sull'altare  si questa scomoda e dolorosa contraddizione, per lui più che per altri insopportabile).

 

In Italia insomma non mancavano davvero le belle canzoni, in omaggio a quel filone "diverso" che ha sempre percorso in parallelo, da Spadaro a Buscaglione, il cammino ufficiale della "canzonetta"; ma Fabrizio fu in questo contesto  il primo e l'unico ad essere, prima che il termine diventasse di moda, "underground".

Scomode e rimosse e spesso vietate sul piatto benpensante del giradischi di famiglia le sue canzoni finirono per essere come quei film che, "sconsigliati" ufficialmente dal parroco, costituirono poi le tappe più importanti della nostra crescita culturale e morale.

Quando poi un giorno ho conosciuto Fabrizio De Andrè e siamo diventati amici non ho trovato scollature fra l'uomo e lo scrittore di quelle canzoni.

E in tutti questi anni non ho mai visto Fabrizio affrontare la vita ipocritamente come non l'ho mai sentito mettere in musica una bugia.

 Francesco De Gregori (da "La cattiva strada" 1996)

 

 

 

 

 

 

 

Posso dirti che questa donna io la vedevo come una persona abbastanza distaccata dal mio modo di vedere il mondo, quindi anche dal mio modo di scrivere le canzoni e le dicevo: "Vattene al cesso a leggerle! " mi sembra chiaro no? Io non voglio fare un sezionamento delle mie canzoni. Quando leggo "Paolo e Francesca" di Dante non mi chiedo chi fosse Gianciotto, cosa c'entrasse in realtà, a che pagina del libro li ha trovati che si baciavano, se abbiano scopato o meno... Se se lo chiedono è una curiosità che non è per niente sana. E' una curiosità puntuale, didascalica, è una curiosità a cui ci ha abituato una scuola fatta da maestre vecchie e impreparate. Non è cosi che va guardato né un quadro né una canzone né niente. Bene" nelle serate non la canto mai, è una canzone privata.

 


Bene,
se mi dici che ci trovi dei fiori in questa storia, sono tuoi.

Ma è inutile cercarmi sotto il tavolo, ormai non ci sto più.

Ho preso qualche treno, qualche nave, qualche sogno qualche tempo fa.

Ricordi che giocavo coi tuoi occhi nella stanza e ti chiamavo mia.

Ben oltre alla coperta ad uncinetto c'era il soffio della tua pazzia.

E allora la tua faccia vietnamita ricordava tutto quel che ho.

E adesso puoi richiuderti nel bagno a commentare le mie poesie

però, stai attenta a tendermi la mano perché il braccio non lo voglio più.

Mia madre è sempre lì, che si nasconde dietro ai muri e non si trova mai,

e i fiori nella vasca sono tutto quel che resta e quel che manca,

tutto quel che hai.

E puoi chiamarmi, ancora, amore mio.

E qualche volta aspettami sul ponte, i miei amici sono tutti là

con lunghe sciarpe nere ed occhi chiari hanno scelto la semplicità.

Se Luigi si sporge verso l'acqua sono solo fatti suoi.

E ancora mille volte, e mille anni, ci scommetto, mi ringrazierai

per quel sorriso ladro e per i giochi, i mille giochi, che sapevi già.

E ancora mi dirai che non vuoi essere cambiata, che ti piaci come sei. 

Però non mi confondere con niente e con nessuno

 e vedrai, niente e nessuno, ti confonderà.

Nemmeno l'innocenza nei miei occhi, ce n'è già meno di ieri,

ma che male c'è?

Le navi di Pierino erano carta di giornale eppure guarda, sono andate via.

Magari dove tu volevi andare ed io non ti ho portato mai.

Ma puoi chiamarmi, ancora, amore mio.

 

 

  

 

 

 
Era mattina presto, mi chiamano alla finestra
mi dicono: "Francesco, ti vogliono ammazzare".
Io domando "chi"? Loro fanno "cosa"?
Insomma prendo tutto e come San Giuseppe,
mi trovo a rotolare per le scale,
cercando un altro Egitto.
Li fuori tutto calmo, la strada era deserta,
mi dico "meno male, è tutto uno scherzetto"
Sollevo gli occhi al cielo e vedo sopra a un tetto,
mia madre inginocchiata in equilibrio su un camino,
la strada adesso è piena di persone,
mia madre è qui vicino.
Un uomo proprio all'angolo vestito da poeta,
vende fotografie virate seppia.
Ricordo della terra prima della caduta,
e al posto del posto dove va il francobollo,
c'è un buco per appenderle "dove"? dico io,
intorno al collo.
E adesso per la strada la gente come un fiume,
il terzo reparto celere controlla.
Non c'è nessun motivo di essere nervosi,
ti dicono agitando i loro sfollagente
e io dico: "non può essere vero"
e loro dicono: "non è più vero niente".
Lontano, più lontano degli occhi del tramonto,
mi domando, come mai non ci sono i bambini.
L'ufficiale uncinato che mi segue da tempo,
mi indica col dito, qualcosa da guardare.
le grandi gelaterie di lampone, che fumano lente
e i bambini, i bambini sono tutti a giocare.
Un amico di infanzia, dopo questa canzone,
mi ha detto: "benissimo, è un incubo riuscito,
ma dimmi sogni spesso le cose che hai scritto,
oppure le hai inventate solo per scandalizzarmi".
Amore, amore, naviga via,
devo ancora svegliarmi.

Questa è una canzone che ho scritto sulla violenza che ci sta intorno che secondo me non sempre è visibile e sperimentabile direttamente, non è sempre una violenza evidente e chiara. C’è anche una violenza più sottile, che è per esempio quella attraverso cui ci impongono delle informazioni sbagliate, voglio dire la televisione, la radio, un certo tipo di quotidiani, la pubblicità, o anche gli incidenti stradali, è una maniera abbastanza innocente di farci morire, ma è violenza anche quella. E poi c’è una violenza storica che è quella che ci portiamo ancora appresso degli anni del fascismo. Questa canzone si chiama "Cercando un altro Egitto" e io ho immaginato di scappare come fece San Giuseppe, portandomi appresso tutto quello che c’è di buono. Vorrei spiegare una frase che c’è in questa canzone, quando parla delle "…grandi gelaterie di lampone che fumano lente…" io intendevo alludere ai campi di concentramento dell’ultima guerra.

 

  

 

 

 

Una storiella personale relativa a questa canzone.

Quando la leva era obbligatoria, secondo l’arma e categoria i giovani venivano impiegati in svariate mansioni. Nel 1977 ero di leva, e non sopportavo di lavorare 6 ore al giorno per lo Stato, più le guardie e le corveè durante la settimana. Tutto per sole 18.000 lire al mese, che bastavano appena per il fumo (ma ero a casa mia a Catania). Mi chiedevo “ma qui non esistono i sindacati ? E’ giusto sfruttare la gente così?”.

Così, sconsolato e senza alcuna voglia di lavorare, ogni mattina mi presentavo negli uffici della Capitaneria per queste prestazioni “a gratis” . L’applicazione era poca, la volontà di cercarmi qualcosa da fare era nulla. Mi annoiavo, sbadigliavo, non c’erano social né internet.

Il mio capo ufficio al settore Pesca era un militare tutto d’un pezzo, pignolo fino alla nausea e autentico servo dello Stato al punto di rifiutare con ribrezzo qualsiasi omaggio offertogli soltanto per rispetto alla sua persona. E i pescatori ci rimanevano malissimo.

Era così timoroso e pauroso che prima di montare il suo turno di guardia andava a controllare le auto parcheggiate nel piazzale antistante e si abbassava per controllare se le Brigate Rosse avessero mai agganciato ordigni sotto le vetture. Pazzesco!

L’indomani dalla guardia, il suo appello era uno spasso: un marinaio chiamava i cognomi e lui annuiva compiaciuto ogni volta che sentiva “presente!”. Il fatto è che per almeno la metà, erano tutti cognomi inventati ! Lo chiamavano Graziella, non so per quale motivo.

In una di quelle mattine in cui non c’era proprio niente ma proprio niente da fare, per impiegare il tempo infilai un foglio A4 nella macchina da scrivere e cominciai a scrivere:

“Era mattina presto e mi chiamano alla finestra. Mi dicono Francesco, ti vogliono ammazzare.

Io domando chi?, loro fanno cosa? Insomma prendo tutto e come San Giuseppe mi trovo a rotolare per le scale, cercando un altro Egitto.

Di fuori tutto calmo, la strada era…..”  STRAAPPPP!

Con violenza il Capitano mi tira il foglio, lo legge, e mi dice: “Rapisarda,  cosa sono queste frasi senza senso?”.

Io, già malato sapete di cosa, mi veniva di ammazzarlo ma bofonchiai soltanto “ma no, guardi, è il testo di una canzone di…..”

“Di chi ? Ma è incomprensibile! Quale pazzo scrive queste cose? Non capisco,  se è un messaggio segreto me lo faccia sapere al più presto!”. 

Linguaggio segreto? Ci rimasi malissimo e mi preoccupai per quello scontro tra chi era un appassionato del Folkstudio a Roma e l’altro appassionato di un Accademia a Livorno.

Si dimenticò dell’accaduto ma un giorno capitammo assieme di guardia. Così presi la chitarra di caserma e, rischiando grosso, mi presentai nel suo alloggio dicendogli “Capitano, solo cinque minuti per suonare quel messaggio cifrato che lei paventava” e cominciai a cantargli Cercando un altro Egitto di Francesco De Gregori.

L’ascoltò con calma e curiosità e alla fine mi disse “Bella. Non ho capito un cazzo.....  ma è bella!”

Gli risposi “Non importa ciò che lei ha capito. Se dentro la canzone immagina una storia dedicata a una gelateria di città specializzata in lamponi oppure a San Giuseppe …..non fa niente, va bene lo stesso. L’importante è aver saputo stanare quel che c’era di bello, secondo quello che ascoltava (o vedeva) in quel momento la sua anima. L’ha scritta un giovanotto che sogna spesso le cose che scrive e viceversa, senza bisogno di codici segreti”.

Si ricordò della cosa e si fece una risata. Da quel giorno le cose cambiarono, di molto. Diventò un ufficiale (non uncinato) che mi seguiva da tempo e da civili diventammo pure amici. Adesso non lo vedo da tantissimo e spero che goda ancora di buona salute.

Ciao Ammiraglio di una bella canzone, oggi l’ho risentita in auto e mi sono ricordato di te.

Rapisarda

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Chissà dove sei, perduta nella notte, col tuo trucco infame e la tua giacca da bandito.
Io ti ho aspettato all'ombra dei tuoi per come. Col mio viso angelico percosso dai fatti.
Chissà dove dei perduta nei segni, con la tua sigaretta come una matita e le tue speranze di vittoria.
io ti ho accettato come una bella calligrafia, un biglietto da visita e due occhi diversi.
Può accadere di tutto, puoi anche conquistare vari uomini bruni e misurarne l'aspetto.
Ma il mio indirizzo è "Via del Sopracciglio destro", con rispetto parlando per le altre parti,
 altre parti di me.

 

 

Ben considerando il modo felice con cui Francesco era stato collocato nella precedente esperienza televisiva, questa volta il Dott. Micocci decise di creare uno spazio tutto per lui e che lui avrebbe potuto gestire come meglio credeva. Infatti andò in onda un breve filmato che, sullo sfondo di Alice, mostrava Francesco in giro per Trastevere, mentre si provava un paio di scarpe nell'eccentrica boutique di Paola Pitagora, e mentre si esibiva in varie performance. 

Una di esse, ad esempio, era la seguente: a quel tempo una nota azienda produttrice di articoli per l'igiene della casa, aveva diffuso una massiccia e fortunata campagna pubblicitaria basata su una fotografia della nota cantante Orietta Berti che sorrideva serena pur trovandosi davanti a una poltiglia giallastra che le imbrattava l'immacolato pavimento, in quanto certa che i prodotti da lei reclamizzati avrebbero risolto immediatamente il problema. La didascalia che campeggiava in cima alla pagina proclamava: "è caduto un uovo a Orietta Berti!". Francesco, sempre attento a tutto ciò che coinvolgeva i delicati problemi che riguardavano le comunicazioni di massa, volle parafrasare il contenuto della nota pubblicità. 

Infatti nel filmato egli appariva a un tratto con una camicia di tipo militare e, indossando la sua espressione più imperturbabile, estraeva dal taschino un uovo che quindi lasciava cadere a terra fissando la cinepresa con uno sguardo vuoto. Sempre imperturbabile proclamava infine: "E caduto un uovo a Francesco De Gregori E mi dispiace moltissimo sia per me che per l'uovo". Un altro episodio del quale non posso essere certo al cento per cento ma che ricordo con piacere è il seguente; proprio in quel periodo Comencini stava girando il film Pinocchio, con attori magnifici, un Manfredi in splendida forma e di grande umanità, Franchi e Ingrassia la cui bravura e il cui spessore ancora erano ignoti a tutti a causa del genere di film che li avevano portati al successo e molti altri, per uno dei prodotti più belli che mamma RAI avesse messo in cantiere. Manfredi era in contatto con il Dott. Micocci in quanto aveva inciso con discreto successo il famoso brano di Petrolini Tanto pe' cantà, così chiese se ci fosse stata una canzone da inserire nella colonna dello sceneggiato. Micocci ne parlò con Francesco che in un lampo scrisse una canzoncina deliziosa che fu subito accettata con entusiasmo. Francesco inoltre accettò di rinunciare alla patemità di quel brano anche dal punto di vista dei diritti, e ne fece dono al simpatico attore.

Ieri, ho incontrato la mia formica,

mi ha detto che, sono pazzo.

io, con occhiaie profonde

e un principio di intossicazione.

Io non ricordo che occhi avevi,

io non ricordo che occhi avevi,

l'ultima volta che ti ho insultato,

l'ultima volta che ti ho lasciato,

ma io sono stato, ma io sono stato,

ma io sono stato....

dove tu mai.

Dolce amore del Bahia

dolce amore del Bahia.

Io con le mani di giunco

e la mia verginità.

Io non ricordo che occhi avevi,

io non ricordo che occhi avevi,

l'ultima volta che ti ho insultato,

l'ultima volta che ti ho bloccato,

ma io sono stato, ma io sono stato,

ma io sono stato....

dove tu mai.

Ieri, ho ammazzato la mia formica,

diceva che, ero pazzo.

Io, pazzo forse per gioco,

ma per niente e per nessuna.

Io non ricordo che occhi avevi, io non ricordo che occhi avevi...

 

A volte canto "Dolce amore del Bahia" quando ci sono le femministe, e le femministe si arrabbiano perchè faccio tutta una presentazione dicendo che la donna della canzone era una femminista, io I'avevo chiusa dentro casa, lei poi era scappata per andare a mangiare, aveva mangiato troppo ed era scoppiata e nessuno l'aveva rimessa insieme; allora io ero diventato triste e avevo scritto questa canzone per lei. 

 

   

Oggi, giorno di pioggia,

ma la gente è tranquilla,

io sono figlio della gente.

Prendimi la mano, dammela,

cerchiamo di venire insieme,

la tua tessere è scaduta.

Grazie per l'invito, si stasera non ho voglia,

di vedere gli incidenti stradali lungo il fiume.

Oggi giorno di pioggia,

ma la gente si muove,

io sono figlio della pioggia.

La festa è stata magica,

le ragazze han ballato,

mi han coperto di lodi e di sorrisi.

La prossima vigila di Natale,

avremo tutti partorito,

potremo farne un'altra per allora.

A volte potrai avermi con un fiore,

a volte un fiore non ti basterà.

A volte penserai di avermi chiuso in una stanza.

Dammi le tue chiavi, dolce

voglio farne una copia,

voglio scrivere una lunga poesia per le tue braccia.

 

 

LA PECORA

ROMANO - Passiamo al disco della "Pecora"; le copie per i giornalisti erano accompagnate da una presentazione del disco, da una tua biografia e da una cosa che non ho assolutamente capito, una traduzione di "Paperback Writer".

DE GREGORI - Quella l'ho tradotta io, loro fecero questa cosa che cominciava con "Francesco De Gregori, nato circa 23 anni fa sotto il segno dell'Ariete, dell'Ariete possiede le caratteristiche essenziali..." Allora io mi incazzai e come mia presentazione scrissi una mia traduzione di "Paperback writer".

GIACCIO - Cominciava con "Niente da capire" anche qui ci fu una censura da parte della Rai.

DE GREGORI - "Giovanna faceva dei giochetti da impazzire".

GIACCIO - Trasformata in?

DE GREGORI - "Un ricordo che vale dieci lire", comunque la canzone anche cambiata non andò in onda fino al 13 inaggio perchè c'era il referendum sul divorzio.

GIACCIO - Ci fu tutto quel blocco...

DE GREGORI - Bloccarono un sacco di canzoni, tipo "Marcia nuziale" di De Andrè. bloccarono "Niente da capire".

ROMANO - Il disco della "Pecora" che tu consideri il tuo disco peggiore, a me sembra quello più intenso, pieno di immagini che hanno come unico filo conduttore le libere associazioni mentali; forse era anche un periodo di tuo malessere rispetto all'anno precedente.

DE GREGORI - Sì, e quello più libero non mi creava il problema di essere capito o meno; parlavo della mia vita privata, come mi veniva scrivevo. "Bene" e "Niente da capire" le ho scritte nello stesso pomeriggio, in due ore, scrivevo di getto. "Bene" nelle serate non la canto mai, è una canzone privata...https://www.iltitanic.com/2021/110.jpg

GIACCIO - Dedicata ad una donna a cui dicevi "Vai nel bagno a commentare, le mie poesie"; vogliamo parlare di questo ?

DE GREGORI - Per me è tutto lì. Posso dirti che questa donna io la vedevo come una persona abbastanza distaccata dal mio modo di vedere il mondo, quindi anche dal mio modo di scrivere le canzoni e le dicevo: "Vattene al cesso a leggerle! " mi sembra chiaro no?

GIACCIO - Sì certo; quello che manca secondo me è il quadro della tua vita di quel periodo. Cioè dici che l'hai scritta in un pomeriggio, prova a ricostruire..

DE GREGORI - Io non voglio fare un sezionamento delle mie canzoni.

GIACCIO - Però a me interessa sapere a chi ti riferisci, e interessa anche a molti altri.

DE GRECORI - Quando leggo "Paolo e Francesca" di Dante non mi chiedo chi fosse Gianciotto, cosa c'entrasse in realtà, a che pagina del libro li ha trovati che si baciavano, se abbiano scopato o meno...

GIACCIO - Forse tu no, ma molti se lo chiedono.

DE GREGORI - Se lo chiedono con una curiosità che non è per niente sana. E' una curiosità puntuale, didascalica, è una curiosità a cui ci ha abituato una scuola fatta da maestre vecchie e impreparate. Non è cosi che va guardato né un quadro né una canzone né niente.

ROMANO - A questo punto parliamo di "Informazioni di Vincent", dove c'è prima di tutto un riferimento alla tua esperienza di traduttore..

DE GREGORI - Sì, il nome "Vincent" viene dalla canzone di Don Mc Lean che io avevo tradotto credo anche in modo dignitoso; poi la mia versione è stata cantata da Little Tony; io non ho niente contro LittIe Tony, però, non so come dire... quando la tradussi non pensai che l'avrebbe cantata lui. Non pensavo che l'avrebbe cantata nessuno, Little Tony per me rimaneva quello che aveva fatto "Cuore matto", quindi una cosa molto lontana da me e questo episodio di "Vincent" rappresenta tutto uno strano modo di prendere una cosa e di cambiarla. Magari senza cambiarla nei contenuti, però alla fine questa cosa viene deformata.

ROMANO - Cioè il mezzo di comunicazione è il messaggio, come dice Mc Luhan; la stessa cosa acquista un valore diverso se ti viene raccontata da un amico, dalla radio, dalla televisione, da un giornale. E nella canzone "Vincent" si identifica nel gestore, padrone unico, dei mezzi di comunicazione.

DE GREGORI - "Informazioni" è soprattutto una canzone sulla televisione e sulla radio, quando dice "Amore mio voltati dall'altra parte e fai quello che Vincent non permetterebbe mai, quello che Vincent non ti consiglierebbe maì" cioè la tesi è di esser sempre critici, al limite fare l'opposto di quello che ci viene suggerito di fare attraverso questo tipo di propaganda, insomma stiamo attenti, siamo critici, quando sentiamo la radio.

ROMANO - Un altro aspetto di questo discorso c'è in "Arlecchino".

DE GREGORI - "Arlecchino" è una canzone sul mio ruolo, sul mio ruolo di una volta più che altro, cioè questo "fiori falsi e sogni veri nella friggitoria Chantant", è il Folkstudio agli inizi, dove non era importante neanche mangiare, bastava sorridersi, bastava comunicare, e c'è questo "Arlecchino" su un filo e la gente vuole vedere cosa fa, e "Arlecchino" non sono necessariamente io, ma i tipi come me in genere, a cui danno dei soldi in cambio delle sue acrobazie: "Quanti soldi ti hanno dato? La mia cella è un po' più in alto e mi pagano di più", però alla fine questo "Arlecchino" si fa i fatti suoi, indipendentemente da quanto lo pagano, indipendentemente da quanto sia grande la sua stanza, vola senza filo e uno deve arrivare a volare senza filo... e anche se uno non fa una canzone allineìta col PCI o non utilizzabile in termini politici diretti, pazienza, l'importante che voli però. lo credo che qualsiasi canzone bella sia una canzone di sinistra.

GIACCIO - Di questo disco 'Cercando un altro Egitto" è l'unica che canti nelle serate...

DE GREGORI - No, ne canto anche un'altra, "Niente da capire", e a volte canto "Dolce amore del Bahia" quando ci sono le femministe, e le femministe si arrabbiano.https://www.iltitanic.com/2022/11.jpg

GIACCIO - Perchè?

DE GREGORI - Perchè faccio tutta una presentazione dicendo che la donna della canzone era una femminista, io I'avevo chiusa dentro casa, lei poi era scappata per andare a mangiare, aveva mangiato troppo ed era scoppiata e nessuno l'aveva rimessa insieme; allora io ero diventato triste e avevo scritto questa canzone per lei.

ROMANO - In "Cercando un altro Egitto" la prima cosa che si nota è il ritmo, questo montaggio molto serrato di immagini da incubo...

DE GREGORI - Quando ho scritto “Cercando un altro Egitto" volevo fare una canzone sulla violenza, e mi sembra che sia leggibile, anche se scritta in termini simbolici. li linguaggio è un linguaggio cinematografico spinto all'estremo, pieno di tagli, di dissolvenze, di stacchi improvvisi, di cambiamenti di ambiente... è una canzone montata in maniera molto strana, come se uno avesse scritto molto di più di quello che dice e poi avesse tagliato dei pezzi.

GIACCIO - Poi c'è "A Lupo"; io ho perso un'ora a discutere con un funzionario della Rai per trasmettere "Cercando un altro Egitto" e "A Lupo" che lui non capiva. "Cercando un altro Egitto" dopo un po' l'ha capita, anche se non apprezzava la storia del sogno; "A Lupo" niente. Continuava a dire: "in italiano si dice 'Al lupo! perchè non dice 'Al Lupo'?

DE GREGORI - "Lupo" è una persona che conosco, è un soprannome "Lupo". Fa l'impresario ed io l'ho conosciuto ai tempi in cui giravo con "Racconto", con Cocciante e Venditti... "Lupo" era separato dalla moglie e aveva una figlia di quindici anni, che lui non vedeva da dieci perchè stava con la madre, però era convinto che fosse una bella figlia e parlava sempre di lei, e diceva sempre: "Te lo giuro sulla mia bambina". E una volta a pranzo mi raccontò che Salvatore Quasimodo, che era suo amico, gli aveva regalato un libro dedicandoglielo in questo modo: "A Lupo, anima pura, perchè non giuri più sulla sua bambina".

GIACCIO - E' una dedica molto bella.

DE GREGORI - Io mi misi a piangere a quella tavolata, ma non se ne accorse nessuno; io amavo molto questo "Lupo" perchè era veramente un impresario diverso da tutti gli altri, e questa è una canzone dedicata a lui, con dentro tutta la mia vita di quel periodo, degli ultimi tre o quattro mesi... la canzone la scrissi in montagna, io ero seduto su una veranda, e davanti c'erano dei vasi con i gerani e sullo sfondo una strada che si divideva, dal mio punto di vista, esattamente dove era un vaso di gerani. La canzone è scritta tutta in questo modo, con un finale ottimistico con la Renault, la Renault è la mia macchina, che diventa una zucca e loro due che si prendono per mano senza chiedersi niente... però io penso che la canzone può arrivare anche senza conoscere i riferimenti ai miei fatti personali, o forse non arriva. Uno scrive qualcosa perchè gli va di scrivere, come quando fai un rutto perchè devi farlo, non puoi domandarti se quel rutto verrà capito, apprezzato alla maniera giusta, devi farlo e lo fai... Comunque se uno viene da me e mi dice "lo "A Lupo" non la capisco". va benissimo, "A Lupo", in effetti è una di quelle canzoni che... io mi incazzo se uno mi dice che non capisce "Cercando un altro Egitto", ma se non capisce "A Lupo" o "Marianna al bivio" va benissimo.

______________________ 

da FRANCESCO DE GREGORI, UN MITO di Michelangelo Romano, Paolo Giaccio e Riccardo Piferi - Edizioni Lato Side – 1980

 

 


E' una sera che il fiore mi pesa,

e le stelle mantengono i loro segreti

più freddamente che mai.

Guardo le mie povere cose,

una foto di Angela Davis,

muore lentamente sul muro

e a me di lei, non me ne è fregato niente mai.

E tutte queste informazioni di Vincent,

mi vanno intorno e non mi dicono perchè.

E tutte queste informazioni di Vincent,

girano in tondo e non mi spiegano cos'è che muore.

E stasera ho tradito gli affetti,

ho affittato i miei occhi a una banda di ladri,

vedo quel che vedono loro.

Tu conosci mica qualcuno,

che è disposto a chiamarmi fratello,

senza avermi letto la mano,

amore mio, voltati dall'altra parte e fai.

Quello che Vinc non ti avrebbe detto mai,

quello che Vinc non ti insegnerebbe mai,

quello che Vinc non permetterebbe mai,

quello che Vinc non regolerebbe mai, stasera....

E a Parigi mi aspettano ancora,

c'è una stanza con bagno, prenotata a mio nome,

la moquette, sarà piena di topi.

Ieri alla televisione,

mi hanno detto di stare tranquillo,

non c'è nessuna ragione, di aver paura,

non c'è proprio niente che non va.

 

 

 

Un estratto da un mio film, ancora inedito, dedicato alla vita e alla carriera di Little Tony (Antonio Ciacci, 1941 - 2013). Non un documentario nel vero senso del termine, ma piuttosto il racconto di un viaggio.

Qui, sul lungofiume di Chiavari, la mia chiacchierata al telefono con Francesco De Gregori, che ci racconta di come è nata la canzone "Come un anno fa", incisa da Tony all'inizio degli anni Settanta, versione italiana del brano "Vincent" di Don McLean.

In sottofondo una bella versione solo piano di questo brano, arrangiata ed eseguita da Luca Moscardi (per sua gentile concessione).

copyright 2016 Mario Galeotti

 

https://www.youtube.com/watch?v=pRWMlAfXnM0&feature=share

 

Il nome "Vincent" viene dalla canzone di Don Mc Lean che io avevo tradotto credo anche in modo dignitoso; poi la mia versione è stata cantata da Little Tony, che per me rimaneva quello di "Cuore matto". 

E' soprattutto una canzone sulla televisione e sulla radio, quando dice "Amore mio voltati dall'altra parte e fai quello che Vincent non permetterebbe mai, quello che Vincent non ti consiglierebbe mai", cioè la tesi è di essere sempre critici, al limite fare l'opposto di quello che ci viene suggerito di fare attraverso questo tipo di propaganda, insomma stiamo attenti, siamo critici, quando sentiamo la radio.

"Informazioni" è soprattutto una canzone sulla televisione e sulla radio, quando dice "Amore mio voltati dall'altra parte e fai quello che Vincent non permetterebbe mai, quello che Vincent non ti consiglierebbe maì" cioè la tesi è di esser sempre critici, al limite fare l'opposto di quello che ci viene suggerito di fare attraverso questo tipo di propaganda, insomma stiamo attenti, siamo critici, quando sentiamo la radio.

 

Nota: Nel 1973 Little Tony interpreta Come un anno fa (versione italiana di Vincent di Don McLean, il cui testo è tradotto da Francesco De Gregori che, curiosamente, si firma De Gregorio) sarà la sigla dello sceneggiato "Lungo il fiume e sull'acqua".

 

 

Don McLean è stato il recordman delle vendite in Usa nella stagione 1972/73. Complice uno sceneggiato tv, la sua VINCENT (che ne è la sigla) raggiunge addirittura la vetta della classifica italiana. Don McLean fa musica di buona fattura. E' un folk singer che da anni è in pista ma trova il successo solo recentemente. Il suo album, vendutissimo, si chiama AMERICAN PIE ed è quello con il pollice dell'artista in primo piano, con la bandiera americana sul polpastrello.

 

 

Starry, starry night.....

Copertina famosissima, come famosissime sono la title track dell'album e l'ancora più famosa (per il mercato italiano) VINCENT, in cui racconta Van Gogh. Entrambe le canzoni sono un po' datate, come d'altronde l'album. Che non è l'ultimo in ordine di  uscita, ma è quello che per primo ottiene il successo seppure in ritardo. Risale infatti alla fine del 1971. In AMERICAN PIE  discetta sulla recente storia della musica americana, raccontandola in simboli: "The day the music die" è riferito ai tragici incidenti mortali di Buddy Holly e Ritchie Valens, "eight miles high and fallin' fast" ai Byrds e alla loro canzone (EIGHT MILES HIGH), "the girl who sang the blues", per Janis Joplin più due riferimenti alla musica inglese (Beatles e Rolling Stones). VINCENT: La canzone apre con il verso "starry starry night", chiaro riferimento alla "Notte Stellata" dell'artista olandese. Essendo probabilmente di matrice prettamente americana, con poche concessioni alla moda corrente e con pezzi avvicinabili alle ballate country o alla musica tipica dei folk singer d'oltreoceano, non avrà altri momenti di gloria qui da noi. 

 

 

 

 

 


La luce della luna, ci trovò sopra a un tetto,

e Pietro non parlava.

E niente che rompeva la noia dell'attesa,

solo il suono della pioggia che cadeva.

E lui, con la mano alla bottiglia,

faceva i suoi discorsi da pazzo.

E un gallo si mise a suonare la sveglia,

per quanto la notte fosse ancora ubriaca

e Giuda fosse ancora un ragazzo.

E credo che fu in quel preciso momento,

che venne da molto lontano un ricordo,

qualcosa di simile a un pianto di madri

e due angeli vestiti di bianco,

scesero con aria stupita e il vuoto nel cuore,

e aprimmo al pianto, le finestre del dolore.

Seduti nella stanza con la bocca socchiusa,

aggrappati alle nostre sigarette

aspettavamo l'alba senza troppo interesse,

soltanto per avere una scusa

e Anna perduta sul divano

sembrava un bambino sconfitto

e la sua amica giovane le dava la mano

ma Anna era tropo occupata

a contare ricordi sul soffitto.

E credo che fu in quel preciso momento

che venne da molto lontano un ricordo

qualcosa di simile a un pianto di madri

e due angeli vestiti di bianco

scesero con aria stupita e il vuoto nel cuore

e aprimmo al pianto le finestre del dolore.

E in fondo alla pianura una linea più buia,

l'esercito degli uomini diversi.

Con gli occhi e la bocca pieni di sonno,

aspettava in una buca di due metri.

E noi dall'altra parte del concetto,

con l'anima in fondo alle gavette,

cacciavamo i pensieri come mosche mortali,

e il nostro cervello era bianco.

L'attacco era fissato per le sette.

E credo che fu in quel preciso momento.....

 

 

 

 

Le canzoni non si spiegano. Le canzoni si ascoltano come seduti su un divano al Louvre, in contemplazione davanti alla Zattera della Medusa senza chiedersi, in quella tempesta, chi siano davvero Pietro o Anna.

(Il Nostromo)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le stelle sono tante, milioni di milioni,
la luce dei lampioni, si riflette sulla strada lucida.
Seduto o non seduto, faccio sempre la mia parte,
con l'anima in riserva e il cuore che non parte.
Però Giovanna io me la ricordo,
ma è un ricordo che vale dieci lire,
e non c'è niente da capire.
Mia moglie ha molti ha molti uomini,
ognuno è una scommessa,
perduta ogni mattina, nella specchio del caffè.
Io amo le sue rughe, ma lei non lo capisce,
ha un cuore da fornaio e forse mi tradisce.
Però Giovanna è stata la migliore,
ma è un ricordo che vale dieci lire,
e non c'è niente da capire.
Se tu fossi di ghiaccio, ed io fossi di neve,
che freddo amore mio, pensaci bene a far l'amore.
E' giusto quel che dici, ma i tuoi calci fanno male,
io non ti invidio niente e non ho niente di speciale.
Ma se i tuoi occhi fossero ciliegie,
io non ci troverei niente da dire,
e non c'è niente da capire.
E' troppo tempo amore, che noi giochiamo a scacchi,
mi dicono che stai vincendo e ridono da matti.
Ma io non lo sapevo, che era una partita,
posso dartela vinta, tenermi la mia vita
Però se un giorno tornerai da queste parti,
riportami i miei occhi e il tuo fucile,
e non c'è niente da capire.

Ricordo che "Niente da capire" la dovemmo reincidere perché il testo originale diceva "Giovanna... faceva dei giochetti da impazzire" e questa cosa avrebbe impedito alla canzone di essere trasmessa per radio. Mi ricordo anche che la prima versione, quella "incriminata" era venuta molto meglio di quella che poi è stata messa sul disco, ma chissà adesso dov'è finita, probabilmente è stata cancellata o buttata via. Peccato, perché oggi potrebbe essere pubblicata tranquillamente; anche la censura ha fatto poi passi da gigante, non interverrebbe più in maniera così rozza: anzi, direi che oggi non c'è più censura; dagli altoparlanti della radio e dallo schermo televisivo esce un rumore indifferenziato in cui tutto è mescolato con tutto, e tutto è permesso in quanto tutto è azzerato, privato di ogni possibile sfumatura, banalizzato, devitalizzato. Oggi a Giovanna sarebbe permesso qualsiasi tipo di giochetto, tanto il suo partner sarebbe comunque un innocuo spiritoso pingue e tranquillizzante immarcescibile giovanile ed eterno Topo Gigio."

 

 

Giovanna Marinuzzi sito ufficiale

 

 

 

 

 

"Niente da capire" è un caso sorprendente: c'è un vero e proprio ribaltamento dell'arrangiamento in studio, e la stessa armonizzazione è un po' cambiata.

Sì, è una versione ben diversa, che non ha subìto nessun rimaneggiamento nella fase di postproduzione. - Le versioni in studio di "Niente da capire" e "Cercando un altro Egitto" facevano parte dell'album soprannominato La pecora. Parlando di quell'album, nelle note che hai scritto l'anno scorso per il cofanetto pubblicato dalla BMG, raccontavi che i musicisti avevano suonato sopra una tua base di chitarra, perché trovavi difficoltà...- Difficoltà a suonare la stessa canzone per due volte di seguito nello stesso modo...e magari allungavi o scorciavi le battute a tuo piacimento, un po come Woody Guthrie nelle sue incisioni da solo, quando non era "inquadrato" dalla chitarra di Cisco Houston! - Eh sì, e credo sia una cosa comune a chi ha iniziato suonando da solo. Prima di imparare che una pausa deve durare tanto, ce ne vuole del tempo! lo dicevo sempre ai musicisti: "Quando cambiano le parole, voi cambiate accordo"; e loro mi guardavano come si guarda un matto, perché non è che gli importasse tanto delle parole. Devo dire che per me la registrazione di quell'album non costituisce un ricordo piacevole: se vuoi suonare con quattro persone, è meglio suonarci contemporaneamente.

 


Niente luna questa sera,

niente gatti sopra il tetto.

I miei sogni sono tutti

rotolati sotto al letto.

E nel buio con la lingua

conto i denti che mi restano.

Domani che farò, ragazza mia

dei tuoi pensieri magri.

Sul campanile nevica,

d'accordo ma purtroppo

ho solo una camicia

e francamente non mi basta.

E faccio di mestiere

il venditore di risate,

al circo che si tiene al Lunedì,

ragazza mia, ci andresti mai?

E intanto conto i denti,

però il conto non mi torna,

ce ne uno che mi manca

e forse tu mi puoi aiutare.

Per caso non l'hai

mica ritrovato a casa tua

ero così distratto amore mio,

quando ti ho morso il cuore

 

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Dice youtube che trattasi di Francesco al Folkstudio. Errore. Siamo al circolo 4 Venti nel 1974 e la rassegna con lui, Antonello, la Marini e Duilio Delprete...L' ho organizzata io. Nel video potete vedere in prima fila due belle bionde..una e' la mitica mia amica Patrizia che fu per anni accanto al principe. L'altra e' mia sorella Ida. Quella volta dovetti pure affittare a mie spese da Consorti il piano per Antonello..

#Bax organizzatore culturale a vita.. Ernesto Bassignano

 

 

 

A Villa Borghese e oggi anche al contro-festival della Magliana (da www.solegemello.net)

Doppia razione di pop Ventimila ragazzi nella « valle del Graziano » ad ascoltare, tra gli altri, Antonello Venditti, Francesco De Gregori e il pianista Vince Tempera - Sorrenti per la contestazione di PIETRO MONDINI

DOPPIA RAZIONE POP, oggi, a Roma: una a Villa Borghese, per le migliaia di giovani e ragazze che già ieri, fino a tarda notte, hanno bivaccato nel parco a due passi da via Veneto; una alla Magliana per « gli incazzati », come si legge nei volantini fatti distribuire da « Stampa Alternativa ». La contrapposizione, ovviamente, non giova a nessuno, soprattutto ai ragazzi perché il buonsenso, che anche in questi casi è il migliore consigliere, avrebbe dovuto suggerire una diversa soluzione: una volta a Villa Borghese; una volta alla Magliana, in modo da offrire ai ragazzi romani due manifestazioni pop gratuite com'è, del resto, nella generalità delle richieste. Polemiche da tempo incancrenite hanno Invece portato all'odierna assurda situazione che ci auguriamo possa al più presto essere sbloccata nell'interesse di decine di migliaia di appassionati della musica pop che, stranamente, a Villa Borghese, è stata denominata rock. L'etichetta non conta, perché stando a questa, anche il liquido sbarcato ad Anzio avrebbe dovuto essere vino anziché quello che i giornali, in questi giorni, hanno rivelato. Diciamo questo  perché di rock, a Villa Borghese, ne abbiamo ascoltato ben poco. Si è trattato del solito concerto, condito con variopinte e istrioniche luci (fornite dal «Rovescio della Medaglia»), offerto da complessi talvolta sconosciuti ai più, come i romani « Libro di gomma » e « Faccia nascosta della luna », i romagnoli « Le meteore » (di Faenza) e « La bella » (di Forlì). Interessante la formazione romana stranamente denominata « Crash », una formazione di giovanissimi. Quanto ai nomi, non c'è da stupirsi. Ormai, data la proliferazione poppistica, non si sa più cosa inventare; forse per questo, sono nati il « Biglietto per l'inferno » e « L'albero motore ». 

Meno strampalato il « Volo», Il complesso che, oltre a un'ottima porzione della « Formula uno », ha reclutato anche Vince Tempera, l'estroso pianista pop che al recentissimo « Disco per l'estate » ha diretto l'orchestra in un paio di esecuzioni. Tra i solisti, due nomi che vanno per la maggiore: Francesco De Gregori e Antonello Venditti. De Gregori ha attinto al suo più recente repertorio, mentre Venditti (recentemente condannato dal Tribunale di Roma per il suo « Cristo ») ha proposto due novità assolute: « Marta » e « Lo stambecco ferito». Il cantautore romano, ha oltretutto « bagnato» la recente laurea in giurisprudenza: alla toga, però, almeno per il momento, non pensa. Oggi, presentati sempre da Eddy Ponti, un altro cantautore, Bennato, l'atteso Philips, e una decina di complessi, tra cui i « Jumbo », caratterizzeranno la seconda e ultima giornata di quel festival che sarà ricordato soprattutto per il suo ritardo: oltre 24 ore sulla tabella di marcia. Alla Magliana, il concerto comincerà alle ore 19 e anche qui sarà gratuito. Oltre al supergruppo francese « Trium Delirium », si esibirà il cantautore napoletano Alan Sorrenti. « Aderisco - ha detto Sorrenti - per dare spazio a una ricerca totalmente alternativa di formule di vita e di lotta ». Peccato che quelli che andranno a Villa Borghese non lo possano ascoltare: Alan è un grosso personaggio del mondo pop.

 

 

 

 

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Nini Salerno racconta gli esordi e la sua vita privata a Oggi è un altro giorno da Serena Bortone. In studio è con l'amico Franco Oppini e ricorda anche la moglie Patrizia, scomparsa ormai vent'anni fa. «Era una donna surreale e fantasiosa, oltre che bellissima. Lei mi ha mollato come tutte le donne nella mia vita, ma rimanemmo amici».

La moglie Patrizia è la donna che ispirò "Rimmel", uno dei più grandi successi di Francesco De Gregori. Poi sembra che lasciò il cantante per l'attore. «Gli amori come vengono, possono anche finire, succede. Ci sarà rimasto male per un annetto, poi si sono riconciliati. Io De Gregori non l'ho mai frequentato».

 

 

 

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Il primo vero importante affetto di Francesco fu Patrizia. Si conobbero una sera al Folkstudio, naturalmente, e accadde che dopo lo spettacolo si recarono insieme ad altri amici a cena in una trattoria di Trastevere. Al termine della cena si avviarono per i vicoli nei pressi di piazza Santa Maria, quando due giovinastri notarono che Patrizia aveva commesso l'imprudenza di indossare la sua pelliccia appoggiandola sulle spalle, a causa della mite aria romana. Il seguito potete bene immaginarlo: il ruggito poterite di una Vespa 50, una mossa di destrezza, il disappunto stupito di https://www.iltitanic.com/2022/13.jpgPatrizia, la pelliccia che volteggia nell'aria, il riso gioioso del cacciatore che ha appena messo le mani sulla sua preda ignara. Quello che forse non immaginate è che, non so se fossero soli o in compagnia di altri amici, Francesco con grande prontezza di riflessi si gettò all'inseguimento dei furfanti e della refurtiva mettendo a dura prova l'abilità del pilota e velando di preoccupazione lo sguardo del passeggero con la mano lesta. Il suo gesto generoso purtroppo non ebbe esito felice: con un ultimo colpo di reni i due bricconi riuscirono a superare l'angolo e svanirono per poi godersi il frutto del loro ardimento. Forse fu questo gesto a catalizzare la gratitudine di Patrizia, forse era stata la conversazione precedente ad attrarla, forse qualcos'altro, ma il risultato fu comunque che si innamorarono e si misero insieme.

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A bordo della Renault verdolina di Francesco, quella stessa che in A Lupo si trasformò in una zucca, e sottoponendo il suo motore a uno sforzo fatale, giungemmo all'alba nell'isola e ci mettemmo affannosamrente in cerca delle nostre donne. Con gran sollievo le trovammo infine in uno stabilimento con una spiaggetta deliziosa, ospiti di un amico della nuova Patrizia. Tornammo tranquillizzati a casa, ma qualcosa si era incrinato tra loro.

Francesco trascorse qualche giorno con Antonello e Lucio Dalla alle isole Tremiti e, al suo ritomo, un velo grigio era sceso sulle nostre giomate. In inverno passammo ancora qualche giomo insieme nella mia casa ad Ansedonia, sul mare, ma senza l'armonia di sempre.

I tristi eventi successivi furono segnati dal distacco: Patrizia si innamorò di Nini Salemo dei Gatti di Vicolo Miracoli, Francesco si immerse nel suo lavoro producendo alcune delle sue canzoni più belle e impegnandosi nella collaborazione con Fabrizio De André, e io chiesi l'aiuto di Antonello per la realizzazione del mio primo disco, che avrei dovuto registrare con la collaborazione di Francesco.

da DE GREGORI di Giorgio Lo Cascio - ed. Muzzio 1990