RIPA CANDIDA - 7 AGOSTO 2006

Ancora una volta Francesco ci delizia con due ore tirate di musica ad altissimo livello.L'acustica perfetta,il pubblico partecipe al punto giusto,il cantante della band come sempre sciolto e divertito.Strepitosi tutti i musici ma oggi mi preme segnalare la bella

performance di Paolino Giovenchi,soprattutto nelle parti ritmiche di CALDO E SCURO,COMPAGNI DI VIAGGIO,GENERALE oltre al bravissimo/gentilissimo Alessandro Svampa,con la batteria che la fa da padrone su SOTTO LE STELLE DEL MESSICO o L'AGNELLO DI DIO.
Rispolverate SANGUE SU SANGUE e A PA' (sempre commuovente).Intensissime GAMBADILEGNO A PARIGI e soprattutto la strepitosa IN ONDA,che Francesco presenta dicendo "La prossima è una canzone nuova,e parla pure questa dell'amore,inteso però in senso diverso (rispetto a CARDIOLOGIA,ndr)cioè come Panico,non Paura ma in senso grecoan = Amore come tutto"
Ho avvertito brividi allo stato puro.Dal vivo,se è possibile,rende ancora meglio...e crea quell'atmosfera e quel senso di sospensione,di attesa,di dolce gongolio.

 


Scivolano via di corsa le classiche NIENTE DA CAPIRE (grande Lucio bardi,ma non è una novità),ALICE,RIMMEL (vesione classica,salvo nel finale,dopo il cantato,quando rispolvera il vecchio arrangiamento rock),GENARALE tutti in coro,L'UCCISIONE DI BABBO NATALE e l'azzeccatissima LA LEVA CALCISTICA.Francesco si diverte e indica sorridendo un gruppo di ragazzi che canta a squarciagola per tutto il concerto.
Apoteosi raggiunta su LA DONNA CANNONE,con il ritornello cantato solo dal pubblico mentre il cantante si inchina ringraziando.
Il bis vede una nuova veste per L'ANGELO,arrangiata meglio rispetto alle prime date,con largo spazio alla chitarra elettrica e al banjo,per arrivare quindi al delirio di BUFALO BILL,con Ciccio direttore d'orchestra.
"Grazie a tutti,siete stati fantastici e avete cantato benissimo,ognuno di voi.Divertitevi!"

Ogni concerto di Francesco mi regala sempre nuove emozioni.In quest'ultimo anno poi,con la stratosferica voce che si ritrova,aggiunge quel pizzico di magia ad ogni nota che alla fine ti sembra di avere vissuto un sogno ad occhi aperti.Peccato duri solo due ore...ma forse è meglio così.

Un saluto ai compagni di viaggio rappresentati dalla famiglia di Checchina79 e dal mio papà (quasi più felice di me) e il suo

 collega.

(reportage e foto di Francesco Corallo)

 

 

SENISE 11 AGOSTO
Appuntamento imperdibile per la musica d'autore in Basilicata dove Francesco De Gregori ha portato in scena il tour a supporto dell'ultima fatica discografica Calypsos nello stadio di Senise.
Il cantautore romano ha costruito negli anni una galleria di favole ed immagini, sempre decantate con modi gentili e parole infiammate di passione. La lunga carriera prende il via nel 1972, quando ai tempi del Folkstudio, pubblicò "Theorious Campus" con un altro illustre sconosciuto (tale Antonello Venditti).
Nel corso degli anni, la popolarità e l'affetto verso il Principe dei Cantautori (vezzeggiativo affibbiato dal suo pubblico) sono aumentati a dismisura, tanto da essere eretto a "mostro sacro", al pari di uno sparuto numero di altri eccellenti personaggi ancora in vita (Guccini e Fossati su tutti).

La serata si prospetta incerta sul versante climatico: le stelle sono offuscate dalle nuvole e sembra autunno piuttosto che pieno agosto; ma la compagnia di un buon bicchiere di vino (ovviamente lucano) e l'abbraccio di una persona cara sopperisce all'arguto freddo che imperversa nei muscoli del numeroso pubblico accorso.
L'entrata in scena del Principe e della sua band è perfettamente in orario e con una frase appena sussurrata, accompagnata da un inchino, "questo è per voi". La dedica è scarna, ma l'eloquenza sul palco non è mai stata la peculiarità principale per il cantautore romano.

L'inizio è folgorante, morbidamente si insinua "La linea della vita", riflessione sulla vita e sul suo intreccio con l'amore in cui una bella simbiosi mette in risalto "l'orientarsi" nel presente in funzione del passato, prima che sia troppo tardi.
L'attenzione del pubblico è tutta catalizzata su uno dei pochi attori protagonisti della musica d'autore italiana, quella in cui i testi possono essere estrapolate dalla musica ed erette ad assoluta poesia; il capobanda è padrone assoluto della scena, si muove con eleganza ed i sincronismi musicali con la band sono ben oleati. Le emozioni si susseguono con la scelta di "Cardiologia", brano eseguito in formazione ridotta (piano, contrabbasso e voce) in cui spiccano le parole piene di amarezza ma altrettanto veritiere sulle dicotomie dei sentimenti scatenati dalle realtà amorose.
"L'angelo" con le sonorità hawaiane e la steel guitar in primo piano cambia il ritmo ed, infine, viene eseguito il quarto ed ultimo estratto da "Calypsos" del concerto (uscito all'inizio di quest'anno ed a pochi mesi dal precedente "Pezzi) è "Mayday", che richiama i ritmi di "Pentathlon" e dove le liriche insegnano, ironicamente, come si può fare per salvarsi la vita. Ma solo dopo quattro brani si comincia a pescare sullo sterminato repertorio e la scelta cade su "Compagni di viaggio", da "Prendere e lasciare" (1996), prodotto da Corrado Rustici in cui il pubblico di De Gregori scoprì le nuove sonorità intraprese ed in cui ad arrangiamenti più moderni e spiazzanti si cominciarono a riaffacciare soluzioni acustiche di cui l'artista si era servito agli inizi della sua carriera. La ballata è emozionante e suona perfettamente come un decennio fa.
"Gambadilegno a Parigi" è una delle due canzoni pescate da "Pezzi" (2005), in cui si è imboccati su liriche che riprendono Hemingway ed, anche, un Dos Passos d'annata. Gli intrecci tra le tre chitarre e la steel si fan fitti e l'alchimia sonora porta ad urlare: "Portami via da questa terra…".
La dedica, idealmente, passa a Pier Paolo Pasolini con il brano a lui dedicato: "A pà", da "Scacchi e Tarocchi" (85) con produzione di Ivano Fossati. "Sotto il cielo del Messico a trapanar", ripreso nel medesimo arrangiamento del secondo disco di Mix (2003).
Il concerto prosegue con il secondo estratto da "Pezzi", il primo singolo "Vai in Africa, Celestino", con una modifica che non rende giustizia all'anima rock del brano, ma che pone in primo piano la durezza delle parole.
Comincia l'ora degli evergreen, tutti modificati negli arrangiamenti e potenziati dall'armonica del Principe dei cantautori, la memoria passa (per caso?) a Dylan, a cui il nostro è sempre stato accostato. Tutte le parole sono scandite all'unisono dal pubblico, l'emozione sale ed il nostro mostra approvazione per l'ennesima acclamazione (mischiato al ringraziamento) popolare per essere sempre riuscito nei lavori in studio a stuzzicare la sensibilità dell'ascoltatore con metafore visionarie ed altrettanto fortemente reali.
"L'uccisione di Babbo Natale" è l'unico episodio in cui i sincronismi della band vacillano e verso la fine gli applausi erano in quantità nettamente inferiore alla qualità del brano. La scelta del brano e il suo inserimento tra due classici degregoriani risulta improbabile; questo l'unico neo di una serata in cui si sono susseguite le emozioni, senza alcuna sosta.

Per il bis, il cantautore ha deciso di riprendere l'armonica e suonarci "Un guanto", ispirato ad una serie di litografie di Max Klinger in cui l'arrangiamento sa di country e dove nell'immagine finale compaiono Psiche e Cupido.
Il gran finale è lasciato a "La valigia dell'attore", scritta per Alessandro Haber, in cui i versi iniziali, possono riassumere l'apologia sublime di ogni concerto: "Eccomi qua, sono venuto a vedere lo strano effetto che fa la mia faccia nei vostri occhi". Lo strano effetto che fa questo concerto è quello di vedere attorno a me diverse generazioni, tutte a cantare "Generale" e sembra proprio non passare il tempo per De Gregori, che continua ad entusiasmare e a raccogliere consensi, nonostante l'età cominci a solcare il viso ed il fisico.
Non resta che chiudere in una valigia questi ricordi e portarli dentro, pochi concerti lasciano emozioni cosi forti.

(Rocco D'Ammaro)

 

 

 

 

TAORMINA - TEATRO ANTICO - 23 AGOSTO

 

(tutte le foto di Taormina dall'alto sono di Antonio Sette)

 

 

Un po’ di tempo fa Salvo mi disse “Mimmo, ho la possibilità di avere dei posti per il Teatro Antico di Taormina per il concerto del 23. Che dici, andiamo?”. Gli risposi che da “in braccio a Ciccio” in avanti mi sarebbe andato tutto bene. Ma non immaginavo tanto. Per l’improponibile biglietto “in braccio” ci mancava poco: poltronissime in platea vip, al centro in seconda fila! Salvo era stato davvero un drago!
 Già a vedere il teatro da quella posizione, senza artisti, dà i brividi. Figuriamoci con uno spettacolo musicale. Figuriamocene uno con Ciccio nostro!

La serata è bella, un asteroide si frantumava nell’atmosfera terrestre per salutare come un fuoco d’artificio l’evento, la notte è piena di stelle e stelline, stelline cadenti e splendenti e stelline a forma di hostess con curve mozzafiato.
Intorno alle 21.40 il teatro antico è quasi pieno. Un colpo d’occhio per chi guarda da giù, e man mano che si scende dall’alto in basso vedi tutta quella gente accorsa dai dintorni e che poco prima aveva intasato tutti i parcheggi e le strade di Taormina. Dopo quel primo spettacolo fatto di luci e abiti bianchi che contrastavano con ondate di cosce lucide e abbronzate, mi volto e mi siedo al mio posto attrezzandomi con queste macchinette fotografiche digitali che vanno bene solo per il giorno ma che in occasioni come queste sono assolutamente inadatte. Sarebbe stato meglio portarmi la Reflex con una pellicola iso200.
Francesco era appena arrivato in teatro sullo scooter, con Chicca. Mentre Arianti prova per l’ultima volta le chitarre, si provano anche le luci del teatro con quei fari colorati che rendono unico quel luogo. In una recente intervista l’aveva detto pure Francesco: “Certamente è un luogo che si fa notare per la sua bellezza. Invidio il pubblico. Il cantante vede le scalinate piene di gente ma lo spettatore vede il cantante con quel magnifico sfondo, le colonne, il mare, la luna”. Una collana di gente attorno a un diamante che è il palco del teatro antico, circondato da resti di colonne greco-romane con le quinte squarciate al centro in modo da spalancare in platea un panorama notturno mozzafiato (figuriamoci con l’Etna in eruzione). Uno spettacolo nello spettacolo. Praticamente un collier offerto dalla premiata gioielleria Madre Natura!
Si fa buio, l’annuncio, si accendono le luci ed Ulisse, coi suoi uomini, entra in scena fra gli applausi.
Francesco non lo vedevo dall’ottobre scorso a Priolo. Allora aveva una barba lunghissima da cercatore del Klondike ed ora me lo ritrovo magro magro, mezzo tozzo di pane, barba e capelli cortissimi e stranamente, visto il periodo e i luoghi, con una carnagione “latticina”. Ma non naviga in barca? Non è che a bordo se ne va a suonare la chitarra nella stiva?
Mi sbaglio. Appena imbraccia la sua chitarra sembra essere entrato ad Itaca, a casa sua, per liberare la sua sposa dalle grinfie dei Proci. E come in quell’episodio, torna in tutto il suo splendore, in tutta la sua giovinezza.
E’ appena sbarcato nella Terra dei Ciclopi e spara immediatamente sull’unico occhio del padrone di quella dimora – il figlio di Poseidone – una robusta ballata per fargli capire subito chi è: La ballata dell’uomo ragno. E poi continua con le nuove: In onda, l’Angelo, La linea della vita, Cardiologia. E più le canta e più riesce a stanare la “Nascosta”, la bellissima ninfa Calypso, che scende invisibile in teatro e che con quei suoni a lei dedicati marchia “Calypsos” tutto ciò che vede: dai depliants ai cartellini della sicurezza, dalla maglietta di Giovenchi ai CD che qualche fan aveva portato con sé nella speranza di farselo autografare.


Ci saluta, ci dice di essere contento di suonare in Sicilia. Qualcuno gli grida “Francesco sei splendido!” E lui “Stasera chiamatemi Ciccio, anzi Cicciuzzu!”.
E’ contento, in quel posto così ellenico ha ritrovato finalmente colei che lo ha ispirato. Lei arriva in silenzio, scende dall’alto sul palco e gli piroetta attorno invisibile mentre lui le canta “Saranno trent’anni che passo da qua e adesso fai finta di non riconoscermi. Guardami, guardami, perché non parli? Sbrigati, prima che sia troppo tardi!”
Alla fine lo accontenta, lo guarda poggiandosi sulla pedal steel guitar di Valle e lo ascolta, ascolta tutto quello che in quei trent’anni Ulisse le ha dedicato. Tutte di un getto: Sotto le stelle del Messico a trapanar, Vai in Africa, Celestino!, Baci da Pompei, “Vecchi amici”, La leva calcistica della classe '68, Un guanto, Gambadilegno a Parigi, Agnello di Dio, Generale, Il bandito e il campione. Tutte per lei!
Ma Ulisse sa che i lettori dell’Odissea sono amanti dei classici: e quindi sfodera fuori una Rimmel simile all’originale che mi riporta a ricordi liceali, con i tasti del pianoforte che saltellano monelli fra le melodie di questo capolavoro. E poi la nuova versione di Alice, il Titanic, l’immancabile Donna cannone e quella che in questo periodo mi piace di più, e visto che è in versione rock, le cambio il nome come se fosse un hit degli Stones: Goodnight Littleflower! Fantastica, quel ritmo mi fa alzare ogni volta dalla sedia e poi quell’armonica suonata da Francesco, con la mano sinistra a chiudere l’orecchio e la sculettata sulla nota finale, a chiudere, è straordinaria!
I bis, con Svampa che batte in modo superbo i suoi tamburi come Anticlo, quando assediarono Troia via mare; Bardi che come Perimede suona la lira, allontanando con i suoi virtuosismi ogni pensiero dalla testa del Principe itachese; Arianti che come Polite suona ancora un po’ di vento rimasto in quell’otre donata da Eolo; Valle che sembra il guerriero Antifo, rozzo, grossolano, ma dalle dite delicatissime che voleggiano su quello strano strumento; Giovenchi che manovra le tastiera delle sue Telecaster come Sinone il timone della barca lasciata momentaneamente in rada. E infine il fido Guglielminetti che come Euriloco lo accompagna ovunque, che gli mette la cera alle orecchie per non farlo sbagliare, che non lo fa ammaliare dal canto delle sirene che circolano qui intorno. Ecco il risultato degli sforzi dei suoi compagni per riportarlo a bordo, dopo l’incontro con Polifemo: La valigia dell’attore, Niente da capire (a tempo di valzer), La Storia.
Alla fine, l’Odisseo saluta tutti e se ne va.
Riordino un po’ i biglietti della scaletta quale inviato di un affamatissimo pennuto notturno, sapete quel volatile che ha fondato l’Ansa degregoriana della Brianza? Sì, parlo del Barbagianni. Chiedo a mia moglie, scherzando “amore, ti è piaciuto, visto da qui, il concerto dell’altro mio amore?” Abituata da tempo, alza come al solito gli occhi al cielo…
Quando tutti vanno via Calypso, regina di Ogigia, regina del tempo, rimane lì da sola, sul palco, davanti all’immenso teatro vuoto, ancora inebriata da tutte quelle canzoni d’amore a lei rivolte. E adesso che finalmente ha capito che da trent’anni la musa ispiratrice era lei, piange. E mentre vede la longilinea figura di lui allontanarsi, promettendogli invano l’immortalità gli grida «Non esser mai! Non esser mai! Più nulla ma meno morto, che non esser più!». Ma è tutto inutile. Ulisse è già a bordo della sua nave e non incontrerà né Circe nè Scilla o Cariddi. E’ già con una Penelope con gli occhiali che lo accompagnerà ad Itaca, quando finirà questa lunga ed entusiasmante estate passata a peregrinare per gli italici mari.

(Mimmo Rapisarda)

 

 

 

 

 

 

Impressioni su taormina

Non vedevo Francesco da più o meno un anno, dalla data di Barcellona PG dell'estate scorsa.
Devo dire che ho trovato un Francesco in forma : molto dimagrito e senza il barbone. E anche senza i capelli.
La "serata" è stata indimenticabile e segna per me un anno concertisticamente straordinario perchè iniziato con l'esibizione di Bob Dylan a Paestum.

Le sonorità Degregoriane, credo che adesso lo si possa dire definitivamente, sono tornate su coordinate più acustiche dopo il quinquennio elettrico da fuoco amico in poi. Una anticipazione di questa tendenza si era avuta nei set acustici dei concerti rockettari di Pezzi.
Il ritorno all'acustico mi sembra che metta molto ma molto più in risalto la chitarra di Francesco, che adesso è proprio quella che detta la ritmica alle canzoni; e Francesco mi pare sempre più bravo a suonarla, con una mano destra che inventa ritmi non banali, che accelera e che rallenta e che soprattutto amalgama con grande classe gli altri suoni della band.
La voce è molto buona, ma già questo si era visto l'anno scorso; forse c'è stata qualche incertezza sulla valigia dell'attore che è un brano che richiede molta potenza e che, piazzato alla fine del concerto, è difficile da eseguire.
é stato anche un gran piacere vedere Giovenchi con le chitarre acustiche, e in particolar modo mi sono piaciuti i suoi interventi su In Onda (ho incontrato poi Paolo sul Corso a passeggio ed è stato gentilissimo. Grazie se leggi!).
Mi è però mancata l'armonica di Francesco.
Ad ogni modo, ho come avuto la sensazione che fdg si trovasse un pò più a suo agio con le sonorità più acustiche, come se fosse un pò meno "cantante della band", come se avesse acquisito un maggiore controllo sui musicisti.

Per quanto riguarda invece le singole canzoni:
-tutti i brani di Calypsos hanno reso al massimo,e mi sono sembrati più belli che sul disco (ho un pò la sensazione che francesco e company riescano a suonare meglio dal vivo che in studio). Grande l'interpretazione di Cardiologia e della linea della vita, ma la sorpresa è stata in onda : sul disco mi piace però mi annoia un pò, dal vivo invece è stata fantastica perchè si sono create delle sonorità magiche e perchè Francesco ha compiuto un capolavoro cantando da De Gregori e non da eunuco castrato come sul disco. Bene anche l'Angelo, con un testo scombinato. E dire che non ha fatto ne Per le strade di Roma nè l'amore comunque, che sono le mie preferite sl disco.

-I classici (Buonanotte, Rimmel, Alice, Titanic,niente da capire, La leva calcistica, Girardengo,la donna cannone,La storia e Generale) per i miei gusti sono stati troppi, però forse è giusto così. A mio parere sarebbe evitabile qualcuno fra questi brani (Girardengo ci ha rotto le palle, e tra poco le romperà Rimmel, La leva calcistica me le ha sempre rotte).
Soprattutto mi piacerebbe cheRimmel tornasse ad essere quella di Mix, vero e proprio capolavoro. Sono invece stato entusiasmato da Generale, classica ma assieme innovativa, molto ben cantata e sentita da Francesco (peccato solo per la mancanza di armonica). Bene anche la versione di Alice, niente da capire così così.La storia new version mi è sempre piaciuta, con la riduzione dei coretti di Giovenchi ancora di più.

-Celestino: è stata una scelta coraggiosa e poco commerciale modificare l'ultimo singolo più famoso fino a renderlo quasi irriconoscibile. La decisione fa onore a Francesco,anche perchè la nuova veste sonora è molto meno furbetta. Però ammetto che la versione originale mi piace di più. Gambadilegno:molto tradizionale, ok
- brutta Un Guanto, che secondo me anche Francesco non vedeva l'ora finisse: troppo ritmata e senza linea melodica e senza novità interessanti nel fraseggio
-Agnello di Dio strepitosa per l'intepretazione di De Gregori, con la strofa cantata con il piglio del miglior Dylan( Sono dell'idea che Francesco dovrebbe usar ancora di più la sua capacità di modificare e rendere unici i fraseggi, così da rendere musicale anche un verso recitato. Proprio come il sessantacinquenne Bob che canta alla grande con una voce capace di prendere al massino quattro note e sempre le stesse)e il ritornello con l'espressivià del miglior De Gregori.
Baci da Pompei: l'aspettavamo tutti e sentirla è stato un grande piacere.La vorrei ascoltare ancora, perchè qualcosa non mi ha convinto nell'arrangiamento: forse troppo cadenzata dalla chitarra di Francesco.

Per quanto riguarda le chitarre di Ciccio, rimangono sulla scena le Martin d42 (nera) e 00028ec (quella più piccola), si aggiunge un 'altra martin della serie D (la vedevo da lontano, ma potrebbe essere una d43 o d45; chiedo l'aiuto del geniale Mimmo!) Credo che durante il concerto ci sia stato qualche problema alla d42 nera perchè Francesco l'ha subito cambiata con la 00028ec che è stata usata molto. In realtà mi chiedo perchè Francesco cambi le chitarre durante il concerto e perchè usi anche la 00028ec che non è strumeno prettamente da accompagnamento. Qualcuno ha idea?
Michele (www.Rimmelclub.it)

 

 

   

    

 

AGRIGENTO - VALLE DEI TEMPLI - 21 AGOSTO

Dopo un concerto di Ciccio,fatico a prender sonno per ovvi e strambi motivi,quindi mi ritrovo a provare di raccontare abbastanza sinteticamente quel che è accaduto dinanzi ai miei occhi questa sera.

Premessa:lo odio visceralmente per avermi privato de "I Matti" e di "In Onda",ma spero in serate successive,sempre che non lo faccia apposta,e allora riuscirei persino a trovarlo simpatico.

Durante le prove che ho la fortuna di sbirciare Intona Passato Remoto e Baci da Pompei,con mia somma eccitazione e col fondatissimo sospetto che siano utili ai concerti che verranno.
L'acustica è ottima,il pubblico numeroso ma abbastanza guardingo e smorto,almeno per metà del concerto.
Ciccio canta da Dio,Cardiologia ti acarezza e ti scuote come poco,non è in vena di parlare e alterna espressioni seriose alle solite movenze ancheggianti e buffamente adorabili.
La Ballata dell'Uomo Ragno,mi dispiace dirlo,ma non mi è garbata affatto,arrangiamento simil blues che priva la canzone del suo ritmo incalzante ed ironico,in tono col testo.
Ad ogni modo mi ha incuriosito lo strumento a fiato suonato da Arianti che ricorda molto quello che compare ne "La Domenica delle Salme" di De Andrè,del quale non conosco il nome,vogliate perdonarmi.
Gambadilegno è sempre strepitosa,così come (per quanto mi riguarda) Sangue su Sangue.
L'ultima parte del concerto piuttosto concitata e partecipata,e per il bis la Platea si alza e si catapulta sotto il Palco.
Bel concerto,privo di alcune perle ma pregevole.
Come sempre la sensazione post-evento è svuotata di ogni serenità,per me; accidenti a Ciccio,che è capace di toccare quelle corde là in fondo,accidenti accidenti.

(Rossana - www.rimmelclub.it)

 

 

SIRACUSA FONTANE BIANCHE - 20 AGOSTO

Ore 17: comincia il nostro pomeriggio degregoriano mio, del Pedruzzo e di due miei cari amici (Salvo e Mario).
Dopo un viaggio di 45 minuti con 46 gradi di caldo arriviamo al Palalive di Fontane Bianche e ci rifugiamo in un chioschetto per efrigerarci.
Ore 18 decidiamo di avventurarci verso il palalive e ci imbattiamo subito in Daniele ed altri suoi amici. Purtroppo da questo momento inizia la nostra odissea nel mare disorganizzativo del palalive.
Nonostante queste difficoltà riusciamo comunque ad occupare 3a e 4a fila. Nel pre concerto (circa un'ora e mezza) Ale Valle si è seduto accanto a noi allietandoci con la sua simpatia.
Ore 21,30: Ciccio sale sul palco. Sorride ed alza i due indici verso di noi come suo solito. Nuova versione de La ballata dell'Uomo Ragno (ottimo inizio) davvero spettacolare, divertente. Facciamo fatica a restar seduti. Poi via coi nuovi pezzi come In Onda e L'Angelo ("non devi chiedere e non ti devi domandare"), Cardiologia e La Linea della Vita. Chitarre elettriche in mano, accordi hard rock e parte L'agnello di Dio, seguita da due brani stupendi come Condannato a Morte ed I Matti.
Ciccio scherza e tra un brano e l'altro ci dice "Ecco di cosa siamo capaci".
Comincia così la fase più travolgente del concerto: Vecchi Amici, La Leva calcistica, Sotto le Stelle del Messico, La Valigia dell'attore ed Il panorama di Betlemme. Tutti d'un sorso, uno dopo l'altro. La gente impazzisce,lo acclama e lui dice "Va bene, Ok, adesso potete chiamarmi Ciccio"
Tuffo nella storia con Generale, Il Bandito e il Campione, Rimmel, L'Uccisione di Babbo Natale, Titanic e la donna Cannone con Ciccio che ci fa cantare quasi tutta l'ultima parte dicendo "Caspita, siete più bravi di me" Buonanotte Fiorellino versione blues chiude la scaletta.
Ciccio dichiara di essere contento di stare in Sicilia e ci augura la buona notte. Dopo nemmeno un minuto è sul palco per i bis: Un Guanto e La Storia. Bellissima serata e scaletta davvero accattivante. Le mie uniche riserve riguardano la mancata esecuzione di Celestino e Per le Strade di Roma ma debbo dire che I Matti e La Ballata dell'uomo Ragno da sole valevano il prezzo del biglietto.
(Alessandro Noto - www.rimmelclub.it)

 

 

 

PIACENZA 29 AGOSTO 2006

Il ricordo che ho della città che ha dato i natali a Barbara Chiappini, è assai dolce: nell'Epifania dell'anno 2000 la mia trasferta solitaria al Garilli vide un Milan sparagnino battere uno a zero i locali di Gigi Simoni. Segnò Oliver Bierhoff e Albertini venne espulso; esordì un giovanissimo Gilardino, ma con l'altra maglia. Torno a Piacenza oltre sei anni dopo, e ci son quasi tutti: Strazzabosco e signora, Simone il giovine e signora, Marco, Francesca, Franco Costa e Chicco; quasi tutti, perché Mary è bloccata dal mal di schiena proprio la volta in cui il Principe fa visita a domicilio, e perchè anche le groupies comasche -che sovente presenziano alle tappe padane- latitano. Ci son quasi tutti, dicevo, e succede di tutto.
Appalto le foto. Abbandono gli aggeggi tecnologici in fondo allo zaino. Mi ricordo anche di fare pipì prima dell'inizio. Stavolta voglio godermi il concerto senza distrazioni, appollaiato sulla transenna come un'adolescente mocciosa fan dei Take That, e guai a chi tenta di violare il mio presidio. Scoccia un po' che si sappia già molto di quello che sta per arrivare, ma il pensiero è scacciato dai gridolini eccitati di due morettine davanti a me e dalla camiciuola salmone con la quale Francesco esordisce sul palco piacentino, guadagnando il microfono col solito passo fortemente caratterizzato e col novello look da deportato e via, il concerto tutto d'un fiato...
Succede che si parte con la nuova versione de "La ballata dell'uomo ragno" con Arianti JR. che suona uno strumento a metà fra il fischietto che trovavi nelle patatine classiche San Carlo e il richiamo per le anatre. Succede che "Cardiologia" mette ogni volta i brividi. Succede che piove e non piove. Succede che becco un calabrese con tre nomi che vive a Milano ed ha visto -in vita- più concerti di me [un bel po' più di me]. Succede che Simone il giovane ha preso a fumare. Succede che piove e non piove. Succede che Ciccio attacca "L'angelo" e una cicciona tenta di arrampicarsi sul palco, col Nostro che la guarda basito e col pubblico agghiacciato, finchè la sicurezza non provvede a rimuovere il pachiderma: voleva cantare, porella: Strazzabosco non crede ai propri occhi! Succede che "Numeri da scaricare" non finisce mai. Succede che piove e non piove. Succede che a De Gregori parte una corda della chitarra, che penzola mentre egli finge di suonare. Succede che "Vai in Africa, Celestino!" non stanca manco a sentirla 1000 volte, che salti il fosso, giri la ruota, spenga la luce o giri i tacchi. Succede che quella davanti a me preferisce Fossati, l' amica no: per l'amica Ciccio è come il Papa, mi confida. Succede che mangio 5 panzerotti uno via l'altro e brindo a chinotto. Succede che mi guardo attorno e c'è un fottìo di gente. Succede che piove e non piove. Succede che "Gambadilegno a Parigi" a me piace, a Marco no. Succede che quello con tre nomi ha già fatto 128 fotografie. Succede che tocca a "Mayday" e mi vengono in mente le riflessioni di Rinaldo sul testo "tutt'altro che scontato, tutt'altro che banale". Succede che ormai piove e che Rossana sotto il cappuccio verde sembra un gelato al pistacchio. Succede che per la prima volta "Compagni di viaggio" con 'sto arrangiamento proprio non mi va giù. Succede che il momento clou è "Vecchi amici" con cui il pubblico sbarella. Succede che ormai piove e Francesco prosegue un concerto ad orologeria. Succede che partono i classici: troppi, come sempre. Succede che "La valigia dell'attore" con questo trasporto l'ho sentita di rado. Succede che vedo per la prima volta "Alice" ...bagnata. Bagnata e interrotta, perché ormai piove copioso. Succede che aspettiamo e scommettiamo sulla ripresa o sulla nanna anticipata. Succede quella cosa che ho provato allo stadio quando diluvia e l'arbitro chiama a sé i due capitani e fa rimbalzare il pallone per testare il terreno. Succede che calano i teloni perchè -si sa- corrente elettrica e acqua piovana non son mai andate d'accordo. Succede che passa quasi mezzora così. Succede che anche il rocker indigeno di fronte a me che assomiglia a Montero abbandona la nave e guadagna la macchina sacramentante e inzuppato. Succede che a un certo punto, mentre aspettiamo che spiova, Ciccio esce dal camper e dà un bacetto in fronte a Rossana che a momenti mi sviene. Succede che poi lo stesso camper se ne va, e con lui le speranze di una coda, di un bis, di sentire per me finalmente "In Onda", "I matti", "Baci da Pompei".
Ci riproverò a Vicovaro, Giove Pluvio Fottuto permettendo.

 

 

VICOVARO - 9 SETTEMBRE 2006

Partecipare ai raduni,per uno come me,è diventato ormai un rito cui non si può rinunciare.Il discorso è sempre quello:poco vale il concerto di turno (tanto le canzoni più o meno sempre quelle sono..per noi che ne sentiamo 4 in tre mesi) ma fondamentale ed essenziale è qualunque cosa circondi l'evento canoro.
Il viaggio,la strada,l'autogrill,il CD mp3 tra Bonocore e Michael Jackson,l'itinerario di ViaMichelin.com,la compagnia di Pippina e Checchina,il valigione di Serena (come se viaggiassimo in 4) ,l'ormai mitico Bar Brasile e la Birreria Peroni chiusa,i saluti di rito e le nuove facce da stampare nella mente (Annalisa,Alessandro..).Gli insossidabili,indistruttibili,mitici,eroici gladiatori Rimmelclubbiani (Lupus,Daniela,il Noto,Serena,il Barbagianni e Rosss,Marina,Antonella,Ale Pezzivetro,Pedruzzo)e un carico di emozioni ancora tutte da provare e raccontare!
Questi momenti sembra non arrivino mai ma poi,una volta lì,come niente passano in fretta che manco te ne accorgi,quasi la Storia voglia evitare che le emozioni si prolunghino nel tempo ma anzi si concentrino in attimi intensi.
Così passano via veloci il pranzo all'osteria,la dislocazione di noi pazzi individui nelle autovetture direzione Vicovaro,la fermata alla metro di Rebibbia dove ci attende Vanilla e via di corsa verso Vicovaro!
Le nuvole scompaiono e anzi sbuca la luna...e dunque si potrebbe cantare.La Band non fa le prove e così Gianmario Lussana sostituisce agli uomini musicisti le basi registrate dei singoli strumenti...mentre Frank con la chitarra si ritrova a suonare Vecchi Amici accompagnato dal rullante della batteria.
I cancelli si aprono e via direzione transenna,già occupata dai fanatici Pedruzzo,Marina,Pippina...io che oramai sono un fans di Anna Tatangelo mi apposto subito dietro e corro subito a pigliarmi un paninazzo che la fame è assai.
Si salutano i musici (Paolo e Alessandro "Steel Guitar" all'ingresso,Ale Svampa a bordo palco oramai esausto nel vederci sempre sempre sempre a ogni concerto tanto da dire "Aho....ve li pago io i biglietti...dateve na calmata!!! )mentre l'ora F si avvicina.
Velocissimo Sound Check sulle note della Ballata dell'Uomo Ragno e via tutti sotto i gazebo a preparare la scaletta.
Il concerto fila via liscio:m'aspettavo di più forse perchè piacevolmente sorpreso dai live di Pontinia e Ripacandida.
Qui ascolto per la prima volta la nuova veste de LA BALLATA DELL' UOMO RAGNO che scappa via nell'ambulanza (ottima performance,bellissimo arrangiamento)e la sempre splendida LA VALIGIA DELL'ATTORE (con Ale Valle all'acustica).
Mancano i pezzi acustici che a me tanto piacciono (CALDO E SCURO,COMPAGNI DI VIAGGIO...vero Annalisa? ,IN ONDA)ma nei bis finalmente arriva il capolavoro di NIENTE DA CAPIRE (mi ripeto....non modificatela:è perfettamente sublime).
Ciccio ringrazia "col cuore in mano" (forse lo stesso che appunto gli ha impedito di cantare Cardiologia)e scappa.Le luci si spengono e rimane ,tra pagine chiare e nessuna scura,ancora un ennesimo ricordo per un ennesimo incontro,immortalato dallo scatto con il mitico striscione!
La stanchezza si impossessa di noi ma l'intenzione di chitarrare pervade alcuni della comitiva:si arriva a Villa Borghese ma inspiegabilmente - mossi da non so quale condottiero - vaghiamo per le strade di Roma tra nervi che fanno le bizze e piedi come fornaci...
Saluto e risaluto in preda al sonno,m'incammino coi compagni di camera verso l'originalissima casetta giallorossa dell'amico Lupus (complimenti davvero per l'arredamento e per l'angolo multimedialcanoro!!!).
E vado....In coma....silenziosamente...e la mia mente sogna....di rivivere al più presto le emozioni di questa bellissima giornata!!!

Grazie a tutti,di tutto!

Frank (www.rimmelclub.it)

 

NAPOLI - 30 SETTEMBRE 2006

Di seguito un breve resoconto della serata da parte dell'amico Antonio Piccolo...
In una piazza ampia e storica come Piazza Plebiscito il comune di Napoli regala un assortimento alquanto strano. Presenti sul posto con sei ore di anticipo rispetto all'evento che ci interessa [il concerto di Pino Daniele, De Gregori e Fossati, sperando in qualche duetto] dobbiamo sorbirci l'accostamento meno azzeccato della storia dopo Briatore-Campbell: la festa dei 30 anni di Radio Kiss Kiss. Abbiamo l'onore di essere in prima fila a guardare una decina di panzoni che mettono una musica tamarra, invitano il pubblico a riti collettivi di dubbia intelligenza, mentre dietro siamo calpestati dagli scalmanati che vanno in visibilio per dj come Pippo Pelo.

 

 

È un incubo, sembra di essere in un film di Muccino. Dopodichè arriva Pino Daniele [mai atteso con tanta ansia] che, dopo averci fatto ben sperare con un interessante per quanto ibrido set con Toni Esposito alle percussioni, chiama a raccolta la band per rifilarci tutto il suo repertorio ruffiano e senz'anima degli ultimi quindici anni. Sgradevole come pochi, fa andare tutti di fila pezzi come "Che male c'è", "Dubbi non ho", per poi chiamare Giorgia [tanta tecnica e zero anima] con cui frantuma la bellezza di "Napule è", fino ad abbassarsi a pezzi del repertorio della cantante, tipo "Come saprei" e altri capolavori simili. Gli dà il cambio De Gregori ed è tutta un'altra musica: coinvolgente, sound impeccabile, canta benissimo. Addirittura, in una settimana già cambia qualcosa: Giovenchi -che a Presenzano era stato purtroppo in ombra- si apre e ci regala tutta la sua arte [su "Numeri da scaricare" e "Mayday" è eccellente]. Arianti ha una dimenticanza su un assolo di fisarmonica su "Sotto le stelle del Messico a trapanàr", ma capita. Visto che non è un concerto per conoscitori, dalla settima canzone [Rimmel] fino alla fine c'è una serie di classici. Troppo sentiti, ma la colpa è nostra: va detto per la cronaca che una mia amica m'ha detto qualche ora fa che con De Gregori "ha pariato troppo" [cioè si è divertita molto]. In effetti, è stato divertente e divertito, anche se senz'altro non è la migliore performance a cui assisto. Conclude Fossati, arrangiamenti magistrali che risentono molto del sound del suo ultimo disco: un rock un po' "santanizzante". Anche lui fa tanti classici e non saprei dire proprio quando ha dei picchi, visto che la band è un orologio: "Ventilazione", "Panama", "La pianta del tè", "La musica che gira intorno", "I treni a vapore", "La canzone popolare", "C'è tempo", etc.
Bella serata, però gli impietosi artisti non c'hanno regalato neanche un duetto. Forse valeva più la pena sentire distintamente in tre occasioni diverse [anche se per Pino Daniele è consigliato un viaggio nel tempo per tornare agli anni '80].
(Antonio Piccolo) (www.ilbarbaganni.com)

 

 

B.LIVE - ALL MUSIC - ALCATRAZ MILANO - 26.10.2006

Ieri sera ho vissuto qualcosa di unico e difficilmente ripetibile. Io e l'inseparabile Alice siamo andati all'Alcatraz di Milano per partecipare ad un concerto gratuito di Francesco De Gregori. L'evento è stato registrato da All Music e andrà in onda lunedì 9 novembre alle 21:00. Lasciando da parte le cose finte a cui abbiamo dovuto partecipare (applausi comandati, tenerezze richieste, conduttori frivoli...), è stata una serata indimenticabile.

De Gregori in gran forma: fin da subito saluta il pubblico, improvvisa scenette con i musicisti, si diverte e fa divertire. Le canzoni sono molto curate e i nuovi arrangiamenti sono eccezionali. Insomma, un gran bel concerto.

Alla fine, posati gli strumenti e salutata la band, De Gregori si concede ad una intervista da parte dei due conduttori, al centro del palco. Si sa, lui è uno che parla pochissimo e, anche per questo, è un vero piacere sentirlo parlare dal vivo; è un uomo molto intelligente, colto, che dice quello che pensa fregandosene dei convenevoli che solitamente si fanno in televisione. Per questo, non risparmia "frecciate" verso i conduttori (evidentemente inconsistenti), facendo ridere tutto il pubblico.

Se la serata fosse finita qui, sarebbe stata una serata stupenda. Invece, una successione di eventi inaspettati l'hanno trasformata in un sogno realizzato.

Mentre il locale si stava svuotando, prima di tornare a casa io e Alice siamo andati in bagno. Nell'uscire dal bagno, ho visto una persona apparentemente familiare che, dopo aver indossato un cappello (un borsalino bianco, come quelli che indossa De Gregori), è scesa dal palco e si dirigeva verso di noi. Era lontana ma dagli originali ciuffi di capelli che scendevano lateralmente dal cappello mi sembrava proprio lui. Quando era a due passi da noi, non ho avuto dubbi: Vinicio Capossela! Volevo fermarlo per conoscerlo, ma non avrei avuto niente di originale da dirgli (a parte "sei un genio" o qualcosa di simile), quindi ho evitato. Inoltre, aveva in mano un bicchiere di birra ed era in evidente stato di ubriachezza, infatti quando l’ho chiamato «Vinicio!» lui mi ha fissato senza dire nulla; fatto che comunque non mi sorprende, visto l’originalità del cantante e delle sue canzoni. E’ stata comunque una forte emozione vedere camminare Vinicio accanto a me, come una persona qualunque.

Ed ecco che, quando mi giro verso il palco, a momenti fatico a trattenere l’emozione: afferro Alice per una mano e la trascino correndo giù per gli scalini, verso un’uscita laterale. Lì, l’incontro: Francesco De Gregori, intento a usare il suo cellulare, accompagnato da 4 o 5 uomini. Io grido «Francesco!», lui si gira, viene verso di noi, mi dice «Ciao» e mi porge la mano. Io rispondo al saluto e gli stringo la mano. Rimango un attimo stordito. Sono felicissimo, ma dopo poco mi accorgo che i secondi passano e io lo sto fissando senza dire nulla. Penso: "Sto facendo la figura dello stupido. Devo dirgli qualcosa, altrimenti se ne va". Poi penso: "chissà quante persone gli hanno già detto le solite cose, come sei bravissimo, ti seguo da sempre,… e suppongo che lui sia stufo di sentirsi dire queste cose". Così non gli faccio alcun complimento e subito gli chiedo se posso fargli una domanda. Al suo consenso, ricollegandomi all’intervista precedente gli chiedo come sia stato possibile che il gruppo "Ufo piemontesi" abbia recentemente inciso una loro versione de "La donna cannone", che a parer mio è a dir poco scandalosa e irriverente. Lui mi spiega i motivi per cui hanno potuto farlo senza richiedere il suo permesso. Poi gli chiedo se l’ha ascoltata e risponde di no. La mia faccia assume allora un’espressione disgustata e lui aggiunge «No, però mi basta la tua faccia…». Poi ci salutiamo e lui esce dal locale.

Durante il resto della serata, mi è rimasto stampato in faccia un sorriso.

Alice ha commentato: «E’ stato bello assistere in prima persona alla realizzazione di un tuo sogno: ho potuto leggere l’emozione nel tuo volto». Che dire... sono innamorato di questa ragazza!

E’ stata una serata indimenticabile. E fortunatamente avrò l'occasione di rivivere una parte di essa in televisione.

PS. Stanotte ho dormito poco, perché continuavo a ripensare a quanto accaduto. Ho solo un rimorso: non aver fatto alcun complimento a De Gregori. Se lo meritava: è un grande uomo ed ha fatto un concerto perfetto. Spero che non ci sia rimasto male.

Andrea Turati    http://winterlude-space.spaces.live.com/  

 

10 FEBBRAIO 2007 - CUCCIAGO (CO) Palasport Pianella
Francesco De Gregori torna in provincia di Como, dove manca da una manciata d´anni, per un concerto a favore della Croce Rossa Italiana: di primo acchito direi subito che tanto il palazzetto (l´acustica lascia davvero a desiderare) quanto il pubblico (ci si aspettava una maggiore affluenza) non sono all´altezza della situazione ed è un vero peccato perché De Gregori e la sua band sono oggi uno dei migliori spettacoli live che la musica italiana possa offrire.
Francesco sale sul palco alle nove e mezza, in giacca con l´immancabile cappello, molto più in forma di come si è mostrato negli ultimi tempi: ad accompagnarlo una formidabile band di sei elementi fatta di due chitarre, pedal steel guitar, basso, batteria e tastiere. L´assetto lascia presagire un concerto prevalentemente elettrico e rockeggiante (in realtà poi toni elettrici ed acustici si bilanceranno) e l´inizio con "La linea della vita", tratta dall´ultimo album "Calypsos", sembra confermarlo come la seguente "Bambini venite parvulos".
Giusto il tempo di assestare il sound ed ecco i primi pezzi acustici: "In onda" e una fantastica "Niente da capire" cancellano ogni dubbio sulla grandezza di un cantautore che è ormai un monumento nazionale, accompagnato da una band giovane, affiatata e davvero sorprendente.
De Gregori non dice una parola, ringrazia coi gesti e coi sorrisi: è contento di essere qui e lo trasmette con la musica, alternando per due ore piene grandi classici e canzoni più recenti, tratte da "Pezzi" e "Calypsos". Ecco allora che insieme alle grandissime (e rigorosamente acustiche) "Compagni di viaggio" e "La leva calcistica della classe `68" trovano spazio "Numeri da scaricare" in chiave blues (con tanto di armonica a bocca, che utilizzerà spesso) e una sorprendente "Vai in Africa, Celestino!", per buona parte acustica salvo poi terminare in un crescendo rock. Momenti topici dello show restano comunque i classici: sfilano maestosi "L´Agnello di Dio", forse la canzone più tirata della serata, una delicata ed elegante "Generale" (ben lontana dagli accenti rock di Vasco), "La donna cannone" (che lascia senza fiato: una menzione d´onore va al giovanissimo e dotato tastierista), "Il bandito e il campione", l´immortale "Alice", "Titanic", "Rimmel" e, a chiudere il tutto, "Buonanotte fiorellino" riletta con armonica e chitarre elettriche. Due ore passano veloci, ancora di più quando di fronte hai musicisti di livello veramente eccezionale: morto De Andrè, forse è davvero De Gregori il punto più alto della canzone italiana contemporanea.
Francesco, prossimo ai cinquantasei anni, ha una voce che toglie il fiato (vedi alla voce "La donna cannone", "Compagni di viaggio", "Rimmel") e la band che ha costruito negli anni è veramente incredibile: affiatata, sorprendente, perfetta in ogni passaggio. A favore di De Gregori gioca poi la versatilità: a differenza di altri, come Guccini, che ripropongono da decenni lo stesso identico copione, riesce sempre a stupire vestendo a nuovo ogni pezzo (abiti firmati, si capisce...), come quando è una Stratocaster a suonare "Buonanotte fiorellino" e una chitarra acustica a scandire il mondo in pezzi di "Vai in Africa, Celestino!", che su disco ha una carica tutta rock. Quello del Pianella, perfettamente calibrato tra vecchio e nuovo, tra acustico e rock, è stato insomma un splendido viaggio in compagnia di un grandissimo della canzone d´autore italiana: lunga vita a Francesco.

(da www.ilbarbagianni.com)

 

 

BRUSIO - 16 GIUGNO 2007

Francesco De Gregori live al viadotto di Brusio (Svizzera)

passaggio del trenino rosso del Bernina), si è esibito alla grandissima il cantautore romano. Come sempre elegante, con l'inseparabile cappello, Francesco ha strabiliato ed ha conquistato tutti, alternando sapientemente atmosfere melodiche e delicate a momenti di rock-country nudo e crudo e molto pulito. Ecco dunque che al di là delle solite gloriose canzoni storiche che lo hanno reso celebre, alcune eseguite in maniera molto tradizionale, altre un po' stravolte a ridarle nuova freschezza e vigoria, il concerto è stato caratterizzato principalmente dai pezzi del De Gregori seconda e terza maniera, dagli anni novanta in poi. Bellissime sonorità e straordinari musicisti, che oramai lo seguono da tempo e che infatti dimostrano un'amalgama ed un intesa estremamente trasparente. Svampa alla batteria è molto versatile, Valli accarezza molti pezzi con la steel, Guglielminetti è il fido compagno di una vita, oltrechè un bassista di valore certo, ma soprattutto Lucio Bardi non ha bisogno di presentazioni come chitarrista acustico, Alessandro Arianti è uno sbarbatello adolescente di notevole valore come tastierista e fisarmonicista, e poi c'è lo strepitoso Paolo Giovenchi, che con le sue chitare elettriche sforna incredibili momenti musicali.
Francesco è apparso in gran forma, sempre molto schivo e per nulla propenso a scambiare impressioni con il pubblico, ha però mostrato un'invidiabile giovinezza ed una voce molto pulita e calda. Fra i pezzi suonati, poco spazio a quelli più politici, mentre molto variegata la presenza delle canzoni d'amore. Mai banale, sempre pronto a ricercare nuove versioni, tutte piuttosto convincenti, per i suoi brani, il buon principe ha concesso due ore di show piene, volate via come un sogno che si è avverato per chi, come me, lo ha inseguito da molto e sabato lo aveva a cinque metri.
E adesso non sa nemmeno scrivere granchè...

postato da Gianlupo

(da www.ilbarbagianni.com)

 

 

PRATO  23 LUGLIO 2007

recensione del concerto di "minimamoralia"
Il mio primo concerto degregoriano senza biglietto acquistato in prevendita [mi sono rotto di cacare 3-6 euro per diritti di prevendita di concerti in cui non ci sarà mai il tutto esaurito] nasce con un po' di fiato corto visto il ritardo e la solita strada sbagliata una volta arrivato a Prato. Percorro una via lunghissima senza indicazioni per il centro e mi ritrovo in una Chinatown lunga 3 km, in cui avrò visto al massimo due o tre visi italici, a fronte di migliaia e migliaia di cinesi di ogni età e fattezza. Chiedere indicazioni mi è sembrato del tutto superfluo. Ad ogni modo arrivo in largo anticipo, compro 10 euro di biglietto e mi viene da piangere se penso che non ho mai pagato così poco, a parte i concerti gratis et amore. Mi sistemo in quinta fila [seduto, che palle 'ste sedie] accanto alla signora, e attendo un'oretta e qualcosa fino all'entrata del Principe. Ormai saluta il pubblico con fare cardinalizio, sollevando quasi le tre dita per benedirci, ma è sempre bello come il sole. "La ballata dell'uomo ragno" rieditata non mi prende molto, la canzone non decolla, non è il country indignato della versione originale. "Bambini venite parvulos" è il motivo per cui vedo i suoi concerti, è la canzone che per motivi personali vibra e commuove le mie membra, e mi ricorda da dove sono partito, ormai 16 anni or sono. Poi comincia un triduo di canzoni "titaniche", molto apprezzato, con una "Titanic" molto fedele all'originale, "il fuochista" forse un po' troppo strumentato, e una "leva calcistica" che ormai, rispolverata da tempo dopo anni di silenzio, sa sempre emozionarmi a parte la fastidiosa chitarra elettrica di Bardi sul finale [che replicherà più volte queste inutili distorsioni alla Solieri durante la serata]. "L'angelo" è ben fatta, la sua voce solo a tratti vinta dalla strumentazione, mentre "Un guanto" nella versione incriminata mi ha lasciato abbastanza freddo. "Cardiologia" è il secondo punto di impatto della serata, ormai nel recitativo De Gregori dà il massimo delle sue capacità vocali, ed è un peccato che non lo applichi anche a canzoni del passato che ben si presterebbero all'uopo, come "Pilota di guerra" o "Mimi sarà". "Compagni di viaggio" è un capolavoro dei suoi anni '90, ma la versione di stasera non rende, il ritmo valzeresco si imbroglia troppo con la irrequietezza dei versi, e la canzone non decolla. "Mayday" è un rock dylaniano di seconda classe, rispetto ad altre canzoni simili, la versione è leggermente diversa dall'anno scorso, forse lievemente meno ficcante. "Rimmel" e "Niente da capire" hanno il pregio di un scelta minimale, omaggiante la versione dal disco, sopratutto la seconda, dove l'arrangiamento è andato a risentirsi la versione pecoresca e l'ha interpretata veramente bene. "Rimmel", rispetto alle orge reinterpretative di anni addietro, fa impressione per la fedeltà all'originale. "L'agnello di Dio" è il terzo momento forte. Una versione potente, nella voce e nell'arrangiamento, davvero bella, forse la migliore mai sentita dal vivo. "Numeri da scaricare": la scelta rock-blues che smorza la versione di "Pezzi" troppo simile a "Meet me in the morning" di Dylan è azzeccata, gradevole, finchè non decide di cantarla, e lì il tutto diventa insopportabile. Se ne facesse una versione solo musicale, andrebbe anche bene, ma così no. "Sotto le stelle" è la solita canzone allegra, trascinante, che fa sempre piacere sentire e di cui non ci si stanca mai. "Generale" si accoda alla scelta di riproporre i classici in versione quasi originale, e per questa canzone che ormai non mi regala più nessuna emozione, svuotata di significato per il troppo risentire e il troppo ricantare, il pubblico, peraltro freddo come un freezer, apprezza e fa il coro. "Celestino" trascina, l'arrangiamento monta pian piano quasi divertendosi a rimandare il momento dell'esplosione di tutti gli strumenti, la canzone è piacevolissima. "La valigia dell'attore" è il consueto capolavoro di recitazione e voce, lui è un po' troppo eclatane nei gesti, ha sempre l'aria di essere un po' forzato, ma il risultato è comunque eccellente. "Alice", come "Generale", "Rimmel" e "Titanic", esegesi fedele dopo anni di versioni lisergiche. "Il bandito e il campione" è una rottura, lo dico da sempre, i miei gusti hanno sempre assegnato a questo country-rock piatto -e per questo per nulla degregoriano- una delle ultime posizioni di gradimento. Il pubblico invece sembra apprezzare. I bis sono quelli attesi, "La donna cannone", dove il pubblico va in visibilio e le mie palle toccano il nadir, e "Buonanotte fiorellino", dove l'armonica ormai dimenticata viene sfoderata per la seconda misera volta in una sera, a ricordarci che è forse lo strumento che De Gregori usa meglio.
Che dire, è sempre un piacere incontrare un vecchio suonatore di chitarra che ha scandito la tua giovinezza. Questo, al di là delle scalette sclerotizzate e delle versioni non convincenti, è il motivo essenziale per cui lo rivedrò sempre con piacere e non potrò non provare la stessa meravigliosa sensazione di sentirmi a casa, dritto nel centro stesso del cammino di questi decenni.
Dario - Plato2005

 

BISCEGLIE 21 AGOSTO 2007

…e alla fine ti ho incontrato, Giovane esploratore Tobia!!!
Forse, alla fine, dopo tanti concerti, nei quali le emozioni che Francesco mi regala, al di là delle scalette ormai collaudate e stabili che, come direbbe Lui, non ci si può cadere, l'emozione più grande resta quella di rivedere vecchi amici e incontrarne nuovi, giovane e, questa volta anche esploratore: Giulio!
Non è una novità, mi hanno detto gli amici che hanno assistito agli ultimi concerti, la scaletta dei brani eseguiti ieri, ma la inserisco ugualmente: Bambini venite parvulos Titanic L'abbigliamento di un fuochista La leva calcistica L'angelo Un guanto Cardiologia Compagni di viaggio Mayday Rimmel Niente da capire L'agnello di Dio Numeri da scaricare Sotto le stelle del Messico Generale Vai in africa Celestino La ballata dell'uomo ragno La valigia dell'attore Alice Il bandito e il campione
Bis La donna cannone Buonanotte fiorellino

Va affermandosi ancora forte la scelta del genere che io, per nulla intenditrice, definisco "energica" della esecuzione di gran parte dei brani, fatta eccezione per quelli eseguiti con soli pianoforte e voce. E appare evidente lo sconcerto di chi, dalle prime file ( spettatori che avevano acquistato il biglietto per Milva, convertito poi con quello per De Gregori) si aspettava un De Gregori tutto armonica e chitarra prima maniera. Noi no...e neppure i tantissimi ragazzi, un vero e proprio tsunami che, all'improvviso, si è riversato sotto il palco, spaccando l'atmosfera da teatro e restituendoci il clima che a noi, come dice Frank, aficionados, appartiene.
Ma, a dire il vero, quel clima da teatro, forse non è proprio del tutto estraneo a buona parte del concerto: Francesco in molti brani assume atteggiamenti marcatamente teatrali, gesti che in passato accennava goffamente, ora ha fatto suoi, insomma il futuro da attore, a mio avviso, è prossimo! E così, La Valigia dell'attore, rappresenta il momento più emozionante e alto di tutto il concerto.
E veniamo ai brani "valzerati"(non saprei in che altro modo definirli), Niente da capire non è stata una novità, l'aveva già fatta così e non mi dispiace affatto, ma, Alice, questa sì, a tempo di valzer non me l'aspettavo, e che si fa...una volta era Buonanotte fiorellino a farci ballare...! Ma ballare o non ballare, saltare o non saltare, dopo tutte le amarezze dell'ultimo anno della mia vita, per me, l'importante è che...si torni a cantare!
Un abbraccio
P.s. lascio a chi sa farlo o ha più tempo di me, ulteriori dettagli tecnici e no sulla serata, io, anche se per poche righe, da fedele e ancora stabile colonna di questo magico luogo, non potevo mancare all'appuntamento.
Pippina


Andiamo con ordine,dunque.
Il forte vento condiziona l'acustica (perfetta) per chi come me decide di accontentarsi del secondo settore rimanendo in piedi fin quando decidono (a metà spettacolo) di aprire le transenne e farci arrivare tra il pubblico seduto.
Pertanto non mi godo appieno BAMBINI VENITE PARVULOS (non la ascoltavo da tre anni,forse) in apertura; Francesco introduce TITANIC dicendo "E adesso cominciamo a divertirci"...a tal punto che ripete per 2 volte la strofa "Ma chi l'ha detto che in terza classe...".
Seguono senza particolari entusiasmi,tra le altre,UN GUANTO,MAYDAY (inascoltabile il coro) a differenza di LA LEVA CALCISTICA,L'ANGELO e COMPAGNI DI VIAGGIO (Giovenchi in evidenza).
NIENTE DA CAPIRE è bella davvero eseguita così,con il solo in acustica di Lucio Bardi che merita da solo l'intera canzone.
GENERALE segna l'arrivo dell'ondata di gente dalla periferia fin quasi sotto al palco così da rendere l'atmosfera fino ad allora scialba quantomeno partecipata.
De Gregori apprezza e fa segno a quelli della sicurezza di non rompere troppo le scatole.
NUMERI DA SCARICARE è davvero una rottura interminabile (capisco si divertano a suonarla...però vabbè...).
L'AGNELLO DI DIO ridona splendida carica rock al pari di VAI IN AFRICA CELESTINO.
RIMMEL è Rimmel per cui rimane piacevolissima nell'ascolto.
Su tutte spiccano le esecuzioni di CARDIOLOGIA e LA VALIGIA DELL'ATTORE:quest'ultima canzone viene eseguita magnificamente dal Nostro e dalla banda in un connubio di gesti & sublime voce.Risultato esaltante.
Si prosegue con il walzer di ALICE e la divertente SOTTO LE STELLE DEL MESSICO,quindi IL BANDITO E IL CAMPIONE.
Bis scontato con LA DONNA CANNONE (altra intensissima interpretazione) e BUONANOTTE FIORELLINO.
Ringrazio i compagni di viaggio di questo concerto e soprattutto Alessandro Valle con cui ho potuto scambiare più di due chiacchiere tra un sorso e l'altro di birra,assieme a Gianmario Lussana e l'ottimo batterista Stefano Parenti.
Frank

SAN BARTOLOMEO IN GALDO  26 AGOSTO 2007

Nessuna variazione in scaletta ma che serata!
Arriviamo tardi sul posto (alle 20) un pò per alcuni contrattempi, un pò per la lontananza (davvero un paese sulle montagne, al ritorno ho visto due volpi e un uccello che poteva anche essere un barbagianni ) ma riusciamo cmq a guadagnare la seconda fila.
Il palco era proprio in mezzo a via Circelli in un posto davvero strano con piccole gradinate a sinistra, l'attesa è poca con un disco di Grechi in sottofondo.
Puntualissimi, De Gregori & band alle 22 cominciano con BAMBINI VENITE PARVULOS uguale identica a quella del live "Fuoco Amico", fiammeggiante. ("Ciao. Adesso ci divertiamo!" le parole dette da un sorridente Francesco prima di attaccare).
Segue lo spettacolare trio di Titanic (TITANIC con Bardi in evidenza, L'ABBIGLIAMENTO DI UN FUOCHISTA, LA LEVA CALCISTICA), L'ANGELO ("sono venuto a sciogliere e non a tagliare" canta Francesco che mi sembra in difficoltà in alcune parti essendo la tonalità in Sol forse troppo alta per lui), UN GUANTO ("ad una gabbia senza chiave, ad un amore senza vista").
Poi CARDIOLOGIA, davvero struggente, COMPAGNI DI VIAGGIO stupenda anche se priva del riff di chitarra elettrica ma con l'armonica che compare per la prima volta nella serata, e sempre da "Calypsos" MAYDAY, uguale al disco ma che non sentivo da tempo e che ho apprezzato.
Prima di RIMMEL Francesco guarda sconsolato e divertito uno spettatore un metro dietro me che continua a chiedergli Atlantide, segue NIENTE DA CAPIRE e una splendida versione dell'AGNELLO DI DIO con Giovenchi in grande evidenza.
Poi NUMERI DA SCARICARE che continuo a reputare una gran bella canzone ("Tutto il mondo è paese e ti ci devi abituare"), la divertente SOTTO LE STELLE DEL MESSICO A TRAPANAR con Arianti alla fisarmonica e una lunghissima ma piacevole GENERALE.
Ed è qui che comincia direi il momento clou del concerto: VAI IN AFRICA CELESTINO con sole 3 strofe ma con un crescendo strapitoso e con Celestino che "taglia la torta" e "brucia tutto", poi LA BALLATA DELL'UOMO RAGNO con Arianti al kazoo.
Ero molto curioso di ascoltarla per i recenti cambiamenti e le polemiche su una possibile allusione a Veltroni ma Francesco ha fatto davvero il pazzo:

 

 


MAMMA C'HA IL CUORE TENERO E L'ALITO DI TUONO
CI GUARDA CON UN TELEFONO DALL'ULTIMO PIANO
PROMETTE UN CASTIGO MINACCIA UN PERDONO

SOMIGLIA AL CAMAMBER (non ho capito bene ma è quel formaggio francese) MA è COME IL MASCARPONE
HA GLI OCCHI DELLO SCHIAVO E LO SGUARDO DEL PADRONE
SI ATTEGGIA A RIN TIN TIN MA è SOLO UN RICAVONE (non garantisco ma è una cosa simile cmq nè Mitterand nè Sarkozy)...

Dopo questo colpo dell'Uomo Ragno completamente stravolta arriva LA VALIGIA DELL'ATTORE strepitosa con gesti bellissimi di Francesco, poi c'è ALICE a ritmo di valzer davvero particolare e il BANDITO E IL CAMPIONE con Guglielminetti, Bardi e Giovenchi tutti assieme nei cori con Francesco. Escono tutti fra gli applausi ma rientrano subito.
"Grazie a tutti per essere venuti, è un onore lavorare per voi, bellissima città, grazie per l'accoglienza, ora vi suoniamo una vecchia canzone d'amore": è LA DONNA CANNONE, peccato che non si sia sentita bene per la troppa gente che cantava a volte disturbando anche Francesco. Alla fine una bella scena con Francesco che si avvicina a Alessandro Arianti dicendogli una cosa nell'orecchio, il pianista prima ride poi dice "No" e poi un bel "Grazie"... chissà che gli ha detto però un bel siparietto.
Conclude BUONANOTTE FIORELLINO che in questa versione rock blues con armonica mi convince e mi trascina sempre di più.
In generale grandissimo concerto con un Francesco in gran forma molto più protagonista con la sua chitarra e sempre sorridente, a volte proprio divertito e che lancia qua e là plettri e armoniche(!!!).
Anche al band ha dato l'impressione di divertirsi con soprattutto Arianti e Giovenchi molto sorridenti e con Bardi molto protagonista.
Alla fine ho beccato qualcuno di loro per qualche foto e autografo su Calypsos, il principe no ma va benissimo.
Splendida serata, splendido concerto, buonanotte,
Pablo 1990