Prendere E Lasciare ‎(LP, Album)  Columbia  COL 485177 1    Netherlands  1996

Prendere E Lasciare ‎(CD, Album) Columbia, Columbia COL 485177 2, 37-485177-10  Italy 1996

Prendere E Lasciare ‎(CD, Album, RE) Columbia  COL 485177 9  Italy 1996

Prendere E Lasciare ‎(Cass, Album)  Columbia  COL 485177 4  Netherlands  1996

Prendere E Lasciare ‎(CD, Album, RE) Columbia  COL 485177 2  Italy  2002

Prendere E Lasciare ‎(CD, Album, RE, Dig)  Sony Music, Columbia  88843067692 Italy 2014

Prendere E Lasciare ‎(Cass, Album, Unofficial)  Originale Quadrifoglio none  Italy Unknown

 

 

 

 

 

 

Prodotto e arrangiato da Corrado Rustici. Registrato e missato da Matt Rohr negli Studi Fantasy (Berkeley) dal 2 giugno al 24 luglio 1996. Assistente: Fanrk Rinella.  Progettazione grafica: Achilli Ghizzardi Associati. Fotografie: Jack Mc Donald e Francesca Gobbi. 
Grazie a Mimmo Locasciulli e allo Studio Hobo Recording

 

 

 

 

Il titolo dell'album doveva essere Rosa rosae. “Ma risultava quasi minaccioso, per le reminiscenze scolastiche. Ho preferito "Prendere e Lasciare" più dentro al cuore del disco. Le rose sono rimaste in copertina. La rosa è un simbolo. Significa la passione, la tenerezza. Non c'è molto da spiegare. E' come un cristallo di neve che si posa sulla mano e subito si scioglie. E la passione, come la rosa della declinazione latina, è singolare, plurale, dativo, genitivo, accusativo, vocativo. Si adegua ad ogni variante”.

Francesco si avvale degli arrangiamenti di una persona che vive in California da molti anni ed è diventato un grosso suonatore di chitarra: Corrado Rustici. Cambia anche band: nel disco sono presenti David Sancious, Steve Smith, Benny Rietvel e Ambrogio Sparagna. I musicisti americani non si comportano con lui come dei semplici turnisti ma voglio essere informati, si fanno tradurre i testi dall’italiano all’inglese e da veri professionisti sono curiosissimi su tutto ciò che riguarda questo cantautore europeo, proprio per calarsi nella parte. Entrano prepotentemente nel suo mondo e alla fine, come i compatrioti di qualche anno fa, si degregorianizzano anche loro, e si sente! Nel successivo tour si farà accompagnare da un gruppo di ragazzi scovati dal pastore maremmano Guido.

"Lui ha dei suoi filoni che continuano, degli stili che continuano ad andare avanti, delle evocazioni che comunque continuano ad esserci. Per esempio, quella canzone bellissima, “Compagni di viaggio”, è un’atmosfera assolutamente alla Dylan, una canzone dylaniana al massimo. Però è bellissima, una delle più belle, secondo me. Poi ci sono delle cose completemente nuove, come “Il guanto”. Quindi, continua ad inventare cose nuove e continua a consolidare quelle vecchie. E' un processo che ci dà da pensare. Comunque, devo dire che questo è un periodo bello, un po' meno schiacciato da cose in alcuni dischi precedenti. Ci sono stati dei momenti pesanti, lui ha fatto dei dischi molto più pesanti, anche se sempre importanti e belli. Però sono stati dei periodi più cupi. Adesso, invece, comincia ad essere di nuovo lirico, e quindi, va bene cosi. E' anche un buon segno perché, come abbiamo visto, precorre sempre le cose.”

(Giorgio Lo Cascio)

 

All’inizio dell’anno c’è Dini al Governo; Clinton è il Presidente U.S.A; impazza la mucca pazza; In Afghanistan il regime dei talebani riporta indietro il paese di mille anni; Giovanni Paolo II esorta i vescovi e i sacerdoti a diffondere il vangelo attraverso Internet; Gianni Agnelli si dimette dalla carica di presidente del gruppo Fiat. Gli subentra Cesare Romiti; a Bologna, si conclude il processo ai killer della Uno bianca, con la condanna all’ergastolo di Roberto, Fabio e Alberto Savi; Elezioni politiche anticipate. Vittoria della coalizione formata dal centrosinistra e da Rifondazione comunista; al via il Governo Prodi; ad Agrigento, è arrestato il latitante Giovanni Brusca; Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema si accordano per creare la Commissione bicamerale, destinata a riscrivere parzialmente la Costituzione; cessa le pubblicazioni la "Pravda", quotidiano fondato da Lenin; secondo un’indagine dell’Eurispes, in collaborazione con la Gdf, Napoli si colloca al primo posto nella classifica della criminalità in Europa e, per quanto riguarda i furti di auto, batte perfino New York; Bill Clinton è rieletto presidente degli Stati Uniti; a Brescia, la Procura della repubblica fa perquisire abitazioni ed uffici di Antonio Di Pietro nell’ambito dell’inchiesta sul presunto trattamento di favore al banchiere Francesco Pacini Battaglia; nasce il DVD; il governo vara il cosiddetto ‘decretone’ di fine anno che prevede come aiuto all’industria automobilistica incentivi alla rottamazione delle macchine usate e all’acquisto di nuove vetture, la cosidetta Rottamazione; muoiono Luciano Lama, Marcella Mastroianni, Giuseppe Dossetti, Francois Mitterand.

Il telefono, al quale tutti hanno sempre riservato poca importanza definendolo soltanto un necessario pseudo-elettrodomestico, diventa il protagonista degli anni Novanta. Grazie al telefono il mondo diventa ancora più piccolo, le reti informatiche collegano il pianeta in un baleno, con i suoi fili si può far di tutto: inviare messaggi visivi e vocali, documenti, ecc.. Proprio alla fine del secolo, quando la sua storia stava per andare in cantina, è tornato prepotentemente alla ribalta cambiando totalmente la nostra vita.

Con cellulari che diventano sempre più piccoli, indossiamo mini t-shirt & maxi pantaloni Onix. Fornarina e Phard.

Nello sport Sammer vince il Pallone d’Oro, la Juve vince la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale con Peruzzi, Ferrara, Jugovic, De Chapms, Juliano, Carrera, Di Livio, Marocchi, Vialli, Del Piero, Ravanelli, e la domenica sera Paola Ferrari ci racconta che il Milan vince lo scudetto con Rossi, Panucci, Maldini, Desahilly, Costacurta, Baresi, Donadoni, Albertini, Weah, Baggio, Savicevic. (All. Capello). Europei di calcio in Inghilterra: l’Italia viene eliminata ai quarti con Peruzzi, Carbone, Mussi, Di Matteo, Apolloni, Maldini, Di Livio, Albertini, Casiraghi, Zola, Chiesa. (All. Sacchi). Vincerà il titolo la Germania.

Leggiamo L’Unità, Panorama, i calendari delle nostre dive, Va dove ti porta il cuore,

Viaggiamo con l’Opel Astra station wagon, l’Alfa Romeo 164, la Citroen Picasso, Fiat Brava, Renault Scénic, Alfa Romeo 156, Ford Ka, Toyota Yaris, Peugeot 206, Skoda Octavia, Opel Vectra e le Fiat che ti piantano in asso,

Il Premio Strega va ad Alessandro Barbero con Bella vita e guerre altrui di Mr Pyle, gentiluomo e il Campiello va a Enzo Bettiza con Esilio

Dopo il grande sonno degli anni Ottanta il cinema italiano attraversa un buon momento con giovani registi di tutto rispetto: Soldini, Mazzacurati, Martone, Archibugi, Rubini, Amelio e i premi Oscar Tornatore e Salvatores. Al cinema vediamo Mission Impossible, L'uomo delle stelle, Ritratto di signora, Jurassic Park, Palermo Milano sola andata, Al di là delle nuvole, Shine, Il grande cocomero, Toy Story il mondo dei giocattoli, Ferie d’agosto.

Nella pubblicità degli anni Novanta la donna è determinata, indipendente, evoluta, vendicativa con l’uomo, stressata dagli impegni d'ufficio, presidente di consigli di amministrazione che votano unanimi non appena stordisce i presenti con la sola giravolta dei capelli lavati con l’ultimo balsamo; veste in doppiopetto grigio o gira per casa seminuda. Rispetto al passato è sempre più il soggetto e non l'oggetto, non avendo più soltanto un ruolo passivo nell'immagine pubblicitaria. Si disfa del rapporto opprimente con l’uomo, simboleggiato da gioielli e pelliccia dono di lui, e fa dell’auto il mezzo della sua libertà. All'uomo non resta che arrendersi; ma per quello che riguarda l'abbigliamento, la cosmesi, la cura del corpo, diventa un concorrente della donna: infatti sono sempre più frequenti gli spot che al posto del corpo femminile presentano quello maschile come oggetto del desiderio.

Spot da ricordare sono “Di chi è questo? E’ mio, è mio..è mio, è mio; Driiiiiiiin!! Pronto, c'è Gigi? e se non c’è fammi salire lo stesso perché voglio la Cremeria Motta!; “toglietemi tutto, ma non il mio Breil”; "Cosa vuoi di piu' dalla vita? Un Lucano!".

Si accresce la consapevolezza dei consumatori sulla qualità dei prodotti alimentari e sui criteri da seguire per un’alimentazione sana e corretta, comprensiva anche di carboidrati, proteine, vitamine, grassi e zuccheri. Viene meno anche il pregiudizio che la pasta faccia ingrassare. Ci intossichiamo con i bastoncini di Capitan Findus, il passato Pummarò, il futuro Pomì e il tonno con sorpresa Consorcio (ma chi lo va a comprare un tonno che si chiama così?).

Giochiamo con Megalomen, la Playstation.

Di moda vanno Naomi Campbell, internet, l’e-mail, il Labrador e il Siberian Husky, lo zaino Invicta, i viaggi in Mar Rosso, Caraibi, Santo Domingo, Messico e quelli dell’ultima ora, il piercing, il giaccone Barbour. Fumiamo Kent, Kim, Memphis, Merit, Pall Mall, R1.

In televisione prende più consistenza l’Eldorado delle fiction televisive, che con pochi soldi produce tanta pubblicità e tante storie di avvocati col faccione di Frizzi, storie che sono ben altra cosa rispetto ai capolavori della letteratura trasmessi dalla Rai nei primi anni Settanta. Quasi più nessuno va al cinema o al teatro. Quando nei talk-shows si chiede all’attore di turno “come mai non ti sei più fatto vedere in televisione?” questi si nasconde in frasi del tipo “sono tornato alla mia vecchia passione: il teatro. Adesso sono impegnato in “Tristezza e solitudine”, da una commedia di Sempronio, per la regia di Tal dei tali, scene di Tizio e coreografia di Caio e vi invito tutti a teatro domenica pomeriggio”. In realtà avrebbe voluto dire “Sono venuto qui per farmi vedere ed ottenere un piccola particina. Aiutatemi, non mi ha chiamato nessuno, nemmeno per un ruolo di maresciallo, brigadiere, appuntato o, al limite, dattilografo dell’Avv. Frizzi. Per non morire di fame sono costretto a fare teatro in sale semivuote. Vi prego, non ci sono più abituato, recito da solo e si guadagna poco! Mi andrebbe bene anche la parte di sagrestano di Don Matteo!”

In televisione c’è Vivere, Incantesimo, X-Files, Baywatch, Melevisione, i Simpson, Blob, Striscia la notizia, Stranamore, Carràmba che sorpresa, Scommettiamo che?, Il rosso e il nero e tanti telequiz controllati da un notaio che, secondo me, è il gemello nascosto di Vincenzino Mancuso.

Con il diffondersi di internet e delle chat, i giovani si incrociano per poi prendere strade diverse, si aggregano per interessi momentanei e per finalità decise di volta in volta. L'anonimato della rete garantisce a tutti di poter cambiare “pelle” più facilmente.

A Sanremo vincono Ron e Tosca con Vorrei incontrarti fra cent’anni, il Premio Tenco lo vince Ligabue con Certe notti, allo Zecchino d’oro vince "È Meglio Mario" e al Festivalbar Eros Ramazzotti con “Più bella cosa”.

Boom delle cantautrici negli Stati Uniti (Tori Amos, Sheryl Crow, Ani Di Franco, Fiona Apple, Sarah Mc Lachlan, ecc.);

L'avvento del digitale rimodella e ridefinisce la progettualità stessa del fare musica, come accadde con il passaggio dal 78 al 45 giri e al long playing e con la diffusione della stereofonia. Nel nuovo millenio è difficile immaginare i Pink Floyd in mono. Il digitale è il compact disc.

Il dio denaro ha inghiottito quasi tutto ciò che questi anni hanno generato. Il rock è schiacciato da gruppi di cantanti ballerini sapientemente manovrati dagli abili manager (Take That, Spice Girls e simili). Non si sa cosa oggi sia veramente rimasto del rock, date le tante contaminazioni avvenute con altri generi, per questo motivo molte persone appassionate di rock puro continuano ad ascoltare solo dischi vecchi, o album nuovi dei gruppi che resero grandi gli anni '60 e '70, senza prestare attenzione alle nuove idee in circolazione proposte da quella miriade di band preconfezionate che invadono la scena musicale oggi. Si salva il funk-rock dei Red Hot Chili Peppers e la melodia degli Oasis, esageratamente acclamati come i nuovi Beatles.

Ascoltiamo: Gangsta's Paradise, One and one, Summer is crazy, Jesus to a child, Bohemian rhapsody, Deep in you, Fastlove, Stranger in Moscow, La Terra dei cachi, California love, Make the world go round, You must love me, Lemon tree, My dimension, Whatever you want, Tranqui funky, Number one, L'ombelico del mondo, Freedom, E io penso a te.

I 10 album più venduti in Italia sono Dove c'è musica, Canzoni, Buon compleanno Elvis, Jagged little pill, Così com'è, Older, Nessun pericolo per te, Festivalbar 1996, L'imboscata, The score Fugees, Anime salve, Cremona, The ghost of Tom Joad, Mercury falling, The memory of trees, PRENDERE E LASCIARE, Greatest hits Simply Red, What's the story morning glory?, To the faithful departed, Falling into you,

Tormentone dell’estate: Canzone, di Lucio Dalla.

http://www.rimmelclub.it/storia/storia.htm

 

 

 

Ho sbagliato alcuni dischi". Tipo. "Prendere E Lasciare, prodotto da Corrado Rustici, è venuto proprio male. Ho sbagliato a dargli carta bianca. Anche Scacchi E Tarocchi, prodotto da Ivano Fossati. Gli avevo detto: "Fammi un suono povero, scarno, essenziale, che suoni male, che faccia venir voglia alla gente, quando lo ascolta, di alzare il volume". Ha seguito le istruzioni alla lettera". Come ti vedi, oggi? "Come il cantante di una band e non più solo un cantautore". Come vorresti che le gente ti vedesse? "Non come un portavoce. Non come una guida. Führer significa guida. Non scherziamo. Vorrei che la gente mi riconoscesse non tanto di aver scritto qualche bella canzone, ma di aver viaggiato sempre con rigore, anche a costo di essere scomodo. Con rigore. E dalla stessa parte". Sempre e per sempre. "Mi ritroverai".

 

 

 

  

 

PRENDERE E LASCIARE

"Ernesto de Pascale: Come è stata l'esperienza in America? (Relativa all'albumPrendere e Lasciare (1996), registrato in America e prodotto da Corrado Rustici, n.d.r.)

Francesco De Gregori: per il lavoro, molto bene... è stata un'esperienza piacevole... fare dischi è comunque divertente, anche se non l'avessi fatto in America mi sarei divertito perchè, lo sai, è il momento in cui si mette nero su bianco tutto ciò per cui si è lavorato  magari per un anno, due anni, a livello di scrittura. Quindi è sempre un momento eccitante, stimolante, di tensione sana e positiva. In America in più c'è la novità di lavorare con musicisti diversi da quelli che ci stanno qua, e soprattutto, direi, con un produttore, in questo caso Corrado Rustici, e lavorare con i produttori per me è sempre stata un po' un'anomalia. Io mi sono sempre più o meno autoprodotto, magari cercando qualche sponda, qualche amico che mi faceva da produttore, ma insomma, il vero produttore di me stesso tutto sommato sono quasi sempre stato io, invece in questo caso c'era un vero e proprio produttore. Anche quest'esperienza è stata piacevole, nuova... mi sono divertito! poi io sono anche un innamorato dell'America da sempre, ci sono andato varie volte, tantissime volte come turista o come viaggiatore, in questo caso ci sono andato come lavoratore, come emigrante musicale e quindi è stato un modo diverso di conoscerla, di vederla un po' più in profondità, di vederla non da turista

EDP: volevo chiederti... con l'uscita di questo album si è parlato molto... l'assenza da tanti anni dalle scene discografiche, probabilmente tu hai vissuto tutto questo in maniera completamente diversa rispetto a quello che poi dopo si dice o si racconta, ma hai trovato un periodo diverso della musica italiana? trovi qualcosa di differente rispetto all'ultima volta?

FDG: mah, certo tre anni sono tanti. La musica italiana cambia, cambia la musica del mondo, cambia la musica italiana... io non sono un osservatore così attento di quello che succede intorno a me, ti dico la verità... tre anni fa non cera... che ne so?! si, Jovanotti.. Jovanotti è uno di quelli che a me piace.. piace molto.. non era forse così... come dire.. non aveva cambiato pelle in maniera così decisa come l'ha cambiata oggi rispetto al Jovanotti degli inizi. Questa è forse la prima novità che mi viene in mente. Una volta tanto ho fatto il nome di un collega, di solito non li faccio ma questa volta lo faccio volentieri, perchè Jovanotti mi piace molto. E poi, insomma.. la musica cambia.. io spero, anzi sono sicuro di far parte di questo cambiamento, di stare nell'onda di questo cambiamento

EDP: ...non ti pare che accada frequentemente che poi qualsiasi tuo gesto musicale, qualsiasi tua scrittura venga presa e, diciamo, troppo sezionata?non ti pare che ogni volta ci sia sempre questo lavoro di bisturi da parte degli altri? cioè, come ci si sente poi come autore a...

FDG: mah, io direi che ci si sente bene, perchè vuol dire comunque - questo bisturi che tu dici - vuol dire attenzione verso il tuo lavoro, e quindi questo fa piacere, è segno comunque di stima, di considerazione insomma... il peggio sarebbe invece passare inosservati, o che la gente non si accorgesse nemmeno che hai fatto un disco, o lo ascoltasse e lo recensisse in maniera superficiale, insomma, quindi... ben venga questa attenzione a volte, si, molto capillare, molto.. esagerata

EDP: ecco, si, anche sa va fuori poi da quelle che sono le reali intenzioni di chi scrive?

FDG: mah, l'attenzione va sempre bene, poi, dopo, sai, chiunque può dare interpretazioni a capocchia, no? però qualsiasi opera dell'ingegno dell'uomo, qualsiasi opera o operina d'arte è tale proprio perchè si presta ad essere interpretata diversamente a seconda della sensibilità varia di chi la gode, di chi la fruisce. Quindi anche una canzone: tu la interpreti così, quell'altro la interpreta cosà, e questo vale per qualsiasi espressione artistica

EDP: coinvolgiamo anche Ambrogio (Sparagna), che partecipa nell'album in un solo brano. Invece in concerto che cosa succede?

Ambrogio Sparagna: ..succede che suono in più occasioni, perchè, devo dire, non è che è stata voluta questa cosa, è stata anche abbastanza fortuita, o meglio, molto naturale: abbiamo provato, abbiamo visto che la cosa funzionava, la cosa ci piaceva, e quindi da uno siamo andati...

FDG: vogliamo fare brevemente la storia dall'inizio dei nostri rapporti? dunque abbiamo cominciato a suonare insieme la prima volta tipo due anni e mezzo fa, tre anni fa, per uno spettacolo fatto in radio, in Rai, dedicato al problema dell'intolleranza, e io ero stato invitato, e era stato invitato anche lui insieme ad altri artisti. Sapendo che lui ci sarebbe stato, io desideravo molto avere un contatto con lui, e allora ci siamo sentiti, l'ho chiamato e gli ho chiesto: "senti perchè non facciamo una cosa diversa da quella che la gente si aspetterebbe da me? a me non mi va di andare a cantare due canzoni di De Gregori, in questo contesto. Prendiamo due canzoni popolari relative al tema dell'immigrazione, che è un tema molto controverso". Detto fatto, abbiamo provato brevemente un pomeriggio e poi la sera siamo andati a fare questo spettacolo, che secondo me, e anche secondo Ambrogio, è venuto bene insomma. E quindi da li sono nate poi altre collaborazioni, altri contatti, e quando io ho scritto questa canzone, che poi sta nel disco, "Fine di un killer", mi sembrava normale che dovesse suonarla anche Ambrogio, perchè è molto sui temi popolari. E' una canzone che ricalca molto i moduli della canzone popolare. E infatti così è stato, lui è stato molto buono, è venuto fino a San Francisco a suonarla, ha preso l'aereo e ha fatto un'andata-ritorno di 3 giorni, cosa abbastanza faticosa, ma comunque di questo non finirò mai di ringraziarlo, e poi adesso è anche abbastanza normale che lui mi segua in tournée. Cioè, normale: sempre bontà sua.. però ci divertiamo, e il repertorio che facciamo insieme sta crescendo di sera in sera, capito? all'inizio facevamo solo un pezzo, poi abbiamo cominciato a farne 2, 3, stasera ne faremo 5, poi probabilmente ne faremo 7, 8, abbiamo un progetto di fare un vero mini-concerto insieme a Torino, al Lingotto quando ci sarà il salone del disco il 10 ottobre e divideremo proprio soltanto io e lui il palcoscenico e penso, speriamo che venga una cosa degna, ecco.

EDP: stavi aggiungendo qualche cosa? (a Ambrogio)

AS: no, dico che... la sensazione immediata è quella di trovarmi molto molto a mio agio, quindi di conseguenza tutto avviene con molta naturalezza, scioltezza e franchezza. Questa credo sia la cosa più importante, suoniamo.. io suono in questi pezzi di Francesco come se suonassi nei pezzi miei, e lui altrettanto fa...

FDG: si sembra un po' come se avessimo suonato insieme da un sacco di tempo, questa è l'impressione che viene fuori

EDP: sul tema della musica e della canzone popolare, magari vi potete incrociare, probabilmente le generazioni più giovani, i ragazzi più giovani hanno saputo in una maniera o in un'altra riscoprirla, anche se indirettamente, attraverso dei punti di partenza diversi. Ma vi pare che si stia comunque ritornando a una valutazione sana, anche a una conoscenza, rispetto a un periodo in cui probabilmente era un po' depositata a lato del percorso musicale cantautorale?

AS: senza dubbio quest'ultima parte degli anni '90 sta diventando più ricettiva per il recupero della memoria musicale tradizionale, di quella che io chiamo la "musica contadina", i canti popolari che comunemente vengono definiti. E certo però il problema del rapporto con la musica popolare, con la tradizione contadina, è un rapporto molto complesso, non è facile da risolvere. Ci vuole un'adeguata struttura dietro per poter affrontare comunque questo confronto. Intanto, il problema fondamentale bisogna conoscerlo, e le generazioni credo che lo conoscano poco questo repertorio. E poi comunque bisogna affrontarlo sempre con una certa dose di affetto nei confronti di questo materiale. Bisogna affrontarlo con l'idea che non è un materiale... non sono canzoni come le altre canzoni, pensate per esser prodotte per esempio discograficamente, pensate per essere scritte su un pentagramma, su dei canzonieri. E' materiale spesso di tradizione orale, quindi come tale è molto debole sul piano della comunicazione continuativa, secondo i parametri che sono quelli più comuni. Di conseguenza, qualsiasi lavoro che uno va a fare su questo patrimonio va organizzato con un progetto abbastanza chiaro. Francesco ha un rapporto con questo repertorio devo dire molto affettuoso, lui da sempre ha cantato e ha impiegato le formule della musica tradizionale, e devo dire che lo fa sempre, appunto come dicevo prima, con grande affetto. Perchè credo che oggi quest'esperienza, il lavoro sulla musica di tradizione orale è un elemento di grande importanza e chi lo fa deve avere sempre questa coscienza, anche perchè è una parte che esiste, che è dentro di noi, spesso sopita, è all'interno di una memoria sotterranea, no? ed è difficile poi farla emergere sempre in tutte le situazioni. Spesso ci capita, anche recentemente, di vedere questo repertorio abbastanza manipolato, piegato ad altre funzioni, ad altri interessi. Qui non si tratta di fare i puristi per forza, però comunque vanno fatti dei distingui, comunque vada chi lavora su questo materiale deve sapere di che cosa sta trattando insomma, perché mi sembra che con questa cosiddetta moda della "world music" si è anche un po' abusato di questo repertorio. Però è meglio farlo conoscere che negarlo, in sostanza. Non sono una persona che sostiene che bisogna essere puristi per forza, non è che tutto quello che succede è negativo. E' positivo ma va osservato, va confrontato, va sostenuto con una seria e attenta analisi del materiale che uno va a proporre.

EDP: Francesco, volevo tornare un attimo alle canzoni. Quando le canzoni sono terminate, depositate sui dischi, sui dischetti o sui cd o quello che è, poi appartengono realmente alla gente? l'autore che cosa sente andando avanti nel tempo? anche quando le ripropone, o si trova davanti a dire "adesso devo organizzare la scaletta di una serata, e ho alle spalle un numero alto di dischi, devo cominciare a scegliere"...

FDG: beh, l'organizzazione della scaletta è il momento in cui queste canzoni ritornano veramente ad essere vive nella mente di chi le ha scritte, perchè il disco in effetti una volta messo nei negozi, una volta licenziato diventa improvvisamente meno tuo. Intanto perchè tu l'hai dovuto ascoltare talmente tanto nelle fasi della lavorazione che quando finalmente è finito ormai lo conosci perfettamente, conosci tutti i suoi segreti, non lo riascolti più. Materialmente non ti ricapita più di rimettere il disco per ascoltarlo, no? e questo vale per tutti i dischi. Per quelli più vecchi come anche in questo caso per quest'ultimo disco. Dov'è che invece uno riascolta le canzoni che ha scritto, le riascolta, le ricanta, le rifà sue? è proprio quando decide di sceglierle tra le tante che ha scritto per metterle in quelle due ore di musica che si fanno sul palco. Qui scatta un meccanismo di scelta, a volte anche dolorosa, no? ma anche però piacevole. Intanto perchè puoi riarrangiare, puoi rivedere, magari cambiare anche un po' il testo, puoi dare una sequenza che ha un senso per te, per quello che vuoi dire. Il momento del concerto è un momento di resurrezione del repertorio

EDP: tu hai composto ultimamente anche in coppia con qualcuno?Ho letto di un pezzo sul disco di un'artista, Bracco di Graci la domanda è uno spunto poi per parlare della collaborazione, di come si può scrivere o non scrivere, collaborare o non collaborare

FDG: è casuale la condizione indispensabile è che mi piaccia il materiale sul quale devo intervenire, però sicuramente non c'è che è un momento della mia giornata in cui mi dico "adesso mi metto a fare metodicamente qualcosa per altri". Però sono un autore, quindiperchè no? l'ho fatto sempre, ho cominciato a farlo con De Andrè, e poi.. tantissimi anni fa.. l'ho fatto con Dalla, l'ho fatto con Fossati, insomma abbiamo collaborato sempre.. ho sempre collaborato con tutti. Non in maniera continuativa

EDP: senti, ti faccio un ultima domanda, questa vale per tutti e due. Domanda da radio: vi chiedo di fare una piccola scaletta, 3 canzoni. Una tua nel mezzo, una prima e una dopo.

FDG: una scaletta radiofonica?

EDP: radiofonica. Dove però nel mezzo c'è un brano tuo, e quello che c'è prima e dopo sia indicativo, cioè, crei un flusso sonoro

FDG: mah... è una domanda molto difficile, perché ... sai, io non sono un uomo di radio, cioè, non sto dalla parte tua della radio

EDP: a tuo, proprio, completo piacimento: sei in radio e ti dico metti una tua canzone, ma prima e dopo quello che ti pare

FDG: mah, guarda, io metterei una canzone di Vasco Rossi come inizio. metterei "Vita Spericolata" di Vasco Rossi, poi metterei "Generale" mia perché c'è un legame, perché io ho fatto "Vita Spericolata" in un mio disco e Vasco Rossi ha fatto "Generale" in un concerto. Poi, non saprei che fare... metterei...

EDP: anche roba che non c'entra nulla

FDGD: metterei... un pezzo di Lou Reed, che mi è sempre piaciuto tanto. Un pezzo qualsiasi di Lou Reed

EDP: sentiamo Ambrogio, sempre un pezzo suo e...

AS: beh.. metterei un pezzo che facciamo nello spettacolo: "L'abbigliamento del fuochista" certamente. Aprirei non con quello però. Aprirei con un canto popolare, proprio per rimanere nel tema. Aprirei con un canto popolare, forse uno del repertorio delle mondine anzi no: "Venezia", o "Gorizia", canti di questo genere, di grande respiro melodico. Poi, se c'è da mettere un pezzo mio, non lo so.. un pezzo del mio ultimo disco. E poi finirei col pezzo di Francesco. Tre pezzi li abbiamo fatti."

 

 

 

 

 

https://www.iltitanic.com/2021/92.jpg

 

 

 

 

 

 

 

  

 

Ecco l'agnello di Dio, chi toglie i peccati del mondo.
Disse la ragazza slava
venuta allo sprofondo
Disse la ragazza africana sul Raccordo Anulare.
Ecco l'agnello di Dio
che viene a pascolare
e scende dall'automobile
per contrattare.
Ecco l'agnello di Dio, all'uscita della scuola.
Ha gli occhi come due monete, il sorriso come una tagliola.
Ti dice che cosa ti costa, ti dice che cosa ti piace.
Prima ancora della tua risposta ti da un segno di pace
e intanto due poliziotti fanno finta di vedere.
Oh, aiutami a fare come si può,
prenditi tutto quello che ho.
Insegnami le cose che ancora non so, non so
dimmi quante maschere avrai e quante maschere avrò.
Ecco l'agnello di Dio, vestito da soldato.
Con le gambe fracassate, col naso insanguinato.
Si nasconde dentro la terra, tra le mani ha la testa di un uomo.
Ecco l'agnello di Dio, venuto a chiedere perdono.
Si ferma ad annusare il vento, e nel vento sente odore di piombo.
Percosso e benedetto, ai piedi di una montagna.
Chiuso dentro una prigione, braccato per la campagna.
Nascosto dentro a un treno, legato sopra un altare.
Ecco l'agnello di Dio, che nessuno lo può salvare.
perduto nel deserto, che nessuno lo può trovare.
Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove stare.
Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove andare.
Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove stare.
Oh, aiutami a stare dove si può
e prenditi tutto quello che ho.
Insegnami le cose che ancora non so, non so
E dimmi quante maschere avrai,
regalami i trucchi che fai.
Insegnami ad andare dovunque sarai, sarò.
E dimmi quante maschere avrò,
se mi riconoscerai. Dovunque sarò, sarai

 

 

 

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David Sancious (tastiere)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)

 

 

 

ll videoclip "L'agnello di Dio" di Francesco De Gregori è stato girato in buona parte sul fiume Tagliamento, a Braulins, in provincia di Udine, nei pressi dell'omonimo ponte, celebrato anche dalla famosa canzone popolare "Sul puint di Braulins".

https://www.youtube.com/watch?v=As1f6zzcMLQ

 

 

 

 

 

 

ROMA - Pace fatta tra Chiesa e cantautori. A ricomporre la ' frattura' è stato l' incontro di lunedì tra il cardinale Ersilio Tonini e Francesco De Gregori al Roxy bar di Red Ronnie in onda su Telemontecarlo. Alla fine di un lungo faccia a faccia, l' alto porporato e il cantautore si sono abbracciati, tra l' altro dopo che Ersilio Tonini aveva esclamato: "Posso ringraziare Dio di avere fatto uno come te". Lo storico faccia a faccia è servito per toccare alcuni argomenti ' scottanti' di cui si discute in questi giorni. I problemi sono diversi. Ad esempio: "Può un ateo usare il nome di Dio senza passare per blasfemo?", ha chiesto De Gregori a Tonini, mentre il cardinale tentava di spiegare al cantautore che "la voce poetica" e "le mani che scrivono canzoni" sono un autentico dono. Un punto di vista non compreso da chi "non ha fede", ha osservato De Gregori. E mentre Red Ronnie e l' autore di Rimmel lo incalzavano, Tonini ha specificato: "Posso ringraziare Dio di avere fatto uno come te", frase alla quale ha fatto seguito l' abbraccio. La ' pace' tra il cardinale e De Gregori è arrivata proprio in un momento in cui la polemica tra Chiesa e cantautori si era più accesa. L' Osservatore romano, quotidiano del Vaticano, giorni fa aveva criticato l' utilizzazione che alcuni autori (Venditti, De Andrè e altri) fanno di Dio nei loro testi pur essendo dichiaratamente atei. Lo stesso De Gregori aveva attirato su di sé qualche critica per ' Agnello di Dio' , brano contenuto nel suo nuovo album. "A fine trasmissione hanno chiacchierato a lungo" racconta Red Ronnie. Non è quindi molto difficile intuire il punto d' incontro tra Tonini e De Gregori: "Ognuno è alla ricerca del perché della vita. Ognuno cerca di capire, chi nella fede e chi no, ma tutti cercano un confronto".

"A fine trasmissione hanno chiacchierato a lungo racconta" R. Ronnie. Non è quindi molto difficile intuire il punto d'incontro tra Tonini e DG : "Ognuno è alla ricerca del perchè della vita. ognuno cerca di capire, chi nella fede chi no, ma tutti cercano un confronto.

  

 

De Gregori con dedica a monsignor Tonini

FAENZA - Dai 5 milioni di telespettatori del 31 dicembre ai 450 paganti del vecchio Teatro Masini, lunedì sera. Francesco De Gregori è ricomparso improvvisamente, a cinque mesi dall' esibizione di San Silvestro ad Assisi, facendo di tutto per passare inosservato. Dal massimo della visibilità alla semi- clandestinità. Nessuna pubblicità, biglietti in vendita solo tre giorni prima, qualche manifesto giusto dalle parti del teatro, nessuna informazione alla stampa e addirittura l' invito, agli organizzatori della serata, di non concedere accrediti ai giornalisti. Tanto mistero attorno a questa apparizione non celava alcuna sorpresa. Non si è trattato di un' anteprima o di un numero zero, quanto di un buon allenamento, o se vogliamo un ripasso, prima di una rapidissima tourneè svizzera programmata per i prossimi giorni: tre o quattro date altrettanto avvolte dalla massima riservatezza, così riservate che persino il suo addetto stampa giura di non sapere dove e quando siano. Non si può parlare di tour europeo, perché pare che non siano state previste altre serate, sebbene giri voce che il cantautore possa ricomparire più avanti in Germania. Di sicuro quello di Faenza è stato il suo unico concerto italiano per il ' 98. La prova generale (biglietti a 35 e 18 mila lire) non è durata nemmeno due ore, compresi i bis. Circa 25 pezzi, qualcuno in meno di quelli incisi nell' ultimo cd La valigia dell' attore, registrato dal vivo lo scorso autunno e già venduto in oltre duecentomila copie. Proprio sulla canzone scritta per Alessandro Haber s' è alzato il sipario su una scena nuda - solo quattro colonne di riflettori - contrastante con stucchi dorati e marmi del teatrino romagnolo. In completo di lino scuro e t-shirt grigia, accompagnato dai sei musicisti di Guido Guglielminetti, De Gregori ha rispettato abbastanza la scaletta del disco, lasciandosi per i bis Niente da capire, Bufalo Bill e Battere e levare (pezzo che chiude il penultimo album Prendere o lasciare ma non è incluso nel live). Inchiodati alla poltrona per altri dieci minuti, dopo il definitivo congedo dell' artista, i faentini hanno dovuto infine rassegnarsi all' idea che De Gregori, per una volta, li avrebbe lasciati senza Generale (insieme al meno invocato Pablo). Ma per il resto il percorso è stato misto, saltando come sempre tra vecchia e nuova produzione. Oltre alle classiche La donna cannone, Rimmel, Alice e La leva calcistica del ' 68, sono stati particolarmente applauditi i duetti con il maestro Ambrogio Sparagna, che è salito sul palcoscenico per interpretare con le sue due fisarmoniche cinque o sei brani tra cui Titanic, Il fuochista (molto felice, insieme alla sola chitarra di De Gregori) e Stelutis Alpinis, canzone popolare tradotta dal friulano. La collaborazione tra i due è iniziata ormai da un paio d' anni e De Gregori ha interpretato alla fine del ' 96 il ruolo del cantastorie nell' opera folk La via dei Romei, scritta da Sparagna che a sua volta lo ha accompagnato nell' ultima tournée. Come sempre di pochissime parole, l' unica frase pronunciata da De Gregori in tutto il concerto (a parte: "S' è rotta la chitarra?") è stata una dedica speciale a monsignor Ersilio Tonini per la canzone Agnello di Dio che, come ha ricordato, "sollevò alla sua uscita polemiche sgradevoli". L' arcivescovo di Ravenna e il cantautore finirono per abbracciarsi in diretta al Roxy bar di Tmc e lunedì sera De Gregori l' ha rammentato: "Mi disse che l' aveva trovata carina e a lui voglio dedicarla, non credo sia presente in teatro ma se lo incontrate, fateglielo sapere".

 

dal nostro inviato EMILIO MARRESE

 

L'INCONTRO

 

RED RONNIE: Francesco è appena arrivato da Roma. Dopo presenteremo la band, tutta nuova e giovanissima. Però, prima, io mi sono preso la libertà di dire che quando tu hai scritto l'Agnello di Dio non pensavi certo alle polemiche che sarebbero arrivate….

 

FDG: No, l’ho scritta pensando a me, pensando alla canzone.

 

 

RED RONNIE: E perché l'agnello di Dio? C'è un qualcosa di religioso dentro?

 

FDG: Beh, c'è un riferimento a una cultura importante che è la cultura cattolica, certamente. Io sono dentro questa cultura, sono partecipe di questa cultura. E’ una cultura ricca e piena di spiritualità, una cultura che mi ha dato e probabilmente mi continua a dare molto. Cosa diversa evidentemente è la fede, che è un dono che io non ho. Le due cose, comunque possono - come dire -  convivere.

RED RONNIE:  Io qui ho Monsignore, anzi sua eminenza perché ormai è Cardinale. Io vado a parlare con lui, se tu vuoi venire con me.

Allora vieni? Ok, vieni con me. Ecco io volevo parlare con sua eminenza, siediti qui Francesco. Lei ha letto il testo dell'Agnello di Dio. 

Allora, è stata criticata questa canzone, sono criticati i cantautori che parlano di Dio. Perché?

 

TONINI: Beh, sotto un certo profilo sarebbe stato peggio se avessero lodato tutti coloro che parlano di Dio perché, certamente, chi è religioso deve attenersi perchè il sentimento sia puro, sia sentito, sia vivo. Questa è la prima preoccupazione, ripeto. Se la chiesa dicesse “voi parlate di Dio, elogiatelo, oppure fatelo entrare in tutte le salse”, è chiaro che allora la Chiesa avrebbe fatto un’operazione commerciale. Dunque, allora è giusto che se ne parli, però con una certa attenzione.

Però credo che in questa polemica ci sia stato forse più di un equivoco. Io proprio stasera ho parlato con la redazione dell’Osservatore Romano. Loro si amareggiano un po’ e dicono “intendevamo fare un colloquio, un dialogo su questo tema” tanto è vero che ….. anche se il tono è anche piuttosto un po’ birichino (e non si può negare), tanto è vero che a un certo momento si dice qui, esplicitamente, dopo aver fatto questa osservazione …. cioè, insomma, non  mi sembra che si debba abusare del nome di Dio in ogni cosa. Ad esempio, quella vecchia pubblicità dove fanno parlare il Padreterno? Bene, è un abuso, diciamolo, il Padreterno è utilizzato lassù per vendere chissà che cosa,  quale prodotto. Insomma,  lasciatelo stare. Chi ci crede ne ha riverenza, chi non ci crede almeno ne debba il rispetto.

Ma c'è una frase, un punto dove esprimono in modo esplicito il loro pensiero: “ciò non vuol dire che De Gregori & Dalla abbiano cavalcato la moda “religione” del momento per scopi tutt'altro che nobili, significa certamente che colpire di più l'attenzione del lettore sono i temi religiosi.  De Gregori definisce l'Agnello di Dio una canzone piena di fede, anche se scritta da un non credente, mentre Dalla si confessa cattolico”.

Io l’ho letta per bene la canzone, il testo della canzone. Beh, lì potremmo dire sì, hanno ragione quando dice che è espressione di una cultura, la cultura che vede in Gesù crocifisso la sorgente della cultura, di questa nostra cultura dove al centro c'è l'uomo, la persona dell'uomo, la dignità assoluta di ogni singolo uomo, la sua intangibilità. E non soltanto l'uguaglianza di tutti gli uomini nella dignità, ma i più eguali perché mentre nella cultura romana i più eguali erano i più forti e nella cultura greca i più eguali erano gli Euganei, i nati bene e più intelligenti, invece nella visione Cristiana i più uguali sono i più deboli.

 

RED RONNIE: Ma difatti, quando ho ascoltato la prima volta la canzone vedevo in questo “Ecco l'agnello di Dio”, cioè come Gesù disse “Ognuno di questi è uguale me, anche la prostituta in quel caso eccetera” io vedevo ……. poi non so poi lui voleva scrivere questo.....

 

TONINI: Ma infatti è ciò che ho notato. Qui c’è la estensione, cioè Cristo Signore Crocifisso è il simbolo di ogni sofferenza umana. Tanto è vero che anche nel linguaggio nostro si dice un “povero Cristo” e d'altra parte è proprio in Cristo stesso che chi accoglie un uomo accoglie lui, chi ha pietà di uno ha pietà di lui. Abbiamo l'episodio centrale della storia del Cristianesimo: la conversione di Paolo. Era un gran persecutore, andava a caccia dei Cristiani perché secondo lui negavano e bestemmiavano gli Dei ma lungo la strada cade da cavallo, una voce lo insegue e gli dice “perché mi perseguiti?"

Ma chi sei tu? "Io sono Gesù Cristo, che tu perseguiti nei miei discepoli”.

Quindi in ogni uomo che tu ami tu il tuo amore va a finire in Dio stesso perché è il loro padre, Dio è il nostro creatore. Che uno ci crede o non crede, sta di fatto che veniamo tutti da lui, insomma. Neanche De Gregori ha fatto domanda di venire al mondo, non mi pare. Non ha fatto la domanda di venire al mondo. Ci si è trovato già, e ci sta bene, no?

 

 

FDG: Già così, già così!

 

RED RONNIE: Sei nato già così, già scrivevi poesie.

 

 

TONINI: Con degli occhi fatti e conformi alla luce, è vero o no? E non pare che sua madre se ne intendesse di occhi e di luce. Un ragazzo nasce completo, il più grande spettacolo del mondo. Ronnie, il più grande spettacolo del mondo è la comparsa di un bambino che nasce dal padre della madre, nasce da loro ma non fatto da loro. Mia madre mi diceva “quando sei nato tu, tuo padre ed io abbiamo fatto tanta festa. E’ lo stupore, che è uguale nel facchino come nella Regina d'Inghilterra, forse magari ancora un po’ di più.

Allora, venendo al sodo, è chiaro che in questa canzone c'è questa espansione, il concetto della sofferenza che ha la sua origine in Cristo, al suo modello in Cristo, ma si espande e si verifica in ogni dolore che si incontra. E allora in questo senso è religioso, soprattutto io direi di una religiosità o di una civiltà ancora di più, come ha detto lui, perché volere o no aveva ragione quel grande scrittore francese Malraux, che De Gaulle fece Ministro della Cultura, che disse “Je suis naturellment athée", cioè “sono ateo! Lo abbiamo appreso da lì. Quindi mi pare che l'intento dell'Osservatore Romano fosse quello di provocare un dialogo. Viceversa, come sempre succede, abbiamo tutti la pelle un po’ …. abbiamo il nostro sistema nervoso a fior di pelle.

 

RED RONNIE: No, io credo più che altro che ci sono anche dei giornali che cavalchino di più la polemica delle cose che si uniscono, cioè se un giorno lui farà un’intervista sull’Osservatore Romano e tutto andrà bene e andranno d'accordo, credo che i giornalini non lo riporteranno.

 

TONINI: I giornali devono anche vendere, non è vero? No, a parte questo, non darei la colpa ai giornali e stavolta lasciamogli un po' di innocenza, almeno anche a loro. Però in questo caso, proprio per precisare, sarebbe bene che in questa questione si vedesse l’intenzione da una parte di provocare i cantautori a porsi questo problema, come ci si accosta al Sacro. Con riverenza.

 

RED RONNIE: Le piace questa canzone?

 

TONINI: Sì, mi piace questa canzone, splendida sotto questo profilo. Poi ha questo senso di umanità sacra, di umanità sacra!

 

 

FDG: Io vorrei dire due cose. Intanto che le sue parole sono piene di serenità e di rispetto per questa canzone e mi sembra anche per me, che l’ho scritta. Non c'è da parte sua - come dire  - il sottintendere che io abbia fatto questo per scopi commerciali.

 

 

TONINI: Scusi se interrompo, che poi giudicare le intenzioni è la cosa peggiore che si possa fare!

 

 

FDG: Ecco, che poi è ciò che più offende in questi articoli che sono stati scritti, evidentemente. E quindi di questa serenità, insomma, le sono molto grato e spero, anche, che sia contagiosa.

 

 

TONINI: Credo di si ! (n.d.r. applauso)

 

 

FDG: Ecco! Spero sia anche contagiosa. E poi volevo un po’ ribadire quello che ci siamo detti, cioè differenza tra cultura e fede, si può essere culturalmente cattolici e perciò anche bisogna rispettare appunto le posizioni di chi non è credente…

 

 

 

TONINI: Guardi che in quegli articoli non c’è nulla  che ….

 

 

FDG: Non forse in quelli, ma in altri articoli ci sono stati. Comunque, veramente, io non vorrei difendere questa canzone perché le canzoni non vanno difese, non vanno spiegate, le canzoni non pretendono di offrire risposte.

 

RED RONNIE: Quando gli ho detto che lui è, secondo me  e non solo, uno dei più grandi poeti,

lui ha detto “io ti contraddirò” perché lui non vuole neanche…..

 

TONINI: Tornando al tema della serenità con tutto quel che sta succedendo nel mondo adesso,  particolarmente in Italia, dove adesso ….   una volta i litigi erano in famiglia: marito moglie, forse un po' di rabbia, un po' di nervoso hanno diritto di averlo tutti, ma che adesso si sia arrivati a politici e giudici, poi giudici e giudici , politici e politici. Per cui adesso non ci rimane più niente di tranquillo. Adesso si può sospettare che ci sia il marcio dappertutto. Avviene una corruzione del pensiero, la fiducia radicale viene proprio smontata completamente. Andiamo alla misantropia, proprio.

E’ Platone che nel Fedone, in una pagina splendida, dice “un giovane che ha fiducia negli uomini, magari trova una persona che crede brava, ci si affida completamente e poi si accorge che lo tradisce. Si fida di un secondo che lo tradisce ancora. Ora finisce che non mi fido più di nessuno”. Allora viene la vita impossibile, assurda, a questo punto. Ecco perché allora, quando io fatto sapere stamattina all’Osservatore Romano che venivo qui, erano ben lieti tutti. Erano ben lieti perché si sapesse che anche se i toni erano, ripeto, sono un po' birichini ……ma i giornalisti! Ai  giornalisti bisogna permettere…..

 

FDG: Va bè, i toni erano un po’ birichini. Comunque, le voglio chiedere una cosa perché approfitto della sua presenza. Secondo lei, diciamolo ufficialmente, un non credente o un non cattolico può, in un’opera d’arte, piccola o grande che sia, parlare di Dio e fare riferimento alla cultura cattolica senza per questo sentirsi definire blasfemo?

 

TONINI: No, no, arrivo a di più. Le dirò le parole di un grande ricercatore francese, uno dei più grandi biologi di questo secolo. Diceva “se tutti i credenti pensassero Dio come ci penso io, sarebbero tutti i santi”. E’ ben difficile che uno non si ponga il problema di Dio, rimarrà nell'incertezza per ogni volta che tu rimani stupefatto per il ritorno del sole o stupefatto perché ti accorgi che ci sei e ci trovi ad essere regalato. Vi faccio una confessione pubblica: io non mi sono ancora abituato ad essere al mondo.

RED RONNIE: Dopo 82 anni?

 

TONINI: Sono appena 82! Mi meraviglio ancora al mattino di svegliarmi e trovare che c'è la luce e i miei occhi che vedono!

 

RED RONNIE: Però non ha risposto ancora…..

 

TONINI: No no no, rispondo. (n.d.r. prende nella sua mano quella sinistra di De Gregori). Ho risposto che c'è qualche cosa di divino in tutti, questa è la grande cosa. Perché, insomma, questa roba qui non l’ha fatta De Gregori, queste vene qui non le fatte De Gregori. Se le è trovate già fatte, e se le porta. E anche quella voce lì, e quella dote musicale, quel senso poetico non se lo è regalato, non lo ha comprato in nessuna bottega.

 

 

FDG: Io rispetto il suo punto di vista però, ripeto, è un punto di vista. Chi non crede non direbbe questo.

 

 

 

TONINI: Va bè, ma io posso ringraziare il Signore per averla messa al mondo ?

 

FDG: Lei sì!

 

 

 

TONINI: E allora basta, siamo a posto! (n.d.r. baci e abbracci)

 

  

 

RED RONNIE: E allora, con Mons Tonini che ringrazia Dio per aver messo al mondo De Gregori, ci vediamo dopo, qui al Roxy Bar.

Che bello!!

 

Incontro sbobinato da Mimmo Rapisarda per www.iltitanic.com  - a Red Ronnie e Roxy Bar tutti i diritti riservati.

 

 

 

 

 

Non fu il coltello che tagliò, non fu la Luna,
che tramontò, non fu la stella che schiarì la notte.
La notte che arrivò e che s'illuminò.
E non fu lei che disse "No" e non fu lui che disse
E non fu lei che disse "No", e non fu lui che disse "No".
Non fu la nuvola che passò, non fu la nuvola,
che si fermò e congelò il vapore dell'estate,
e le parole liberate, senza fretta.
E non fu lei che disse "Aspetta" e non fu lui che disse.
E non fu lei che disse "Aspetta" e non fu lui che disse "Aspetta".
Che passi il segno della piena, su questo cuore e su questa schiena.
E si addormentino gli amanti all'ombra del vulcano.
Possa bruciare sempre la tua mano, nella mia mano,
e consumarsi il mio destino, col tuo destino.
E questa pioggia ritorni vino e questa cenere diventi vino.
Non fu il coltello che tagliò, non fu la Luna,
che si inabissò, non fu la stella che sparì, non fu la notte,
quando si squagliò e non fu l'aurora.
E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse.
E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse.
E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse "Ora".
Che passi il segno della piena, su questo cuore e su questa schiena.
E si addormentino gli amanti all'ombra del vulcano.
Possa bruciare sempre la tua mano, nella mia mano,
e consumarsi il mio destino, col tuo destino.
E questa pioggia ritorni vino e questa cenere diventi vino.

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David Sancious (tastiere)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)

Bruce Kaphan (chitarra dobro)

Francesco De Gregori (chitarra acustica)

 

Un ricordo delle gite scolastiche che si facevano alle medie. I ragazzi in visita a Pompei vanno a cercare gli elementi più conturbanti, come il calco dei due innamorati colti dall'eruzione del Vesuvio durante un amplesso.

 

 

  Lo spunto è questo calco, ma non ne ho voluto fare una canzone archeologica e il brano prende tutta un'altra direzione.

 

 

  

 

 

FAZIO: Buonasera, buonasera da RadioRai. Sono Fabio Fazio. Fate pure…. No, dico “fate pure” perché l’avvenimento a cui stiamo per assistere nell’intimità della sala A della RadioRai di Via Asiago, di questa mitica RadioRai, è di quelli eccezionali.

Non so perchè hanno chiamato me (forse si pentiranno per quello che hanno fatto) per questo incontro di amicizia, d’affetto e di quant’altro ci viene in mente….. dal vivo!

Quanti siamo qui, un centinaio? Non lo so, perché quando uno non si vede in televisione pare che non esiste nessuno. Ci siete? Bene, basta, basta, Fermi!

Questo incontro è con lui. E’ la prima volta che mi capita e affinchè non sia l’ultimo (e affinchè non sia l’ultimo per colpa mia) chiedo la vostra collaborazione… sta per entrare Francesco De Gregori! ….Sire!… Eccolo!

DE GREGORI: Bè, grazie, grazie a voi! Grazie a te, Fabio, di questa presentazione così esagerata …. eccoci qua!

FAZIO: Hai una bella voce, prima di tutto. Ci sediamo?

DE GREGORI: Sì, grazie, tu dici che ho una bella voce perché siamo alla radio, non puoi dire che son bellissimo.

FAZIO: No, non servirebbe, lo capisci? Lo direi anche… ci sediamo, così intanto tu raggiungi la poltrona. Il microfono eccolo qua, eccolo… che ti succede?

DE GREGORI: Grazie del microfono. Sta arrivando per sedersi accanto a noi l’altro ospite…..

FAZIO: Eccolo qua, Ambrogio Sparagna, è vero. Prego Maestro, si accomodi, accompagnerà De Gregori?…….. Porca miseria! Se tu fai già così figurati io … faccio la radiocronaca: si tiene la testa tra le mani. Sei pentito? Vuoi andare via?

DE GREGORI: No, no. Sono molto contento e ti cedo la parola.

FAZIO: Grazie, ma io te la ridarò con grande affetto.

DE GREGORI: La cediamo a loro.. vedo che sono scatenati.

FAZIO: Subito. Sì, fremono. Ecco, diciamo solo questo: non è un concerto, è un incontro, il primo che Francesco De Gregori fa, mi dicono.

DE GREGORI: Io non ho mai fatto nulla del genere prima, è vero. Posso garantire.

FAZIO: Come mai questa….. c’è un’espiazione?

DE GREGORI: Forse è una voglia di riconciliarmi con la radio, perché la radio è sempre semplificata, diciamo la verità. Passano soltanto i dischi e non è giusto, bisogna anche venire di persona, far vedere i muscoli, la pelle. Il sangue speriamo no, ma insomma..

FAZIO: Tanto non si vede.

DE GREGORI: Eh.. insomma. Far sentire anche gli ascoltatori della radio, perché non ci sono solo io stasera, c’è anche Fabio Fazio, poi ci sarà anche Sparagna, ma ci siete soprattutto voi ascoltatori sempre così dimenticati, senza faccia e senza voce. Fate sentire la vostra voce.

FAZIO: Sì, si, l’hanno fatta sentire…

DE GREGORI: E che voce!

FAZIO: Come direbbe Mike Bongiorno “pensate” anche quando non c’è niente da pensare, pensate: il due dicembre RadioDue trasmetterà in diretta da Napoli il suo concerto.

DE GREGORI: Si, è vero.

FAZIO: Anche questa è una prima volta?

DE GREGORI: Questa è una buona domanda perché a volte mi capita di fare delle cose…

FAZIO: Se non la sai non fa niente… non è obbligatorio.

DE GREGORI: Non la so. Però volevo dirti che siccome non siamo in televisione mi levo la giacca…

FAZIO: Ti prego, ti prego….. ohhh! E adesso chi ci sta ascoltando chissà cosa immagina!

DE GREGORI: E se fossimo in televisione allora?

FAZIO: Ha una polo sotto!!! Nel senso buono voglio dire. Allora, il fatto che non ci vedano….

DE GREGORI: Ci rende un po’ più birichini…soprattutto te!

FAZIO: No, io anzi, figurati….

DE GREGORI: Questa cosa della polo non si è capita bene!

FAZIO: No, era una constatazione. Va bene. Francesco, ancora non ci credo che tu sei qui.

DE GREGORI: E invece ecco qua.

FAZIO: Ci farà anche ascoltare delle canzoni dal vivo, rigorosamente, qui insieme ad Ambrogio, vero?

DE GREGORI: Si, sì….. se trovo le penne…. sì.

FAZIO: Le penne? Ah sì, il plettro! Per un attimo…ho pensato…. ho avuto già prima un incontro con una signora del pubblico sulle penne, fuori onda, che mi ha un po’ …… Signora vuole iniziare lei? Scusa Francesco, ti andrei a presentare la Signora Silvana. Signora Silvana, ci siamo conosciuti… Signora aspetti! Il microfono, il microfono! Buonasera, lo tengo io. Lo tengo io per contratto, però lo rivolgo a lei.

SILVANA: Buonasera, sono Silvana Aleo, sono felicissima di essere qui perché l’ammiro da morire; e non sono una musicologa io, eh? Non sono stata educata  ad ascoltare e ad amare la musica, purtroppo.

FAZIO: Lei è una abituè della radio, signora? Viene spesso?

SILVANA No, no, assolutamente, è la prima volta. La prima volta che ho telefonato e sono venuta alla radio.

FAZIO: Ma ora lei non è al telefono…

SILVANA: Va bene, sono in diretta……. quasi. E allora?

FAZIO: No quasi! Spieghiamo, lei ha telefonato per prenotarsi!

SILVANA: Perché questa non la trasmettono subito, fra qualche giorno, no?

FAZIO: Ah sì, lei vuole dirci che adesso stiamo facendo la diretta differita. Sa che ha distrutto una decina di persone che hanno lavorato da due mesi affinchè questa questa cosa non si sapesse?

SILVANA: Oh Dio! E va bene…

FAZIO: E’ pentita?

SILVANA: No, no.

FAZIO: Appunto, appunto.

SILVANA: De Gregori l’ammiro tanto perché è un poeta, fa sognare, è reale, e dovrebbe avere più di quello che ha avuto fino ad adesso.

FAZIO: Non gli è andata malissimo, sa?

SILVANA: Però in confronto a tanti… mmmhhh… poteva andargli molto meglio, cioè siccome la televisione e la Rai dovrebbero educare ed abituare il pubblico ad amare le cose più belle, elevare un po’ il pubblico……

FAZIO: Posso fare il riassunto?

SILVANA: Sì.

FAZIO: Lei ama De Gregori!

SILVANA: No, io non amo nessuno alla mia età, ho molta ammirazione…

FAZIO: Sì, in questo senso…

SILVANA: E una cosa le vorrei chiedere…

FAZIO: Ecco la domanda! Aspetti, si becchi l’applauso…

SILVANA: La canzone stupenda, la Donna cannone, forse io un pochino lo sono…

FAZIO: Non dica così…. Signora!

SILVANA: Lei l’ha scritta per Mia Martini, vero?

DE GREGORI: No, signora, mi tocca smentirla, mi dispiace. Non l’ho scritta per Mia Martini, anche se lei l’ha cantata ed io sono stato molto felice di questo suo omaggio.

SILVANA: Ah, va bene, niente. Basta.

FAZIO: Fine. Ecco!

DE GREGORI: Mi tocca dire la verità, lei mi sembra una donna che dice la verità molto bene, anche troppo.

SILVANA: Credevo che l’avesse scritta per Mia Martini e volevo chiederle, in riferimento a questo…., perché quell’essere cannone non vuol dire dedicato a una donna grassa..

DE GREGORI: Non soltanto quello, no. Anche a una donna capace di volare. A volte sanno volare anche le donne magre.

SILVANA: Certo, perché se una donna vuole può volare.

DE GREGORI: Sicuramente. Qualsiasi peso abbia.

SILVANA: Non a tutte le età però.

DE GREGORI: Anche a tutte le età. Certo.

FAZIO: Naturalmente… scusi signora, traduco… in questo momento stiamo parlando attraverso metafore, cioè la signora non sta dicendo che per davvero si può volare.

DE GREGORI: Sì, la signora sta dicendo questo e io sto rispondendo sempre in maniera metaforica.

FAZIO: E’ Francesco De Gregori, stiamo parlando con lui, quindi parliamo in senso metaforico! Perché, sai, se qualcuno si fosse messo in ascolto adesso e si butta giù…

SILVANA: Comunque ringrazio la Radio che mi ha fatto venire, sono stati molto carini. Mi hanno detto “Ma quanti anni ha?”. Quando ho detto l’eta ho pensato “questi l’invito non me lo preparano”. Mi hanno detto “telefoneremo qualche giorno prima”. Ho detto “No! Il giorno 19 alle quattro e un quarto…..”

FAZIO: Signora! Siccome oggi è lunedì 25 e lei continua a dire questo falso storico….

SILVANA: L’ho detto prima e lo confermo una seconda volta.

FAZIO: Eh, ho capito, ha il gusto dell’eufemismo. Senta signora, quanti anni ha? Posso?

SILVANA Settantadue e mezzo, come i bambini.

FAZIO: Un bambino di 72 anni e mezzo!!? Io non l’ho mai visto!

SILVANA: Ai bambini dicono “quanti anni hai?” e loro “quattro e mezzo”. E allora a una certa età è un vanto mettere avanti anche il mezzo.

FAZIO: Benissimo signora, intervenga quando vuole!

SILVANA: No basta. Ho parlato anche troppo!

FAZIO: No, no, siamo qui apposta. Grazie signora Silvana……. Che fai? Hai preso la chitarra? Ha preso la chitarra!

DE GREGORI: Hanno fatto un cenno….

FAZIO: Ti serve la giacca? Francesco De Gregori canta solo con la giacca! E’ una vecchia scaramanzia che lo accompagna? No. Perché canti con la giacca?

DE GREGORI: No, è che dentro la giacca c’è una cosa che mi serve per suonare… il capotasto… ma forse non c’è nemmeno dentro la giacca…. scusate….

FAZIO: Avete un capotasto?

DE GREGORI: No, è dentro la giacca. Eccolo!

FAZIO: Abbiamo trovato il capotasto, qualche attimo di imbarazzo….

DE GREGORI: Chi diceva “questo è il bello della diretta”?

FAZIO: Minà!

DE GREGORI: Eh eh… e come lo diceva?

FAZIO: Ah vigliacco! Tu mi vuoi far fare…Che cosa canti?

DE GREGORI: Avrei voluto fare La donna cannone per ringraziare la signora di queste cose bellissime che ha detto su di me, però siccome ci vorrebbe il pianoforte e quello non c’entrava nemmeno nella giacca…

FAZIO: Io per servilismo posso fare anche il pianoforte!

DE GREGORI: Non sei capace… vorrei fare una canzone che comunque lei gradirà .. speriamo… non si sa mai..

(esecuzione di RIMMEL, solo con la chitarra)

DE GREGORI: Vi ringrazio naturalmente. Grazie.

FAZIO: Se vuoi andare avanti…

DE GREGORI: C’è un’altra canzone che potrei fare che è .. come dire… legata a quel periodo lì, al periodo di Rimmel. Occorre l’armonica a bocca, ce l’ho qui … magari piace anche questa. Si chiama Buonanotte fiorellino.

FAZIO: Ancora a noi non ci par vero tutto questo.

DE GREGORI: Oh! Non è facilissima a suonare...quindi se per caso mi sbaglio poi…

FAZIO: Se hai bisogno ti aiutiamo.

(esecuzione di BUONANOTTE FIORELLINO, con chitarra e armonica)

DE GREGORI: Torniamo a sederci.

FAZIO: Ciascuno dei presenti è andato con la mente chissà dove, perché? Eh?

DE GREGORI: E chi lo sa?

FAZIO: Mah! Quanto sei “alto”!

DE GREGORI: No, alto….

FAZIO: Qui verrebbero a dire tutte quelle cose evocative della musica, sulle parole, su poesia e non poesia. Ma noi non le diciamo, non io, ma almeno le dice il pubblico che ringrazio per non aver rovinato la canzone accompagnando con il battito delle mani. E’ una mia fissazione.

DE GREGORI: Come ogni tanto accade.

FAZIO: Come ogni tanto accade e dà anche fastidio.

DE GREGORI: A volte fa piacere, a volte fa anche piacere.

FAZIO: Però siccome io sono anziano vi ringrazio, perché mi urtano queste cose. Ecco, mi avrebbe dato fastidio disturbare il Maestro. Vado tra il pubblico per la prossima domanda. Tu accomodati…

DE GREGORI: In piedi, sto in piedi. Si dice “seduto o non seduto faccio sempre la mia parte”.

FAZIO: Però, anche “però” c’è subito dopo nella canzone. Allora, chi è il prossimo o la prossima? Chi è lei, parente della Signora Silvana? No. Come si chiama?

FLORIANA: Floriana da Roma. Innanzi tutto volevo dire che sono contentissima di venire qua perché l’altro ieri ho fatto…

FAZIO: Guardi, non ci interessa… le sue cose private, volevo dire che ci interessano ma….

FLORIANA: …ero in lista fra quelli che sono prenotati, va bene, poi ho detto… insomma…dopo ho detto…..

FAZIO: Qui tagliamo tutto. Dica..

FLORIANA: Io volevo chiedere due cose. Una un po’ più seria e l’altra un po’ meno seria.

FAZIO: Noi non le chiediamo quale delle due è quella più seria e quella meno seria. Prego.

FLORIANA: Come mai negli ultimi anni, soprattutto nell’ultimo periodo, è cambiato il rapporto di Francesco De Gregori con i mass media, in questi ultimi tempi devo dire che è molto più presente, grazie al cielo; perché finalmente la musica di De Gregori si conosce, perché molti non lo apprezzano perché non lo conoscono. E l’altra è il rapporto di De Gregori con il pubblico durante i concerti, perché alcune sembra quasi che l’accompagnamento di chi canta sembra quasi possa disturbare la canzone. Io mi ricordo l’ultimo concerto….

FAZIO: Questa è colpa mia, perché siccome io vado a tutti i concerti, lui sa che mi dà fastidio quando la gente rovina le canzoni e allora per cortesia nei miei confronti lui…

FLORIANA: No, perché all’ultimo concerto al Palaeur di Roma, mentre stava cantando la Donna cannone, aveva chiesto che nessuno cantasse. In realtà hanno cantato perché fuori stava venendo fuori una cosa grandiosa.

FAZIO: Sì, però se tutti cantano, si vedano da soli a cantino da soli senza chiamare il cantautore, scusi, eh? Quello si chiama karaoke, lasciate stare i cantautori!

DE GREGORI: No, io credo che… quello che dicevo prima…fa anche piacere. Insomma, su certe canzoni molte volte è piacevolissimo sentire il coro del pubblico, anche se diventa un problema tecnico per chi sta cantando perché non si sente più quello che sta facendo lui, il basso, la batteria. C’è solo questo grande coro pieno di affetto, a volte anche molto intonato (non sempre), ma comunque va benissimo.

La Donna cannone a Roma era un gioco, era un gioco teatrale se vuoi. Fare quel gesto: “non cantate”era… come dire… premeditato. In effetti, comunque, si è creato un momento di silenzio strano in tutta quella bolgia che, credo, non sia stato bruttissimo. E… niente… continuate a cantare, non date retta a Fazio, poi ci parlo io.

Quanto a farmi vedere di più in televisione o alla radio come oggi…. perché no? Ecco, non è sicuramente la parte del mio lavoro che mi riesce meglio, forse nemmeno quella che amo di più, però siccome per tutta la vita uno non fa che imparare, ecco, forse è ora di imparare… è forse anche un fatto di umiltà, forse anche il fatto di non sentirsi il Papa, capito? Ora non vorrei che ci facessero causa…. però bisogna essere un po’ più a portata di mano. L’importante è quello che uno ha da dire e che ha da cantare, cioè portare la propria voce, la propria faccia, le proprie storie. E poi non “dove” le va a portare.

FAZIO: Finito?

DE GREGORI: Io avrei finito, però se tu hai da….

FAZIO: Non volevo toglierti nemmeno un attimo di….

DE GREGORI: Grazie.

FAZIO: Prego… che emozione!…… Lei è?

GABRIELE: Allora, volevo dire a Francesco che lo ammiro sia come cantante ma soprattutto come uomo. In particolare l’ho apprezzato quando ha cantato qui a Roma al concerto al Colosseo contro la fame, e quindi la domanda era in questo senso: che cosa pensa lui delle conclusioni del Consiglio della FAO che si è tenuto qui a Roma?

DE GREGORI: Questa è una domanda assai rigorosa e meriterebbe una risposta molto lunga, bisognerebbe parlare di un argomento che non è alla mia portata di mano ma non è nemmeno alla portata di mano di nessuno in questo breve momento che abbiamo a disposizione. Credo che la FAO subisca in qualche modo la sorte di tutti i grandi organismi internazionali. Mi viene in mente l’ONU. Quando l’ONU deve impedire una guerra non ce la fa mai. La FAO dovrebbe impedire la fame, ma già ha poco senso riferirsi in questo modo il problema. Credo che ci voglia una volontà politica diversa nel “pianeta” e la FAO è un mediatore di queste possibili volontà politiche. Facciamo il tipo per la FAO, insomma non lavoriamo di gomito.

FAZIO: Bene. Vedi, questo capita quando i cantautori, la valenza politica dei cantautori…Cosa? Aspetti signora, aspetti… c’è la signora Silvana di prima che dice “un’altra cosa gravissima”. Dica.

SILVANA: Io non mi intendo di politica, però penso che la FAO ha ottenuto poco o niente, quello che è molto importante sarà l’incontro di domani: il Papa con Castro. Quello sarà…

FAZIO: Cioè, lei si riferisce all’incontro del 19, vero?

SILVANA: Ecco, sì…. eh eh eh. E sa perché?

FAZIO: Perché oggi è il 25!

SILVANA: Gorbaciov quando ha incontrato il Papa, che è avvenuto poi? La caduta del muro di Berlino!

FAZIO: Che cosa vuol dire questo? Perché ha una doppia lettura…

SILVANA: L’incontro di domani fra Castro e il Papa…… terminerà l’embargo che c’è stato finora verso Cuba…

FAZIO: Cioè, lei dice la fine dell’embargo e l’inizio dell’imbarco, nel senso dei mezzi che Cuba sta aspettando da tanto tempo. Signora, però il muro non è caduto, lo hanno buttato giù, perché se no sembra che ogni volta che c’è un incontro viene giù e allora c’è anche una responsabilità….

SILVANA: La caduta è una parola poetica.

FAZIO: Poetica? Va bene. C’è una telefonata, le spiace? No. Pronto?

GIANCARLO: Ciao io sono Gianfranco, chiamo da Cagliari.

FAZIO: Mi sembrava, dalla voce!

DE GREGORI: Eccomi qua.

GIANCARLO: Ciao Francesco! Come va?

FAZIO: Lei chiama da Cagliari per dire “come va”?

GIANCARLO No, anche per questo.

FAZIO: Grazie! E’ contento? La saluto?

GIANCARLO: No, no, vorrei fare la domanda. Ascolta Francesco, io ti volevo chiedere… insomma… praticamente…in questo penultimo album e anche nell’ultimo “Prendere e lasciare” ho notato, per quanto riguarda gli arrangiamenti, una forza maggiore, più trascinante, che poi chiaramente allo stesso tempo è dolcissimo perché i testi sono stupendi … Ecco volevo sapere da te se questa era una cosa voluta, ricercata, oppure…

DE GREGORI: Sicuramente è voluta, ma è voluta nel momento in cui ho scritto quelle canzoni, non è che io ho scritto delle canzoni e poi ho detto “facciamole fare più rockettare”. Credo che alcune di queste canzoni si prestassero da sé stesse a questo nuovo tipo di arrangiamento, ecco. Lo richiedessero proprio.

GIANCARLO: Ah, ecco. Certo. Era una mia curiosità, questa era la mia domanda.

FAZIO: E’ finita? E’ soddisfatto?

GIANCARLO: Soddisfattissimo!

FAZIO: Vuole salutare qualcuno?

GIANCARLO: No

FAZIO: Meno male. La ringrazio, perchè le avrei detto di no.

GIANCARLO: Perché?

FAZIO: Per cattiveria, per cinismo. Ciao, tanti saluti in casa, la saluta Francesco. C’è un’altra domanda laggiù, prego. Come ti chiami?

CLAUDIO: Claudio, da Roma, 24 anni. Ho risolto tutte le formalità?

FAZIO: Io non ho chiesto niente, sai?

CLAUDIO: Chiedo io a Francesco. Tu hai fatto un album dal vivo che si chiama Bootleg, il prezzo era imposto a 24.900 lire. Pensi che i cantautori possono fare qualcosa per..

FAZIO: Con parole tue, tranquillo.

CLAUDIO: Il problema è quello: trovarle…. Possiamo fare qualcosa per questa industria che ha vietato i bootleg, che sono le registrazioni dei concerti o di prove in studio, dischi che non incidono assolutamente nel mercato discografico ufficiale perché hanno un mercato assolutamente secondario? I dischi ufficiali costano 33.000 adesso, c’è la proposta di portarli a 40.000 lire. Credi che iniziative come le tue, come le altre, possano servire a qualcosa per fermare il prezzo dei CD? Perché ….. proprio non ce la faccio più!

FAZIO: E’ un problema serio questo.

DE GREGORI: Guarda, questa è una domanda, intanto, molto alternativa. Poi la definirei anche molto complessa e c’è un problema reale che è quelo che tu hai detto alla fine. Tu hai detto “io non ce la faccio più a comprare dischi”; magari ne vorresti comprare 5-6 al mese e chiaramente non ce la puoi fare, però hai messo molta carne al fuoco secondo me. Quando tu parli dell’industria che vieta le registrazioni “illegali” io ti devo rispondere che fa benissimo a vietarle, perché c’è una legge che non è oppressiva, è una legge che tutela il diritto d’autore e che va rispettata, va rispettata quale che sia il prezzo della registrazione. Quando io ho fatto uscire Bootleg a 24.900 lire ho potuto farlo perché ero io discografico di me stesso, quindi potevo decidere di entrare sul mercato con quel prezzo, nessuno poteva dirmi “non lo fare”. Ho comunque pagato la SIAE su quel disco, e guai se questo non avvenisse. C’è tutta una linea di tendenza oggi in Italia che dà addosso al diritto d’autore e al diritto di editore. Io sono contrario a questo. Tutti i paesi civili non tollererebbero un attacco a questo.

FAZIO: Stiamo facendo un discorso troppo serio.

DE GREGORI: Però la domanda era molto seria.

FAZIO: Però che i dischi costino troppo…

DE GREGORI: I dischi, guarda…. Secondo me i dischi costano “leggermente” troppo, e rischio di essere impopolare dicendo questo. Io credo che oggi un disco dovrebbe costare qualche migliaia di lire di meno, credo che l’IVA dovrebbe essere più bassa e su questo, in linea generale, sono d’accordo tutti però nessuno l’abbassa; bisognerebbe fare una lotta perchè questa IVA venisse portata a com’è l’IVA dei libri. E questo già farebbe un grosso favore a chi deve comprare dei dischi. E poi, forse, bisognerebbe creare delle fasce diverse di prezzo a seconda dei dischi. Quindi un disco più vecchio dovrebbe costare di meno, il disco di un giovane talento (anche bravissimo ma non ancora conosciuto) può e deve costare di meno. Intanto nell’interesse del giovane e sconosciuto talento ma anche per il pubblico. Però partire così al lancio… io ho sentito un tono anche un po’ polemico … che le case discografiche….In tanti anni di lavoro ho imparato che poi bisogna cercare di collegarsi con la controparte e questo tipo di astio, questo tipo di muro contro muro, per esempio, non c’è fra gli scrittori e gli editori. Nessuno dice che Einaudi è uno che affama il pubblico.

FAZIO: Però poi i libri non li compra nessuno e il problema è risolto.

DE GREGORI: Forse è vero quello che dici tu ma anche i dischi non li compra nessuno.

FAZIO: Ma come, solo io?

DE GREGORI: Insomma, per interderci, è un discorso che va fatto su tutta la discografia, su tutta la musica nel complesso. Il tuo è uno dei tanti argomenti interessanti ma …. mi stanno facendo dei segni?

FAZIO: Dovrei chiederti se ci facessi ascoltare, con l’IVA a costo zero…..

DE GREGORI: Io vorrei fare sentire un paio di canzoni, con l’aiuto del mio amico Ambrogio Sparagna, che suonerà per me grazie al suo strumento, l’organetto, uno strumento poco conosciuto in ambiti di massa che comunque adesso si farà sentire.

FAZIO: Che ci fate ascoltare?

DE GREGORI: Ambrogio, cosa facciamo sentire?

FAZIO: Ti chiami proprio Ambrogio?

DE GREGORI: Io partirei da…

FAZIO: Ambrogio, mai stato dall’ambasciatore?

SPARAGNA: Mai!

FAZIO: Cosa ci fate ascoltare?

SPARAGNA: Decide il Maestro.

DE GREGORI: Lei Fazio, però, è un po’ irriverente.

FAZIO: No, no, Fazio va da Agnelli, lui potrà essere stato dall’ambasciatore, no?.. Sorpresa! Informo i radio ascoltatori che qui in studio hanno acceso le luci.

(esecuzione de L’ABBIGLIAMENTO DI UN FUOCHISTA, con Sparagna all’organetto)

DE GREGORI: Ambrogio Sparagna!

FAZIO: Ero assorto. Grazie ad Ambrogio Sparagna e a Francesco de Gregori. Facciamo un velocissimo altro giro? Raccogliamo un po’ di domande. C’è qualcuno di voi, critici musicali….lei vuol fare una domanda? Dica.

BARBARA: Barbara Condorelli, non sono proprio un critico musicale ma un conduttore di programmi radiofonici. Volevo chiedere a Francesco, visto che abbiamo parlato di concerti (il concerto del Palaeur, il concerto al Colosseo)….se il concerto di Santa Cecilia in programma qui a Roma per il 20 dicembre sarà un concerto acustico o un concerto elettrico.

FAZIO: Notizie sul concerto. Ne raccolgo due o tre insieme così rispondiamo velocemente, d’accordo?

DE GREGORI: Rispondo adesso? Scusa, io non ho i tempi radiofonici.

FAZIO: Io neanche, figurati! Signora, lei voleva fare una domanda prima?

SIGNORA: Non so se questa è la sede. Io ho un debito di riconoscenza, lo posso dire? Sì. Non solo per le tante, intense emozioni che Francesco De Gregori mi ha regalato e che hanno accompagnato la mia giovinezza e che adesso stanno accompagnando la mia maturità, ma anche per un fatto della mia vita che non ho capito bene e che racconto così com’è. Quasi vent’anni fa… sì… si va bene…., vede che ho ingranato la quarta per fare in fretta? Perché ….. Londra….ho capito!

FAZIO: Siamo a Londra.

SIGNORA: Quasi vent’anni fa (incomprensibile) mia sorella per il resto della sua vita. La prospetitva non piaceva né a me né ai miei familiari. Io spedii, un mese dopo la sua uscita, a Londra, la cassetta di “Viva l’Italia”. Io non so cosa mosse questa cosa, fatto sta che cominciai a capire che avevo aperto una breccia a questo proposito e in effetti poi ritornò a Roma. Io l’ho raccontato così com’è.

FAZIO: Cioè, lei ha mandato la cassetta “Viva l’Italia” di Francesco e sua sorella è tornata?

SIGNORA: Sei mesi dopo. Poteva tornare comunque, però io notai…

FAZIO: Questa è la domanda, ma sarebbe tornata comunque nel senso che c’era già un prepagato con data di ritorno?

SIGNORA: Senta, non basta, non mi tolga tempo, visto che il tempo è poco.

FAZIO: E mi sgrida pure! Ma siamo matti? Signora, vada a Londra! Poi le mando “Prendere e lasciare” e torna.

SIGNORA: Volevo dire un’altra cosa, la mia prima figlia sarebbe nata soltanto due anni dopo…

FAZIO: Mamma mia, ragazzi, qui è come Beatiful! Cosa c’entra la sua prima figlia con sua sorella?

SIGNORA: Non c’entra nulla, allora.. non mi lasci disorientare…ho finito…

FAZIO: Non mi lasci perdere la pazienza, può parlare quanto vuole, ma con ordine!

SIGNORA: Il fatto che sia qui..

FAZIO: Chi?

SIGNORA: Mia figlia…

FAZIO: Che è a Londra.

SIGNORA: No.

FAZIO: E’ la sorella che è andata a Londra, ora qui c’è sua figlia che è la nipote di sua sorella.

SIGNORA: No, volevo dire questo di serio: che il fatto che sia qui con me, che si sia affrettata a comprare l’ultimo lavoro di settembre, la dice lunga sulla capacità di Francesco De Gregori di cogliere nel cuore della gente, al di là delle barriere generazionali.

FAZIO: Questo è vero! Ma mi darà atto che non c’entra niente che sua sorella sia tornata da Londra vent’anni fa!

SIGNORA: Per la miseria! Se io le ho detto di qualcosa che mi è capitato per il disco!

FAZIO: Ragazzi, qui ora mandiamo in onda i cartoni animati e io continuo a  parlare con la signora!

DE GREGORI: Signora, ha ragione lei! Ma certo….. ha ragione la signora. E basta.

FAZIO: Ma Francesco, ma ce l’hai con me?

DE GREGORI: Grazie signora! (ridendo).

FAZIO: Allora,……però un bel complimento, eh?

DE GREGORI: E’ per questo che le ho dato ragione!

FAZIO: Hai capito? Ha fatto tornare la sorella, la cassetta ha fatto tornare la sorella..

SIGNORA: Per quale motivo ritiene che sia impossibile questo?

FAZIO: Niente affatto, lo ritengo possibile.

SIGNORA: Può entrarci pure che una canzone muova delle emozioni e quindi faccia ritornare sulla posizione di restarsene in Inghilterra…no?

FAZIO: Sua figlia chi è questa? Come ti chiami? Daria? Sei mai stata a Londra? Stai qua e non ti muovere! Grazie Signora, molto gentile. Anche lei, dica…

SIGNORE: Una domanda molto veloce, siccome oggi è il 25 di novembre, quindi tra un mese è Natale, no?

FAZIO: Ringrazio! A nome della Rai!

SIGNORE: Allora, colgo l’occasione per fare questa domanda a Francesco. Non se dare del lei, del voi….

DE GREGORI: Del tu.

SIGNORE: Del tu. In relazione al brano dell’ultimo LP, cioè Agnello di Dio, volevo sapere che motivazioni hai trovato nello scrivere questo tipo di canzone, visto che ci sono dei tuoi esimi colleghi che hanno scritto sul tema, cioè canzoni di tipo mistico, se non altro che guardano all’interno di quello che abbiamo dentro. Se c’è una relazione e cosa ne pensavi di queste critiche.

DE GREGORI: Rispondo dalla fine per comodità, quindi rispondo alla tua domanda. Mah… non c’entra niente col Natale, soprattutto un mese prima poi. Cosa penso delle critiche? Le critiche sono venute da una certa parte del mondo cattolico, non da tutto. Bisogna dire anche le cose fino in fondo. Da una parte del mondo cattolico che è sicuramente la più intransigente e aggiungerei, forse, la meno colta. Poi c’è stata un’altra parte del mondo cattolico, rappresentata dal Cardinale Tonini, rappresentata dalla rivista dei Paolini “Letture” che invece… non voglio dire che hanno assolto la canzone ma hanno detto addirittura che era una bella canzone. Questo veramente va detto ad onore del mondo cattolico che, chiaramente, è variegato nelle sue espressioni, nelle sue capacità di recepire ciò che un non credente (interruzione)…. letto Vangelo che non è sicuramente un patrimonio solo dei cattolici DOC. Ecco, spero di aver risposto. E comunque credo che questa canzone non abbia mai mancato di rispetto a nessuno a chi l’ha ascoltata in buona fede.

La signora l’ho già ringraziata e difesa da questo attacco di Fazio sferrato con una violenza….. Fabio io non ti conoscevo così …poi ti parlerò in privato…

FAZIO: Ma non è vero, anzi ringrazio perché queste signore, grazie a Dio, riempiono di passione e anche di allegria queste nostre conversazioni.

SIGNORA: Grazie a lei.

FAZIO: Le dò un bacio, posso?

DE GREGORI: Vero, senza effetti! E poi rimando alla domanda sul concerto di Santa Cecilia. Io sono molto contento che un tempio della musica colta apra le porte a un cantante di musica leggera quale io sono. Sarà un concerto acustico quanto lo sono i concerti che sto facendo adesso nei teatri italiani. Io non credo che modificherò il mio programma per il fatto di andare a Santa Cecilia, sarebbe farmi una violenza. Io credo che debba rimanere me stesso. Nel mio concerto c’è già una parte acustica e rimarrà tale. E poi la scaletta. Io sto cercando il più possibile di far sì che sia improvvisata anche per me. Ecco, cerco di deciderla nella disperazione di tutti i miei collaboratori fra musicisti, fonici, datori luci, cerco di deciderla il più tardi possibile. E credo che sarà così anche quella sera. L’importante che sarà un buon concerto, anche se poi ci sarà anche la batteria!

FAZIO: Abbiamo un’altra domanda?

RAGAZZO: Sì, io volevo chiedere se ha mai pensato di fare un disco acustico, chitarra e voce, senza la produzione strumentale. Così, da mattina a sera, entrare in uno studio, registrare le canzoni e lanciarlo così sul mercato.

DE GREGORI: No, non ci ho mai pensato.

FAZIO: Vuole sapere anche come mai?

DE GREGORI: Forse vuole sapere perché. Perché mi piace molto suonare insieme agli altri. Ci sono delle canzoni che io eseguo volentieri da solo specchiandomi nella mia scarsa abilità di chitarrista, e va benissimo così su certe canzoni. Ma per la maggior parte di quello che ho scritto credo che l’apporto di musicisti intelligenti che mi danno una mano sia fondamentale, anche per le orecchie del pubblico. Io credo che nessuno lo comporrebbe un disco così …anche per questo non lo faccio!

FAZIO: Io, lui, due, tre, quattro … li compriamo, noi li compriamo!

DE GREGORI: Fate la conta, poi se vale la pena …..

FAZIO: Signora, lei?

MATILDE: Sono Matilde. Francesco, volevo chiederti il perché ti sei ispirato al tema Agnello di Dio in quella canzone dell’ultimo album?

DE GREGORI: Io pensavo di aver già risposto.

MATILDE: Io pensavo che la mia domanda si esaurisse con la domanda dell’altra persona. Non ho capito perché un non cattolico, come tu ti sei professato, ha trattato un tema come l’Agnello di Dio.

DE GREGORI: Perché esiste una fede cattolica e una cultura cattolica. Io non ho la prima ma sono un (interruzione) della seconda.

FAZIO: E’ svenuta? E’ chiara la risposta?

MATILDE: Non sono soddisfatta ma è chiara.

FAZIO: Però lui per soddisfarla più di risponderle non può fare.

MATILDE: Come figura carismatica, qualcosa che ti ha colpito comunque, che ti ha spinto a produrre il testo.

DE GREGORI: Ma molte figure del Vangelo sono carismatiche, i due ladroni crocifissi accanto a Gesù sono carismatici, la Maddalena è carismatica. Ti sto parlando di grandi peccatori, insomma. Il Vangelo è stato il primo a perdonare i peccatori, quindi è andato in anticipo su molta parte del mondo cattolico di oggi.

FAZIO: Ti chiederei se tu ci facessi ascoltare un’altra canzone così io vado dall’altra parte di questa grande sala per raccogliere altre domande.

DE GREGORI: Ma certamente.

(esecuzione di ALICE con Sparagna)

DE GREGORI: Grazie e grazie ancora. E ancora grazie ad Ambrogio Sparagna.

FAZIO: Sono qua Francesco… oh mamma mia, cosa dice signora Silvana?

SILVANA: …. contaminazione….dove l’ha pigliato questo Ambrogio? Perché è il complemento di certe sue canzoni.

FAZIO: Lei sta facendo i complimenti a Francesco come talent scout? Un po’ come Teddy Reno con Rita Pavone? E’ un modo per salutare ancora Ambrogio Sparagna e fargli i complimenti?

DE GREGORI: Io vorrei dire…. Signora mi scusi…. lei è molto carina. Come è stata carina per me ora è stata carina con Ambrogio, però Sparagna non ha bisogno di un talent scout, il suo talento è stato ampiamento riconosciuto. Certo, è… come dire….una cosa strana, perché non accade spesso che in Italia si facciano queste… come si chiamano?  Contaminazioni!

FAZIO: Capperi!

SILVANA: Contaminazione ben riuscita. Soprattutto perché è uno strumento campestre, ruspante e adatto a certe sue canzoni.

DE GREGORI: Brava! Certo.

SILVANA: Ecco, un abbinamento perfetto. Questa è una mia opinione, ad altri non piacerà.

FAZIO: Ma signora, perche dice questo?

DE GREGORI: Una come lei che ha detto che è uno strumento ruspante …..oh… è caduto l’organetto!

FAZIO: E’ vero! Si è emozionato l’organetto! E’ vero, elogiava non solo Ambrogio ma anche la vostra unione. Prego. Si alzi, lei è?

ANDREA: Io mi chiamo Andrea. Ciao Francesco.

FAZIO: Perché strilla? E’ lì.

ANDREA: Sono un po’ emozionato.

FAZIO: Eh, lo credo. Siamo tutti emozionati. Allora, Andrea….

ANDREA: Io volevo chiedere a Francesco una cosa che mi sono sempre chiesto.

FAZIO: Sempre sempre sempre o…?

ANDREA: Volevo sapere da lui cosa c’è dietro una canzone, dietro un testo che lui scrive, diciamo tutto il contesto …. quali sono le emozioni che tu prendi… da che cosa viene tutto questo, diciamo… io penso che sono cose molto profonde …

DE GREGORI: Tu fai una domanda molto difficile, difficile come quella di quell’altro ragazzo che voleva sapere dei dischi perché costano tanto.

Vuoi sapere perché ci metto dentro certe cose? Tu affronti il tema dell’ispirazione.

Chi lo sa perché uno alla fine scrive una certa cosa? Io ho sempre pensato che non fosse così diverso porsi di fronte a una canzone come porsi di fronte a una cartolina quando la devi mandare a un amico, capito? Perché anche lì ti chiedi come fare bella figura, come comunicare le cose che c’hai in testa, no? E’ un po’ la stessa cosa, è scrivere, comunicare insomma… prolungare sè stessi, fare arrivare una parte di te stesso agli altri. E questo può avvenire con le canzoni, con le cartoline, con i film. Ecco, forse bisogna scavare dentro sé stessi, avere poco pudore a volte. Ecco, questa è una buona ricetta: bisogna avere poco pudore. Mettete poco pudore all’inizio, poi il resto viene da sé.

FAZIO: Grazie Andrea, grazie molte. In questo senso ci riallacciamo al discorso di prima, le canzoni e le cartoline a volte possono indurre una persona a tornare. Scherzi a parte, è interessante. C’è una telefonata. Pronto?

PAOLO: Sono Paolo da Firenze. Ciao Francesco. Volevo sapere perché c’era…. questa esigenza ……gente…disco.

DE GREGORI: Come mai l’esigenza di registrare il ………?

PAOLO: Il disco negli Stati Uniti.

DE GREGORI: Ah! …Negli Stati Uniti. Perché ho scelto di lavorare con un produttore che vive e lavora lì da anni. Se fosse stato in Francia sarei andato in Francia.

PAOLO: Non c’è un motivo ispiratore?

DE GREGORI: No. Poi, chiaramente, la musica americana mi riguarda molto da vicino, però non credo di essere l’unico. Io ci sono andato molto volentieri. La scelta è nata dal fatto che Corrado Rustici da vent’anni vive in California. Solo per quello, giuro.

FAZIO: Lei cosa si aspettava?

PAOLO: Non lo, forse un’ispirazione così..

FAZIO: Ah, non perché uno va là e vede le puntate successive di Beatiful, no?

PAOLO: No, magari anche per quello. Se Francesco ce le può raccontare…

FAZIO: Ma lui non le sa! Mica è andato per quello!

DE GREGORI: No, non le ho viste, non le ho viste!

PAOLO: Ha fatto male.

DE GREGORI: Mi rifarò. La saluto.

FAZIO: C’è qualche altra voce della radio che vuole fare una domanda?

ALTRA SIGNORA: Sì, io volevo fare una domanda a Francesco. Sono molti anni che tu hai iniziato e sicuramente quando hai iniziato hai respinto …. Son passati appunto vent’anni dall’inizio. Molti giovani musicisti si avvicinano oggi all’impervio lavoro del cantautore o semplicemente del musicista. Tu cosa consigli loro, di coltivare la propria innocenza o il proprio cinismo?

FAZIO: O di smettere.

DE GREGORI: No, io vorrei dare una risposta tecnica a una domanda che invece tecnica non è. Il cinismo sicuramente non va coltivato. Io consiglio di coltivare la propria ispirazione, la propria intelligenza, la propria moralità. Finito il discorso metaforico, dal punto di vista tecnico suggerirei di non buttare tante cassette registrate sui tavoli delle case discografiche ma suonarle il più possibile dal vivo, nei locali, per strada, a casa di amici, alle feste, alle gite scolastiche, perché quando io ho cominciato a fare questo mestiere – e sono passati alcuni decenni – …. Cioè  voglio dire che avere un registratore dentro casa non era da tutti e quindi non c’era questo fatto di fare la cassetta e mandarla, tanto per non far nomi, a Vincenzo Micocci, grande e ispirato discografico romano. E quindi i discografici erano anche più contenti perché avevano meno lavoro; c’era però questa palestra di andare in giro, suonare, restare insieme. Questo fa migliorare un musicista, stare chiuso dentro casa e registrare solo una cassetta non è la cosa migliore. E poi il cinismo no, mai, per carità! In nessun campo!

FAZIO: Non ti piace il cinismo?

DE GREGORI: No no… Fabio dove stai?… ma non solo nei musicisti, da nessuna parte.

FAZIO: Però il cinismo con sè stessi, laddove sfiora l’ironia è anche utile, no?

DE GREGORI: Sono cose diverse, l’ironia sì. Ma a piccole dosi però. Non bisogna esagerare anche perché te la fanno molti addosso e se ti ci metti anche tu….

FAZIO: Signorina?

GIOVANNA: Ciao Francesco, sono Giovanna, volevo chiederti … tu hai cominciato circa nel ’67 o 68 a fare questo mestiere. Io mi chiedevo che tipo di motivazioni avevi allora per cominciare a fare questo lavoro e che cosa ancora adesso ti motiva per continuare a farlo. In una canzone come Battere e levare a un certo punto dici “vedo cadere questa stella e non lo so dove mi tocca andare”. Questa cosa mi ha fatto pensare, cioè c’è ancora qualcosa che tu ti aspetti sia sotto il profilo professionale o nella tua vita di uomo? Grazie.

DE GREGORI: Sicuramente nella vita c’è ancora molto da aspettarsi e quello è un verso disperante, nato quella sera e che riguarda l’umore di quella sera. Oggi faccio canzoni in modo diverso da allora, da quando ho cominciato, però avrei potuto scriverlo anche allora quel verso lì. Le motivazioni cambiano ma rimangono.

FAZIO: Lei è? Lei mi ha detto, prima di entrare, “sono vent’anni …”…

CLAUDIO: Una domanda leggera…

FAZIO: Lei mi ha detto “sono vent’anni…”. E’ vero? “Sono vent’anni che devo fare una domanda a De Gregori”.

CLAUDIO: Io non perdo un suo concerto da una domenica del gennaio 1974 al Teatro dei Satiri, con Venditti e Cocciante insieme. E poi tutti, tutti, tutti, tutti, tutti….

DE GREGORI: E’ vero, c’ero anch’io. Posso confermare.

CLAUDIO: La domanda era questa. Se è vero che era stato traviato nella passione sportiva da Antonello Venditti.

FAZIO: Cioè, lei ha aspettato ventidue anni …dai, finiamo così. Sono ventidue anni che lei segue quest’uomo, questo poeta di cui abbiamo conosciuto lati meravigliosi, che ci ha insegnato a capire il suo pudore, che ci ha detto di essere spudorato quando lavora nei suoi testi, che questa sera ci ha insegnato un sacco di cose. E lei, con tutto quello che poteva chiedergli da ventidue anni, che lo insegue da ventidue anni perchè non ce l’ha mai fatta (esce di casa, compra i biglietti, fa la coda, cerca il parcheggio, non lo trova, lo ricerca, prende un autobus, arriva lì sotto il palco), viene stasera ai microfoni di RadioRai e gli chiede: “E’ stato Venditti?”. Lei è laziale?

CLAUDIO: Certo!

FAZIO: E’ laziale!

DE GREGORI: Allora, non è stato Venditti perché la violenza e la foga di Antonello Venditti nel tifo per la Roma era tale che io sono immediatamente diventato agnostico nei confronti del calcio. Sono stato però recuperato alla passione calcistica da altre persone. Posso far dei nomi?

FAZIO: No, perché se li facciamo lui che fa per i prossimi ventidue anni? Invece fra ventidue anni torna qui, ci saremo ancora io e te….

DE GREGORI: Io però non vorrei farlo tornare.

FAZIO: Esatto, così tra ventidue anni torniamo tutti qui e gli rispondi alla seconda parte della domanda.. No, decidi tu, figurati.

DE GREGORI: No, no, va bene. Il pubblico non vuole che io risponda?

FAZIO: Ah, siiii!

DE GREGORI: Allora: Filippo Bruni e Marco Stucco. Ma non mi chiedete chi siano perché….. Marco Stucco è famoso ormai… E comunque la virulenza del tifo di Antonello era  tale che cominciai a leggere tutto il Capitale di Marx e il Vangelo. Le conseguenze si vedono ancora nelle canzoni che scrivo.

FAZIO: Caro Francesco, io ti devo ringraziare, anche a nome di tutti, che peraltro ringrazio per la cortesia, la disponibilità, la giovialità con cui hanno risposto in questo incontro. Mi avete anche tolto dall’imabarazzo di dover trovare parole appropriate da rivolgere a una persona come Francesco de Gregori che le parole le usa talmente bene che è diffficile trovarne altre da …. Che fai? Mi dai la spinta? E’ vero!

DE GREGORI: Ma dai!

FAZIO: E’ vero, ero anche un po’ imbarazzato. Quindi grazie anche per questo aiuto. Io volevo ricordare soltanto che il 3 dicembre alle 21 RadioDue trasmetterà da Napoli il concerto di De Gregrori e quindi saremo ancora una volta su RadioRai ad ascoltarlo. Naturalmente grazie al maestro Ambrogio Sparagna, grazie per essere stato con noi. Francesco, io direi di lasciarci con una tua canzone. Ne hai voglia?

DE GREGORI: Assolutamente sì.

(conclusione con l’esecuzione di FINE DI UN KILLER con Sparagna)

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 


Lo vedi tu com'è, bisogna fare e disfare.
Continuamente e malamente e con amore, battere e levare.
Stasera guardo questa strada e non lo so dove mi tocca andare.
Lo vedi, siamo come cani senza collare.
Lo vedi tu com'è, è prendere e lasciare.
Inutilmente e crudelmente e per amore, battere e levare.
Ma non lo vedi come passa il tempo? Come ci fa cambiare?
E noi che siamo come cani, senza padroni.
So che tu lo sai, perfettamente, come ti devi comportare.
Abbiamo avuto tempo sufficiente per imparare.
E poi lo sai che non vuol dire niente, dimenticare.
E tu lo sai che io lo so, e quello che non so lo so cantare.
Lo vedi tu com'è, come si deve fare.
Precisamente e solamente, Battere e levare.
Vedo cadere questa stella e non so più cosa desiderare.
Lo vedi siamo come cani di fronte al mare

 

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David Sancious (tastiere)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (tamburello)

Francesco De Gregori (chitarra acustica)

 

 

 

E' la vita stessa, più che un termine musicale. Anche il respiro è un battere e levare. Anche la creazione artistica. Si prende e si lascia. Questo è l'uomo e il suo destino.

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

  

 

Avevano parlato a lungo, di passione e spiritualità.
E avevano toccato il fondo, della loro provvisorietà.
Lei disse "Sta arrivando il giorno,
chiudi la finestra, o il mattino ci scoprirà"
E lui sentì crollare il mondo,
sentì che il tempo gli remava contro.
Schiacciò la testa sul cuscino,
per non sentire il rumore di fondo della città.
Una tempesta d'estate lascia sabbia e calore.
E pezzi di conversazione nell'aria,
e ancora, voglia d'amore.
Lei chiese la parola d'ordine,
il codice d'ingresso al suo dolore.
Lui disse "Non adesso, ne abbiamo già discusso troppo spesso.
Aiutami piuttosto a far presto,
il mio volo, lo sai, partirà, fra poco più di due ore."
Sentì suonare il telefono, nella stanza gelata.
E si svegliò di colpo e capì,
di averla solo sognata.
Si domandò con chi fosse e pensò,
"E' acqua passata"
E smise di cercare risposte, sentì che arrivava la tosse,
si alzò per aprire le imposte,
ma fuori la notte sembrava, appena iniziata.
Due buoni compagni di viaggio,
non dovrebbero lasciarsi mai.
Potranno scegliere imbarchi diversi,
saranno sempre due marinai.
Lei disse misteriosamente
"Sarà sempre tardi per me, quando ritornerai"
E lui buttò un soldino nel mare,
lei lo guardò galleggiare.
Si dissero "ciao" per le scale,
e la luce dell'alba da fuori sembrò evaporare.

 

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David Sancious (tastiere)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica), tastiere e programmazione

Francesco De Gregori (chitarra acustica)

 

 

 

da TV Sorrisi e Canzoni 1996 - di Gherardo Gentili

 

"Mi guardavano con molta curiosità. La figura del cantautore così poco americana e così tanto europea li conquistava. Si facevano tradurre i testi delle canzoni, volevano capire". Francesco si riferisce ai musicisti con i quali ha registrato l'album "Prendere e Lasciare".

Se i testi dell'album hanno incuriosito i musicisti americani, figurati i nostri lettori. Non occorre tradurli, ma interpretarli.

Ok. Da dove vuoi iniziare

Seguo l'ordine delle canzoni che tu non stabilisci mai a caso. "Compagni di viaggio" sembra un invito rivolto agli ascoltatori. In realtà ha come protagonisti un uomo e una donna degni di un film di Antonioni.

Se intendi che la canzone ha un ritmo cinematografico mi sta bene. Ma Antonioni è più cerebrale e i miei personaggi non ragionano troppo. Vivono, parlano di "passione e spiritualità", scoprendo quanto sia provvisorio il loro rapporto e provvisoria la vita stessa. Due buoni compagni di viaggio non avrebbero mai dovuto lasciarsi.

Perché hai tirato in ballo la prima declinazione latina in "Rosa rosae"? Un ricordo ginnasiale?

Il titolo dell'album doveva essere questo. Ma risultava quasi minaccioso, per le reminiscenza scolastiche. E ho preferito "Prendere e Lasciare" più dentro al cuore del disco. Le rose sono rimaste in copertina. La rosa è un simbolo. Significa la passione, la tenerezza. Non c'è molto da spiegare. E' come un cristallo di neve che si posa sulla mano e subito si scioglie. E la passione, come la rosa della declinazione latina, è singolare, plurale, dativo, genitivo, accusativo, vocativo. Si adegua a ogni variante.

A chi dedichi "Tutti hanno un cuore"?

Ai vagabondi di ogni età, a quelli che appartengono alle cosiddette "sacche di disagio". E in particolare ai giovanissimi che, come dico nel testo "hanno la musica nella testa ma non gliene frega niente delle parole". Credono di essere cinici, ma sono soltanto dei perdenti.

"Un guanto" uno dei brani più difficili, va spiegato...

L'ispirazione mi è venuta da una serie di incisioni del pittore tedesco Max Klinger. Un guanto perduto su una pista di pattinaggio si trasforma in un simbolo della femminilità e si moltiplica all'infinito finchè finisce su un tavolo accanto a una statuetta di Cupido.

Qual é stato lo spunto di "Jazz"? Sembra dedicata a Paolo Conte...

Effettivamente anche lui a scritto una canzone intitolata "Sotto le stelle del Jazz". Il mio l'ho dedicato a tutti i musicisti che fanno del jazz un miraggio. Per loro il jazz è danza tribale, erotismo, improvvisazione, libertà assoluta.

"L'agnello di Dio" è l'uomo nel bene e nel male?

Proprio così. E' una delle canzoni più chiare e comprensibili dell'album. E anche se è scritta da un non credente, è piena di fede.

Chi parla in prima persona in "Stelutis Alpinis"? Un partigiano caduto in un'azione di guerra o una vittima della montagna?

No, il brano originale di Zardini è precedente alla seconda guerra mondiale. Forse è un soldato caduto nella guerra del '15/'18. Mi è piaciuto perché è un canto alpino senza essere corale e per il senso di mistero che lo pervade.

Qual è stato lo spunto per "Baci da Pompei"?

Un ricordo delle gite scolastiche che si facevano alle medie. I ragazzi in visita a Pompei vanno a cercare gli elementi più conturbanti, come il calco dei due innamorati colti dall'eruzione del Vesuvio durante un amplesso. Lo spunto è questo calco, ma non ne ho voluto fare una canzone archeologica e il brano prende tutta un'altra direzione.

"Prendi questa mano zingara" cita la vecchia canzone con la quale Iva Zanicchi e Bobby Solo vinsero a Sanremo nel 1969. Perché?

E' il ricordo affettuoso di quei lontani festival. Tra l'altro i due versi iniziali erano bellissimi. Io poi l'ho trasformata rendendola più scura e inquietante.

Anche in "Fine di un Killer" si intravede un mondo di vagabondi e barboni. Si riallaccia a "Tutti hanno un cuore"?

Più che altro si tratta di un piccolo manovale del crimine. Anche musicalmente è diversa. E nella su agonia dentro al fosso, il giovane sbandato trasfigura le cose.

Concludi con "Battere e levare". Si tratta di una professione di fede artistica e morale?

E' la vita stessa, più che un termine musicale. Anche il respiro è un battere e levare. Anche la creazione artistica. Si prende e si lascia. Questo è l'uomo e il suo destino.

Torniamo all'America, dove questo album tecnicamente è nato. Come hai trovato l'ambiente musicale californiano?

Pochi fronzoli e tante concretezza. Una grande facilità di rapporti, molta semplicità, capacità di concentrazione e anche voglia di divertirsi. A Berkeley, dove era lo studio, abitavamo tutti allo stesso albergo. Abbiamo trascorso tante sere insieme, parlando di tutto. Vero è che la musica fa parte della cultura americana molto più che da noi. E' per così dire..."in the air", nell'aria. I giovani imparano quasi tutti a suonare uno strumento, come succedeva nelle famiglie borghesi in Italia all'inizio del secolo. Solo che là è un fenomeno generale.

Ti sei concesso anche un po' di vacanza? 

In due mesi di permanenza mi sono scarrozzato in macchina, lungo la mitica Statale n.1 quella di tanti libri e tanti film.

  

 

 

 

 

 

 


Ci vediamo domattina giù nel fosso, giù nel fosso.
Ci vediamo domattina giù nel fosso, giù nel fosso.
Nelle vene avrò una pista di vino rosso, di vino rosso.
Nelle vene avrò un ruscello di vino rosso.
Per vederci un po' più meglio in fondo al fosso, in fondo al fosso.
Ci saranno Camomilla e Rosmarino in fondo al fosso,
e Cicuta e Biancospino ed un fringuello e un pettirosso.
A guardare il mio destino malandrino in fondo al fosso.
Sette denti d'assassino e qualche osso,
da lasciare dove stanno, stanno bene in fondo al fosso.
Ci vediamo domattina sotto al ponte, sotto al ponte.
Quando il fiume ha cancellato tutte quante le mie impronte.
Sulla testa avrò un cappello di tre punte, di tre punte.
Sulla testa avrò un cappello di tre punte,
ed un occhio luminoso proprio al centro della fronte.
Amore riconoscimi dal fondo della via,
amore mio perdonami se me ne vado via.
Amore mio salutami dal fondo della via,
amore mio riguardami da questa brutta compagnia.
Quando il fuoco avrà squagliato, avrà squagliato le mie scarpe,
e la pioggia avrà lavato, avrà lavato le mie colpe.
Non potrà più mozzicarmi né la cagna né la volpe,
non potrà più farmi male né la vita né la morte.
Né la morte col sorriso, né la vita colla falce.
Né la morte col sorriso, né la vita colla falce.
Amore riconoscimi dal fondo della via,
amore mio perdonami che me ne vado via.
Amore mio salutami dal fondo della via,
amore mio riguardati da questa brutta compagnia.
Amore riconoscimi dal fondo della via,
amore mio perdonami dal fondo della via.
Amore mio salutami dal fondo della via,
amore mio perdonami per questa brutta compagnia.

David Sancious (tastiere)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)

Ambrogio Sparagna (organetto)

Francesco De Gregori (chitarra acustica, banjo)

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Qualcuno avrebbe voluto occuparsi di Jazz,
qualcuno l'avrebbe saputo perfino suonare quel Jazz,
certamente non proprio benissimo,
ma quel tanto che basta e che fa.
Che si dica "Ha vissuto la vita sotto i colpi del jazz".
Che si dica "Quell'uomo ha vissuto sotto i colpi del jazz".
Qualcuno avrebbe dovuto tuffarsi nel jazz.
Lontano dagli occhi del mondo, volendo in un'altra città.
Altri portici ed altri portoni
dove anche il buio è diverso da qua
e perfino l'amore è più bello a livello di jazz
e la pioggia è più tiepida sotto l'ombrello del jazz.
Fa' che duri il tempo, fa' che giri lento, fa' che scorra il pianto
fa' che mi conosca e che mi riconosca quando mi vedrà.
Cantando con gli occhi come solo lei sa,
cantando e ballando al ritmo del jazz.
Qualcuno avrebbe potuto sfumare nel jazz.
Qualcuno l'avrebbe saputo perfino imparare quel jazz.
Decifrare la nota incredibile di ogni singola tonalità,
e buttarsi la vita alle spalle a tempo di jazz
e buttarsi in un giro di valzer a tempo di jazz.
Fa' che duri il tempo, fa' che giri lento, fa' che asciughi il pianto,
fa' che mi conosca e che mi riconosca quando mi vedrà.
cantando con gli occhi come solo lei sa,
cantando e ballando al ritmo del jazz.

 

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David Sancious (tastiere, sax solo)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica)

 

 

 

Albanese: Come caratterizzerebbe gli ultimi dischi di De Gregori, quelli degli anni Novanta: Canzoni d'amore e Prendere e lasciare? Lo Cascio: Lui ha dei suoi filoni che continuano, degli stili che continuano ad andare avanti, delle evocazioni che comunque continuano ad esserci. Quella bellissima... Per esempio, Compagni di viaggio è un atmosfera assolutamente alla Dylan. E' una canzone proprio dylaniana al massimo. Però è bellissima. E' una delle più belle, secondo me. Poi ci sono delle cose completemente nuove, come Il guanto. Quindi, continua ad inventare cose nuove e continua a consolidare quelle vecchie. E' un processo che ci dà da pensare. Comunque, devo dire che questo è un periodo più bello. E' un po' meno schiacciato dalle cose come erano per esempio in alcuni dischi precedenti. Ci sono stati dei momenti più pesanti. Lui ha fatto dei dischi molto più pesanti, anche se sempre importanti e belli. Però sono stati dei periodi più cupi. Adesso, invece, comincia ad essere di nuovo lirico, e quindi, va bene cosi. E' anche un po' segno perché siccome poi comunque l'abbiamo visto precorre sempre le cose. Quindi questo può essere un buon segno. (NICHOLAS ALBANESE INTERVISTA GIORGIO LO CASCIO – 1998)

 

 

E se dietro al sequestro del brano di De Gregori si nascondessero motivazioni poco artistiche?

Roma, 9.1.1997 - Come forse saprete, il Tribunale di Roma ha dato ragione agli autori dei brano "Zingara", che vinse nel '69 il Festival di Sanremo (la interpretavano lva Zanicchi e Bobby Solo), che avevano citato in giudizio Francesco De Gregori per avere utilizzato senza permesso alcuni versi dello storico brano nella sua canzone "Prendi questa mano zingara" inserita nell'ultimo album "Prendere e lasciare".

Subito certi "soloni" dei giornalismo hanno titoloato a caratteri cubitali che il nuovo album di De Gregori "è stato sequestrato". A parte il fatto che il disco non è stato (almeno per ora sequestrato), temiano che dietro alla vicenda - per cui sono stati tirati in ballo i diritti dell'arte e persino dell'espressione - si nascondano motivazioni molto meno nobili o drammatiche. La prima, l'ha formulata anche il TG5 delle 20 di oggi. E cioè che Gianni Morandi (indicato dal giornalista dei Tg5 come il vero autore di "Zingara", "all'epoca non la firmò perché non era iscritto alla SIAE") si sia vendicato dello scherzo tiratogli qualche anno fa da De Gregori. Il quale aveva chiesto e ottenuto di bloccare un disco di Morandi solo perché conteneva una versione della sua "Buonanotte Fiorellino" che non gli piaceva.

La seconda: gli autori dei pezzo hano citato in giudizio De Gregori perché, dopo averglielo promesso, si è dimenticato di citare nel suo disco i crediti del brano ispiratore. La terza: che la minaccia dei sequestro del disco di De Gregori serva soprattutto a fargli vendere qualche copia in più, dopo che da settimane è praticamente fermo.

Insomma, ce n'è abbastanza per far cadere le braccia (e forse anche qualcosa d'altro) a chiunque. Tranne che ai "soloni".

 

 

  

 


Prendi questa mano, zingara
dimmi pure che futuro avrò.
Ora che il vento porta in giro le foglie
e la pioggia fa fumare i falò.
E c'è uno che dice "Guarda!",
uno che dice "Dove?", Uno che dice "Chissà".
E c'è acqua che è ferma, acqua che si muove,
acqua che se ne va.
Prendi questa mano, zingara,
leggile fin che vuoi,
leggila fino all'ultimo
leggila come puoi.
Prendi questa mano, zingara,
dimmi ancora quanta vita ci va.
Di quanti anni sarà fatto il tempo
e il tempo cosa sembrerà.
Saranno macchine o fili d'erba?
Saranno numeri da ricordare,
saranno barche da ridipingere,
saranno alberi da piantare.
Prendi questa mano, zingara
raccontami il buoi com'è,
la notte è lunga da attraversare,
fammi spazio vicino a te.
I tuoi occhi risplendono nel buio,
la tua bocca e le tue dita ,parlano.
Il tuo anello rovesciato, si illumina.
Alla luce dell'insegna dell'albergo di fronte
i tuoi denti e la tua schiena brillano,
mentre i tuoi sensi scintillano,
nell'oscurità.
Prendi questa mano, zingara,
fammi posto vicino a te.
La notte è lunga da attraversare
fammi posto vicino a te.
I tuoi occhi sorridono nell'ombra,
le tue carte si aprono,
le nostre mani si mischiano.
E il presente e l'infinito, nel buio si confondono,
mentre i tuoi sensi rispondono,
nell'immensità.

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David Sancious (tastiere)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)

Francesco De Gregori (chitarra acustica)

 

 

 

 

 

Il brano Prendi questa mano, zingara è stato al centro di una lunga battaglia legale tra Enrico Riccardi, Luigi Albertelli e la BMG Ricordi da un lato, e De Gregori e la Sony dall'altro. I primi in quanto autori della nota Zingara interpretata da Iva Zanicchi e Bobby Solo e vincitrice del Festival di Sanremo 1969, contestavano limitatamente l'incipit del testo degregoriano «Prendi questa mano zingara/dimmi pure che futuro avrò», simile al vecchio «Prendi questa mano zingara/dimmi che destino avrò».

Il 7 gennaio 1997, circa quattro mesi l'uscita del disco, il giudice Mario Rosario Ciancio della 1ª Sezione Civile del Tribunale di Roma emise cautelativamente un'ordinanza con la quale si inibiva al cantautore romano di eseguire il brano in pubblico e si imponeva alla Sony Music editrice dell'opera di ritirare dal commercio i dischi e i nastri contenenti il brano incriminato. Fu pertanto messa in commercio una nuova versione di Prendere e lasciare senza il brano condannato e con una copertina che in evidenza avvertiva che il disco «non contiene Prendi questa mano, zingara per ordinanza del Tribunale di Roma RG AC 38472/96».

De Gregori reagì con stupore facendo notare che «la musica, al pari di altre forme d'arte, è un continuo gioco di citazioni e recuperi. Mi sembra che l'ordinanza contraddica una linea di tendenza culturale significativa di questi ultimi decenni. Sarebbe come se Naomi Campbell avesse impedito ad Andy Warhol di riprodurre la famosa lattina della minestra nelle sue celebri e straordinarie opere». Per la stessa Iva Zanicchi l'operazione degregoriana era da ritenersi «una cosa carina: De Gregori, prendendo spunto da una canzone degli anni sessanta di grande successo, l'aveva volutamente citata; ogni volta che sentivo la sua canzone, onestamente, mi faceva piacere, mi ricordava la mia 'Zingara'. Dal mio punto di vista, ero contenta di sapere che il poeta De Gregori avesse preso spunto da una canzone popolare come 'Zingara'. Insomma, per me sotto sotto poteva essere un omaggio ad una grande canzone italiana».

A sostegno di De Gregori si mossero Beniamino Placido, Maurizio Costanzo e il docente di filologia Gianni Spallone, i quali redassero tre memorie comprovanti l'assoluta legittimità dell'operato del cantautore. Analoga memoria fu presentata nel marzo 1997 da Fabrizio De André. Il 21 febbraio il tribunale assolse De Gregori sostenendo che «la utilizzazione dei due versi non costituisce un plagio, ma rappresenta semplicemente la citazione di una parte di una famosa opera dell'ingegno che deve essere valutata come manifestazione della notorietà raggiunta dall'opera dalla quale è tratta. Conseguentemente è da escludere qualsiasi confondibilità tra il testo scritto da Luigi Albertelli e quello scritto da Francesco De Gregori».

Il 31 maggio 2002 una nuova sentenza ingiunse a Francesco De Gregori il pagamento dei danni morali agli autori di Zingara. Venne nuovamente immessa sul mercato una ristampa dell'album "purgata" della traccia del brano contestata con un'apposita nota in evidenza sulla copertina avvisante l'acquirente che «Non contiene Prendi questa mano, zingara per sentenza del Tribunale di Roma n. 22118/2002, pubblicata il 31/5/2002».

Il 27 luglio 2007, la Corte d'appello assolse definitivamente De Gregori da ogni accusa.

 

 

E' vietato citare volutamente una canzone in un'altra canzone. E così Francesco De Gregori viene costretto da una sentenza del Tribunale di Roma a "tagliare" dall'ultimo cd Prendere e lasciare la canzone Zingara che nell'incipit cita la famosa canzone che, con la voce di Iva Zanicchi, vinse il Festival di Sanremo del '69. Ricordate? "Prendi questa mano, zingara, dimmi che destino avrò" ... Al cantautore romano è vietato anche cantare in pubblico il brano. Una sentenza singolare, presa dal giudice dopo il ricorso presentato dagli autori del pezzo, Riccardi, Albertelli e Del Turco, e dall'editrice Bmg, infastiditi dal fatto che non sia stato chiesto il permesso di fare quell'innocente citazione. "Sono allibito", dice De Gregori. "La musica, al pari di altre forme d'arte, è un continuo gioco di citazioni e recuperi. Sarebbe come se la Campbell's avesse impedito a Andy Warhol di riprodurre la famosa lattina della minestra nelle sue celebri e straordinarie opere". Il cantautore insieme con la Sony ha annunciato che ricorrerà in appello. In attesa, niente Zingara nei concerti e soprattutto il brano dovrà essere eliminato dai cd messi in conunercio. Iva Zanicchi solidarizza con De Gregori: "A me sembrava una cosa carina, ero contenta di sapere che il poeta De Gregori avesse preso spunto da una canzone popolare come zingara". (DE GREGORI, NIENTE "ZINGARA" DI D. PERUGIM)

 

"La rosa è un simbolo. Significa la passione, la tenerezza. Non c'è molto da spiegare. É come un cristallo di neve che si posa sulla mano e subito si scioglie. E la passione, come la rosa della declinazione latina, è singolare, plurale, dativo, genitivo, accusativo, vocativo. Si adegua a ogni variante."

 

 

 

  

 

 

 

 

Rosa che rosa non sei,
rosa che spine non hai.
Rosa che spine non temi,
che piangi e che tremi,
che vivi e che sai.
Rosa che non mi appartieni,
che sfiori e che vieni,
che vieni e che vai.
Rosa che rose non vuoi,
rosa che sonno non hai.
Rosa di tutta la notte,
che tutta la notte,
non basterà mai.
Rosa che non mi convieni,
che prendi e che tieni,
che prendi e che dai.
Rosa che dormi al mattino,
e venirti vicino non oso.
Rosa che insegni il cammino
alla sposa e allo sposo.
...rosa d'amore padrona,
punisci e perdona,
non chiuderti mai.
Rosa d'amore signora,
digiuna e divora
non perdermi mai.

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David Sancious (tastiere)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)

 

  

(Zardini-De Gregori - Prendere e lasciare)  

 

  

Se un mattino tu verrai, 

fino in cime alle montagne.
Troverai una stella alpina, 

che è fiorita sul mio sangue.
Per segnarla c'è una croce,
che l'ha messa non lo so.
Ma è lassù che dormo in pace
e per sempre dormirò.
Ma è lassù che dormo in pace
e per sempre, dormirò.
Tu raccogli quella stella,
che sa tutto del tuo amore.
Sarai l'unica a vederla,
e a nasconderla sul cuore.
Quando a sera sarai sola,
non piangere perché.
Nel ricordo vedrai ancora,
tu e la stella insieme a me
tu e la stella insieme a me.

 

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Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)

Bruce Kaphan (pedal steel guitar)

 

Francesco De Gregori, zio del cantautore, ricordato con Stelutis alpinis

 

Una delle canzoni del disco, Stelutis alpinis, è la traduzione in italiano, dall'originale friulano, del celebre canto alpino friulano scritto da Arturo Zardini: nel racconto di un soldato che muore in montagna e lì viene seppellito si ritrovano evidenti rimandi alla storia di Bolla, nome di battaglia di Francesco De Gregori "senior", omonimo zio del cantautore, ucciso nell'eccidio di Porzûs. In Baci da Pompei, invece, De Gregori si ispira, per il testo, ai ricordi di una sua gita scolastica. L'agnello di Dio è stata invece la canzone scelta per la promozione dell'album.

Una particolarità del disco è costituita dalla presenza, di seguito all'undicesima traccia (Battere e levare, ultima canzone dell'album), di ben diciassette tracce di solo silenzio, della durata di 56 secondi ciascuna, al termine delle quali, come ventinovesimo pezzo, si ascolta una versione in diretta del medesimo brano (qui eseguito solo voce e chitarra acustica, in pennata e non con il finger style della prima versione), seguita da un'improvvisazione strumentale che in origine faceva da coda al brano Jazz sfumando rapidamente, mentre qui è proposta in registrazione integrale.

Il video della canzone L'agnello di Dio è stato girato sul set di un film di Gabriele Salvatores ed evoca efficacemente un'atmosfera di inquietudine e desolazione creata dal testo. A riguardo, lo stesso De Gregori afferma:

« In questo scenario di archeologia industriale del Portello (un’area dismessa dall’Alfa Romeo), e in altre riprese come quella nel letto del fiume Tagliamento in secca, un set costituito da una nuda pietraia nella quale io mi aggiro, “L’agnello di Dio” viene proiettato in un futuro di desolazione, di solitudine, di alienazione, di pazzia. »

(Francesco De Gregori)

 

 

 

   

Compie 100 anni la vedova del partigiano Bolla

Una vita trascorsa nel dolore, nell'amore e nel ricordo del marito, il capitano Francesco De Gregori, nome di battaglia Bolla, vittima dell'eccidio di Porzûs. Ma sabato Clelia Clocchiatti lascerà andare un po' della sua tradizionale riservatezza per fare festa con i parenti, molti dei quali giungeranno da Roma per abbracciarla nel giorno del suo centesimo compleano. La signora Clelia appartiene a una famiglia udinese piuttosto conosciuta: il padre, Pietro, aveva aperto in via Treppo la prima officina meccanica della provincia, poi diventata concessionaria Fiat e gestita dai fratelli di lei, Aldo e Luciano. Ancor oggi Clelia vive nel palazzo di via Treppo, ricostruito dopo che il terremoto del '76 aveva lesionato i locali dell'officina. Aveva conosciuto Francesco De Gregori per le vie di Udine. Lui, romano, classe 1910, era giunto in Friuli assegnato al mitico 8º alpini della Julia. È stato subito amore, di quelli che legano per sempre due vite. Sposati nel '39, hanno avuto due figli, Pierluigi, mancato da qualche tempo, e Anna, che risiede nella capitale. BRIl figlio di un fratello di Bolla è il noto cantautore, omonimo dello zio, al quale ha reso omaggio presentandosi a diverse cerimonie alle malghe di Porzûs. In occasione della recente tappa al Giovanni da Udine durante la tournèe con Lucio Dalla, De Gregori aveva ricordato zia Clelia avvertendo però che non sarebbe potuto essere presente alla festa per i suoi 100 anni.BRNella memoria di Clelia resta ovviamente incancellabile la data del 7 febbraio 1945, quando si compì il tragico destino di Bolla e degli altri 18 osovani che lui comandava, tra i quali Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. E nei diari ritrovati di recente del capitano non mancano riferimenti alle affettuose lettere che scambiava con la sua sposa.BRMia nonna sta bene di salute anche se la sua memoria ultimamente ha perso un po' di lucidità, fa sapere il nipote, Tazio De Gregori, che assieme alla madre vive nell'appartamento a fianco di Clelia, seguita ora anche da una signora che abita assieme a lei. Fa una vita semplice, ed è una buongustaia. Il mio regalo di compleanno sarà un prosciutto di San Daniele. Alla centenaria va l'affettuoso augurio dell'associazione Partigiani Osoppo Friuli: Resta testimone dell'amore di un uomo che non esitò a donare la propria vita per gli ideali in cui credeva. Le saremo vicino nel ricordo di Bolla e ancora una volta manifesteremo la gratitudine a una donna eccezionale che ha sempre condiviso lo spirito dei fazzoletti verdi per un'Italia libera e democratica.

https://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2011/03/17/UD_05_UDE1.html

 

 

 

Un guanto precipitò, da una mano desiderata.
A toccare il pavimento del mondo in una pista affollata.
Un gentiluomo, un infedele, lo seguì con lo sguardo,
a stava quasi per raggiungerlo, ma già troppo in ritardo.
E stava quasi per raggiungerlo, ma troppo in ritardo.
Era scomparsa quella mano, e tutta la compagnia,
e chissà se era mai esistita.
Era scomparsa quella mano, e restava la compagnia,
e il guanto e la sua padrona, scivolavano via,
e il guanto e la sua signora, pattinavano via.
Sotto un albero senza fiori, si struggeva l'amore amato.
Il guanto era a pochi passi, irraggiungibile e consumato.
In quella grande tempesta d'erba, non era estate né primavera,
e non sembrava nemmeno autunno, però l'inverno non esisteva.
Quando un uomo da una piccola barca, con un mezzo marinaio,
vide qualcosa biancheggiare.
Un uomo da una piccola barca, sporgendosi sul mare,
era il guanto che rischiava di annegare,
era il guanto che rischiava di affondare.
Fu un trionfo di conchiglie, un omaggio di fiori,
per il guanto restituito alla banalità dei cuori.
A una spiaggia senza sabbia a una passione intravista,
a una gabbia senza chiave ad una vita senza vista.
A una gabbia senza chiave ad una vita senza vista.
E intanto milioni di rose, rifluivano sul bagnasciuga,
e chissà se si può capire,
che milioni di rose non profumano mica,
se non sono i tuoi fiori a fiorire,
se i tuoi occhi non mi fanno più dormire.
Era la notte di quel brutto giorno, i guanti erano sconfinati.
Come l'incubo di un assassino, o i desideri dei condannati.
Dietro al Guanto Maggiore, la Luna era crescente
e piccoli guanti risalivano la corrente
e piccoli guanti risalivano la corrente.
fino al Capo dei Sogni e alla Riva del Letto,
dell'innocente che dormiva, un mostro sconosciuto
osservava non osservato,
sopra a un tavolo il guanto incriminato,
sopra al tavolo un guanto immacolato.
Ed il guanto fu rapito in una notte d'inchiostro,
da quel mistero chiamato amore,
da quell'amore che sembrava un mostro.
Inutilmente due nude mani, si protesero a trattenerlo,
il guanto era già nascosto, dove nessuno può più vederlo.
Il guanto era già lontano, quanto può più saperlo.
Oltre la pista di pattinaggio e le passioni al dì di festa,
e le onde di tutti i mari.
 

 

 

VAI ALLO SPECIALE "UN GUANTO"

 

E il trionfo nella tempesta e le rose nella schiuma,
il guanto era volato, più alto della Luna,
il guanto sera volato più leggero di una piuma.
Oltre il luogo e l'azione e il tempo consentito
e l'amore e le sue pene.
il guanto si era già posato in quel quadro infinito
dove Psiche e Cupido governano insieme,
dove Psiche e Cupido sorridono insieme.

 

 

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David Sancious (tastiere)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)

Bruce Kaphan (pedal steel guitar)

Francesco De Gregori (chitarra acustica)

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Vivono di vera luce come stelle,
come angeli in preghiera.
Sono le giovani sentinelle,
di questa lunga sera.
Hanno lo sguardo feroce ed innocente,
l'aria dura dei criminali.
Vivono in questo estremo Occidente, sogni marginali.
Oppure chiusi dentro un'automobile,
fanno buchi nella notte.
Fino a vederla passare e scoppiare,
nelle braccia rotte.
Alcuni hanno una musica nella testa,
ma non gli piacciono le parole.
Tutta la vita una musica in testa, in cerca d'autore.
E tutti hanno, tutti hanno,
tutti hanno un cuore...
Il coprifuoco comincia ogni giorno più presto,
e le misure sono eccezionali.
Riconosciamo gli amici in un verbale d'arresto,
o dalle impronte digitali.
Ma non lo scrivono nei libri di testo,
e non lo mettono sui giornali.
Questo presente ogni giorno lo stesso,
queste notizie tutte uguali.
E poi li vedi, prima ancora dell'alba,
gente che viene da fuori.
Scavano tra la terra e i rifiuti, per chissà quali tesori.
Nella spazzatura del mondo,
uomini senza nome,
cercano un pezzo di specchio da vendere,
o un riflesso del sole.
E tutti hanno.....tutti hanno....
Tutti hanno un cuore.


 

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David Sancious (tastiere)

Steve Smith (batteria)

Benny Rietvel (basso)

Corrado Rustici (chitarra elettrica,

 tastiere e programmazione)

 

 

 

 

 

 

 

Ai vagabondi di ogni età, a quelli che appartengono alle cosiddette "sacche di disagio". E in particolare ai giovanissimi che, come dico nel testo "hanno la musica nella testa ma non gliene frega niente delle parole". Credono di essere cinici, ma sono soltanto dei perdenti.

 

 

LA VIA DEI ROMEI 

 

Cari amici, Scrivo stavolta un’ opinione musicale, la prima credo e parlando di un cd molto particolare e di musica molto particolare,  quella definita popolare (un po’ come il “Fischio del vapore” di De Gregori- Marini, che guarda caso c’entrano anche in questo cd). Si tratta di un’ opera popolare scritta da Ambrogio Sparagna, grande fisarmonicista e suonatore di antichi strumenti, ma di un’ opera di quelle che nel medioevo si portavano nelle piazze e radunavano la gente ad ascoltarla come una storia in musica con il cantastorie ( a parole, quello in musica, i suonatori, e il coro ) Nasce così “ La via dei Romei” una storia raccontata in musica in cui l’ illustre cantanstorie cantante è proprio Francesco de Gregori, tutta la musica è di Ambrogio Sparagna e il coro è il coro di Lucia Marini ( vi è poi anche una cantastorie femminile di cui non ricordo il nome , con una voce staordinariamente simile a Milva). Questa è la storia di Procopio e Crispino che canta De Gregori “Povere e senza mestiere, e non sanno conoscere il grano,ma di notte hanno la forza di colpire i viandanti in cammino.Ma l’ agguato dei rischi presenta, ogni fruscio ti mette paura, tanate mazzate sferrate alla cieca han colpito ogni volta Procopio” due poveracci che non sono neanche in grado di fare i ruba galline , fin quando uno non viene a sapere che esiste una città tutta d’oro dove pelli e ferrame son scambia te con oro e gioelli e “chi ricco non è di certo lo diventa li” Così rubano un carro e lo caricano di pelli e ferrame e partono alla ricerca di Romea, la città, ma incappano in una apparizione di una mistica figura lucente di donna chiamata Chiarastella ( tipo una fata) che a tutti coloro che voglion cambiare il destino indica la via ma che non porta a città d’ oro. Loro ignorano il consiglio e proseguono alla ricera della citttà d’oro dove diventi ricco ma questa non è altro che una trappola, una città di dannati dal male che la circonda , che Procopio salvato dagli starnuti vede come in realtà ma Crispino no e si perde tra la follla, Procopio scappa, ma poi tornerà assalito dai rimorsi a salvare l’ amico e questa volta seguiranno finalmente Chiarastella che li condurrà sulla “Via dei Romei” dove potranno far fortuna lavorando e costruendosi dà sé la propria ricchezza, a piccoli passi……. La storia non è altro che una fiaba, ma ma la musica che la accompangna è indescrivibile perché rende lieti e partecipi, e si passano circa 70 min senza che uno possa accorgene . Io mi sono ritrovato spesso a a canticchiarne il motivetto o a riascoltarla appena posso ed è sicuramente uno dei cd che mi poteri su un’ isola deserta. Consigliato da un amico che ha avuto la fortuna di vedere una delle pochissime rappresentazioni dal vivo ed amante molto più di me della canzone popolare, me l’ ha suggerita anche come “terapia” contro la tristezza ed il cattivo umore e con me funziona. Donato da me alla mia psicologa è stato così apprezzato da dire che lo userà nelle sue sedute dei gurppi di musicoterapia. Il cd è edito dall’ Unità e BGM ma è difficile trovarlo ( spero nella Fiera del libro in cui l’ Unità ha uno stand per potemelo comperare originale ) ma se vi capitasse non lasciatevelo sfuggire conoscerete un certo tipo di musica, diversa certo ma che credo faccia un po’ pare del nostro dna e vivrete ascoltandolo una bella esperienza, conoscerete un De Gregori quasi segreto e un grande compositore e musicista Ambrogio Sparagna. Almeno così è stato per me. Un saluto Andrea

 

 

1996 16 SET- Montichiari 18 SET - Treviso 20 SET - Milano 21 SET - Torino 23 SET Firenze 24 SET - Modena 26 SET Sassari 27 SET Cagliari 28 SET - Nuoro 30 SET Roma 01 OTT- Bari 02 OTT - Bari 03 OTT- Napoli 14 NOV - Varese 15 NOV - Legnano 16 NOV - Cremona 17 NOV - La Spezia 18 NOV - Piacenza, 20 NOV - Arezzo 21 NOV - Bolzano 22 NOV - Chiasso 25 NOV - Palermo 26 NOV - Palermo 27 NOV - Catania 28 NOV - Catania 29 NOV - Siracusa 30 NOV Cosenza 3 DIC - Napoli 5 DIC - Chieti 6 DIC - Salerno 7 DIC - Perugia 9 DIC - Verona 10 DIC - Parma 11 DIC - Como 12 DIC - Rimini 13 DIC - Ancona 14 DIC - Bari 18 DIC - Treviglio 20 DIC - Roma 21 DIC - Roma