Nato il 4 aprile 1951 da Giorgio De Gregori, bibliotecario, e Rita Grechi, insegnante di lettere.
Trascorre alcuni anni della sua infanzia a Pescara per poi tornare a Roma sul finire degli anni cinquanta; frequenta il liceo classico al Virgilio, e tra i suoi compagni di classe vi è la figlia di Amintore Fanfani
Nel 1966, insieme al padre e al fratello Luigi, maggiore di sette anni, si reca a Firenze per prestare soccorso alla popolazione colpita dall'alluvione. Come ha raccontato egli stesso[6], nel 1966 impara a suonare alla chitarra la sua prima canzone, che è Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano; il primo brano scritto interamente da lui è invece la storia di un disoccupato che sale sul Colosseo per avere un lavoro, ma scivola e muore.
È grazie al fratello che iniziò ad esibirsi in pubblico: Luigi infatti, con il nome d'arte di Ludwig, si esibiva ogni settimana al Folkstudio, presentando canzoni tradizionali statunitensi e propri brani. Un giorno, agli inizi del 1970, Francesco fece ascoltare al fratello una canzone che aveva appena scritto, intitolata Buonanotte Nina, i cui accordi erano presi da una canzone di Fabrizio De André ma eseguiti nella sequenza inversa. Luigi la imparò e la cantò al Folkstudio con successo, per cui propose al fratello di cantarla la domenica successiva, cosa che Francesco fece.
Al Folkstudio De Gregori conobbe molti musicisti, tra cui Caterina Bueno (che lo ingaggiò come chitarrista per un tour nel 1971, insieme al chitarrista Antonio De Rose, ed alla quale anni dopo dedicò la canzone Caterina, contenuta nell'LP Titanic), Antonello Venditti, Mimmo Locasciulli, Giovanna Marinuzzi (con la quale ebbe un breve flirt citato anni dopo nella canzone Niente da capire), Ernesto Bassignano e Giorgio Lo Cascio.

Per un breve periodo diede vita, insieme a quest'ultimo, ad un duo - Francesco e Giorgio - che per molti versi si rifaceva al duo statunitense Simon and Garfunkel; il loro repertorio comprendeva canzoni di Bob Dylan e Leonard Cohen. Sempre con Lo Cascio e la collaborazione di Antonello Venditti ed Ernesto Bassignano, Francesco si esibiva al Folkstudio in uno spazio del programma denominato "I giovani del folk", divenuta poi la denominazione usata dai quattro per le esibizioni nel resto d'Italia. Il quartetto è ricordato anche da Antonello Venditti nel celebre verso "Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra, e un pianoforte sulla spalla" che apre la canzone Notte prima degli esami.
Alla fine del 1971 De Gregori e Lo Cascio ottengono un'audizione con la It di Vincenzo Micocci: sono indirizzati a questa etichetta da Giovanna Marini, alla quale avevano chiesto di metterli in contatto con I dischi del sole (cosa non possibile per il repertorio della casa discografica, molto politicizzato rispetto a quello dei due cantautori).
Giorgio Lo Cascio, Francesco De Gregori ed Antonello Venditti in sala d'incisioneDurante il provino realizzano una lacca con quattro canzoni: Il partigiano (cover in italiano di The partisan di Leonard Cohen) e Dolce signora che bruci cantate insieme, Ho cercato di dirti cantata da Lo Cascio e Signora Aquilone cantata da De Gregori, e Micocci, colpito dai brani, propone loro un contratto discografico.

 Da ricordare che la versione incisa in quest'occasione di Signora Aquilone presenta il testo originale, così come veniva cantato da De Gregori dal vivo, e cioè con il verso " ...lui mi disse "fratello, è cattivo come Dio...." che verrà cambiato in:" ...è antico come Dio "
Ma, ancora prima di iniziare, il sodalizio artistico si scioglie: come racconta lo stesso Lo Cascio nel suo volume su De Gregori, i due avevano alcune divergenze sulla realizzazione degli arrangiamenti, però il pretesto per la separazione fu un viaggio premio in Ungheria (ottenuto come retribuzione per la registrazione di uno special televisivo magiaro realizzato a casa di Nanni Loy), a cui Lo Cascio rinuncia (perché in quel periodo sta organizzando il matrimonio); De Gregori propone il viaggio a Venditti (che ha anche lui firmato con la It all'insaputa dei due amici) che accetta, e durante il viaggio i due decidono di costituire un duo (scrivendo insieme la canzone In mezzo alla città), e realizzano l'album Theorius Campus, pubblicato nel giugno del 1972, in cui De Gregori include una canzone, La casa del pazzo, con la musica scritta da Lo Cascio.
Il titolo del disco è in realtà anche il nome del duo (non essendo presenti sulla copertina i nomi dei due cantautori): esso raccoglie alcuni brani già presentati al Folkstudio, tra i quali Signora aquilone e Dolce signora che bruci di De Gregori, La casa del pazzo di De Gregori/Lo Cascio, Roma capoccia, Sora Rosa e Ciao uomo di Venditti. L'album è stato ristampato negli anni successivi anche con il nome di Roma capoccia. L'esordio solista e gli anni settanta

Francesco De Gregori nel 1974, nella foto interna dell'album Francesco De GregoriSpinto dai meccanismi della promozione musicale (perché l'idea fu, in effetti, del cantautore), partecipa al Un disco per l'estate 1973 con la canzone Alice, classificandosi all'ultimo posto: l'operazione dà i suoi frutti e permette al suo disco d'esordio di avere una minima visibilità. Alice non lo sa è invece il titolo del primo album da solista di De Gregori, che esce nel 1973.
È un disco molto discusso dalla critica per la sua vena ermetica . Il De Gregori di questo esordio appare come una presenza fragile (rappresentata da una voce delicata e sognante) e al contempo partecipe delle emozioni che lo coinvolgono.
La voce flebile e insieme penetrante intona parole sfuggenti ma al contempo evocative: la storia del XX secolo sembra far da sfondo tanto alle canzoni che più espressamente fanno ad essa riferimento (1940 e più ancora Saigon), quanto alle canzoni di carattere più esistenziale (La casa di Hilde). De Gregori inizia, poi, ad utilizzare uno dei suoi cliché più riusciti, il ritratto femminile (Alice, Irene). Un album molto particolare, musicalmente leggero e insieme complesso, che però non trova consenso tra il pubblico.
Dalla IT, De Gregori passò alla RCA Italiana (con un contratto da 300.000 lire al mese), che pubblicò l'album Francesco De Gregori. All'assenza di un titolo specifico, si è spesso sopperito riferendosi ad esso come all'album della pecora. La copertina (opera di Gordon Fagetter, batterista dei Cyan Three e primo marito di Patty Pravo) ritrae un tipico agnello pasquale con le gambe raccolte a reggere un lungo bastone, che reca in cima, ben visibili, le iniziali di Francesco De Gregori.
Il disco continua a presentare, sulla linea del precedente, testi estremamente complessi e introspettivi, essendo nel contempo ancora più sperimentale. D'altra parte, gli arrangiamenti sono decisamente più curati e anche l'esecuzione risulta più riuscita. Spiccano le canzoni Bene, Souvenir, Dolce amore del Bahia, Chissà dove sei, la più intimista Giorno di pioggia e due classici: Cercando un altro Egitto (forse il bozzetto più ermetico dell'ermetismo degregoriano) e, soprattutto, Niente da capire.
De Gregori considerava all'epoca questo il suo disco peggiore: " Dopo aver firmato il contratto con la RCA, siamo nel '74, feci il disco con la Pecora, che secondo me è il disco più brutto che ho fatto (Francesco De Gregori)

 Il grande successo arrivò con Rimmel del 1975, uno dei dischi più venduti del decennio, contenente uno dei suoi ritratti più riusciti, l'omonima Rimmel, storia di un addio freddo e distaccato, Pablo (scritta insieme a Lucio Dalla), Quattro cani e Pezzi di vetro. Al disco collaborò Renzo Zenobi, che suona tutte le chitarre acustiche dell'album; così raccontò De Gregori la collaborazione: " Il mio primo "vero" chitarrista è stato Renzo Zenobi, che suonava tutto pulitino e mi diceva sempre che dovevo imparare a suonare meglio la chitarra. Lui eseguiva dei fingerpicking impeccabili, con tutte le note che suonavano allo stesso livello, mentre io arrancavo dietro di lui dimenticando pezzi di arpeggi. Mi ha dato una grossa mano negli album Alice non lo sa e Rimmel, dove suona tutte le chitarre acustiche"
Nello stesso anno, De Gregori produsse l'album di debutto di Zenobi, A Silvia. Sempre nel 1975 collaborò con Fabrizio De André per la realizzazione di Volume 8, passando un periodo nella sua villa in Gallura. Con il cantautore genovese pubblicò la sua canzone Le storie di ieri e collaborò per le canzoni Oceano (che sarebbe l'enigmatica risposta di De Gregori al perché Alice guarda i gatti, domanda che gli era stata fatta dal figlio di De André, Cristiano), La cattiva strada, Dolce Luna e Canzone per l'estate. Nelle note riportate in occasione dell'uscita dell'album Amore nel pomeriggio, De Gregori ha dichiarato che la collaborazione con Fabrizio De André fu abbastanza singolare: i due non si incontravano quasi mai perché mentre De Gregori lavorava all'album di giorno, Fabrizio - alzandosi molto tardi - lo faceva di notte.
A Rimmel seguì l'anno seguente Bufalo Bill, album in cui continua la collaborazione con Dalla (coautore della musica di Giovane esploratore Tobia) ed in cui partecipa Ivan Graziani (alla chitarra nella title track), non accreditato in copertina.
Durante la tournée del 1976, il 2 aprile, durante la seconda tappa al Palalido di Milano (il debutto era avvenuto a Pavia), alcuni ragazzi, appartenenti ai collettivi politici studenteschi (tra cui Gianni Muciaccia, leader e bassista del gruppo musicale Kaos Rock e Nicoletta Bocca, figlia del giornalista Giorgio Bocca), salirono sul palco ripetutamente, interrompendo il concerto, per leggere al pubblico un comunicato contro l'arresto, avvenuto a Padova, di un militante della sinistra extraparlamentare e per contestare il cantante colpevole, a loro dire, di frequentare alberghi lussuosi e soprattutto di strumentalizzare i temi cari alla sinistra per arricchirsi. De Gregori, dopo aver cantato qualche canzone di malavoglia e sottotono, abbandonò il palco.
 Ma i ragazzi dei collettivi lo costrinsero a risalire. Circondatolo, inscenarono un vero e proprio "interrogatorio" (Quanto hai preso stasera? - Se sei un compagno, non a parole ma a fatti, lascia qui l'incasso. - Vai a fare l'operaio e suona la sera a casa tua). Dopo venti minuti di "interrogatorio" De Gregori riuscì a raggiungere il camerino. Dichiarò ai giornali: Non canterò mai più in pubblico. Stasera mancava solo l'olio di ricino, poi la scena sarebbe stata completa.
De Gregori concluse il tour, poi interruppe la sua carriera per due anni, progettando tra le altre cose di aprire una libreria. Ispirate a questo episodio sono le canzoni "Vaudeville (Ultimo Mondo Cannibale)" di Roberto Vecchioni, contenuta nell'album Samarcanda, pubblicato nel 1977. " E spararono al cantautore / in una notte di gioventù / gli spararono per amore /per non farlo cantare più / gli spararono perché era bello / ricordarselo com'era prima / alternativo / autoridotto / fuori dall'ottica del sistema " (Roberto Vecchioni, Vaudeville (ultimo mondo cannibale)) ed "Era una festa" di Edoardo Bennato, inserita nell'album "OK Italia" pubblicato nel 1987 " Francesco forse non se lo aspettava / vedeva intorno a se solo ragazzi come lui / gli dicono "Compagno sei in errore / la tua avventura adesso si conclude / noi invece andiamo avanti e non ci fermeremo mai " (Edoardo Bennato, Era una festa)
Nel 2010 l'episodio è stato citato da Luciano Ligabue nella canzone "Nel tempo", inserita nell'album Arrivederci, mostro! " C'ero nel settantasette / a mio modo e col mio passo, / il processo a De Gregori... "
Anni dopo, il cantautore ha dichiarato in merito: "Per come si erano messe le cose avrebbero anche potuto spararmi: è stato un piccolo momento della strategia della tensione"
Nel 1977 si sposa con Alessandra Gobbi, una sua compagna di liceo, e l'anno successivo nascono i due gemelli Marco e Federico.

Torna sulla scena musicale nel 1978 con il riuscito De Gregori, album contenente la famosa canzone "Generale": l'8 luglio 1978, in occasione della promozione del disco, De Gregori tiene un concerto con Lucio Dalla, organizzato da Walter Veltroni (all'epoca responsabile della F.G.C.I.)[21], concerto che fa da preludio ad una tournée insieme che si terrà l'anno successivo.
A dicembre del 1978 De Gregori e Lucio Dalla pubblicano il 45 giri Ma come fanno i marinai, scritto dai due cantautori e nato in modo abbastanza casuale, come racconta il cantautore romano: "La canzone, forse la gente non ci crede, è nata a pranzo, quando, dopo il caffè, ci siamo messi a suonare insieme".
Ad esso fa seguito qualche mese dopo Banana Republic, tour dei due cantautori (realizzato con Ron e i futuri Stadio, e poi seguito da disco e film) che riempie nel 1979 gli stadi di tutta Italia, e che è lanciato da un concerto nel luglio dell'anno precedente allo stadio Flaminio di Roma, con ben quarantamila spettatori..
Dalla collabora anche all'album Viva l'Italia, che De Gregori pubblica in autunno, e che contiene tra le altre l'omonima canzone, una delle più celebri del cantautore romano, pubblicata su 45 giri.
Nel 1980 la collaborazione tra i due cantautori ha un'appendice: collaborano infatti all'album Una città per cantare di Ron, sia scrivendo con il cantautore pavese alcune canzoni (De Gregori scrive il testo di Nel deserto e testo e musica di Mannaggia alla musica) sia cantando insieme nell'ultima strofa della title-track.
Nel 1980 De Gregori ha la sua unica esperienza, come autore, al Festival di Sanremo: scrive infatti il testo di Mariù, su musica di Ron, che viene presentata alla manifestazione da Gianni Morandi.
Dopo una pausa De Gregori ritornò nel 1982 con il fortunato album Titanic, a cui seguì il successo de La donna cannone, Q Disc dell'anno successivo, che contiene tra gli altri tre brani utilizzati nella colonna sonora del film Flirt di Roberto Russo, con Monica Vitti (si tratta della title track e degli strumentali Flirt #1 e Flirt #2).

 Ormai annoverato da critica e pubblico tra i maggiori cantautori italiani e soprannominato "Il Principe", prosegue la sua carriera negli anni successivi pubblicando altri lavori come Scacchi e tarocchi (1985) - che vede la collaborazione con Ivano Fossati e che comprende il noto brano La storia (inciso l'anno precedente da Gianni Morandi) e A Pa', dedicato a Pierpaolo Pasolini - e, passato alla CBS, Terra di nessuno (1987), contenente, fra le altre, Mimì sarà.
Pubblica nel 1989 Mi
ra Mare 19.4.89 (la data di uscita dell'album), un lavoro che tiene insieme l'impegno civile e la poesia, la cronaca e la letteratura. Questi ultimi due album ottengono la Targa Tenco come migliori dischi nei rispettivi anni.
Nel 1990 De Gregori pubblica contemporaneamente tre album dal vivo, Niente da capire, Catcher in the Sky e Musica leggera, seguiti due anni dopo da un nuovo disco di inediti, Canzoni d'amore.
Nel 1993 pubblica un altro live, Il bandito e il campione, comprendente l'omonimo brano, scritto dal fratello Luigi Grechi, unico inedito in studio, e due cover, Vita spericolata di Vasco Rossi e Sfiorisci bel fiore di Enzo Jannacci; a questo segue un ulteriore live, Bootleg, in cui incide per la prima volta Mannaggia alla musica ed in cui omaggia Lucio Dalla, cantando la sua Anidride solforosa.
Nel 1996 pubblica Prendere e lasciare, con gli arrangiamenti curati da Corrado Rustici, seguito nel 1997 dal doppio live La valigia dell'attore, da cui è tratta la traccia omonima, uno dei tre inediti del disco (gli altri sono Dammi da mangiare e Non dirle che non è così, cover di If You See Her, Say Her Hallo di Bob Dyla
n), che nel 1998 si aggiudicò la Targa Tenco come miglior canzone dell'anno.
Il nuovo millennio [modifica]
Nel 2001 De Gregori pubblica Amore nel pomeriggio, in cui collaborano agli arrangiamenti artisti quali Franco Battiato (in Il cuoco di Salò) e Nicola Piovani (in Natale di seconda mano). Il disco ottiene la Targa Tenco come miglior opera dell'anno a pari merito con Canzoni a manovella di Vinicio Capo
ssela.

 Nel 2002 pubblica insieme a Giovanna Marini un disco di canti popolari e sociali italiani, Il fischio del vapore, ottenendo una inaspettata affermazione di vendite e la Targa Tenco nella categoria interpreti. Sempre nel 2002 è in tour con Fiorella Mannoia, Pino Daniele e Ron. I quattro si esibiscono nei più bei luoghi italiani, e da questa collaborazione nasce il CD live In tour.
Nel 2003 viene pubblicata la biografia "Quello che non so, lo so cantare", edita da Giunti e curata da Enrico Deregibus. Sempre nel 2003, De Gregori partecipa al film di Bob Dylan Masked and anonymous, in cui canta Non dirle che non è così, versione italiana (ad opera dello stesso De Gregori) di If you see her, say hello (da Blood on the tracks del 1975). Nelle note illustrative della colonna sonora di Masked and anonymous, Dylan lo definisce "la leggenda della musica leggera italiana".

Sempre nel 2003 scrive il testo di Io e mio fratello, musica di Antonello Venditti, i due amici/nemici la cantano insieme. La canzone finisce nel disco di Venditti del 2003: Che fantastica storia è la vita.
Il cantautore romano ritorna nel marzo 2005 con un album di inediti, Pezzi, che si aggiudica nuovamente la Targa Tenco come miglior album dell'anno, mentre Gambadilegno a Parigi viene votata come miglior canzone dell'anno dai lettori del quotidiano La Stampa. La promozione dell'album riporta De Gregori sulla scena: partecipa infatti per la prima volta al Festivalbar e a Top Of The Pops, esibendosi anche al Concerto del Primo Maggio a Roma. Il 2 luglio 2005 ha l'onore di essere il primo musicista di tutto il mondo ad iniziare il Live8. Infatti, per il fusorario italiano, l'inizio della manifestazione avrebbe dovuto essere alle 15, ma a De Gregori viene concesso di iniziare un quarto d'ora prima.
Nel febbraio 2006, a soli undici mesi dall'uscita del suo ultimo disco, De Gregori pubblica un nuovo album, Calypsos, con nove brani inediti. Tra questi Cardiologia - brano in cui, a più di 30 anni di distanza da Pezzi di vetro, il cantautore torna ad usare le parole "Ti amo" - e Per le strade di Roma, un ritratto impietoso della Roma del terzo millennio, archetipo dell'Italia dei nostri tempi, che molti vedono come ispirato a Streets of Philadelphia, pubblicato nel 1994 da Bruce Springsteen.
Nel novembre del 2006 la Sony pubblica una tripla antologia che raccoglie i suoi brani più rappresentativi e che contiene, oltre alla celebre Diamante (pezzo scritto per Zucchero e incluso nel suo album Oro, incenso e birra), un demo del 1979 di Mannaggia alla musica, scritta originariamente per Ron e già presente in versione live nell'album Bootleg, e il b-side del singolo Viva l'Italia, la celebre Banana Republic, cantata in studio senza Lucio
Dalla.
A fine 2007 esce un nuovo CD-DVD live dal titolo Left & Right - Documenti dal vivo che racconta per suoni e immagini il tour invernale portato in giro per gli stadi italiani. Tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008, De Gregori è in tour teatrale. Nel corso dello spettacolo sono proposte due nuove canzoni: Finestre rotte, un rock-blues molto vibrato, e Per brevità chiamato artista[24] - titolo ripreso dalla definizione legale presente sul suo primo contratto firmato con la IT - che sono contenute nel nuovo album, Per brevità chiamato artista, pubblicato il 23 maggio e presentato il giorno successivo nella trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio su Rai 3. Sempre nel 2008 il cantautore Mango incide una cover de La Donna Cannone nel suo album Acchiappanuvole, album di sole cover.
Il 30 settembre 2010 a Lampedusa sul palco della manifestazione O' Scià, si esibisce con alcuni dei più celebri brani tra cui Rimmel, cantata insieme a Claudio Baglioni. I due cantautori, coetanei ed entrambi romani, un tempo amici e compagni di viaggio, non avevano mai duettato sullo stesso palco in quara
nt'anni di carriera.
Il 2010 si apre con la notizia, che viene data il 2 gennaio, di un concerto insieme di De Gregori con Lucio Dalla, a trent'anni da Banana Republic, al Vox club di Nonantola, con la denominazione work in progress. Il concerto, che in breve tempo diventa "tutto esaurito" in prevendita fa da preludio ad una serie di concerti insieme che vengono annunciati proprio in occasione della data di Nonantola e che si svolgeranno nel mese di maggio a Milano e Roma; nel corso della serata i due pr
esentano, oltre alle canzoni note, un inedito intitolato Non basta saper cantare ed annunciano l'uscita, in occasione del tour, di un album realizzato insieme, intitolato Work in Progress.

Nel 2012 De Gregori pubblica ben tre dischi, due dal vivo ed uno in studio: Il primo è Pubs and clubs - Live & the Place, album live pubblicato ad aprile, inizialmente solo su iTunes, registrato durante il concerto del 15 dicembre 2011 presso il The Place di Roma andato in streaming gratuito su YouTube e seguito da circa 10.000 persone.

A questo fa seguito Vola vola vola, disco live di musiche e canti popolari realizzato con Ambrogio Sparagna in cui nel brano Santa Lucia duetta con Maria Nazionale, celebre cantante napoletana.

Intanto il 31 luglio nell'esclusiva sezione Dock Of The Bay del sito web dell'artista compare un video della canzone Sulla Strada come anteprima esclusiva del nuovo disco prossimamente in uscita.

Ad ottobre viene pubblicato il nuovo disco del fratello Luigi Grechi, Angeli e fantasmi, in cui De Gregori suona l'armonica a bocca nella canzone Senza regole[43]; è inoltre presente nell'album una canzone scritta da lui, La strada è fiorita.

 Infine a novembre esce il nuovo disco di inediti, Sulla strada: in quest'album sono contenuti due duetti con Malika Ayane, Ragazza del '95 e Omero al Cantagiro, ed altre due canzoni vedono la partecipazione di Nicola Piovani, che scrive gli archi e dirige l'orchestra in Passo d'uomo e Guarda che non sono io. Il disco a marzo 2013 viene certificato disco d'oro per le oltre 30.000 copie vendute.[45]

 Sempre nel 2012 alla Mostra del cinema di Venezia viene presentato alle Giornate degli Autori un film-documentario diretto da Stefano Pistolini intitolato Finestre Rotte sul De Gregori attuale, non biografico, attraverso un'estate di concerti come quella 2011 e una serie di conversazioni ai quattro angoli del nostro paese. Tra i colleghi musicisti che compaiono nel film, oltre ai fedelissimi Ambrogio Sparagna e Giovanna Marini, anche Cristina Donà e Vasco Brondi (in arte Le luci della centrale elettrica), che suonarono con De Gregori sul palco del Traffic Festival di Torino dello scorso anno davanti a circa 50.000 persone.

Tra il 2012 e il 2013 il cantante si cimenta alla conduzione di alcuni programmi radiofonici. Il 12 dicembre 2012 De Gregori si è trasformato per un giorno nel direttore di Radio Capital, selezionando la programmazione musicale, conducendo alcune interviste sugli argomenti più svariati e cantando alcune canzoni accompagnato da chitarra e mandolino. Dal 7 all'11 gennaio 2013 De Gregori è invece conduttore d'eccezione per una settimana del programma radiofonico Hollywood Party in onda su Radio Tre in coppia con Steve Della Casa.

Il 2 febbraio 2013 De Gregori inaugura una nuova e inaspettata collaborazione esibendosi al Palais di St Vincent in compagnia del gruppo valdostano L'Orage e proponendo al pubblico una rilettura in chiave folk-rock di una dozzina dei suoi brani.

Il 20 febbraio 2013 la casa editrice Emons ha prodotto un audiolibro sul romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad, letto dall'artista.

Il 4 aprile 2013 durante il "De Gregori Day"  in occasione del suo 62esimo compleanno, De Gregori è ospite al Circolo dei Lettori di Torino in compagnia di Steve Della Casa e Gabriele Ferraris dove presenta in diretta streaming Sulla Strada – Photo Edition comprendente anche i testi dell'ultimo album Sulla strada e la nuova raccolta intitolata Oggi disponibile solo su iTunes che raggiunge presto le prime posizioni degli album più venduti.

Il 28 maggio 2013 De Gregori apre la Partita del cuore cantando allo Juventus Stadium Ragazza del '95, tratta dall'ultimo album Sulla strada. La stessa canzone viene cantata il 3 giugno 2013 al Foro Italico di Roma in occasione dei Wind Music Awards 2013 trasmessi su Rai Uno durante i quali De Gregori viene premiato per le oltre 30.000 copie vendute dell'ultimo album. Infine il 13 giugno 2013 sul canale YouTube del cantautore romano esce il video ufficiale di Ragazza del '95 in una versione leggermente diversa da quella contenuta in Sulla strada, senza l'apporto di Malika Ayane. Il 30 giugno Francesco partecipa anche al Music Summer Festival - Tezenis Live 2013 in Piazza del Popolo a Roma mentre continua il suo tour estivo per tutta la penisola.https://www.iltitanic.com/2019/bio9.jpg

Nel 2013 TV Sorrisi e Canzoni ha ripubblicato come Storytelling i 7 album e 2 dvd usciti tra il 2002 e il 2013, con Sulla strada in versione deluxe e 9 brani inediti in download dal sito ufficiale del cantautore romano volti a comporre l'album inedito Unplugged 2.0.

Dopo aver annunciato un periodo di allontanamento temporaneo dalle scene, tra il 2013 e il 2014 De Gregori è ospite di diversi programmi in televisione: il 15 dicembre è ospite alla trasmissione condotta da Fabio Fazio Che tempo che fa in cui ha cantato Titanic, Falso movimento, Finestre rotte e Rimmel, mentre l'11 gennaio è il primo ospite del nuovo programma denominato Sogno e son desto, condotto da Massimo Ranieri, con cui ha duettato in La valigia dell'attore e in Viva l'Italia dopo che questo l'ha introdotto cantando La leva calcistica della classe '68.

Il 27 febbraio 2014 De Gregori riceve il LA Italia - Excellence Award da Steven Zaillian e da Siedah Garrett al Chinese Theatre di Hollywood, in cui si è anche esibito accompagnato dal suo chitarrista Paolo Giovenchi dopo la proiezione del docu-film sul cantante denominato Finestre rotte di Stefano Pistolini e del web-movie Dress Rehearsal Backstage di Niccolò Bello[55][56]. In un'intervista inoltre il cantautore afferma di aver apprezzato molto il film di Paolo Sorrentino in corsa per l'Oscar al miglior film straniero La grande bellezza e di stare lavorando a un disco con venti pezzi vecchi ricantati e risuonati.

A maggio, ad anticipare l'uscita del nuovo album, esce in prevendita sul sito del cantautore il libro "Guarda che non sono io", racconto fotografico di 40 anni di carriera del cantautore.

Dopo un anno di lontananza dal pubblico, il 12 settembre esce nelle radio Alice (cantata assieme a Luciano Ligabue), singolo ad anticipare Vivavoce, nuovo album in uscita il 12 novembre con 28 pezzi rivisitati. Il video ufficiale della radio era già andato in onda in televisione qualche giorno prima durante uno speciale sul rocker di Correggio, preceduto da un'intervista ai due. Inoltre vengono annunciati un tour europeo a novembre ehttps://www.iltitanic.com/2019/bio10.jpg nuove date a primavera nei palasport e nei teatri italiani a formare il Vivavoce Tour.

Il 7 novembre viene pubblicato il video ufficiale de La donna cannone, secondo singolo estratto il 10 novembre contemporaneamente all'uscita del nuovo album Vivavoce, presentato al pubblico e alla stampa in una puntata speciale di The Flight alla radio RTL 102.5. Per la promozione dell'album, il cantante sceglie un Instore Tour per le librerie Feltrinelli, accompagnato da famosi ospiti (Giorgio Panariello a Milano, Checco Zalone a Bari, Nino D'Angelo a Napoli, Mario Sconcerti a Firenze e molti altri), le cui date sono intervallate dai concerti in Europa e da un fitto calendario di partecipazioni a programmi radiofonici e televisivi come X Factor.

A dicembre firma la colonna sonora del nuovo film Sei mai stata sulla Luna?, di Paolo Genovese. Qualche giorno dopo tiene sotto la neve un concerto la notte di capodanno a Cosenza dall'1 alle 3 di notte.

L'11 marzo 2015, pochi giorni prima dell'inizio del Vivavoce Tour viene pubblicata dalla casa editrice Emons pubblica un altro audiolibro con la voce del cantautore romano cioè la lettura di America, di Franz Kafka.

 A dicembre De Gregori firma la colonna sonora del nuovo film Sei mai stata sulla Luna? di Paolo Genovese che l'estate successiva gli vale un Nastro d'Argento e una candidatura ai David di Donatello, mentre poco tempo dopo tiene sotto la neve un concerto la notte di capodanno a Cosenza dall'1 alle 3 di notte. L'11 marzo 2015, pochi giorni prima dell'inizio del Vivavoce Tour viene pubblicata dalla casa editrice Emons pubblica un altro audiolibro con la voce del cantautore romano cioè la lettura di America, di Franz Kafka.

Il tour prosegue tutto l'anno, portando De Gregori a duettare tra gli altri anche con Luciano Ligabue nella tappa di Milano al Forum di Assago in ordine in Non dovete badare al cantante, Atlantide, Alice e Il muro del suono, a Roma in piazza del Campidoglio in Viva l'Italia in occasione delle commemorazioni per il 25 aprile e all'Arena di Verona, e ad aprire il concerto di Bob Dylan il primo luglio a Lucca. Il tour si chiude il 22 settembre con un concerto-evento sold out in prevendita[61] all'Arena di Verona denominato Rimmel2015 in cui viene ricantato davanti a 13.000 persone interamente Rimmel per festeggiare i 40 anni dell'album insieme a molti importanti ospiti tra cui Luciano Ligabue, Checco Zalone, Fedez, Elisa, Malika Ayane, L'Orage, Fausto Leali, Renzo Zenobi e Giuliano Sangiorgi.

Nel frattempo, in estate, è stato annunciato un nuovo disco di traduzioni di canzoni di Bob Dylan, intitolato De Gregori canta Bob Dylan - Amore e furto e pubblicato il 30 ottobre. Da esso sono stati estratti i singoli Un angioletto come te (Sweetheart Like You), uscito il 2 ottobre, Mondo politico (Political World), uscito l'8 gennaio 2016, e Come il giorno (I Shall Be Released), uscito il 25 marzo 2016. Nella primavera di quest'ultimo https://www.iltitanic.com/2024/fo2.jpganno De Gregori ha intrapreso il tour Amore e furto Tour, che lo ha visto esibirsi nei club e teatri d'Italia.

Nel marzo 2016 è stato pubblicato il nuovo album di duetti Ron, La forza di dire sì, in cui De Gregori canta con il collega la canzone I ragazzi italiani, scritta nel 1979 dal cantautore insieme a Lucio Dalla e allo stesso Ron.

L'ultimo tour (invernale ed estivo) è Amore e furto tour e il 3 febbraio 2017 esce il doppio live "Sotto il vulcano", contenente il concerto a Taormina del 27.8.2016 del relativo tour..

Nel marzo 2016 è stato pubblicato il nuovo album di duetti di Ron, La forza di dire sì, in cui De Gregori canta con il collega il brano I ragazzi italiani, scritta nel 1979 dal cantautore insieme a Lucio Dalla e allo stesso Ron; nello stesso anno ha partecipato come cantante agli album di Enzo Avitabile, Fausto Leali ed Edoardo De Angelis, di cui produce Il cantautore necessario cantando in La casa in riva al mare di Lucio Dalla.

Il 2 dicembre 2016 esce Backpack, cofanetto che riunisce 32 suoi dischi accompagnati da un libro scritto da Enrico Deregibus, mentre nel 2017 è la volta di un nuovo disco dal vivo, Sotto il vulcano.

Il 14 settembre 2018 esce il brano Quelli che restano, duetto con Elisa, interamente scritto e composto dalla cantautrice di Monfalcone. Questa collaborazione sancisce la prima canzone incisa da De Gregori, ma non scritta dalla sua penna.

Il 2018 è l’anno del film Vero dal vivo, ad opera di Daniele Barraco, il racconto del tour 2018 lungo le strade d’Europa. Nel 2019 il tour con

Dopo il successo di pubblico e critica registrato con “Off The Record”, in scena per un mese al Teatro Garbatella di Roma, Francesco De Gregori è pronto per tornare in tour anche nell’estate 2019 in giro per l’Italia accompagnato dalla Gaga Symphony Orchestra, diretta da Simone Tonin e composta da quaranta elementi, oltre al quartetto degli Gnu Quartet, le vocalist Francesca La Colla e Vanda Rapisardi e il percussionista Simone Talone.

Nel 2022 la reunion con Antonello Venditti per un Tour che si è svolto nel 2022 e conclusosi nel 2023.

Nel 2024 la collaborazione con Checco Zalone con l'album Pastiche.

(fonte: wikipedia.it)

 

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Alcune frasi da ricordare ............

 

  • Ci vorrebbe un grande poeta per raccontare la serenità, meglio raccontare i giorni storti Ci sono dei cialtroni che pensano che è poesia anche quella dei Baci Perugina 

  • Non so come nasce una canzone e non è importante saperlo.

  •  Il Titanic è una storia simbolica, tutti si fidavano troppo dell'ottimismo del capitano e della modernità della nave

  • La mia vita privata è distinta, anche temporalmente, da quella artistica. Non è reticenza; non ho nulla da nascondere ma non ho nulla da esibire

  • Le canzoni sono oggetti da consumare, da ascoltare piacevolmente senza costruirci sopra grandi ragionamenti

  • Qualsiasi tipo di capacità tecnica di un politico risulta offuscata se dietro non c'è l'onestà, la trasparenza.

  • Faccio un lavoro da stupido. Non vado al festivalbar, ma neppure frequento i salotti letterari. Non sono un poeta, ma nemmeno un cantante da Sanremo. Spesso non capisco quello che sto facendo e chissà se lo capirò mai.

  • La scelta delle canzoni da presentare in concerto non è mai così pensata come si crede, ci sono dei brani che voglio assolutamente fare, ma gli altri dipendono dalle prove con i musicisti, arrivano più casualmente.

  • Frequentare il mio ambiente, quello della musica leggera, non è il massimo del godimento. Mi diverto di più a parlare con un dentista che con un cantante.

  • La televisione sembra essere diventata l’ombelico del mondo. Tutto quello che passa per il video diventa cultura e viene recensito come un successo. Vediamo un programma e sappiamo subito quanti miloni di persone l’hanno visto. Siamo una società che ha il mito dei grandi numeri. C’è l’Auditel, ci sono le classifiche di vendita dei dischi, dei libri, delle automobili e tutti sono prnti lì a sbatterti le cifre. E pensare che tutte le cose che negli anni hanno costruito la mia cultura non sono mai entrate in hit parade.

  • Se dodici milioni di persone guardano tutti insieme la stessa cosa vuol dire che amano questa cosa e la guardano in maniera acritica. La vedono perché non c’è n’è un'altra, intanto… noi, dopo vent’anni, il sabato sera ci ritroviamo con Topo Gigio. Sono queste le grosse minacce all’intelligenza, alla nostra voglia di parlare fra di noi. Il ritorno di Topo Gigio: questa, oggi, è la vera fantascienza.

  • Io devo far ogni volta un disco che mi somigli, non un disco che venda per forza. Se poi questo disco che mi somiglia vende mi fa molto piacere e se non vende mi dispiace, ma fino a un certo punto. Guai, invece, se dovessi vendere un disco fatto male, che non mi somiglia.

  • Io non ho mai scritto le canzoni pensando ad un pubblico, pur avendo un grande rispetto per il pubblico. E non mi fa paura la mancanza di un interlocutore preciso, perché non ce l’ho mai avuto. C’è chi ha creduto di sapere per chi cantavo, ma io non l’ho mai saputo.

  • Le mia canzoni fanno cultura, ma anche chi inventa una nuova ricetta per le uova al tegamino fa cultura. In senso antropologico tutti la fanno.

  • Se ho paura di venire dimenticato? No, diciamo che sono molto presuntuoso.

  • Scrivere una canzone è come fare un paio di scarpe...l'artista è come un artigiano.

  • La politica non è un gioco che si fa con l’eliminazione; vorrei che la gente intendesse il suo ruolo politico come una partecipazione alla vita sociale cercando di coinvolgere gli altri.

  • Io credo che qualsiasi “bella canzone” sia una canzone di sinistra. 

  • Credo che dove ci sia un microfono o una farmacia o una serie di resistenze elettriche in parallelo o una proliferazione di cellule bizzarre ed esibizioniste… lì ci sia politica.

  • La politica è una speranza di libertà, come è anche vero che la libertà è una scienza esatta. 

  • Io amo la gente che è disposta in qualsiasi momento a prestarmi il suo spazzolino da denti; non amo quelli che pretendono che io abbia sempre i denti puliti, ma amo la gente che è disponibile a chiarirmi le idee; chiarezza e denti puliti sono due concetti violenti ed ermetici.

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Ligabue

Una sera ero a cena con De Gregori e gli ho confessato di essere da sempre un fan della canzone Atlantide, anche perché non avevo capito niente e mi piaceva moltissimo poter pensare di continuare a non capire niente. Lui purtroppo mi ha spiegato cosa vuol dire, e dico purtroppo perché adesso mi piace meno.

Rosy Bindi

Ringrazio Francesco De Gregori per le parole di apprezzamento e stima nei miei confronti. E' da sempre il mio cantautore preferito e il suo sostegno mi onora e mi commuove. 

Simone Cristicchi

La cover che vorresti incidere? "Sempre e per sempre", di De Gregori.

Bruce Springsteen

Tra i Beach Boys e i Calexico, nelle preferenze di Bruce c'è anche Francesco De Gregori con "Non dirle che non è così"  

Fabrizio De André

Quando ho ascoltato Alice ho detto: “Questo sì che è vero talento:  se io sono il liceo, De Gregori è l’università”

David Zard

De Gregori? «Gli ho presentato Bob Dylan a Roma, e per lui era come toccare il cielo. De Gregori è un extraterrestre, non ha niente dell'uomo d'oggi che si comporta pensando al suo tornaconto.

Goran Kuzminac

Francesco De Gregori è quello che ha ‘veramente’ buttato un sasso nel mio stagno musicale generando onde che fino ad ora non si sono mai calmate.

Checco Zalone

Francesco è l’unico amico vero che ho nel mondo dello spettacolo. Mi ha adottato. Distanziante? Proprio per questo mi piace. Vado a mangiare a casa del Principe quando voglio e questa è una delle più belle soddisfazioni della mia vita.

Claudio Lolli 

C'è una canzone altrui che ogni tanto si pente di non aver scritto lei? "Beh, lo ripeto da anni ormai: adoro La storia di Francesco De Gregori. "La storia siamo noi…", ha presente? Un verso meraviglioso: peccato non esserci arrivato prima io…"  

Edoardo De Angelis 

Nel mondo dello spettacolo quali sono gli amici veri? Il più grande e sincero, Sergio Endrigo... Poi, quelli con i quali ho diviso la mia "infanzia" musicale, De Gregori e Minghi su tutti. Vivevamo quasi tutto il giorno assieme, chi aveva (per caso) i soldi pagava per gli altri... Una vera, bellissima "Boheme"...

Giovanna Marini

 Una cosa che mi ha colpito molto è il valore etico di queste sue canzoni. Io questi testi li farei studiare nelle scuole elementari. In alcune cose sembra, pur senza nessun intento didattico, sembra quasi La Fontaine, o un grande dell’800. I suoi sono testi che danno il senso dei valori della vita. Vi senti sempre presente il gusto dell’anima intensa in senso antropologico: gli affetti, le emozioni, l’amicizia, la solidarietà, il rispetto, la stima. Tu pensa alla canzone per Caterina, pensa a quanta stima e a quanto affetto ci sia in quella canzone. E così per tutte le canzoni. E sono canzoni in cui i valori fondamentali della vita son tutti preservati.  

Gino Castaldo

E’ anche vero che se il bambino-picaro-cantautore ha scoperto terre lontane, in realtà non si è mai mosso dall’Italia. Ma chi è, se non proprio De Gregori queso eroe negativo che vince e ha successo, che è stato sempre accusato di rimanere sconfitto nella più importante delle battaglie: quella di essere capito.

Davide Van De Sfroos

Poi, se un grande musicista come Francesco De Gregori mi regala il suo Calypsos, non posso fare altro che conservarlo tra i dischi più cari

Sting

Se ascolto musica italiana? Si mi piace molto De Gregori!

Max Gazzè 

Ho conosciuto anche De Gregori di recente. Lui segue poco la scena musicale, però mi ha detto: "Ho sentito una canzone che mi ha colpito, si intitola 'Su un ciliegio esterno' ". Insomma... De Gregori!

Vincenzo Spampinato

“Un giorno Francesco de Gregori mi disse che esiste una cosa tra la perfezione e lo sgarro, e quella cosa si chiama capolavoro. Ed è questo il punto: di ogni cosa dovremmo farne un capolavoro.”  

Samuele Bersani

Anche io non capivo le canzoni di Francesco De Gregori, ma ero felice di stare in quel labirinto

Ivan Della Mea

Ho sempre pensato che in quelle mie risposte ci fosse più invidia che sinistra coerenza di un sinistro di sinistra; ho anche pensato, poi, che fossero un po' sciocche e questo non perché, negandomi, mi fossi giocato Dio sa quale occasione, ma perché la storia di Francesco De Gregori, per quel che ne sapevo, mi diceva di ascoltarlo: epperò era quella una stagione, a mio avviso, in cui lui era tutto un po' troppo bravo, un po' troppo giusto, giusto in tutti i sensi, e io un po' troppo sbagliato in quasi tutti e lui tirava fuori una canzone dopo l'altra e tutte piuttosto belle alcune anche troppo come la donna cannone e titanic e viva l'Italia sempre alla grande, canzoni sciorinate all'aria come le lenzuola bianche stese di Ordet di Dreyer, canzoni che hanno tutti gli orizzonti, i quattro compresi che. Per dirla con George Brassens, crocifiggono il mondo.

Gherardo Gentili 

Nel nostro ambiente, fatto anche di cartapesta e di burattini della vanità (chiamarle “fiere” è troppo) si usa dare del tu ai personaggi e chiamarli con il loro nome di battesimo: Lucio, Ornella, Nicoletta, Gianni, Antonello…ma chiamare De Gregori “Francesco” è qualcosa di più che una vanità: è un dovere.

Claudia Gerini  

Caro Francesco, le tue canzoni richiedono tempo. Per questo mi hanno dato tanto: la passione per la pace e per la libertà, ma anche la capacità di cogliere il senso della vita in un tubetto di rimmel. La prossima volta, se ti salta in mente di pubblicare due album in meno di un anno, dillo subito. Così mi organizzo!

Vincenzo Micocci

 De Gregori era una specie di Leopardi, con la differenza che il poeta di Recanati era piccolo e brutto, mentre lui era alto e bello, con una figura ieratica che sprigionava mistero e imponeva rispetto. Cosa pensi della musica italiana? Penso: Meno male che c'è De Gregori!

Iva Zanicchi

Ho sempre espresso tanta solidarietà a De Gregori già sette anni fa, quando ebbe la denuncia, e sono sincera davvero quando dico che ho una grandissima ammirazione per lui e che è ridicolo pensare che un De Gregori, un poeta meraviglioso, vada a copiare il capoverso di "Zingara". Era solo una citazione. A me faceva piacere che lui ricordasse questa mia vecchia canzone, perché era davvero un omaggio. Lui è un gran signore, è una persona che io non conosco personalmente, ma che stimo molto. I suoi atteggiamenti sono proprio da gran signore, mi telefonò sette anni fa, al momento della denuncia, e anche ora si è fatto vivo in modo molto carino. E' una persona deliziosa, straordinaria davvero, molto attenta e a me ha fatto molto piacere sentirlo"  

Gianni Mura

Molti dicono che è poco chiaro. Altri lo chiamano ermetico, e già questa potrebbe ssere un’etichetta culturale. Ma a Francesco de Gregori le critiche interessano fino a un certo punto. La sua coerenza, nei testi, è quasi sfrontata. Due anni fa è stato processato pubblicamente, invitato a suicidarsi come Majakovski, oppure a lavorare in fabbrica e a suonare in casa, la sera. “Mancava solo l’olio di ricono, per il resto gli ingredienti c’erano tutti”, commenta lui. Gli amici  dicono che è stata un’esperienza drammatica e che Francesco non meritava di passare sotto le forche caudine degli autonomi più duri, quelli di Quarto Oggiaro. Però è successo.  

Enrico Ruggeri

Quali sono i suoi colleghi che più apprezza? "Fabrizio De Andrè e Francesco De Gregori. Loro sono quelli che più di altri scavano nell'animo umano".

Massimo Bubola 

 Non sto dicendo che vent'anni fa non si volessero vendere dischi, ma certamente non si facevano discorsi a medio e breve termine. Se ragionavamo con questa mentalità, penso che De Gregori, per esempio, che ha avuto successo al terzo disco, non sarebbe mai esistito  

Zucchero

Trovo che i testi di Francesco siano unici, perché lui è capace di dipingere  una situazione con pochi tratti di pennello, come un pittore. Ha scritto dei versi bellissimi: la differenza nelle canzoni di Francesco la fanno proprio i testi, che lo rapprentano totalmente, perché lui è una persona trasparente, che dice sempre quello che pensa, senza peli sulla lingua. Come anche altri grandi artisti che ho conosciuto, è una persona che non ha bisogno di fingere: è così come lo vedi. Non devi mai aspettarti nulla di negativo, ma sempre di diretto, di franco. Fra noi c’è un bel rapporto, di amicizia e di stima, in piena sintonia.

Jovanotti

 Senza Rimmel non ci sarebbe stato in Italia un certo modo di scrivere le canzoni d'amore

Roberto Vecchioni

Il testo in canzone sviluppa da De Gregori in poi, un linguaggio tutto suo dove simboli, allegorie, metafore non appartengono al mondo della “poetica” in poesia, ma distinguono una precisa “poetica” in canzone.  

Ivano Fossati

Francesco è uno di quegli artisti che mi piacciono sempre. Ha la caparbietà di voler sembrare sempre uguale a se stesso ma niente a che vedere con l'ottusa coerenza. Credo che sia più facile leggere questo segno artistico guardando tutto l'arco della sua carriera piuttosto che i singoli episodi. Francesco è un esempio di comportamento artistico come se ne sono stati pochi in Italia.

Paola Turci

De Gregori ci ha insegnato a interpretare questo mestiere con dignità, pensando soprattutto alla qualitaà delle canzoni

Luca Carboni

 "Il cantautore che ha sempre qualcosa di nuovo da dirle? "Fin da ragazzino, Francesco De Gregori".

Elisabetta Canalis

De Gregori ha già messo in chiaro che lui a Sanremo non verrà mai e che potrebbe fare un’eccezione solo perché c’e’ Bélen? Avrei voluto uccidermi.

Giorgio Faletti

E’ uno che ha rinnovato il linguaggio. Mi piacerebbe fare qualcosa non per lui, ma accanto a lui. Una volta mi sono svegliato con in testa “Santa Lucia”. L’ho suonata per giorni alla tastiera: mia moglie minacciò di chiudermi in camera: non voleva odiare De Gregori a causa mia!

Gaetano Curreri

Ho un ricordo bellissimo di quel tour invernale, abbiamo fatto due mesi in teatri tenda e palasport. Era la prima volta che suonavo con qualcuno che non fosse Dalla. De Gregori mi ha insegnato la coerenza anche in campo musicale, lui ha gusti ben precisi e una cultura molto profonda per un certo genere musicale, coccolarselo, curarselo.  Mi ha insegnato questo, e quando mi sono messo a scrivere canzoni ne ho fatto tesoro.

Ennio Melis

Mi ricordo quando in riunione feci ascoltare il disco di De Gregori Rimmel. Il direttore delle vendite disse:"Nessuno ci capirà niente". Ma io gli controbattei:"Prova ad ascoltarlo come un racconto, come impressioni che risvegliano la tua memoria, e vedrai che capirai il senso". Lui lo sentì con attenzione e osservò: "E' vero, ma alla gente chi lo spiegherà?". "La gente è più intelligente di noi. Vedrai, anche piano piano capirà" gli risposi.

Antonello Venditti

Io voglio bene a Francesco e lui ne vuole a me. La nostra amicizia è più matura di quando avevamo trent’anni di meno. Direi che la nostra è un’amicizia che col tempo si è raffinata. Le nostre canzoni sno il dritto e il rovescio della stessa medaglia. E’ passato tanto tempo, tante persone, e oggi più nulla può ostacolare la nostra amicizia e entrambi sappiamo che prima o poi suonereme ancora insieme. Sappiamo che quella è la porta del Paradiso.  

Vasco Rossi

Personalmente conoscevo tutte le sue canzoni, negli anni in cui avevo la radio, Punto Radio 75/76, le mettevo sempre nel mio programma sulla musica italiana d’autore. Ai tempi facevo radio, non cantavo ancora, strimpellavo la chitarra e cominciavo a scrivere le mie prime canzoni. Ispirandomi anche alle sue, naturalmente. Ma le canzoni di De Gregori sono dei gioielli di scrittura unici e inimitabili. Lui sì che è un poeta. Anche se non gli piace che lo si definisca così, e giustamente perché lui scrive canzoni d’autore, rimane un fatto che lui scrive dei testi che sono poesia pura.

Lalla Francia

Ricordo con piacere anche tutta una serie di tournée fatte con degli artisti che ho scoperto essere delle persone fantastiche, tipo Francesco De Gregori

Fiorella Mannoia

Un giorno Francesco mi chiamò per dirmi che aveva scritto questa canzone per me. So che sono stata io ad ispirarlo.: una volta cantavamo insieme in un concerto, lui era arretrato rispetto a me e vedendomi in un fascio di luce con questi capelli rossi, non so per quale motivo, ha pensato a Giovanna d'Arco. Questa canzone è un capolavoro, ed è difficile che altri la possano scrivere. "Francesco all'inizio incute soggezione, sarà la sua autorevolezza, la sua altezza o il fatto che ha un carattere un pochino spigoloso qualche volta", prosegue la Mannoia, "La prima volta che l'ho incontrato ero imbarazzatissima, quasi intimorita. Ma poi si è sciolto e ho capito che è un uomo simpatico, divertente e gioviale, anche se spesso è piuttosto umorale".

Giorgia

Mi fa impazzire la sua maniera di cantare tirando le parole. Un intellettuale che emana fascino anche se sta zitto.

Luca Barbarossa

Per me Francesco è anche un bravissimo chitarrista acustico, ha uno stile asciutto, bello, una chitarra ritmica con una grande personalità, un graffio, un segno. Ho sentito la sua positività. E' uno con i piedi per terra, che non si compiace della sua grandezza.

Michele Straniero

De Gregori piace ai giovani perché non è grossolano, e questo ha la sua importanza in tempi che vedono imperare la grossolanità. Poi, credo, per come si presenta, per la sua serietà, il suo pudore, la sua fragilità emotiva, il suo impegno non fasullo che lui dimostra non già facendo di ogni canzone un comizio, ma facendo belle canzoni oneste, pulite. Quanto ai testi, ttrovo assurdo che lui li debba spiegare.

Giorgio Lo Cascio

Da De Gregori, cosa ci si può aspettare? Ci si può sperare che continui a far canzoni. Tutto lì. Che non si stanchi. Perché comunque, ogni volta che escono i suoi dischi è sempre una cosa bella. Sempre.

Fabrizio De Andrè

Dell'altra corrente invece, che è poi quella che cerca di fare della canzone una forma d'arte all'altezza dei tempi che corrono (seguendo perciò le nuove tecniche poetiche), penso che Francesco De Gregori sia il miglior esponente

Fausto Leali

Ci siamo conosciuti in un albergo di Acireale, avevamo due coriste in comune. Chiacchierando mi ha raccontato che A chi è una delle sue canzoni preferite, che la canticchiava spesso, infatti poi l’ha anche incisa. Ogni tanto mi invita a mangiare a casa sua, cucina lui, è bravissimo, specialmente con il pesce. Ci facciamo matte risate, è un simpaticone, non con tutti, certo.

Giampiero Mughini

Quando incontrai Francesco De Gregori, mi confidò che come quasi tutti mi considerava profondamente antipatico, ora siamo legati. Anche perché Francesco sa che pochi ricorderebbero in pubblico quel che rammento io: che quando suo padre andò a recuperare il corpo dello zio di cui porta il nome, Francesco De Gregori, massacrato dai partigiani comunisti a Porzus, stentò a riconoscerlo.

Franco Califano

Francesco De Gregori è un grandissimo, è uno dei miei cantautori prediletti.

 

 

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«A volte mi chiedo se io non sia stato solo un bluff»

I marciapiedi di ieri: «Per molto tempo mio padre e mia madre hanno pensato che con il mestiere che avevo scelto, mi sarei trovato presto a vivere in strada». I marciapiedi di oggi: «Ho visto la mia foto in prima pagina mentre con qualche gentiluomo del quartiere spazzavo uno spartitraffico di Roma e mi è parso assurdo. Mi ha infastidito moltissimo. Sembravo Suor Sorriso, mentre in realtà pulire cartacce, escrementi e bottiglie rotte era un gesto assolutamente normale». Ci sono pezzi di vetro e pezzi di vetro: «Non era la prima volta che lo facevo anche se visto il clamore, con ogni probabilità sarà l'ultima, non era una mia iniziativa solitaria, non avevo certo convocato i fotografi e non volevo mandare un messaggio a nessuno».

Un ciuffo di giorni ancora e al principio del mese più crudele, Francesco De Gregori compirà 66 anni. Pacchetti di sigarette francesi, quadri alle pareti, riflessioni: «Non so se alla mia età veda le cose in maniera più nitida che da ragazzo, ma oggi so che non pretendere di vederle più così lucidamente è normale e accettabile. A 20 anni mi sembrava che una persona avesse l'obbligo di farsi un'idea del mondo e di darsi una mappa. Adesso credo che rinunciare a questa ambizione confini con l'innocenza e che essere un po' scettici sulla nostra capacità di decifrare ciò che abbiamo intorno, tranquillizzi. Paradossalmente è lucidità anche questa: sapere di non sapere».

La pretesa di decifrare coincideva con la presunzione?

«Era solo naturale. A 30 anni hai un certo passo e una certa velocità: vedi l'autobus passare e lo insegui. A 66 anni no, aspetti quello successivo perché sai che l'esistenza non cambia e non perderai più l'appuntamento della tua vita».

 e si guarda indietro prova più orgoglio o tenerezza?

«Ho seguito il corso della mia vita e mi è capitato anche qualche colpo di fortuna. Ho avuto talento e sorte, ma non so in quale ordine».

Fortune?

«Nascere a Roma, avere il Folkstudio e la Rca a portata di mano e potrei continuare a lungo. Se fossi stato di Crotone, come Rino Gaetano, sarebbe stato tutto più difficile».https://www.iltitanic.com/2019/monti77.jpg

Lei è considerato tra i più grandi cantautori italiani di sempre.

«C'è gente che mi stima molto, ma sono veramente stato così bravo come dicono? Me lo merito? Ogni tanto me lo chiedo. E mi domando: sarà vero? E se invece fosse tutto un bluff? Accade di essere sopravvalutati e a forza di sentirsi elogiare per La Donna Cannone o per Rimmel, finisci per credere a quel che ti dicono».

Paolo Sorrentino ha raccontato di come dopo l'Oscar, l'atteggiamento nei suoi confronti sia cambiato.

«Magari un po' anche il mio nei suoi confronti. È inevitabile. Temi che il successo cambi l'altro e lo irrigidisca. Ti rapporti con lui attraverso uno specchio che prima non esisteva. Non lo guardi più come prima. È accaduto anche a me».

È stato difficile essere De Gregori?

«La parte complicata è arrivata dopo aver conquistato il grande pubblico. Certe amicizie si sono inquinate e i gesti di prima- il semplice mandare al diavolo qualcuno, una delle basi della dialettica- sono stati interpretati alla stregua di un manifesto che dimostrava che ero cambiato. Non è più lo stesso- dicevano- si è montato la testa. Probabilmente, a forza di sentirmelo dire, un po' stronzo in quel periodo devo essere anche diventato».

 Era invidia?

«Anche. E non ci puoi fare niente, se non attraversare quella fase cercando di mantenerti consapevolmente sdoppiato. Dopo essere diventato un cantante famoso vieni messo in una luce diversa e sei persino ingiustamente odiato da alcuni amici, anche se continui ad andare con loro nelle stesse pizzerie che frequentavi prima. Un po' ho sofferto, ma non è che non ci dormissi la notte. Anche perché, ad essere sinceri fino all'osso, c'era comunque il compiacimento personale per avercela fatta».

Perché alcuni amici la odiavano?

«Fino a quando le mie canzoni piacevano molto a un ristrettissimo numero di persone, tutto andava bene. I membri di una minuscola élite intellettuale apprezzavano il povero cantante che scriveva cose meravigliose comprensibili solo a loro, certi che tanto non ce l'avrebbe mai fatta. Quando il pubblico si allargò e da 30 persone passai a 3.000, subii un un processo di svalutazione perché piacevo anche al volgo. Il meccanismo mi era già molto chiaro all'epoca, e psicologicamente quella consapevolezza mi salvava la vita. Non sono io che sono cambiato, siete voi che siete diventati orrendi- pensavo- io continuo a scrivere le stesse cose».

Il suo ermetismo era voluto?

«No, assolutamente. Erano canzoni incuranti della comprensibilità, le scrivevo come mi andava, non mi importava che si capissero o meno, ma non è che inseguissi l'ermetismo. Per tutta la prima fase della mia carriera ho pensato: Me ne frego del pubblico, prendetemi come sono, non c'è niente da capire e se non mi capite, peggio per voi».

Poi cosa è accaduto?

«Ho cercato la semplicità, mi sono evoluto, ho cambiato linguaggio e poi forse ho sentito il bisogno di essere meno contorto, anche sul piano della melodia. Quando non è più un hobby, ma un lavoro, al pubblico devi arrivare. Essere compresi per un artista è importante».

Cosa le ha tolto il suo lavoro?

«Il professionista si alza, va in ufficio, torna a casa tardi e inevitabilmente sottrae qualcosa agli affetti. Io ho viaggiato di notte per spostarmi e suonare da una città all'altra, ma non vedo differenze. Il mio è un mestiere come gli altri, solo più pittoresco».

Da giovane guardava all'epica maledetta della tradizione americana? Le piaceva tirare tardi e far mattino per dirla con Guccini?

«Forse per un paio d'anni, quando ero un animale solitario e non avevo rapporti stabili. Mi sono divertito un po', senza mai cavalcare l'estetica dello sbando. Nelle biografie di Dylan che ogni tanto mi diletto a leggere, scopro che sulla sua vita, con tanto di fuga da casa, aveva raccontato episodi del tutto inventati. Io non ho mai avuto la tentazione di inventarmi una storia, mi va benissimo quella che ho. Se dovessi mai un giorno scrivere la mia autobiografia, non potrei richiamare nulla che si avvicini a James Dean».

Perché?

«In Italia? Cosa vuole? Quali sono le avventure di un giovane artista italiano? Cosa vai a inventarti? L'infanzia a Pescara, con un padre bibliotecario e un ragazzino che si scotta sulla spiaggia bianca e lunghissima, non equivalgono al mito della frontiera».

A Pescara lei abitò dai 2 ai 9 anni.

«Abitavo vicino al mare e in acqua, con le telline che potevi pescare con le mani e poi mangiare direttamente a riva, trascorrevo 4 mesi l'anno».

Suo padre Giorgio era bibliotecario, sua madre Rita, insegnante.

«Due grandi liberali che hanno protetto con amore me e mio fratello Luigi. Gente sobria e appassionata al proprio lavoro. Mamma, bellissima moralmente e fisicamente, si sbatteva per 16 ore al giorno. Correggeva compiti e preparava lezioni. Ogni tanto mi fermano i miei coetanei e mi parlano di lei: Lo sa che era la mia professoressa alla Trilussa?»

Suo padre invece?

«Se avesse potuto scegliere, avrebbe voluto che facessi il suo mestiere. Un mestiere più utile del mio, ma almeno per me, meno divertente. Né lui né lei, che avevano ricostruito però mi hanno mai impedito di inseguire i miei sogni. In fondo ero un bravo studente, non mi drogavo. Avrò fumato in tutto due canne in 66 anni, ma posso sempre cominciare domani» (Ride)https://www.iltitanic.com/2019/monti78.jpg

Che rapporto ha con la memoria?

«Intanto ho da sempre pochissima memoria. Dimentico le cose importanti, ma dimenticarle mi aiuta a essere disincantato nei confronti della vita. E' come se accettassi che tutto può essere dimenticato. Forse il dato sottintende che niente è stato così importante da essere scolpito nella memoria o messo dentro un album».

Forse anche che non ci sono stati grandi dolori.

«Evidentemente no, o forse sono soltanto riuscito a rimuoverli proprio come dicono avvenga con i dolori del parto. Ma non sono una donna e sul tema non posso legiferare».

Per anni lei è stato riottoso a concedersi, oggi sembra sorridere molto di più. Apprezza Zalone, va in tv da Maria De Filippi.

«Trent'anni fa non ci sarei andato. Mi sono addolcito. Ho avuto il mio periodo forastico, quando pensavo che la scarsa socievolezza preservasse la mia autonomia e il mio modo di essere. Vado ad Amici anche se non è la mia tazza di tè preferita e so che devo accettare la possibilità che esista un linguaggio che appartiene a quel programma. Posso chiedere degli aggiustamenti, ma non posso neanche pretendere che si faccia come dico io».

Lo chiamerebbe compromesso ?

«Solo realismo e buona educazione. L'autonomia però l'ho mantenuta. Se De Filippi mette un elemento scenografico, un letto rosa che non mi piace e di fronte al quale non me la sento di cantare, lo dico chiaramente».

Non mi ha detto perché va ad Amici però.

«Perché è il mio mestiere e perché magari voglio conquistare un pubblico che pensa che sia solo un barbuto guevarista degli anni 70 e dopo Rimmel non abbia più scritto niente di importante. Avere 66 anni mi consente di farlo con leggerezza».

 Il più grande talento che ha incontrato?

«Lucio Dalla. A prescindere dall'amicizia e dal fatto che in certi periodi non siamo stati neanche tanto amici».

È vero che soffriva l'istrionismo di Dalla durante la prima tournée di Banana Republic?

«Lucio era sovrastante, era molto diverso da me, era immediatamente simpatico. Io no, avevo un altro ruolo. Lui saliva sul palco e prendeva molti più applausi di me. Tre quarti dello stadio lo invocava e un po' soffrivo. Dalla era abile a giocarsela sta cosa, un po' ti voleva fregare. Io lo sapevo e la sua inclinazione non ha mai scalfito la nostra reciproca ammirazione: vera profonda, sostanziale. La rivalità esisteva. La soffriva anche lui. Per quello che rappresentavo. Sotto quell'aspetto, era geloso di me. Mi chiamava il principe, mi addebitava una certa alterità».

Poi ci fu il caso de L'Espresso.

«Quel giornale, che aveva messo Pasolini sul letto dell'obitorio in prima pagina nel novembre del 75, non mi era mai stato simpatico. Quando Michele Mondella ci informò che Giorgio Bocca sarebbe arrivato a Pescara per intervistarci e fare una copertina su di noi andai da Dalla e gli dissi: Non lo facciamo, L'Espresso, vero?. Lui mi rassicurò: Ma certo, fratellino. Poi andò a cena con Bocca e mi ritrovai L'Espresso con il solo Dalla in copertina come fenomeno dell'estate 1979. Io nel pezzo ero del tutto ignorato o quasi, fatta eccezione per un giudizio di Lucio, una cosa del tipo: De Gregori vive in un empireo tutto suo. Mi arrabbiai e la mattina dopo gliene dissi quattro, ma il mio ricordo di quel tour rimane splendido».

Dalla lo fece con animo da Candide?

«Macché, non eravamo Candide né io né lui. Bisogna provare a dire la verità e non essere manichei: se si può discutere Benedetto Croce, lo si può fare anche con Dalla o De André».

Il suo ultimo disco si intitola Sotto il vulcano. È una metafora?

«Non siamo sotto il vulcano, ci siamo proprio dentro».

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Malcom Pagani (le foto sono del Messaggero.it)

http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it/musica/francesco_de_gregori_intervista-2340971.html

 

 

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AMICI 
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Scusa Francesco, se ti ho rubato rubini puri dalle tue tasche.

Scusa Francesco, se ti ho rubato la cioccolata dalla tua bocca.
Scusa Francesco, mi hanno ingannato mi hanno portato via i ricordi,

come se il tempo fosse uno schiavo e noi due aquiloni strappati che non volano più. 

 

 

Francesco. Scusa Francesco, proviamo ancora e con le ali spezziamo il filo,

come se il tempo fosse un destino  e noi due bersagli lontani che non cadono più.

Francesco. Vedi Francesco, possiamo ancora, suoniamo ancora, l'ultima volta.

Senza rimpianti, senza paura. Come due amici antichi e nient'altro di più.

 

(Antonello Venditti - Francesco, Sotto il segno dei pesci - 1978)

 

 

 

 

PREMI E ONOREFICIENZE

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