RECANATI - 4 SETTEMBRE 2003
Ascoltare de Gregori a Recanati è un privilegio: anche se non credo che le canzoni siano delle poesie, la poeticità del luogo aiuta!
Il concerto si è svolto in piazza Leopardi, al centro della quale troneggia il "pupo" (così viene chiamato Giacomo) che per l'occasione dava le spalle al palco.
Francesco è arrivato alla guida di una Mercedes nera, tipo fuoristrada, intorno alle 19:00, ne è sceso allegramente facendo già intuire che la serata prometteva bene.
Ha iniziato a suonare in una piazza gremita all'inverosimile (in ogni caso molto piccola per un concerto di Ciccio) intonando Sotto le stelle del Messico. Non riuscendo ad elencare tutte le canzoni che ha suonato, posso solo evidenziare che a farla da padrone è stato il disco Rimmel con, oltre alla canzone omonima, Buonanotte Fiorellino, il signor Hood, e Pablo. Completamente assente l'album Titanic mentre delle ultime ha suonato la splendida Sempre e per sempre e Condannato a Morte.
Il concerto, inutile dirlo, è stato un'ovazione, con la band in grande forma (spiccavano comunque due assenze : Arianti e Torquati, che avrebbero aggiunto qualcosa in più) e i momenti più calorosi sono stati, oltre alle già citate canzoni di Rimmel, quando ha cantato Generale, la Donna Cannone, il Bandito e il Campione, Bufalo Bill, e Sangue su Sangue. Non sono mancate le due cover di Dylan (eseguite magistralmente), la irriconoscibile Agnello di Dio, Cose (sempre più bella) Vecchi amici e Pentatlon (oltre alle altre già citate in questo forum).
Si chiude in bellezza con Viva l'Italia.
Per il forum tutto, infine, una chicca: sull'autostrada, alla stazione di servizio di Macerata, ho incontrato Lucio Bardi e Guido Guglielminetti. Rivolgendomi a quest'ultimo gli ho detto che il Rimmel Club mi avrebbe rimproverata se non avessi portato i saluti di tutto il forum al gruppo e lui ha ringraziato, ma soprattutto, ha ricambiato i saluti. Contenti?
Se domani, a mente fresca, mi sovviene qualcosa di importate, mi farò viva. Altrimenti chiedete pure ciò che vi pare senza pudore.
Marina (Rimmelclub)


CASERTA - 6 SETTEMBRE 2003
Le piccole storie di Francesco De Gregori
di Salvatore Esposito da http://www.maggiesfarm.it/casertadegregori.htm (ci sono anche delle foto)
Francesco De Gregori non è mai stato uno sperimentatore. Le virate, le sorprese che un Battiato o un De André hanno quasi sempre offerto, al cantautore romano non sono mai interessate.
Intrapresa una via, uno stile sicuro, non lo ha più mollato: ispirandosi sempre di più nel corso della sua carriera a Bob Dylan, si è dedicato alla prosecuzione di un identico linguaggio musicale, a lui preesistente di parecchi anni: dieci tondi, se si vogliono considerare i rispettivi esordi discografici, dell'italiano e del Bardo di Duluth. Quello che lo contraddistingue è l'approccio alle sue canzoni, di cui ogni sera dà un'interpretazione diversa, seguendo il proprio istinto, seguendo l'anima delle sue canzoni.
Ecco allora Alice, Pablo e Bufalo Bill, il generale, quello dietro la collina, la donna cannone che "sola sola verso un cielo nero nero s'incamminò", quel galantuomo del signor Hood.
Sono queste ed altre le piccole storie cantate e raccontate da Francesco De Gregori, durante questo tour che lo sta portando in giro per l'Italia.
Le sue canzoni sono lo strumento con cui comunica. Da anni ormai evita giornalisti e media. Nonostante il suo ostinato mutismo *****veri anche nei suoi concerti, quello che riesce a trasmettere quando imbraccia la chitarra è difficilmente descrivibile.
È rimasto solo lui, nel panorama musicale italiano, a indicarci la via della coerenza e a guidare le coscienze in un cammino di maturazione individuale e collettivo che procede nella continua ricerca di una identità sempre sfuggente ma non meno caparbiamente desiderata.
E' difficile così descrivere quello che il cantautore romano ha trasmesso al pubblico presente al Teatro Della Torre a Casertavecchia (CE), nel corso del concerto inserito nella trentatreesima edizione di Settembre al Borgo.
Due ore di grandi canzoni, passioni ed emozioni forti per gli spettatori che hanno avuto la fortuna di esserci. I biglietti in prevendita infatti erano esauriti ormai da molti giorni e solo alcuni fortunati sono riusciti ad acquistare sul posto gli ultimi cinquanta biglietti.
De Gregori, accompagnato dalla sua ottima band, ha regalato alla platea buona parte del suo sterminato repertorio, una sola canzone dal nuovo album ed una raffica di classici con qualche assente illustre (Titanic e Adelante Adelante, per esempio).
Tutte profondamente rimaneggiate negli arrangiamenti, alcune stravolte al punto da dividere con l'originale soltanto il testo, e talvolta nemmeno quello; perché Francesco, si sa, è specialista nell'arte di cambiare al volo le parole mandando fuori sincrono il labiale degli spettatori.
La prima parte del concerto è dedicata soprattutto alla produzione più recente; l'incipit è stato subito coinvolgente con una movimentata versione di Sotto le stelle del Messico a trapanar, seguita a ruota da una sempre più affascinante versione reggae di Battere e Levare.
Cose, terzo pezzo della serata, ha aperto la strada al tripudio elettrico di Niente da capire; questo nuovo arrangiamento la fa sembrare sempre più simile, nel fascino ma soprattutto nel fraseggio strumentale, al classico dylaniano Like A Rolling Stone.
Nonostante un pubblico sornione, con Bambini Venite Parvulos De Gregori e la sua band sul palco fanno scintille, così come nella simpatica versione reggae di Dottor Doberman, penalizzata forse da qualche "chitarrismo" troppo pretenzioso. Splendida la successiva Condannato a morte dall'ultimo disco in studio Amore nel pomeriggio.
La voce di Francesco è perfetta, ogni verso è scandito con precisione, la band viaggia come un treno sostenuta dall'ottimo batterista Alessandro Svampa, che accelera e rallenta il brano seguendo con precisione l'ispirazione di Francesco.
La vera scintilla arriva non appena la sua voce intona i primi versi de Il bandito e il campione, che, proposta in un ciondolante arrangiamento country rock, ha fatto sì che il feeling tra artista e pubblico fosse stabilito. Da quel momento è cominciato un altro concerto. È forse una maledizione, per un artista, essere prigioniero dei suoi brani più celebri. Ma in qualche modo è la continua conferma della propria popolarità. Quando l'artista ha intonato le prime note di Rimmel, in una splendida versione acustica con sole due chitarre sul palco, per la stragrande maggioranza del pubblico è stato un tuffo nel passato, un ritrovarsi uniti dalla stessa emozione.
Quasi senza smettere di suonare ecco La Donna Cannone, sempre in veste completamente acustica, il vero momento "liturgico" del concerto. Cantata all'unisono da centinaia di voci, questa canzone sembra aver ha mantenuto intatta, a distanza di anni, tutta la sua freschezza; anche questa, come Rimmel, è stata impreziosita da ottimi assoli di armonica.
In questa veste meno aggressiva De Gregori sembra dare il meglio di sè, mostrando i suoi lati nascosti,
svelando tutta la sua sensibilità attraverso una strofa rallentata o accelerata, un assolo di chitarra, o un occhiata qua e là al suo pubblico.
L'abbigliamento di un Fuochista è stata proposta in un arrangiamento molto simile a quello presente sul disco Il Fischio Del Vapore. Si sente la mancanza della voce di Giovanna Marini, ma Francesco, mescolando le carte, riesce con la sua voce a reggere il confronto. Un versione serrata e convincente de L'Agnello di Dio, scuote definitivamente il pubblico e il cantautore se ne accorge e ricambia alla fine con un sorriso. Generale, finalmente tornata in un arrangiamento più fruibile a differenza di quello scarno e spettrale di Fuoco Amico, è stata una scarica di emozioni in cui il cantato di De Gregori è stato perfetto, ed è tornato trasmettere al pubblico tutte le emozioni che quella canzone è in grado di donare.
Il Signor Hood, ha aperto la strada ai due classici dylaniani, tradotti dal nostro; la prima è l'attesissima ed ancora inedita Io Uscirò da Qua (I Shall Be Released), splendida e fedele nel fraseggio, un po' meno nella traduzione, ma straordinaria nel complesso. Stesso discorso vale per Non dirle che non è così già inclusa a suo tempo nell'album live La valigia dell'attore e tornata di recente alla ribalta essendo stata scelta dallo stesso Dylan tra i brani della colonna sonora del film "Masked and Anaymous" di Larry Charles, appena uscito negli Stati Uniti, che vede Dylan nel ruolo di protagonista.
Il momento più intenso musicalmente parlando è stato senza dubbio la successiva Cercando Un Altro Egitto, che non ha conservato nemmeno una nota della melodia originale, ma che sprizza energia ad ogni battuta, sostenuta da una band eccezionale che ha aggiunto a questo brano - originariamente acustico - un'altissima dose di elettricità nonché dei travolgenti cori.
Anche De Gregori, quasi sempre impassibile durante le altre canzoni, è sembrato particolarmente divertito nel suonare questo brano. Ecco allora emergere alla grande l'ottima sezione ritmica con Guido Guglielminetti al basso e Alessandro Svampa alla batteria che imprimono a questo brano un alto tasso di fantasia e grande ritmo, gli ottimi Paolo Giovenchi e Lucio Bardi alle chitarra che duellano, sorridono, e si fanno sentire con interventi solisti di gran gusto, e Marco Rosini al mandolino elettrico, che fa tanta scena ma emerge assai di rado; tuttavia quando viene fuori sono dei lampi indimenticabili.
Buonanotte Fiorellino e Alice, sono state introdotte da Francesco che ha detto: "Ancora un po' di canzoni per i nostalgici?"; entrambe sono state applauditissime dal pubblico come da programma. Vecchi amici, anche questa soggetta sempre a continue variazioni di arrangiamento, è apparsa più incisiva rispetto alle versioni più recenti. Francesco ha sfornato un cantato deciso e privo di sbavature, stesso discorso per la band che lo ha supportato alla grande.
Prima dei tre bis finali, De Gregori ha fatto battere ancora una volta il cuore alla platea con una splendida versione di Bufalo Bill e, subito dopo aver presentato la band, è sceso dal palco per tornarci qualche minuto più tardi chiamato a gran voce dal pubblico, finalmente tutto in piedi sotto al palco. Sangue Su Sangue ha così aperto l'ultimo valzer dei bis in una bella versione molto rock, seguita a ruota dall'ennesimo super classico Pablo con il pubblico a cantare all'unisono.
L'ultimo brano è ancora un inno: Viva l'Italia, ("Viva l'Italia, L'Italia che resiste!?"), cantata a denti stretti. Infine, l'apoteosi.
Il musicista si concede per qualche istante ai saluti dei fans prima di salutare e ringraziare tutti per una serata davvero memorabile. Poco dopo il concerto, è uscito dal retro palco per filare via, scortato da una scorta armata, sul suo van, evitando quasi bruscamente la piccola folla di giornalisti e fans che lo attendevano all'uscita.
Salvatore Esposito
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Arrivati molto presto alla piccolissima arena (massimo 500 persone) Sal doveva contattare l'addetto stampa ed un responsabile dell'organizzazione per sondare un po' la situazione ma, da vero e consumato reporter, quella "aquila" di Salvatore si presenta in un borgo medievale, dove vige ancora lo "Ius primae noctis", senza una lira nel cellulare! E figuratevi se avremmo potuto trovare un scheda TIM o un telefono pubblico funzionante in quel posto… Così tra occhi sgranati ed "Ehhhhh" di meraviglia dei paesani, immediati effetti alle parole "cellulare" o "TIM", siamo dovuti andare fino al primo paese toccato dalle luci della civiltà moderna per recuperare un barlume di speranza per contattare qualche "pezzo grosso". Alla fine siamo riusciti a contattare entrambi ma, nonostante siano stati gentilissimi, ci hanno potuto aiutare davvero poco.
Molto di più ha invece fatto un addetto alla sicurezza (credo fosse il capo della sicurezza) con il quale, invece, abbiamo instaurato un ottimo rapporto e che, dopo un caffè ed un pacchetto di gomme, mezzi per addolcire l'animo del compare, prima ci ha fatto vedere un po' e fotografare il sound-check, al quale hanno partecipato solo i musicisti, in seguito ci aveva assicurato che avrebbe tentato di darci qualche dritta sul dopo concerto di Francesco (ristorante, albergo, etc.) ed alla fine è addirittura diventato il nostro "fotografo" immortalandoci con Paolo Giovenchi, Lucio Bardi (i chitarristi di Francesco) ed Alessandro Svampa che abbiamo avvicinato, devo dirlo, non me ne voglia Sal, solo grazie a me che li conoscevo (di vista e di nome) perfettamente, dato che Salvatore li avrebbe tranquillamente scambiati per dei semplici fan o per degli addetti all'organizzazione… devo dire in effetti che, quando ho visto Guglielminetti, il bassista (che però non ha voluto farsi fotografare) ho pensato potesse essere il signorotto del luogo che veniva a rivendicare il suo diritto sulla sposa a quello che credeva essere una specie di matrimonio, ma mi sbagliavo…
Al freddo pungente della serata (Casertavecchia è ad una buona altitudine) abbiamo atteso per un bel po' l'arrivo di De Gregori, che ci è passato accanto verso le 20,40 ma al quale non siamo riusciti a chiedere niente. A questo punto siamo entrati nell'arena ed abbiamo preso posto.
Nonostante le ristrette dimensioni del luogo che consentivano un'ottima visuale da qualsiasi distanza, devo dire che, grazie a Sal che mi ha lasciato il suo "pass stampa" per sedere vicino a Michela, io ero davvero in un'ottima posizione. Il concerto è cominciato con "Sotto le stelle del Messico", mi pare fatta in La, alla quale sono seguite "Battere e levare" (Sol) e "Cose" (Re). Poi il duo "Niente da capire" (Do) - "Bambini venite parvulos" (Sol) suonate, come sempre negli ultimi anni, con una interruzione che si riduce ad uno stacco di batteria di Svampa, introduttivo per la seconda canzone.
Devo dire, però, che, a differenza di molti maggiesfarmiani (compresi Salvatore, Carlo e Michele), io non noto alcuna somiglianza tra l'arrangiamento attuale di "Niente da capire" e "Like a rolling stone", se non il fatto che sono nella stessa tonalità… Alla fine di "Bambini…" parte la mia prima (delle tante) standing ovation, che non poteva mancare ad una delle canzoni che amo di più. Poi, alle due successive canzoni corrispondono altre due standing ovation (sempre solo da parte mia… ero praticamente l'unico che si alzava!): "Dr. Dobermann" (Sol) e "Condannato a morte" (Do). Magnifiche. Poi arriva il momento de "Il bandito e il campione" (Fa), dopo la quale, però, resto seduto… tutti in silenzio… ne approfitto per gridare "Non dirle che non è così" e Francesco fa segno "dopo" con le mani. Parte poi "Rimmel" (Re) con i primi due ritornelli non cantati, ma suonati con l'armonica. "La Donna cannone" (Do) è presentata in un ottimo arrangiamento con sole due chitarre acustiche (De Gregori e Bardi) ed è seguita da "L'abbigliamento di un fuochista" (Sol). Poi è la volta di "L'Agnello di Dio" (Do) con un nuovo arrangiamento ed un nuovo "riff" molto molto calzante. Stavolta mi alzo di nuovo… Poi arriva "Generale" che non ho quasi per niente seguito perché è un classico-ma-troppo-classico che mi stanca un po'… non mi ricordo nemmeno la tonalità… forse Sol, ma non lo so… È la volta de "Il signor Hood" (neanche di questa mi ricordo la tonalità…) bellissima, una delle mie preferite. Poi scatto in piedi e grido un "Bravooo!" perché riconosco subito le note fin troppo familiari di "Uscirò da qua" (Sol) e cioè l'adattamento in lingua italiana di "I shall be released" resa in modo splendido! Segue la mia richiesta "Non dirle che non è così" (Do), anche questa cantata in modo splendido! Inutile dire che nelle ultime due, la standing ovation è stata ancora più sentita. Poi arrivano "Cercando un altro Egitto" (Sol), "Buonanotte fiorellino" (Mi, mi pare) ed "Alice" (Do). Rimango, però, seduto. Poi Francesco parte con l'intro della magnifica "Vecchi amici" (mi pare in Sol) e mi scaldo e mi sbraccio di nuovo! Ancora in piedi! Si conclude con "Bufalo Bill" (Do) che a sua volta dovrebbe essere conclusa con il coro "Oh, ohh, ohhhh", ma che almeno per le prime due volte mi alzo a cantare da SOLO… poi piano piano il pubblico ha cominciato a carburare e si è riuscito a concludere degnamente… Escono tutti, finalmente ci alziamo dai nostri posti e cominciamo a chiedere a gran voce il bis. Intanto mi metto esattamente davanti a Francesco in primissima fila. Lui rientra dopo un po' con un sigaro acceso e parte "Sangue su sangue" (Mi, se non erro), seguita da "Pablo" (Do) e da "Viva l'Italia" (che inizia in Sol e si conclude in La). Intanto faccio un sacco di foto! Alla fine cerco di farmi dare la mano da Francesco, e lui fa anche per venire, ma un po' impedito, e dal sigaro che lo ha accompagnato nei bis e dalla Telecaster in spalla che fa? Si abassa verso di me e mi regala il suo plettro! E che faccio io, secondo voi? Cerco di regalargli il mio di plettro, chiaramente! Senza risultato, comunque… Attendiamo che l'arena sfolli un po' e che Francesco esca. Ancora una volta passa proprio di fianco a noi. Questa volta però riesco ad avvicinarmi, gli do il mio plettro dicendogli ("tieni, facciamo cambio") e gli chiedo "Ci vediamo a Roma per Dylan?" - "Speriamo!", mi ha detto…
Vabbè! Non possiamo fare altro che tornarcene a casa prendendo il primo calesse in partenza da Casertavecchia… Alla fine l'amico della security ci aveva detto che Francesco sarebbe tornato direttamente a Roma.
Ok, è andata… vi invio le foto al più presto…
Ne approfitto per salutare i vari Michele, Antonio "Cat", Carlo, Elio, Anna, etc. etc. contando di potervi ritrovare ad un po' di concerti in autunno!
Ah, Michele, "ti mando nei paesi bassi, sotto lo "scandinavio"…" che film di Totò è? Non sbirciare!
Saluti, Leonardo (maggiesfarm.it)

 

 

TOCCO GAUDIO - 28 SETTEMBRE 2003
Ciao ragazzi, è vero, la delusione è tanta questa volta!! Non lo posso nascondere, ma, come sempre, riesco a trovare la forza di godere anche delle piccole gioie (piccole solo di fronte ad un intero concerto, ma di per sè grandi!), ebbene ieri ho gioito molto nell'aver riabbracciato ancora una volta Domenico e Caterina, due persone stupende! Antonio Piccolo, dovevi essere proprio davanti per non averci visti oppure eri così preso dalla pioggia oppure non te importava più di tanto, da parte mia sarei stata felice di incontrare anche te! E poi un particolare non certo irrilevante della serata:la lunga chiacchierata che abbiamo fatto con Alessandro Svampa, gentilissimo e simpatico come sempre che ha richaimato l'attenzione di Paolo Giovenchi e poi di Lucio Bardi che anche loro avvicinatisi a noi hanno scherzato e....beh, mancava l'autografo di Lucio Bardi sullo striscione e, con gioia, lo ha apposto e....che dire di Filippo Bruni che da lontano ci scorge e si avvicina tendendomi la mano e dicendomi:" A signora a conosco!" e intraprende una chiacchierata, come ha già detto Frank, sulla Formula uno!!! E...non è ancora finita, sapete quella "fromazione calcistica " in mano di chi è andata? Marco Tagliavia, la missione l'ho compiuta davvero, l'ho data ad Alessandro Svampa, l'ha letta, gliel'ha portata in tenda a De Gregori, è tornato indietro da noi e ci ha detto: "L'ha letta poi eh?" E...vi pare poco? Chi lo sa che fine potrebbe fare quella formazione? Vogliamo illuderci? Non costa niente!! Beh...insomma ragazzi, delusa sì, ma...tutte queste cose le vogliamo chiamare niente??? Io no, per me sono tutte gioie che si vanno ad aggiungere alle altre e,un po' come quel miele di rose per Giorgo Lo Cascio, vanno a tamponare l'appetito che si fa sentire forte di un altro concerto intero!!!
Ora voglio dire due parole a proposito della organizzazione el concerto, abbiamo sentito dire da alcuni cittadini di Tocco Caudio che le spese del concerto erano state pagate con i soldi raccolti dal Comitato Feste Patronali (era la festa dei Santi Cosma e Damiano), i cittadini avevano contribuito con le loro offerte, immaginate la loro delusione! Ma....consentitemi di fare una osservazione un po' polemica, non sarebbe ora che queste enormi somme raccolte dalle comunità religiose venissero destinate per scopi più, evangelicamente parlando,validi???? Quei trentesettemila euro non avrebbero potuto essere destinati magari a Gino Strada o a Medici senza frontiere??? Quanto beneficio in più avrebbero prodotto rispetto ad un concerto di sole due canzoni??? E...chissà, forse i Santi Cosma e Damiano sarebbero stati anche più contenti!!! Francesco De Gregori un concerto da qualche altra parte e per qualche altro scopo lo avrebbe sicuramente fatto!!! E...magari anche in un posto un po' più comodo da raggiungere!!!! Con questo vi lascio e...al prossimo concerto al coperto, magari anche sul loggione di un teatro, ma...al coperto!!!!
Un'ultima cosa,voglio ringraziare di cuore Frank, è stato bravissimo, nonostante la sua fama di ghiro ha resistito e ha guidato da fare invidia a qualcuno dei nostri amici tipo Marcello, nella guida di un'auto che alla fine è diventata di tutto, bivacco, spogliatoio e dormitorio!!! Bravo nipotino Frank, alla prossima!!!
Pippina (Rimmelclub)



VERONA 25 GENNAIO 2003
il 25 gennaio 1993 sono andata al palasport di verona ad un concerto di Francesco de Gregori:era la tournée dell'album Canzoni d'amore e di jeder ist willkommen scritta sul palco;la scaletta delle canzoni:
1- rollo & his jets 2- titanic 3- i muscoli del capitano 4- l'abbigliamento di un fuochista 5- cose 6- la storia(solo al piano) 7- la leva calcistica della classe 68 8- bambini venite parvulos 9- i matti 10- quattro cani(durante la canzone c'è stato qualcuno che ha abbaiato) 11- alice(disse Francesco:l'ho scritta quando ero un bambino) 12- bellamore(solo al pianoforte) 13- sangue su sangue 14- viaggi e miraggi 15- chi ruba nei supermercati(disse oggi si ruba firmando con la penna stilografica) 16- stella della strada(Francesco disse :è una canzone erotica) 17- vecchi amici 18- povero me 19- adelante adelante 20- rumore di niente 21- il bandito e il campione(ha raccontato la storia di Costante Girardengo e Sante Pollastri)
bis: 22- la ballata dell'uomo ragno 23- pablo 24- bufalo bill 25- rimmel
Francesco disse: Prima di cantare viaggi e miraggi :" avevo proposto la canzone agli organizzatori del festival di Sanremo per cantarla in coppia con Renato Carosone,ma l'hanno scartata".
Sul Titanic:"era una nave costruita male,solo i ricchi,chissà perchè,sono riusciti a raggiungere le scialuppe;il capitano Smith, ma vi fidereste a prestare la macchina a uno che si chiama Smith? io no,aveva un binocolo,avevano appena inventato la radio, ma con la radio non si potevano vedere gli iceberg". il concerto è stato applauditissimo dalla gente, molti ragazzi durante il bis sono andati(compresa io) sotto il palco ad urlare...
Ho visto De Gregori in concerto purtroppo poche volte) per la prima volta il 12 dicembre 1986 a Legnago (vr),dove abito,al teatro Salieri, nell'ambito di una rassegna di concerti di 3 cantautori:Jannacci,Ruggeri e De Gregori:ero al settimo cielo,mi ricordo ancora che una ragazza in prima fila ad un certo punto buttò delle caramelle sul palco e Francesco le raccolse e se le mise in tasca: provò a lanciarne una a Gilberto Martellieri,il tastierista,ma non la prese,ne lanciò un'altra anche al batterista Elio Rivagli; in questo concerto Francesco cantò Ninetto e la colonia(disse che questa canzone parla di una rapina a mano armata),Raggio di sole,Capo d'Africa,Buenos Aires,Gesù Bambino,Centocinquanta stelle,Scacchi e tarocchi,I cowboys,A Pà,Miracolo a Venezia; fece Rimmel,Buonanotte fiorellino,Festival e Caterina solo con chitarra e armonica.il secondo concerto è quello del 25/1/1993 al palasport di Verona, poi nel dicembre 1996 al teatro Filarmonico di Verona(la tournée di Prendere e lasciare),il 29/8/2001 sempre a Verona alla Festa dell'Unità(Fuoco amico,qui suonò Vento dal nulla e Canzone per l'estate) ed infine il primo luglio 2002 a Mantova:la prima data della tournée dei quattro aniele,Mannoia,De Gregori e Ron:qui De gregori cantò anche Caldo e scuro.
Comunque,devo dire che dal vivo preferisco il De Gregori meno elettrico,quando canta da solo con la chitarra Pezzi di vetro per esempio,ma capisco che anche lui si stufi a cantarle sempre allo stesso modo.
Saluto tutti (lo so,sono ricordi da nulla,ma per una che ama de gregori sono appunti da rileggere sempre con lo stesso sorriso) ciao viva de gregori
Barbara

 

BOLOGNA - 7 DICEMBRE 2003
Esordio in giacca di pelle nera e camicia grigio nero, con Guglielminetti in completo nero e camicia bianca.
Powderfinger, che non conoscevo, inizia il concerto, rock divertito.
Una Compagni di viaggio fenomenale, divertita, trasgressiva:musica rock che stona volutamente il testo dolce, e avevano parlato a lungo di relazioni e relatività, una musica completamente riscritta o quasi.
Rimmel, al solito senza ritornello.
Alice, senza ritornello e con molta armonica, evita di dire che il sole fa l'amore con la luna, stando zitto.
Il signor Hood, come la nuova versione.
L'agnello di Dio, padrone di tutto il mondo ora, signore del mestiere e padrone del quartiere, nuova versione rock che rende ancora più tagliente il bellissimo testo.
Il finale è con una sorprendente e irrispettosa Buonanotte fiorellino, rock pure quella e un po' rap.
Viva l'italia è la solita, Sangue su sangue pure. Generale ha molta armonica. Riprende la versione rock di Cercando un altro egitto, la più pompata. Dolcissima Non dirle che non è così, se n'è andata tempo fa, potrebbe essere in Tunisia, un po' allungata,efficace. Come il giorno è la solita, a me non piace. Cose spacca e ha le novità dell'album.
Uno dei gioielli, assieme a Compagni di viaggio, è L'aggettivo mitico, bellissima.Valevano il concerto.
Dopo miriadi di anni stupisce una versione non troppo entusiasmante, se non nelle intenzioni , di Santa Lucia. Il solito Penthatlon, che sostituisce Vecchi amici, meglio sicuramente de i precedenti live e dell'originale(e il sorriso è dove lo deve mettere).Novità, puoi sudarti sette camicie e andare a LETTO con chi vuoi. Nuova versione, più crudele, più importante di Caldo e scuro, anche qua meglio che nell'album da studio. Battere e levare non è più reggae, ma un blue's.
E per ricordare Mix, non certo A chi, ma Ti leggo nel pensiero, con qualche variazione piccola.
L'intervallo è annunciato ,come l'anno scorso, dicendo che va a farsi una birra.
Per la prima volta cambia l'abito, via la giacca(con il caldo che fa l'Estragon), via la camicia, nuova camicia bianca a righine rosse fuori dai pantaloni.
Accenna signora acquilone(prima strofa) poi ride e smette. Il bandito e il campione unico brano non suo, escluse le traduzioni , sempre più country. Non c' è proprio più Niente da capire, nè i Bambini che vengono parvulos,finora onnipresenti. Ma ritorna prepotentemente il dottor Dobermann, cantata come nel libretto.
Batte il cinque a un sacco di persone, indica il pubblico facendogli il verso, e nel palco passa il candidato sindaco Sergio Cofferati, in maglione e camicia.Nulla in pratica di Mix 1, come sperato, niente Pabli, canti delle sirene, Mimì sarà, Matti, Cuochi di Salò(senza pianoforte è dura,anche se l'anno scorso fece una donna cannone solo con la chitarra).Grande spazio alla band, nulla da solo.
Dei cinque che ho visto è il meno bello, lui si diverte ma chiaramente si ripete nella fase rock, e non offre rinnovamenti di repertorio dal vivo, se si esclude Santa Lucia e Powderfinger.
Ma davvero belle L'aggettivo mitico,amata, L'agnello di Dio, la nuova Compagni di viaggio, divertita, e pure la nuova Caldo e scuro.Le tre meriterebbero la pubblicazione.
Daniele Agami (Rimmelclub)

MILANO - MAGAZZINI GENERALI - 22.3.2005

E' l'esatto contrario di un disco deludente, Pezzi. De Gregori lo ha presentato ieri sera ai Magazzini Generali di Milano. Suonandolo. Davanti a un pubblico di addetti ai lavori (con tutto il gotha del giornalismo musicale italiano) e di fan del suo sito, se non ufficiale ufficializzato, www.rimmelclub.it. Energia, suono pieno, parole scandite. Sotto il palco molti giovani (siamo alla terza o quarta generazione di degregoriani) e molti altri non più, a muoversi a tempo e a stupirsi di quel signore, là sopra, che compie 54 anni fra un paio di settimane.
Capello corto e montatura nera degli occhiali, Francesco parte con una A pa' fuori scaletta, per poi mescolare qualche brano vecchio e molti nuovi. Il disco, come lui stesso aveva preannunciato, ricalca molto il suono live, anche perché live è stato suonato. Fa musica rock, ormai, De Gregori. Il che può piacere o no, ma certo per lui è un elisir di lunga vita. Ne beve a garganella, sul palco e su disco. In questo nuovo album paga pegno (però - diciamo - può permetterselo) al miglior Dylan degli anni Ottanta e Novanta, ma più un generale a un certo folk rock americano di quegli anni.
Se l'è registrato in casa questo Pezzi, nella sua tenuta in Umbria, lontano da città e sale d'incisione, là dove aveva già partorito Il fischio del vapore. E del Fischio del vapore son rimaste tracce, evidenti in La testa nel secchio o in Le lacrime di Nemo - L'esplosione - La fine, meno nette in altri brani. Ma il più è rock, poderoso, effervescente, che chiede l'ascolto ad alto volume e/o in cuffia. Ci sono chitarre incendiarie, senza freni come in Tempo reale e Il panorama di Betlemme: la prima è fotografia nitidissima dell'Italia d'oggi (e finisce con un "Preferirei non rinascere qua"), la seconda parla di Israele e Palestina. E di una mosca.
Un impatto elettrico che sta a pennello alle canzoni, come in passato non sempre era successo. Merito di Guido Guglielminetti, bassista ma soprattutto produttore, che ha fatto un gran lavoro su suoni e arrangiamenti, e di tutto il gruppo che negli anni è lievitato nelle individualità come nell'affiatamento: Alessandro Svampa alla batteria, Alessandro Arianti alle tastiere, Lucio Bardi e Paolo Giovenchi alle chitarre e il nuovo ingresso Alessandro Valle alla pedal steel guitar.
De Gregori li presenta e poi, arrivato il suo turno, verga: "E io sono il cantante della band, finché non mi sostituiscono". All'elenco manca Marco Rosini, scomparso prematuramente a fine dicembre dopo che aveva già registrato alcuni brani dell'album. Ad esempio Vai in Africa, Celestino!, che apre l'album e ne è il singolo, vive anche del suo mandolino, caratterizzante in vari episodi.
Pezzi arriva a quattro anni dall'ultimo album di inediti, Amore nel pomeriggio. In tutto dieci brani, ma altri sono rimasti fuori, segno di vena rigogliosa. Un disco sociale e intimo allo stesso tempo come solo De Gregori sa essere, ma persino con qualche innovazione compositiva: è particolarmente asciutto nella scrittura dei testi, pur con i lampi, gli scarti, le visioni, le frustate tipicamente degregoriane. Ma anche con le delicatezze: Passato remoto (che scrosta memorie di una storia d'amore) è la traccia numero sette, ma se questo disco fosse un pasto, sarebbe perfetta al fondo, come un dessert invitante. Incantevole Le lacrime di Nemo - L'esplosione - La fine, una delle canzoni più intense e suggestive mai scritte da De Gregori. Il che è tutto dire.
Ma al di là delle singole canzoni (quasi tutte altissime d'ispirazione e realizzazione, da La testa nel secchio a Il vestito del violinista), quel che spiazza è la voglia, la pazzia, l'incoscienza e l'allegria di un disco così. Così forte. E così bello, persino esaltante in vari passaggi, e non perché di De Gregori bisogna dire bene per forza (ad alcuni capita). Mettiamola così: se le canzoni potessero servire a cambiare il mondo queste lo cambierebbero non poco. Con il scintillare di chitarre come sciabole
(Enrico Deregibus - Kataweb)

PALERMO - PALASPORT - 17.5.2005 (1° raduno Rimmel Club)

 

 

 

 

 



MILANO - FILAFORUM ASSAGO 21.5.2005

E' un afoso tardo pomeriggio di maggio e quando ci mettiamo in fila davanti ai cancelli non ancora aperti ci guardiamo un po' intorno. Per chi soprattutto negli ultimi anni ha assistito a diversi concerti di De Gregori, l'ampio ventaglio delle età dei presenti non stupisce più; ci sono i ragazzini e ci sono i loro padri e anche gli zii che sono un po' più vecchi dei padri. Quello che incuriosisce di più è il fatto di trovarsi fra chi ha la maglietta con i versi di qualche canzone e chi è li con la faccia di chi ascolterà il concerto cercando di fare un po'le pulci al proprio beniamino (caratteristica che contraddistingue alcune fasce del popolo degregoriano); ci troviamo tra i capelli rasta e le giacche di tweed, tra chi tracanna birra e chi spasima per l'apertura dei cancelli perché appena arrivato all'interno dovrà assolutamente bere un caffè macchiato con latte parzialmente scremato, tiepido mi raccomando.Entriamo all'interno del Forum e prendiamo posto alla destra del palco.Alle 21:15 circa si spengono le luci e risuonano nel forum i primi accordi di "Vai in Africa, Celestino" il primo singolo estratto dal nuovo cd "Pezzi" che il pubblico accoglie a dovere. Una ripresa sia dal punto di vista musicale che semantico di "Everything is broken" di Dylan, ma anche una canzone che con il suo serrato rimando a una visione dietro l'altra ci ricorda il De Gregori di "Cose" e dei "Muscoli del Capitano". De Gregori è senza chitarra e incita il pubblico batte le mani, lo invita a partecipare. Senza chitarra rimane anche per "Caterina" (dedicata a Caterina Bueno la cantante di musica popolare che lo aveva portato in tour appena ventenne nel 1971) e per "A Pà" la canzone dedicata a Pier Paolo Pasolini che dopo le ultime "rivelazioni" della cronaca emoziona se possibile un po'di più, con i versi del poeta(però portati in prima persona non in terza persona come nella poesia originale) che chiudono la canzone " ..E voglio vivere come i gigli nei campi, come gli uccelli nel cielo campare e voglio vivere come i gigli nei campi e sopra i gigli e i campi volare".A questo punto De Gregori imbraccia la chitarra ed è subito "Tempo Reale" spietato affresco degli aspetti del nostro paese che è sempre più difficile mandare giù e che dopo la sentenza per Piazza Fontana si ha voglia di cantare ancora più forte. "Tempo Reale" piace, forse ci sono tante cose che il suo pubblico soprattutto, aveva voglia di sentir dire da lui ed è sempre il pubblico a sottolineare con forza i riferimenti ad un "paese di ricchi e di esuberi e tasse pagate dai poveri" e ai "segni di gesso per terra" per i quali non c'è mai "nessun colpevole". Del nuovo pezzi vengono eseguite anche "Gambadilegno a Parigi" ,"Il panorama di Betlemme" e il blues di "Numeri da scaricare", mancano invece tutte le canzoni che avrebbero richiesto il suono del mandolino del rimpianto Marco Rosini scomparso prematuramente appena terminate le registrazioni del disco.E' un concerto dove non manca quasi niente, ci sono "Generale" ed "Alice" (dove la prima strofa viene lasciata al coro del pubblico)c'è la "Leva Calcistica della classe 1968" (con Arianti all'Hammond) e "L'aggettivo mitico". "Bambini venite parvulos" è rock come da Fuoco Amico in poi. Non manca "Dr. Dobermann" e non manca "Atlantide" e la sua sinestesia meravigliosa del "barattolo di birra disperata", Atlantide è uno dei manifesti della poetica di De Gregori (mi perdonerà il termine uno che è "solo" un cantante) perché è in Atlantide(una delle canzoni che meglio ci fa capire la rivoluzione di contenuti e semantica che De Gregori ha portato nella musica italiana) che trova una delle sue massime esplicitazioni il suo essere anti-didascalico quel suo darti un indizio per capire di cosa si sta parlando e poi basta, poi divagare: perché sia la sensibilità di chi ascolta a costruire il resto, a lasciarsi trasportare dalle suggestioni che ci suggerisce la musicalità delle parole legate a doppio filo con la musica (e qui sta la differenza con la poesia e la cosa che rende la canzone una forma di letteratura così speciale e soprattutto con una sua dignità artistica autonoma).Rimmel, forse il suo più grande classico, non delude il pubblico con quel suo parlare d'amore senza nominarlo mai direttamente, quel suo darci un input iniziale anche qui e poi parlare d'altro, quel suo dire addio senza dirlo ma solo ricordandoci una vecchia foto, dove quello è tutto quel che rimane alla fine della persona amata. Del resto anche nell'ultimo disco si ricorda che "fu senza saluto il più compiuto addio". C'è "La storia" nella nuova discussa versione con la doppia voce di Paolo Giovenchi che appare già molto più oliata di quella sentita al "concertone" del 1° Maggio, con una sferzata all'attualità quando il testo viene modificato e diventa "..ed è per questo che la storia da i brividi, perché nessuno la può.. negare", ma queste sono cose che chi è troppo impegnato ad accusare De Gregori di revisionismi e tradimenti alla causa, non riesce a sentire. L'amatissima "Il bandito e il campione" scritta dal fratello Luigi Grechi (e recentemente inserita in una compilation del giro d'Italia, cantata live proprio da Luigi Grechi) è sempre una delle canzoni più attese dal pubblico e come al solito scatena grande partecipazione. Manca "L'abbigliamento di un fuochista" eseguita due giorni fa a Roma con Ambrogio Sparagna. Da "Prendere e Lasciare" del 1996 vengono estratte "L'agnello di Dio"eseguita come in "mix" e "Compagni di viaggio" che dal primo maggio in poi è diventato uno stupendo rock, travolgente e più dilanyato che mai. Oltre al normale cambiamento che subiscono molte canzoni nelle versioni live, qui forse c'è anche un tentativo di rifare un po' più suo un disco che(come ha dichiarato qualche giorno fa in un'intervista) se tornasse indietro non lascerebbe più, dandogli totale carta bianca, nelle mani di Corrado Rustici. De Gregori mette l'armonica spesso e volentieri e il risultato è sempre suggestivo, il pubblico spesso canta a squarciagola, a volte lo anticipa, a volte rimane spiazzato e De Gregori (tanto per sfatare un luogo comune ridicolo), non sembra proprio arrabbiarsi.L'ultima canzone è "La valigia dell'attore" la canzone scritta per essere interpretata da Alessandro Haber, uno dei capolavori di De Gregori che l'autore interpreta "da attore" senza chitarra.Dopo due minuti i bis. Rientra da solo ci rivolge le uniche parole della serata (a parte i grazie e la presentazione del gruppo)"..siete troppo carini, quelli sopra e quelli sotto.." imbraccia la chitarra e partono le note di "Pezzi di vetro" una delle canzoni più amate che viene cantata da tutti i presenti dall'inizio alla fine e il risultato è da pelle d'oca. Rientra Arianti e va alle tastiere e partono le note della "Donna Cannone", di nuovo tutti in coro e tutti diligenti nell'eseguire l' "applauso del pubblico pagante", De Gregori nuovamente senza chitarra dirige il pubblico come se stesse dirigendo un'orchestra. "La donna cannone" non sarà la più bella canzone di De Gregori ma dal vivo rappresenta quasi sempre uno dei momenti migliori, o quantomeno più emozionanti, del concerto. Rientra la band ed è l'ultima canzone, "Buonanotte Fiorellino" in una lunga versione rock con armoniche e chitarre elettriche in evidenza.L'unica canzone acustica è "Pezzi di vetro" per il resto è un concerto rock nel vero senso della parola. E come tutti i concerti rock al Filaforum penalizzato da una acustica imbarazzante. La Band presentata come "la migliore d'Italia" (se ho captato bene perché durante la presentazione l'acustica era scesa al livello di vergognosa.), merita davvero una menzione speciale. Alessandro Arianti alle tastiere e all'Hammond, dopo aver diviso il palco nel 2001 2002 con Toto Torquati ritorna più maturo e completo; Alessandro Svampa alla batteria perfetto nel suo ruolo di metronomo. Il "capobanda" Guido Guglielminetti(anche produttore di "Pezzi") al basso sembra quasi un allenatore in campo; lascia un'ottima impressione il nuovo acquisto Alessandro Valle alla pedal steel guitar. Infine alle chitarre i superlativi Lucio Bardi e Paolo Giovenchi uno alla sinistra e uno alla destra di De Gregori (forse anche questo un richiamo al Dylan dei concerti 2002?). Sentendo alcuni assoli di Giovenchi impreziosire le parti musicali di alcune canzoni viene spontaneo pensare che nelle registrazioni di "Pezzi" avrebbe forse meritato un po'più spazio.Un concerto senza risparmio, importa a qualcuno che non dialoghi con il pubblico dopo quasi due ore e mezza di concerto senza respiro? Un concerto che consiglio anche ai non ammiratori. Un concerto di ottima musica.Noi ammiratori invece torniamo a casa più contenti di quando siamo entrati, più leggeri. Magari c'è qualcuno che si chiede ancora perché "Alice guarda i gatti.." e il sottoscritto vorrebbe tanto sapere se Nino alla fine quel rigore l'ha buttato dentro o no.. il bello forse sta proprio nel fatto che non lo sapremo mai. In fondo lo sappiamo tutti che "..non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore".Luca Bartolini.
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Sono appena tornato dal concerto del Forum di Milano. Sono partito prevenuto, devo dire la verità, mi aspettavo un concerto in stile minore, con un De Gregori cotto e bollito, presentare canzoni mosce, mal cantate dentro un'artmosfera incotonata nell'indifferenza. Invece fortunatamente sono stato smentito da un'esibizione maiuscola di De Gregori, assolutamente all'altezza della situazione, il migliore di tutti, quando spesso i migliori erano gli altri e lui un po' rovinava.
Stasera ha cantato benissimo tutte (o quasi) le canzoni, tirando fuori una voce finalmente convincente, anche nelle sue fragilità.
Non ha sbagliato nulla, parole al posto giusto (ho notato però che aveva un aiuto nel leggìo posto ai suoi piedi), cambi d'armonica puntuali e la solita perfetta classe alla chitarra acustica.
Sì proprio io avevo "insinuato" (provocando tutti) che Francesco non sapesse più suonare come un tempo, magari solo perchè non lo avevo più visto farlo. Invece stasera ha suonato davvero bene, cancellando qualsiasi mio dubbio nella gemma "PEZZI DI VETRO", proposta come primo bis nella sua versione originale, acustica, inimitabile. Quando ho sentito tutti quei nuovi arrangiamenti ai classicissimi, ho temuto che avesse potuto toccare anche la sua perla per eccellenza. Invece, per fortuna, quella resiste ancora nel suo pacchetto infinitamente stabile e immodificabile.
Per il resto, detto di questa emozione, per me la più forte, sul brano poc'anzi citato, il resto è stato un cantiere di emozioni, un germogliare di stupori, sulle molte canzoni proposte in versioni nuove. "Agnello di Dio" e "Compagni di viaggio" mi hanno impressionato molto positivamente: due arrangiamenti bellissimi, che hanno quasi migliorato le versioni originali. Pollice verso invece per "Atlantide", "La storia" e "Buonanotte fiorellino", in tre versioni stonate rispetto alle canzoni. Tre perle di tranquillità e toni eterei trasformate in ballate insignificanti e fredde. "Dottor Dobberman" a metà strada fra le due posizioni.
Per quanto riguarda i grandi classici, abbiamo sentito "Caterina", "A pa", "La leva calcistica", "Il bandito e il campione" e "La valigia dell'attore" in versioni quasi identiche all'originale, quindi incontestabili; "Alice", "Rimmel", "Cercando un altro Egitto" e "Bambini venite parvulos" nelle versioni già rodate in live passati. Quindi anche queste assolutamente incontestabili.
Per quanto riguarda le nuove, detto dell'apertura scontata con "Vai in Africa Celestino", molto ben fatta, mi ha stupito molto, per presa dal vivo, "Tempo reale", che mi lascia più distaccato sul disco. "Gambadilegno a Parigi", come copia fedelissima dell'originale, ha dato un po' di tranquillità ad un'atmosfera abbastanza elettrica a causa delle precedenti canzoni, mentre "Numeri da scaricare" l'ho preferita sul disco, mi è sembrata troppo lunga e monotona stasera. "Il panorama di Betlemme" continua a non piacermi ed è stata quella che ho seguito meno. "Parole a memoria" è purtroppo la grande assente del tour.
Cosa resta? "Generale" è trascinante, ma lo sarebbe anche se la cantasse a cappella. Il pubblico fa il resto. E "La donna cannone" in versione "piano solo" fa la sua porca figura. Niente da dire, emozioni su emozioni. Certo, dato che l'ha scritta e inventata lui, mi piacerebbe una volta tanto vedere De Gregori andare al piano a suonarla, invece che farsi accompagnare da altri.
Credo di aver detto tutto. A caldo comunque devo ribadire che è stato un bel concerto e ve lo dice uno che ha guardato un po' di sbieco De Gregori negli ultimi tempi. Invece è un concerto da vedere, da vivere.
Inutile andare a cercare i momenti migliori e i momenti peggiori. Posso solo dire che di solito io ad un certo punto nei concerti comincio a sentire caldo, mi distraggo, mangio, bevo. Stasera invece ero totalmente assorbito, due ore volate via, fino all'emozione che aspettavo da tempo, "Pezzi di vetro" con il Nostro in piedi davanti al microfono, insieme alla sua chitarra. La fotografia di questo tour sta tutta li per me. E spero che qualcuno l'abbia fatta, per permettermi di fermare l'emozione in quello scatto. (Hymne)

 

 

BOLOGNA - 14 AGOSTO 2005

Le preoccupazioni per il concerto iniziano sabato. Temperatura quasi perfetta ma nuvolette bianche nel cielo azzurro. Poco prima di sera diventano nere e si alza un vento da bufera... Pioggia a catinelle e chicchi di grandine dimensione di nocciole.
Ok abbiamo già dato: meglio il temporale di sabato che di domenica!
Ed il giorno successivo comincia con le nuvolette bianche, cielo azzurro, squarci di sole. Autostrada intasata, meglio la statale. Paesi quasi deserti, traffico inesistente se paragonato ai giorni lavorativi.
Nuvole verso il Po, verso Ferrara, speriamo di non essere raggiunti dai temporali!
Grazie alle indicazioni della mia collega raggiungo un parcheggio perfetto e dopo aver attraversato un tratto di città tipicamente medievale (ci mancava solo qualche cavaliere) si giunge in Piazza Maggiore verso le 17,00.
Il palco è già montato, c'è gente sulla scalinata davanti alla chiesa e pochi sotto il palco. Mi avvicino il più possibile e, visto che sulle transenne sono appoggiati alcuni stranieri, mi siedo sullo scalino della piazza. I tecnici continuano ad allestire. Riconosco Arianti che mentre controlla gli altri che montano la batteria la sly chit e le tastiere, fa uscire da un baule chitarre, bassi... mi sento proiettata in una favola. Poi vengono posizionate su una rastrelliera sul lato destro, poi una alla volta vengono accordate e posizionati almeno tre strumenti per artista. Quelle di Paolo sono tutte in fila. Grazie alla luce solare posso vedere le chiavette della Fender: sono dorate e forse ha una sfumatura leggermente più scura di quella di Fede. Le chitarre del capo sono religiosamente appoggiate sotto lo scalino di Guido. Una elettrica esce da una valigetta rettangolare beigiolina dall'aspetto molto consunto: chissà quanti posti ha visto e quante volte è stata aperta e richiusa!!! Le chitarre di Lucio vengono posizionate sotto alle tastiere vicino ad uno strano organetto, ad uno sgabello-cubo e a dei conga (?).
Poi il basso azzurro e bianco e poi quello che preferisco per quel colore indefinito: è verde metallizzato e lo mettono di coltello, è sottilissimo; poi il contrabasso elettrico, molto diverso da quello che ho visto nelle mani del musicista che suonava con Sparagna, questo sembra un fucile proteso verso il cielo.
Infaticabili Dario e il giovane collaboratore sistemano tutti gli strumenti.
Mi guardo intorno e noto la piazza frequentata da numerosi stranieri, pelle scura, occhi a mandorla, in fondo è bella questa nuova società così multietnica certamente è molto diversa dalla Bologna agli inizi del Novecento quando ai tavolini dei bar si incontrava Carducci come mi raccontò una signora anziana quando ero una ragazzina
Circa alle 17,30 sul palco compare Guido -rigorosamente vestito di nero- che gironzola per un'ulteriore verifica che tutto sia ben posizionato, alzo il braccio per salutarlo e lui risponde poi riprende il giro di ricognizione e scompare dietro.
L'allestimento continua, i tecnici sistemano cavi e cavetti e Arianti controlla e ricontrolla. Poco alla volta compaiono anche gli altri musicisti. Ognuno ricontrolla i propri stumenti e parla coi tecnici.
Provano anche ogni strumento ed usano le chitarre dei musicisti, quelle del capo vengono appena sfiorate, quasi si trattasse di oggetti reali, anche il suo microfono deve essere utilizzato da un giovane abbastanza alto, il pubblico ride.
Poi i musicisti cominciano a suonare qualcosa, Bardi impiega un po' di tentativi a convincere Paolo su un certo suono, poi ripartono. Fanno suonare a Svampa un cubo: la sua espressione perplessa non è coordinata alle mani che si muovono velocemente... Il suono è bello e lui è stupito! Alla voce il fido Dario emette qualche suono ma non canta: peccato, è molto simpatica la canzone di Margherita!
Fra non si vede, e non si vede il camper!
I musicisti lasciano di nuovo il palco. Solo Valle continua ad infilare corde alternando qualche chiacchierata con un amico tra il pubblico.
Decido che è il momento per la pausa e vado al bar, almeno per prendere un panino. Mirabile visione: appena esco vedo materializzarsi il camper nero Mercedes contemporaneamente orribile e bellissimo. Potrei scattare una foto a quell'orribile oggetto: desisto. Dai finestirni certamente vede, e non piace passare per fanatica anche se questo sarebbe un omaggio al cattivo gusto; gli piace il bianco poi usa un camper nero che non passa assolutamente inosservato, è una contraddizione!
 Ci sono anche due operatori con telecamere e cuffie, si stanno posizionando ai lati del palco.
Adesso due tecnici sono saliti dove ci sono le luci e devono posizionarle, altri due sono nelle postazioni dei musicisti, per imitare la luce su Fra tengono un braccio alzato: sono proprio buffi!
Dario sta concludendo l'allestimento con bottigliette d'acqua (san benedetto tappo rosa) e salviette bianche.
Sono le 20,30, la piazza sta arrivando gente, Fede telefona per avvisare che di nuovo c'è forte vento e nuvole nere: anche noi vediamo le nuvole e vento e ...uno scroscio improvviso in zona tastiere... Strano, sul pubblico non piove. In un attimo il signore (sardo?) di fianco a me capisce che è acqua sul tendone: i tecnici invece non capiscono!
Arianti asciuga le tastiere, un altro scoscio, poi un altro colpo di vento; si bagna la postazione di Lucio, decidono di coprire, coprire ed ascuigare. Impegano un altro po' per capire che l'acqua sul tendone sta scendendo. ...Un signore dall'altro lato afferma che era piovuto al mattino: potevano pensarci!!!
I tecnici coprono, asciugano, si muovono da tutte le parti: folletti neri che fino a pochi minuti prima si muovevano con calma adesso sono frenetici. Dirigenti più o meno eleganti si affollano sul palco. Tutti i cellulari accesi sembrano in comunicazione con Dio!
Immagino Fra nel camper nero incazzato nero con una organizzazione che è il caso di dirlo ...fa acqua da tutte le parti!!!
Con un'oretta di ritardo riescono a sistemare nuovamente il palco: teloni ripiegati, strumenti asciutti, il ragazzo che affianca Dario si è prodigato in modo esemplare direi, ha lavorato per tre!!!
Poi parte la sigla "Lu progette". I musicisti sono nel corridoio e Fra -cappello nero- li sovrasta.
Entrano insieme mentre sfuma la voce di Giovanna, bellissimo!!! Cappello nero, camicia nera a pois bianchi, pantaloni grigi e stivaletti marrone chiaro: si comicnia con "A Pa'".
Fra si scusa per il contrattempo del tendone (pensavo che fosse più innervosito invece si controlla bene, la voce non è nervosa), gli applausi del pubblico, e dopo tre quattro canzoni ci siamo già dimenticati dell'accaduto! Fra mi sembra tranquillo, lascia il giusto spazio ai musicisti e ogni tanto si ferma, tanto loro continuano a suonare escludendolo, e lui ne approfitta per una pennellata finale. Sono simpaticissimi, altre volte è Paolo che continua a volare con la sua chitarra e sembra che improvvisi addirittura un coro con lo strumento quando è solista, poi riprendono tutti insieme. Altre volte viene lasciato spazio a Bardi che si scatena in bellissimi pezzi da solista con la chitarra elettrica.
Il repertorio scivola fra vecchi e nuovi (ormai sono straconosciuti anche questi) successi e una stupenda "Passato remoto" mi lascia stupita a guardare le dita di Lucio: è troppo difficile!!!
Un attimo di buio ed il momento acustico si concretizza; Ale suona l'organetto e Svampa sul cubo-tamburo continua a muovere le mani sempre con l'espressione stupita del pomeriggio; non sembra tanto convinto anche se l'insieme è molto piacevole, le luci arancioni rendono anche l'atmosfera diversa, più calda.
Poi tutti spariscono e restano solo Fra e Ale per una "Donna cannone" ogni volta più bella: le sue mani si muovono "volteggiano" e tu non hai più i piedi in terra, ti senti volare...
Poi si riprende con la presentazione della Band, la promozione a "Capitano" di Guido è strepitosa!!! ...E "Vai in Africa, Celestino!" che conclude il concerto.
Tre canzoni per il bis e l'immancabile "Buonanotte fiorellino" e Fra ci saluta sollevando un po' il cappello, la Band continua a suonare. Si divertono con Paolo che improvvisa assoli a ripetizione e Svampa che gli prende il posto e si ritaglia un interessante momento da solista... forse non smetterebbero se non fossero quasi le 24. Si abbassano le luci sull'ultimo scroscio di applausi... tanto ci rivediamo solo fra tre settimane...
(Simona Simone)

TORINO - PALARUFFINI 23.5.2005
Ieri sera ho visto uno dei tanti concerti di Francesco. Quasi tutti tra Torino e provincia. Personalmente mi aspettavo qualcosetta di più. Non voglio assolutamente andare controcorrente.
Forse perchè negli anni l'ho visto cambiare e questa nuova veste da palcoscenico non mi entusiasma. I lavori in studio invece non tradiscono le mie aspettative.
Certe versioni riarrangiate, lasciano il tempo che trovano, stupiscono nell'immediato ma restano occasionali esperimenti tantè che vengono ogni volta riproposte diversamente. Sulla tecnica della band non si discute, ma certi pezzi ricordano troppo altre canzoni. Compagni di viaggio ad esempio aveva il giro centrale di Sweet Jane di Lou Reed. Atlantide invece è stata sorpresa vera. Molto simile all'originale.
La cosa che non riesco a capire, che mi fa storcere il naso, è che nei suoi concerti il numero delle "solite canzoni" è limitato. Tolti i pezzi classici che si porta giustamente dietro ogni tour, le altre canzoni restano pressochè limitate.
Grandi canzoni, ma le solite. Ricordo un concerto esemplare nel 1991 in piazza San Carlo a Torino.
Un inizio devastante Bambini, sotto le stelle, il canto delle sirene, Titanic, scacchi e tarocchi, poi festival, Santa Lucia, La Storia, Bufalo Bill, Leva calcistica, ciao ciao, a pa, rimmel, generale, cose, la ballata dell'uomo ragno (per la prima volta), ninetto, raggio di sole, caterina, pablo, pezzi di vetro...questo è un concerto.
Ultimamnete gira sui soliti e del nuovo solo 5 canzoni.
Testa nel secchio nel concerto di ieri poteva starci benissimo...va bè
Grande lo stesso. (Gianni)
pensavo di andare a vedere de gregori l'altra sera a torino, invece mi sono visto una all star band featuring Bob Dylan (Celestino etc.) Lou Reed (Compagni di viaggio o Sweet Jane?) Neil Young (degre che diventa grunge anche lui?), Bruce Springsteen (l'odiato?), Leonard Cohen e parecchi altri. Una rincorsa alla citazione che fa poco onore al mio mito e riporta in auge quel Cereno Diotallevi di Locasciulliana memoria.Peccato perchè in questo gioco al karaoke chi ha perso sono state le canzoni. Perchè dite quello che volete ma La Storia era veramente improponibile, Compagni di Viaggio un mezzo disastro, Fiorellino degna di Cab Calloway a fine carriera e via di questo passo. Certo però, proprio bella la versione alla CSN del Bandito e il campione....
(sweet jane?)
nel rock tutti citano tutti da sempre... ma forse tu non volevi un concerto rock ma orchestrine, pianoforti e canzoni sempre tristemente uguali a se stesse. mi sa che questo da de gregori non lo avrai, volendo puoi ascoltarti il vinile di rimmel... ps per me è stato un concerto stupendo.
(mario)
Secondo il mio personalissimo parere il discorso sulle orchestrine e i pianoforti sempre uguali è assai lungo e lascia un pochetto il tempo che trova.
L'orchestrina Rolling Stones, l'orchestrina E street Band ad esempio vanno avanti da decenni con la stessa formazione, con il tempo il sound cambia (giustamente), ma non viene mai stravolto, e se stravolto non è mai fine a se stesso.
Penso che ormai tutti i fans e non di De Gregori siano consapevoli che tutto il suo lavoro sia maggiormente ispirato dal signor Zimmerman (ben venga), penso che Francesco sia l'ultimo grande patrimonio della musica italiana ed è proprio per questo che ci sia aspetta di più.
Il di più per me non è stupire ma motivare.
Mi complichi La storia? Bene
Mi resusciti gli spiriti reggae con Buonanotte Fiorellino? Ottimo
Mi inserisci "jane" tra i due compagni di viaggio? Perfetto.
Ma perchè?!
Probabilmente non ci sono motivi importanti, probabilmente si sarà stancato di certe canzoni ed è solo puro divertimento il fatto di capottarle.
Allora un domani ci potremmo anche aspettare "Cercando un altro Egitto" sullo stile Musica Solare di Raul Casadei.
E son sicuro che sarà un bel arrangiamento.
Mi sembra che dal vivo si stia avvicinando sempre più alle session stilistiche e virtuali di Elio e le storie tese dove si spazia dal rock al pop, dalla mazurca di periferia al Metal.
Mi sta tutto bene ma l'identità?
(Gianni)

CESENA 11 MAGGIO 2005
A parte i 3 treni, a parte il tempo indeciso, a parte i capelli corti, a parte la tensione, il timore che mi prende in queste occasioni, a parte il vestito, i capelli, la pelliccia e lo stivale, tocco il suolo di Forlì alle ore 14:22 esatte, come da orario. Alle volte Trenitalia mi stupisce proprio. E alla stazione Martina mi viene incontro e mi chiede se sono proprio io: "Ma allora sei devvero un bel ragazzo!".
Martina mi dice che ci saremmo diretti verso il palasport di Cesena verso le 18 o poco più, adducendo questa ragione: "perché se non lo facciamo noi, chi lo deve fare?". Giustamente.
Alle 18:30 circa eravamo i primi davanti alle transenne, anzi, le transenne le hanno messe dopo che siamo arrivati. 4 euri di piadina che ne meritava al massimo 0,65.
Ore 20:00 ci fanno entrare. Il tempo in piedi è stato ripagato: ci dirigiamo nel parterre, Martina ed io siamo in prima posizione davanti al palco a poco meno di 2 metri di distanza dal microfono di Francesco. I riflettori fanno sudare dopo cinque minuti, immaginarsi dopo più di un'ora e mezza.Ore 21:35, finalmente entra la band capeggiata da Ciccio, grandi applausi dal pubblico.
ABBIGLIAMENTO:
Giacca nera leggera, pantaloni neri, maglietta petto blu e maniche lunghe grigie con un "H" centrale (stessa del Primo Maggio), stivali marroni, cappellino "da scemo" (ipse dixit).
01) VAI IN AFRICA, CELESTINO! Partenza sprint come da nuovo album, molto seguita dal pubblico, che non esita certo a riconoscerla…02) CATERINA Io la scambio per La Leva, per via dello stesso giro di accordi iniziali, ma quando attacca con l'armonica, scopriamo la verità. Per chi ha avuto la fortuna di ascoltarla, è la stessa del tour pre-Mix. (Ad es. Fucecchio 04.07.03)03) BAMBINI VENITE PARVULOS Sostanzialmente la stessa che faceva 3 anni fa. Modello Fuoco Amico, ad eccezion fatta per l'intro e il finale, leggermente diversi.04) LA STORIA Ed eccola la criticatissima versione de La storia eseguita per la prima volta al Primo Maggio. All'inizio l'ho scambiata per Generale (adesso le fa tutte in SOL-DO). Mi è apparsa più compatta stavolta, meno "slegata", inoltre, come già stato detto, la coda strumentale è davvero interessante, soprattutto la parte di Svampa.05) TEMPO REALE Grintosissima, dal vivo troverebbe la sua lecita dimensione sonora, basterebbe che Ciccio convicesse un po'di più nel cantato alle volte.06) L'ABBIGLIAMENTO DI UN FUOCHISTA Versione per la prima volta sentita al Palalottomatica (Roma 22.12.03) (da taluni definita "cacofonia pura"). Questa sera aveva molto più accompagnamento musicale e si gustava abbastanza, nonostante i martellanti colpi di grancassa.07) L'AGGETTIVO "MITICO" Sorpresa, e mio grande amore (nel pomeriggio) musicale. Piccole revisioni sull'arrangiamento. Inizia con cautela, senza fretta, fa 3,4 giri di accordi e poi inizia, voce sublime e testo da pelle d'oca. Sul ritornello rallenta e poi riparte.08) NUMERI DA SCARICARE Canzone da fare sempre dal vivo. Poi ho una personalissima attrazione verso questo pezzo. "…non c'è molto da stare contenti dopo le parole di questa canzone…ma non preoccupatevi, in fondo le cose non stanno così, questo è solo un estremismo verbale…"09) L'AGNELLO DI DIO La stessa di Mix, a parte il ritornello, che esegue da solo voce e chitarra, nel quale rallenta, anticipa, posticipa il cantato, spiazzando il pubblico (e se stesso) e inciampando nelle parole (sbagliate, non volutamente modificate…) "Ecco l'agnello di Dio, senza lingua per parlare"10) LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE '68 La terza estratta da Titanic di questa sera. Arrangiamento che segue molto l'originale, Arianti si mette a suonare l'Hammond. Il pubblico apprezza molto.11) ALICE Sarebbe quella di Mix, o meglio, molto più vicina, anzi, la stessa del Palalottomatica. Fa la prima strofa, la seconda, poi una terza tutta all'armonica, e poi per quarta fa quella che sarebbe le terza.12) CALDO E SCURO Momento altissimo del concerto. Versione Palalottomatica. Questo arrangiamento, a mio giudizio, rende il giusto onore a questo capolavoro di "canzonetta". Stacchi decisi e marcati, un blues lento, trascinato, ombroso e accattivante. Ed ecco la ciliegina…l'armonica, con cui fa tutta una strofa tra la seconda e la terza. "…mentre le tua città prendeva fuoco e galleggiava sotto il sole…"13) ATLANTIDE Si accendo le luci blu…ed ecco un'altra magia di questa bella serata. Versione tour pre-Mix. (Ad es. Fucecchio 04.07.03 …il Capitano Smith mi capirà di nuovo)14) COMPAGNI DI VIAGGIO Versione Palalottomatica, o Primo Maggio, o versione rock, o versione Dylan, come la vogliamo chiamare? Non lo so, so solo che a me prende moltissimo. Certo, non ha lo stesso aspetto che ha l'originale o quella di Mix DVD, tanto per capirci, ma secondo me questo arrangiamento mostra un'altra faccia della canzone. Faccia che adoro. Dopo la seconda strofa, una tutta all'armonica.15) TI LEGGO NEL PENSIERO Cambia leggermente il cantato in "E chiedimi perdono per come sono…"16) DR. DOBERMANN Versione Mix. Alla fine mi ha fatto piacere riascoltarla. Durante l'assolo Giovenchi si mette a ridere guardando Arianti.17) RIMMEL Quasi come Mix, ma ragazzi, col piano è tutta un'altra cosa… Armonica nel finale18) GENERALE Anche questa non è cambiata. Provate a suonare un'armonica in SOL sul ritornello di quella di Mix…otterrete la stessa che ho sentito io.19) IL BANDITO E IL CAMPIONE Versione rallentata rispetto a quella indiavolata che portava avanti da 2 anni. La stessa fatta alla presentazione di Pezzi a Milano il 23.03.05. Prende tempo prima di intonare il ritornello. Anche stavolta si diverte nel posticipare "…la legge" e sorride compiaciuto al pubblico.Presenta la band, mentre Bardi si sposta accanto ad Arianti e si mettere al sintetizzatore
20) LA VALIGIA DELL'ATTORE Praticamente come l'originale, apparte gli archi veri… Indubbiamente è un'altra sorpresa. Ciccio si mette al microfono senza niente in mano (anzi in mano ha un plettro) e canta davvero bene. Il pubblico riconosce e applaude copiosamente.Escono. Dopo 1 minuto rientrano, anzi, rientra… Saluta di nuovo. Prende la chitarra e comincia a tenere un Mi minore…"L'uomo che cammina…". Grazie Francesco.21) PEZZI DI VETRO
Entra Arianti e attacca… 22) LA DONNA CANNONE Applausi scroscianti. Voce e piano. A questo punto ci ha regalato davvero tutto.Rientra la band
23) BUONANOTTE FIORELLINO Versione blues(?), fatta anche a Milano 23.03.05.
Saluta ancora e se ne va…NOTE:1. Ha detto 7 volte "Grazie" e ha parlato solo dopo Numeri da scaricare e per presentare la band.
2. Dove può mettere l'armonica la mette.3. Sembra aver trovato un equilibrio in certi arrangiamenti, tra l'originale e il semi-innovativo. Questo a favore dei nostalgici delle versioni studio.4. Ha riscoperto molte grandi canzoni. Sia ricercate che per un pubblico più ampio.
5. Purtroppo ha ancora il leggìo con i testi del nuovo album. Fatto che mi dà abbastanza fastidio.
CURIOSITÀ:
Usciti dal palasport siamo andati sul retro della struttura, buttando l'occhio su qualche macchina parcheggiata e scrutando bene le sagome di coloro che camminavano nell'ombra. L'attesa non è stata troppo lunga. Passa Svampa "Ciao Alessandro, complimenti!" "Grazie, ciao!". Passano Guglielminetti, Bardi e Giovenchi. Un'amica di Martina che ha assistito con noi al concerto che fino a due ore prima ignorava l'esistenza di Alessandro Arianti, riesce a fermarlo, e ottenere la sua email, dicendogli che è sicura che sia l'uomo della sua vita, che potrebbe nascere qualcosa tra di loro, eccetera, eccetera.Invece Martina, con una geniale tattica riesce a bloccare l'auto sulla quale viaggiava Ciccio (in pratica gli si butta in mezzo alla strada).Gli chiede di fermarsi solo un minuto. L'autista abbassa il finestrino e Francesco chiede:"Come ti chiami?""Mi chiamo Martina…in questo momento è meglio che stia zitta, altrimenti direi solo stronzate!". Firma il biglietto. Riparte. Martina comincia a stare male (non che prima fosse a posto ;-)(Claudio Gori).

SPELLO - 24.6.2005
Roma,Venerdì 24 Giugno ore 13.00 - Tiziana la gionane schizzofrenica è particolarmente agitata,oggi intrattiene un dialogo strettissimo ad alta voce con un nonsocchì che la perseguita,che la fa imbestialire,che le fa dire..."prima o poi ti colpirò al cuore".
Sono stanco,non posso che perdonarle un sabato pomeriggio baglioniano,cantato forse in segno di pace al suo persecutore.
Consulto internet e maturo l'idea di andare a vedere Ciccio....partorisco e parto per Spello.
Ore 15.30 Il raccordo anulare è bloccato,il Venerdì è sempre così, io abituato ad uscire alle 19.00 mi trovo in un ingorgo..37 gradi,aria condizionata,Pippo via sms mi invita a non perdere una nota,il traffico defluisce,riempio il serbatoio di gasolio e mi immetto sulla A1 più rilassato.
Ascolto in un mix appositamente costruito per i lunghi viaggi, in ordine...Il cuoco di salò, Sempre per sempre, Belli Capelli, leva calcistica, San Lorenzo , A pà , Ciao Ciao...con l'entusiasmo di un neofita "azzeccando" testi e musica ad un paesaggio ormai umbro,verde,antico.
Spello 17.30, parcheggio a 10 metri da Villa Fidelia,corro dietro il palco,provano a fermarmi(dico provano!!)disarmante rimango fermo,Ciccio prova auscwitz,pippo l'ascolta dal mio telefonino,Luigi(Grechi)si concede alle mie foto ed un ragazzo alto quasi quanto me gli passa una busta (una busta piena di emozioni). Luigi è un pò appesantito, ha unghie lunghe della mano destra , un antico chitarrista ed una voce geneticamente magica, una e due birre ,una cortesia saggia,Luigi il pigmalione,il bandito ed il campione.Mi ricordo di essere un ragazzo di 40 anni e diligentemente mi faccio transennare,ma sono il primo della fila,dietro di me un uomo che assomiglia a Goran Kuzminac,con una maglietta sponsorizzante le passioni biologiche di Ciccio ( l'olio d'oliva).
20.15 Si apre,il microfono è davanti ame,5 metri soltanto,primo come un ragazzino ad una competizione scolastica,a fianco lo spilungone,lo sponsorizzato ed un ragazzo discretissimo con barba e capelli lunghi,accenti diversi.Villa fidelia è in alto a destra immersa da un verde secolare,Ciccio è sulle scale, ci guarda, riempie i suoi occhi del riempirsi della folla, scende le scale va a cena,Guglielminetti si avvicina ai tecnici del suono,concordano.
21.30 Il principe sale sul palco,jeans neri,scarpe da tennis bianche,camicia avana a maniche corte Panama e capelli da poco accorciati,occhiali con montatura nera,inversamente proporzionale al residuo rossiccio della barba canuta.
Vai in Africa celestino,con mimica sempre più beffarda ed un saluto in coda...."Vi ringrazio di essere venuti da molto lontano,io ho fatto quattro passi". Il ragazzo accanto a me riempie un foglio con la scaletta, ci parliamo solo nelle orecchie,gli occhi spesso si inumidiscono,si fermano sulle corde della chitarra,si guardano intorno,gli insetti martorizzano la band,Giovenchi lotta con loro,Dio per tutta la serata ordinerà alle mosche di stare lontano dalla schiena di Ciccio,le mosche ubbidiranno.
"Questa è una canzone antica,molti di voi non erano ancora nati" e canta dei camini fratelli delle gelaterie di lampone.Manda a quel paese lo sponsorizzato quando gli grida..." fai l'avvelenata" ma è come se lo avesse benedetto perchè si era rivolto proprio a lui.
" questa è una canzone che ho scritto quando ero un giovane delinquente come voi" e canta di dolly del mare profondo e del figlio del figlio dei fiori.
Buonanotte Fiorellino,le mie orecchie sentono distintamente..."non sopporto questo arrangiamento" ma a Ciccio si perdona Tutto
Buonanotte,questa volta veramente,Francesco De Gregori saluta e scende dal palco.
Marco Matteo e......Lorenzo l'uccello notturno ,vanno via con la loro ennesima scaletta e con un amico in più.
Pippo e Samuele,i miei fratelli possono aspettare domani.
(Degregoridasempre - Rimmelclub)

GENOVA - 1.7.2005
Venerdì scorso, a Genova, è andato in scena un piccolo miracolo, i cui protagonisti sono un po' quelli di sempre per i miracoli di questo tipo. Si è fatta Cultura. Sul palco c'era Francesco De Gregori, cantante e poeta; sotto il palco c'era Vincenzo Spera, organizzatore di eventi musicali di altissimo livello, probabilmente il miglior operatore culturale di casa nostra; in platea c'era Alessandro Repetto, presidente della Provincia, che negli anni si sta dimostrando l'unico a credere nella forza culturale e civile della musica.
Come? De Gregori è sempre stato vicino al mondo diessino, senza peraltro mai diventare un predicatore da concerto, ma riservando i suoi messaggi ai testi delle canzoni? Spera viene da sinistra? Repetto è ulivista, un ultrà di centro della Margherita? E allora? Prendete, Repetto. Noi, come facciamo sempre, come facciamo con tutti, lo critichiamo, anche aspramente, quando c'è da criticarlo. E lo applaudiamo quando c'è da applaudirlo. Siamo il Giornale mica per niente; l'onestà intellettuale è un credo che va oltre la politica.
Ad esempio, non si può negare che la Provincia, fra tutte le istituzioni, è l'unica che combatte in prima linea per la difesa delle tradizioni e delle produzioni locali e che, mettendo il suo marchio davanti all'abbazia di Tiglieto o sulla patata quarantina, non fa azioni di finanziamento a pioggia, ma porta avanti un ben preciso disegno di tutela della nostra Identità. E per questo va applaudita in modo forte e chiaro.
Stessa storia per la musica. Live in Genova - manifestazione che nel giro di un mese e mezzo porta in città nomi che vanno dai Duran Duran a Anastacia, passando per Jamiroquai - a mio parere ha un cast troppo pieno di stranieri per entusiasmare. Però, tanto di cappello. Dietro quel cast c'è un disegno ben preciso e un lavoro per cogliere il meglio per Genova. E allora tanto di cappello a Spera e a Repetto. Il primo perchè ha saputo scegliere, il secondo perchè ha saputo investirci sopra. Certo, la Provincia non ha come primo compito istituzionale quella di organizzare concerti, ma il fatto che ci creda è un segno di cambiamento culturale che fa solo bene a una città seduta. Così come sarebbe un gran segno se riuscisse a portare il concerto milanese degli U2 a Genova con vari maxischermi gratuiti, magari divisi fra città e provincia, fra centro e periferie. Sarebbe un segno, un segno forte. Sia per quello che hanno da dire Bono e i suoi, sia per quello che vorrebbe dire per la città, l'entroterra, il levante e il ponente. Al momento è un sogno. Al momento.
Ma non dimentichiamo che, fino a qualche anno fa, sarebbe stato un sogno, un'utopia, una follia e nemmeno delle più lucide pensare a un concerto come quello di De Gregori alla Fiera,
a un passo dal mare, con le note dolcissime di Caterina, la straordinaria versione reggae di Dottor Dobermann, la struggente rilettura de La valigia dell'attore, la resa classica di La donna cannone, la cavalcata quasi country di Il bandito e il campione, il viaggio dylaniato di Ti leggo nel pensiero, il ritocco braudeliano e quasi irriconoscibile di La storia. Tutto straordinario. Ma vedere il Principe che - armato di voce, armonica e chitarra - canta A Pa' è qualcosa che tocca il cuore anche ai più duri. E' la canzone dedicata a un grande irregolare, Pier Paolo Pasolini, un altro che non si chiedeva se quello che faceva era di destra o di sinistra. Lo faceva e basta, che si parlasse di Palazzo nero o di orrori rossi in Friuli. De Gregori canta: "Non mi ricordo se c'era luna/E nè che occhi aveva il ragazzo/Ma mi ricordo quel sapore in gola/E l'odore del mare come uno schiaffo/A Pa'/E c'era Roma così lontana/E c'era Roma così vicina/E c'era quella luce che ti chiama/Come una stella mattutina/A Pa'/A Pa'/Tutto passa, il resto va/E voglio vivere come i gigli nei campi/Come gli uccelli del cielo campare/E voglio vivere come i gigli dei campi/E sopra i gigli dei campi volare".
Canta così, Francesco. E, nel cielo sopra la Fiera, partono stormi di gabbiani. Bella serata. Pelle d'oca.
(Massimiliano Lussana - Il giornale) - foto di Marco Tagliavia

FROSINONE, 14 LUGLIO 2005
Ragazzi attenti!!! 36 volt di dispersione,Lucio guarda rimani attaccato al microfono!!!.
Guido continua a suonare il contrabbasso( si, il contrabbasso)ignaro della dispersione elettrica,confidando nelle dispersioni di emozione erga omnes.
Per me è la terza tappa del tuor 20005, l'ultima volta che avevo visto Francesco in provincia di Frosinone (Amaseno)ero un giovane di 24 anni che prorompeva sul palco delle prove spacciandosi per giornalista,intervistando unn Ciccio bellissimo,capelli raccolti in un nastro con i figli che gli gironzolavano attorno.
L'atmosfera a Frosinone è diversa,in lontananza un gruppo di podisti smaltisce un panino di troppo ed alcune ragazze mantengono solidi i muscoli in una impegnativa seduta di spinning.
saluto valle,Svampa,Giovenchi,Dario Arianti(che scopro non essere mai intervenuto sul forum) abbraccio Bardi dagli occhi celesti lasciandogli bere il caffè a metà.sono le 17.00,il sole è ancora forte,all'orizzonte non scorgo nuvole minacciose e mi tranquillizzo.
IL CONTRABBASSO!!!...si, il fungo Guido lo suona e risuona, comincio a meditare...sarà per"le storie di ieri" o per una imprevista divagazione acustica del concerto? chiamo Lorenzo il barbagianni,anche lui è perpleso.
Mia moglie e mia sorella cominciano ad innervosirsi,Francesco è atteso sul palco delle prove.
Ore 19.00
E' sempre come la prima volta.Lo vediamo salire,principesco,jeans neri,camperos marroni,berretto blu,maglietta bianca con su scritto..Coop Masseta,un meraviglioso delfino come logo nella ricerca di una ragione sempre più ambientalista.Sono orgoglioso.
Mia sorella per l' emozione avverte dolori all'addome,impallidisce,io sorridente simulo grande rilassatezza( se sapessero!!)
Ciccio scende dal palco, mi avvicino ci salutiamo cordialmente,scippa un cappellino dai venditori di magliette,ci sediamo ...una birra in mano...."Fransesco cosa succede il 4 settembre?"...." sarà un concerto più lungo,e poi sei fortunato,questa sera assisterai ad un aanteprima acustica"(il contrabasso..ecco).Mia moglie con la faccia tosta di chi non sente lo sbalestramento emotivo prende i biglietti e chiede a Francesco un autografo per le bimbe..ad Alice (Ciccio sorride)...ad Alessandera,incredibilmente acconsente,impongo a mia moglie di passare dal corniciao per sugellare.
..." Francesco,la storia dei fiori bianchi per un matrimonio albanese?"...." ascolta mi stai facendo domande troppo difficili,mi piace il bianco tutto qui". Un grande saluto è la ciliegina sulla torta e rimango inebetito in prima fila davanti al palco almeno per un ora.
Marcello,Pippo,Samuele,Daniele e Lorenzo ricevono i miei mms,Le solite timide proteste per la mia altezza che oscura e alle 22.05 il concerto inizia.
Celestino chiude bottega e va in Africa,un guanto diventa scostumato. Tra la 13 e la 15 il miracolo..Svampa ed Arianti percussioni ed organetto,Giovenchi acustica 6 corde Yhamaha, Bardi e Ciccio chitarra acustica,Guido al contrabbasso.In ordine..L'abbigliamento del fuochista,compagni di viaggio,niente da capire.Compagni di viaggio è bellissima scapperei stasera a Pescara per risentirla mi emoziono visibilmente ,non sentivo Francesco così da una vita ,alterno la gamba d'appoggio sulla transenna,mi gira la testa. Reinventa Rimmel abbandonando l'arrangiamento fedele all'inciso proposto a Roma e Spello e lascia spazio al basso di Guido che picchia tosto.
Ecco fratello Pippo...arriva pezzi di vetro,è serio consapevole di suonare un capolavoro ,sono ansioso per lui ho timore che sbagli, va tutto bene scarico la tensione piangendo(giuro!).
Il finale è lo stesso,Buonanotte Fiorellino...andiamo via e per tutta la notte la martin nera di francesco De Gregori risuonerà "sempre e per sempre" nella mia testa e nel mio cuore
Rinaldo ( Degregoridasempre- Rimmelclub)

BARLETTA, 27 LUGLIO 2005
…e nel soggiorno di casa mia c'erano ancora i segni dell'ultima grande avventura: striscione arrotolato sul divano (sembrava riposasse dopo che, nuovo di zecca, era stato tenuto a battesimo!), ancora, tante sedie lasciate alla rinfusa, magliette comprate allo stand (Franco mi hai deluso, ero certa di trovarti…ma non c'eri, un altro al posto tuo!),fogli volanti dove ho scritto appunti, e tanto altro, tanti ricordi che avrei voluto lasciare al loro posto, ma che col magone ho rimesso a posto, pensando dentro di me: "Va be', tanto già  si pensa alla prossima avventura…e arriverà presto!
E proprio a quest'ora,(quando ho iniziato a scrivere, con interruzioni varie) ieri, mi telefonava Mimmo: "Pippina sono a Barletta…" Mimmo Rapisarda era qui in casa mia…caspita, ragazzi, quando gli ho scritto per la prima volta, due anni e mezzo fa, mi sembrava di dover bussare alla porta di una di quelle case signorili, dove ti vergogni ad entrare, tanto era il rispetto per quello che consideravo un "mito del mito"…e ieri era da me, amici, fratelli direi, un lungo cammino che continua tra queste grandi avventure che sono i nostri concerti, forse ormai i pretesti per essere assieme, ma dai quali ogni volta usciamo sempre più pazzi e innamorati di questo Principe, che ci fa sognare ancora!
Tralascio i dettagli della passeggiata per Barletta, del pranzo e del dopo pranzo e passo alla prima fase della grande "battaglia": ore 16,30, lascio la mia famiglia al desio e mi avvio con il nuovo striscione in spalla, alla volta del fossato del castello, dalla balconata della villa si domina una visione stupenda di tutta l'area del fossato, il palco è già montato, mi raggiungono Domyno e suo fratello Francesco, abbiamo davanti ai nostri occhi il sound check, ragazzi. Arrivano i musicisti della band, li salutiamo dall'alto, Ale Svampa va alla batteria e comincia i primi rulli di tamburo, nel frattempo ci raggiunge Mimmo e si srotola per la prima volta il nuovo striscione…ECCOCI QUA…RIMMEL logo del Rimmel Club al centro CLUB, grande, più grande dell'altro, chiamiamo Guido, Paolo, e tutti gli Ale, guardano in alto e ci salutano. Alle 19 circa arriva il Mercedes nero, tutto nero,troppo nero, non ci vedi dentro neppure con i raggi x, cavolo! Esce Ciccio e si infila nella tenda. Dopo un po' esce vestito con camicia verde militare, jeans scuri, cappello con visiera bianco e…udite udite, stivaloni con una gamba di pantalone infilata dentro e una no…da vedere! Chiamiamo Francesco, alza lo sguardo, ci saluta, gironzola un po' e poi sale sul palco e attacca le prove, incredibile, ragazzi, tutto sotto i nostri occhi, comodamente affacciati a una balconata con il nostro simbolo ben in vista. La sorpresa di questo sound check è stata Passato remoto, bella, bellissima, e tra me:"se la fa stasera svengo!"...non la farà, purtroppo, ma sperate, ragazzi, ci stanno provando! Le prove terminano, si torna a casa mia, ci aspettano tutti gli altri: genitori e amico di Frank e i miei, il tempo di dissetarci e via, si riparte, questa volta per la vera grande avventura, un concerto che avevo sognato da una vita, il concerto di Ciccio nella mia città, finalmente! Si arriva al fossato del castello, raggiungiamo i posti assegnati e trovo mio marito con una signora, una bambina e un foglio di carta con su scritto "Cercasi Pippina", fortissimo, davvero, un'emozione grande, mai provata finora, erano Antonella e la sua bimba Enrica (educata anche lei a latte e De Gregori). Mi stavano cercando e quel foglio era lì che mi aspettava con loro! Antonella si era affacciata sul forum nei giorni scorsi, scrivendo in risposta a me, ma ci legge da tanto, ci abbracciamo e…altri amici si aggiungono alla nostra grande famiglia. Ci raggiungono Felix e la sua ragazza, la mia amica Pina e occupiamo quasi due file. Mi avvicino allo stand delle magliette, sperando di riabbracciate il mitico Franco, non c'era, una altro al  suo posto, va be', compro un po' di magliette e torno dagli amici, ma i miei occhi vanno sui settori anteriori centrali, quelli non in vendita e il mio obiettivo sono le persone sedute lì, mi avvicino a qualcuno di loro e inizio a intervistarli: "Dove avete comprato questi biglietti?" Sguardi attoniti, ma, sa, non so, li ho avuti…capito tutto, scorgo il sindaco in prima fila e lo avvicino: "Signor Sindaco avrei da farle una domanda", gli dico, "Perché duecento biglietti dati in omaggio?" . Mi risponde,  dicendomi che poiché l'area è stata data dalla città, senza nessun compenso, per riconoscenza si sono ricevuti un certo numero di biglietti. Ok, risposta accettabile, ma perché, gli chiedo, proprio i posti migliori? Non è un diritto che viene negato a chi non può avere quei biglietti in omaggio? Non potrebbero essere dislocati in maniera casuale quei posti? Beh, mi risponde il Sindaco, vuole che mi occupi anche della dislocazione dei posti, ora? Bella risposta, capito tutto, grazie di tutto, alla prossima provvederemo. Ma, intanto, fuori dai cancelli un gruppo di ragazzi protesta per i prezzi non proprio politici…e certo, se duecento biglietti vanno in omaggio da qualche parte si devono recuperare 'sti soldi, no? Ok, pensiamo al concerto, e qui ci metto una bella riga così chi non vuol leggere la prima parte sa che da qui inizia il bello.
Sono la 22 circa, inizia il concerto, inizia in un modo che francamente considero un regalo quasi personale: le note de "Lu Mnestre Colombe", sì, la canzone di Giovanna Marini, quella che, sotto il nome di "Lu progette" chiudeva "Buongiorno e Buonasera", quella canzone che avrei voluto tanto che Ciccio cantasse tutta e non solo una piccola strofa. Ciccio che bel regalo mi hai fatto, grazie!  Entrano Francesco e la band, attaccano con Ceracando un altro Egitto, l'atmosfera è carica di emozione, bella partecipazione del pubblico, la cornice del castello è magica e si comincia, ma quella sedia mi sta stretta, troppo stretta, mi mancano le transenne dove saltare e urlare…pazienza!
Davanti a me ci sono Mimmo e la mia amica Pina, anche loro forzatamente incollati alle sedie…non da noi!
La scaletta va avanti con : Ti leggo nel pensiero Il panorama di Betlemme La storia ,nuova versione…mi ci sto affezionando! Caterina, e qui il pubblico si riscalda…troppo!
A pa' Tempo reale Numeri da Scaricare ,Paolo Giovenchi si scarica anche lui! L'aggettivo mitico ,mitica è 'sta canzone, Ciccio! Dottor Dobermann , assolo di Giovenchi favoloso…non manca anche nel coro!

Vai in Africa Celestino , la comincia senza leggere, finalmente, ma no, a un certo punto si confonde e i suoi occhi ritrovano il leggio…brucia le tappe…scendi le scale...Celestino continua le sue avventure!
Atlantide ,il pubblico va in delirio, ma sempre incollato alle sedie, qualche fuga in avanti per scatti fotografici e solo un ristretto gruppo di giovani ai lati in piedi.
La leva calcistica ,il massimo della partecipazione, tutti cantano, sembra di essere allo stadio.
Titanic ,e qui comincia il bello, qui la band si trasforma, inizia una sorta di set acustico che va avanti con le altre tre di seguito, grande esibizione di Paolo Giovenchi in una cha cha cha …hai capito Paolino!
L'abbigliamento di un fuochista , Ale Svampa scende dalla batteria e si mette a suonare le percussioni, Ale Arianti suona l'organetto, Guido Guglielminetti suona uno strano strumento che somiglia a un contrabbasso, bellissimo, una bella sorpresa, una novità, insomma questa band non finisce mai di stupirci!
Compagni di viaggio ,anche questa acustica, qui Ale Arianti suona addirittura le maracas, mi pare, Ale Svampa sempre alle percussioni.
Niente da capire ,ragazzi, è lei, è tornata ad essere la vecchia bellissima e nostra niente da capire, non arrendetevi e andate ai prossimi concerti di Ciccio finchè non riuscite a sentirla, vi prego!
La donna cannone ,qui già buona parte del pubblico comincia a catapultarsi avanti nello spazio tra la prima fila e il palco, io non mi faccio convincere e corro, mi aggiungo a quel gruppo, siamo lì, io Mimmo, Pina , Domyno e atri a fare il pubblico pagante finalmente scollato da quelle sedie e qui Ciccio lo riconosco, con il suo pubblico davanti, quello che vuole lui! Tutta Barletta avrebbe tremato a quelle note e sono certa che i bastioni del castello hanno avvertito anche loro strane vibrazioni…sei grande Ciccio!
Sangue su sangue ,non poteva mancare, ma qui non si può stare seduti per terra e vai…tutti in piedi a togliere la visuale al …pubblico non pagante. Scatenati a più non posso…ahhhhhhhhh finalmente!
Rimmel ,che succede? E' lei? Sì, la nuova Rimmel, bellissima…è Jazz? Sì credo di sì, mi manca l'armonica , ma è bella, a me piace molto!
E qui Ciccio saluta il suo pubblico, ci vede, ci riconosce, ci sorride, gli tendiamo le braccia…ed e escono di scena. Fuori, fuori, fuori e...fuori, eccoli, di nuovo tra noi, con la canzone che avrei voluto per tenere a battesimo il nuovo striscione, che le braccia di mia figlia mio marito reggevano in piedi, di lato al palco:
La valigia dell'attore ,stupenda, ragazzi, non poteva mancare in un concerto così importante per me!
Gambadilegno a Parigi ,emozionante, siamo tutti attaccati alle transenne a goderci e vivere fino in fondo gli ultimi minuti di un bellissimo sogno.Buonanotte fiorellino ,nella versione rock blues, alla quale mi ci sono affezionata, ma il ricordo dei valzer ballati su quella note è forte e io e Pina ci facciamo un piccolo spazio e balliamo uno strano valzer a tempo di rock blues...Ciccio non ci arrendiamo!

E finisce, con Ciccio che prolunga quella buonanotte, quasi non volesse lasciare il suo pubblico, che sembra volerlo tirar giù dal palco, ma ci saluta e...si chiude un grandissimo concerto, uno dei più belli della mia vita, dal 1979 a oggi...grazie Francesco, grazie, Alessandri, Paolo, Guido, Lucio...siete grandissimi, complimenti!
E qui non può finire, qui viene il bello, la ricerca dei contatti diretti con i nostri miti. Ciccio riparte a bordo della Mercedes tutta nera, resistente ai raggi x e noi raggiungiamo i ragazzi della band che ci devono scusare, li abbiamo interrotti dal loro ristoro, li abbiamo salutati, ci hanno firmato autografi, abbiamo fatto con tutti loro la foto con il nuovo striscione, sono stati davvero gentili e li ringraziano infinitamente. Ad Ale Svampa che ogni volta si meraviglia nel vedermi nei posti più disparati, questa volta ho detto che non me lo poteva dire...giocavo in casa!
Ancora qualche foto, ci raggiunge Giglio Bill, peccato non esserci incontrati prima Gigio, ci saranno tante altre occasioni, promesso.
E' finita, si torna a casa,quel sogno che avevo rincorso da tempo, si è realizzato e mi ha lasciato dentro ancora un po' di giovinezza, ancora tanta voglia di andare avanti per questa strada, assieme a tanti amici, vecchi e nuovi che ringrazio per essere stati con me,grazie alla mia famiglia, a mia figlia Serena, al mio Franco (cosa farei senza di te!) e ancora grazie a te, Daniele Di Grazia, perché col Rimmel Club mi stai facendo vivere una seconda giovinezza e...grazie Francesco De Gregori, ancora una volta…ECCOMI QUA, SONO PRONTA A QUALSIASI COSA PUR DI STARE QUA!!!!!!!!!!!!!!
A tutti buona giornata
P.S. Un saluto a tutto il forum da Mimmo Rapisarda che ho lasciato col groppo alla gola, ancora in giro per la Puglia.(Pippina Morelli - Rimmelclub)
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BARLETTA 27 LUGLIO 2005
Otello Diotaiuti è per metà catanese e per metà tarantino, quindi mezzo pugliese.

Quindi ha fatto base a Taranto e poi via sulla strada di Pescara, assalito dai parenti ingordi che non volevano lasciarlo andare. Ma lui scaricò le sue pistole a salve, regalò le sue parole ai sordi ed è partito per conoscere la sua terra d'origine.

Il 27 mattina si incontra con Pippina, suo marito Franco e Serena. Il tempo di cogliere la volo lo scatto per un originalissimo manifesto elettorale, dopo un giro al Castello per vedere la galleria del grande De Nittis è a pranzo da Pippina per assaggiare quella bontà della sua parmigiana. Alla fine del lauto pasto una cosa che lo ha lusingato molto: Franco ha aperto una bottiglia di grappa (senti, Ciccio!) del '61. Sono cose che si fanno nelle grandi occasioni, Otello non voleva, ma Franco gli ha detto "il fatto che tu sia qui con noi è già una grande occasione". E questa cosa lo ha commosso. Inutile dire che - è il caso di dirlo - di essere stato trattato come un principe.
Il tardo pomeriggio si passa sulla balconata del castello con Pippina, Domyno e suo fratello Francesco, col sole di ponente in faccia e lo striscione del RC aggrappato alle loro mani, mentre cercano di farsi vedere dalla band. Guido li saluta, cercano di attirare l'attenzione degli Ale, poi arriva il furgone Mercedes nero con Ciccio a bordo. Lui esce, fa un cenno di saluto al gruppetto, si lava le mani, parlotta con una signora e poi sale sul palco con uno stivale dentro ed uno fuori, iniziando poi le prove. Prima del concerto Otello viene presentato ai genitori di Frank, a Felix, a Gigio Bill, a Pina, ad Antonella, suo marito e la dolce Enrica con un cartello dove stava scritto "cercasi Pippina". La bambina, già abbastanza degregorianizzata fin nel grembo materno, non era andata la mattina al mare per preparare un cartello con la sua canzone  preferita: "I love Caterina" e per farsi autografare il suo diario dal  Principe. Era da accontentare. Esce Giovenchi e Otello gli chiede com'è la situazione, per quella bambina che se lo meritava ampiamente. Paolo lo saluta e gli risponde con una faccia che sapeva tanto di "..mmmhhh.. non è serata…" Comincia il recital: Ti leggo nel pensiero, Il panorama di Betlemme, La storia, Caterina, A pa', Tempo reale , Numeri da Scaricare e poi Grazie. L'aggettivo mitico, Dottor Dobermann, Vai in Africa Celestino, Atlantide. E poi Grazie. Alla leva calcistica Otello non ce la fa più a stare seduto come un baccalà. A quel punto saltano le sedie, le prenotazioni, il saper stare al tuo posto, l'educazione, il fair-play. Ciccio aspetta lì, più avanti, e non si può deluderlo. Assieme a Pina e Pippina si scaraventa sotto il palco a fare saltarelli, a cantare, a fotografare. Tutti sotto di lui, quello che vuole! Con Felix, Domyno e tutti gli altri sotto il palco. E poi Titanic, L'abbigliamento di un fuochista, Compagni di viaggio, ennesima versione di Niente da capire bellissima come le precedenti (ormai potrebbe arrangiarla anche a tempo di tango), La donna cannone. Ormai anche il mitico striscione era a pochi metri da lui, tenuto da Franco e Serena (non era quello originale, che è custodito in cattedrale a Catania vicino la tomba di Bellini e che fra poco sarà trattato al carbonio 400). Con Sangue su sangue  Francesco De Gregori si trasforma in Ettore Fieramosca, capitano di ventura per una serata in quel di Barletta, luogo di una famosa disfida fra italiani e francesi. E per quella sera è lui l'eroe di Barletta, è lui che con la sua musica fa vibrare i torrioni del castello, fa scricchiolare le feritoie, fa ballicchiare le armature nel maniero al suono della sua armonica quando canta Rimmel. Buonanotte. Mentre fa i saluti finali si vede che in faccia è felice, contento, in quel momento avrebbe autografato di tutto, anche i biglietti.
Passando vicino riconosce Pippina e Otello e fa un gesto come a dire "ma guarda questi, che cazzo ci fate qui?" e poi con le dita fa un segnale a Pippy: "ci vediamo dopo". I bis con La valigia dell'attore, Gambadilegno a Parigi, Buonanotte fiorellino con Pina e Pippina che improvvisano un valzer in un casino assordante sotto il palco. Francesco chiude indicando con la mano destra il mitico striscione in segno di affettuoso saluto. Alla fine del concerto il gruppo del RC ha aspettato dietro le quinte, Otello e Pippina volevano accontentare a tutti i costi Enrica. Ad un ragazzo della sicurezza hanno detto "può dire a De Gregori che ci sono Mimmo e Pippina?" e quello in dialetto pugliese "Chi? Chi è De Gregori? Io sono qui per lavorare e sto morendo di sonno, non vedo l'ora di finire". Dopo cinque minuti il nero furgone Mercedes passa davanti portandosi Ciccio, rapito dalla nuova macchina manageriale dei suoi tour. E a quel punto si rimpiange Filippo Bruni, si rimpiangono quei tempi quasi "on the road" come una band che va in giro per gli autogrill negli States a cantare il country e farsi pagare con birra e sigarette come i Blues Brothers. Bastava entrare nelle sue grazie per avvicinare Francesco. E se quella sera ci fosse stato Bruni, Enrica avrebbe raggiunto il suo sogno. Otello se li ricorda quei momenti, quando si vedeva arrivare Filippo significava che Francesco era lì vicino, se ne sentiva l'odore. Adesso è tutto più metallico, più industriale, più discografico, più organizzato. Ma più freddo. Il gruppetto non si arrende, va dietro le quinte, interrompe il ristoro della band che con grande disponibilità e cordialità accontenta tutti, la bambina compresa, con autografi e foto con lo striscione. Otello saluta Guido che gli dice "ci vediamo a Taormina", firma il diario di Enrica e distrutto si mette in posa con tutti, compresi i genitori di Frank che vengono anche loro iniettati dallo spirito del Rimmel Club e diventano pazzi anche loro per una sera, più del figlio che nel frattempo si sarà mangiato le mani per un evento simile. E' una strana sostanza il liquido del Rimmel Club. Contagia all'istante. Gente che ha oltrepassato i Cinquanta e  stimati professionisti che in quel momento rimarrebbe imbarazzata se passasse un loro paziente o cliente, ridiventa ragazzina tralasciando convenzioni e formalismi. Sono persone che dopo aver toccato lo striscione ridiventano bambini per una sera e scaricano, attraverso un gruppo di scriteriati che vanno appresso a un cantante, tutte le tensioni accumulate col puro e sano divertimento. Ecco perché il Rimmel Club non è una setta per pochi intimi. Alla fine si salutano tutti, dandosi altri appuntamenti nella penisola. Grazie a Pippina Morelli e Francesco Il Grande (di nome e di fatto).
Otello una volta fece lo spot di un farmaco dove stava scritto "Rimmelclub, 100 click al giorno e togli il medico di torno". Aveva ragione, è proprio vero. La serata di Barletta è stata la prova del nove.
P.S. A proposito, mi ha pregato di inviarvi una sua cartolina.
Mimmo Rapisarda

 

CEFALU', 18 AGOSTO 2005
La spiaggia di Cefalù è famosa per la qualità finissima della sabbia, un paradiso per gli amanti dell'articolo, un dramma per chi, come me, ama soprattutto la roccia.
Un problema ancora più grave se dopo l'inevitabile tramonto (c'è un patto non scritto con mia moglie e cioè che se siamo in spiaggia nel pomeriggio non andiamo mai via prima del tramonto che ci godiamo fino all'ultimo raggio di sole che scompare nel mare ) tutti i bambini lamentino eccesso di sabbia nei piedini ("la mamma ce li pulisce meglio !"). Poiché i piedini sono sei e il rischio di essere perdente nel confronto è elevato, mi dedico serratamente allo spolverio e, finalmente, ottengo l'unanime approvazione.
Bacio frettoloso alla moglie che, pur di farmi sentire in colpa (tecnica veramente obliqua) mi informa che avrebbe volentieri lasciato i bambini ad una baby sitter pur di essere con me al concerto, mi avvio claudicante all'Arena Dafne.
Naturalmente il sound check è andato, faccio a tempo solo a vedere il pulmino un po' funereo che sgomma sul retro alle 20,30. Comincio a temere che non si comincerà mai alle 21,30. Entro, tra i primi, nell'arena e mi sistemo al mio posticino in 7^ fila, bello centrale ma che sconta l'onta delle prime tre file riservate a caporioni, amici dei caporioni, parenti e affiliati. Non ci sono pellicce da sfoggiare perché c'è caldo ma lo spazio per qualche capo firmato….quello c'è!
So di non conoscere nessuno (a parte mio cognato e famiglia che, da raccomandato, è in 4^ fila ) quindi mi acquatto non riuscendo a vincere l'imbarazzo che ho nell'aver deciso di mettere la maglietta del Rimmel Club : intendiamoci…nessuna vergogna, solo che tutti mi chiedevano informazioni e raccomandazioni pensando che fossi dell'organizzazione. Qualche "vaffa" l'ho beccato !


Mi si avvicina un viso simpatico e vagamente familiare : Giovanni Puma da Palermo che legge il mio nome sulla maglietta e mi collega ad un mitico concerto a Vittoria di due anni fa. Vedete, il mio concerto poteva quasi finire là, senza neanche essere iniziato….avere una persona amica (parola grossa ma ci provo) in terra così lontana da casa mia solo grazie a questo straordinario collante che è il RimmelClub è per me motivo di orgoglio e di gratificazione.
Però siamo arrivati fin qui e quindi qualcosa del concerto vi devo dire !

Non chiedetemi la scaletta, non sono fatto per le cronistorie e i commenti tecnici, spesso affidati ad appunti da prendere al volo che implicano distrazione e perdita di emozione dal vivo. Io, molto più banalmente, non avevo neanche carta e penna ; inoltre la mia memoria breve è veramente fallace.
Posso provare a descrivere a caldo, il concerto è finito da mezzora, qualche pezzo di emozione.
Dopo il bell'omaggio a Giovanna Marini…."Grazie e benvenuti", si parte con "A pà", mantenendo fede alla promessa fatta a Catania il 21 aprile. Bella ed emozionante, cominciamo a manetta con l'armonica (ahimè è un'illusione perché la tirerà fuori poco nel seguito).
"Ora vi facciamo vedere cosa siamo capaci di fare" : vai con "Tempo reale" e "L'agnello di Dio" molto dure e con la voce bella ma un po' affaticata.
E' necessario che vi dica qualcosa sul pubblico perché dopo questi primi tre pezzi si è capito che, come dice spesso Francesco, "Oggi non è serata!!!"
A parte le prime tre file fatte di persone che sono lì solo perché è gratis e fa scena, il pubblico non è veramente quello delle grandi occasioni. Vi descrivo i due estremi che avevo nei pressi : quarantino cotto alla mia sinistra che si è addormentato almeno tre volte svegliato solo dagli applausi e dalla moglie (cotta pure lei); settantina arzilla alla mia destra che sottolineava tutti i pezzi con gesti del capo e delle mani, battute ritmicamente sui pezzi più conosciuti, addirittura estasiata dalla performance evocativa di Ciccio su La donna Cannone. Questa signora rappresenta la nonna dei miei sogni e, non potendo più averla, spero di esserlo nel futuro per i miei nipoti, se li avrò. Ha parzialmente riconciliato l'opinione che mi sono fatto sul pubblico cefaludese.
"Ora vi faccio una canzone nuova, Il panorama di Betlemme " Bella ma poco apprezzata.
"Questo è un blues, quindi una canzone triste, che riguarda tutti noi, Numeri da scaricare". Bell'assolo di Paolo G.
Di nuovo "Sangue su sangue" non ne sentivo il bisogno però capisco la sequenza e poi scopro che il mio piede non riesce proprio a stare fermo.
Sempre più convincente la nuova versione de La storia che accenna solo alla fine al vecchio refrain.
Ramanzina bonaria ma ferma a quelli che continuano a fare fotografie correndo nei corridoi, " non approfittate della vanità dei grandi artisti, confido nella cultura e nell'educazione dei siciliani che ben conosco"
Straordinariamente espressiva e accattivante l'accoppiata Donna Cannone e La Valigia dell'attore, con Alessandro A sempre più bravo e sicuro. Per inciso la nonnina era stesa dall'emozione, così non vedo perché io non debba ammettere che anche a me fanno un certo effetto.
La leva calcistica : appena finito " dall'altruismo e dalla fantasia " una ragazza in evidente stato alterato si avvicina sotto il palco e comincia a dimenare, sognante, le braccia verso l'alto. Tutta la band si ferma, Ciccio la guarda abbastanza stupito prima, innervosito dopo, quando alcune persone della sicurezza la bloccano, lui ricomincia a cantare all'unisono con la band ….grande classe mentre la ragazza, con difficoltà, veniva accompagnata fuori.
Per la prima volta ho sentito questa nuova versione rock e tirata di Rimmel : non sono un nostalgico quindi mi va benissimo e poi è fatta salvo alla fine il pezzo con l'armonica.
Set acustico confermato, molto azzeccato e colto dal pubblico.
Grandissima performance di Lucio B. finalmente in evidenza, in particolare su Niente da Capire .
Memorabile la versione di Compagni di Viaggio, dite che è lenta ma è veramente commovente. Un guanto ha quel bel riff countryeggiante già sentito, non mi ricordo più dove, e molto efficace .
Straordinaria ed emozionante Passato Remoto: una sorpresa per molti ma non per me che l'ho subito apprezzata all'uscita del disco.
Bis che si chiude con una straordinaria Buonanotte Fiorellino e relativo invito a correre sotto il palco e qui Ciccio davvero mi stupisce perché ha cercato davvero il contatto con il suo vero pubblico sottolineando pesantemente "per sognarti devo averti vicino e vicino non è ancora abbastanza ", e sfidandoci a cantare insieme a lui.
Di personale soddisfazione ( scusate l'immaturità) il cenno rivolto a me e alla maglietta che portavo, una volta arrivato praticamente sotto il suo microfono.
E' scappato via lasciando la banda a suonare come sembra ormai suo costume.
Ogni volta che finisce un concerto ti chiedi sempre se sia stato più bello di un altro e se ci sono state canzoni che avresti voluto sentire.
Ormai ne ho visti un po' ed ho capito una cosa sola : Francesco potrebbe farne almeno altri tre di concerti con tutte le canzoni che esclude ogni volta; e io quindi sarò sempre lì, ogni volta che potrò, a cercare di beccare tutte le canzoni che mi sono perso in quello precedente.
 Non lo vedevo da Spello, ora sono contento !
Alla fine abbiamo scambiato due chiacchiere con Alessandro V, Paolo G e Dario A che conferma di non aver mai scritto sul Forum, alla faccia del buontempone che si è spacciato per lui.
La cosa bellissima è che ci siamo dati appuntamento….a domani, a Barcellona.
Che vi dicevo ? Appena posso, ci sarò. Ciao Marcello
(Marcello Antonetti - Rimmelclub)

BARCELLONA P.G. (ME) 19 AGOSTO 2005
Dunque, il concerto è stata l'ennesima occasione per poter incontrare amici che il Rimmelclub ha fatto incontrare in tutti questi anni (quasi quattro a breve...), alla fine l'esibizione di Francesco è stata solo di cornice ad una bella serata estiva.
All'ingresso abbiamo avuto modo di conoscere BeppeFerrigno che ci ha trovato grazie al cappellino del Rimmelclub magistralmente indossato da Marcello.
Cara Vaniglia, ci è dispiaciuto non poterti riconoscere (però ti abbiamo pensato e abbiamo passato il tempo in attesa dell'inizio a scommetere su chi potessi essere,...che vuoi che facciano quattro ragazzi (?) sposati quando sono in regime di libertà provvisoria?), noi comunque non eravamo gli scalmanati al centro, eravamo sulla sinistra del palco, vicino ai camerini. Sarà per la prossima volta, tra l'altro domani siamo a Taormina.
Simpaticissimo come sempre Alex Valle, che ci ha acculturato in tema di chitarre per tutto il pre concerto.
Il tempo di salutare Chicca (Viva il RimmelClub!!!...e se lo dice lei c'è da crederci) ed è iniziato il concerto.
L'esibizione è stata interessante, adesso non ricordo l'esatta sequenza dei brani, ma di sicuro segnalo il set acustico davvero notevole!
Inoltre, finalmente Lucio Bardi trova più spazio all'interno della band, alcuni assoli sono stati davvero stupendi...e bravo Lucio!
Un solo bis di tre brani: L'uccisione di Babbo Natale, Gambadilegno e Buonanotte fiorellino.
Peccato che il pubblico fosse troppo distante dal palco, la band ne risente, non è bello suonare con la prima fila lontana 15 metri.
Dopo due ore di musica, ognuno ha preso la sua strada, chi a casa, chi in Hotel, chi in barca e noi...a perderci per le stradine di barcellona in cerca di una pizza fredda da mangiare.
Ciao (Daniele Di Grazia - Rimmelclub)
Daniele, solo le stradine di Barcellona? Per non dire all'andata, quando ci siamo smarriti e credevamo di incontrare Dinamite Bla che ci indicava la strada. Siamo finiti in un luogo che avrebbe fatto venire l'acquolina in bocca a Francis Ford Coppola per girare "Il Padrino - la nuova generazione". Però il panorama, al tramonto, era bellissimo con le sagome delle Eolie davanti e forse una barca in rada con a bordo Ciccio, che cercava di ormeggiare per salire sopra da noi.
Appena è apparso ha detto a tutti "chiamatemi Ciccio", quindi figuratevi tutte le varianti che provenivano dal pubblico: "Ciccillo, Cilluzzo, Cicciuzzu...." Il concerto all'inizio è stato all'insegna del rock che ha fatto divertire Francesco e la Band: A pà, Sangue su Sangue, Agnello di Dio, Vecchi amici, Il bandito e il campione, Numeri da scaricare, Il panorama di Bethlem, Sotto le stelle del messico, La storia, tutto con  grandi assoli di Lucio Bardi che ha ricevuto parecchi applausi.
Ha proseguito con le nuove: Passato remoto, Gambadilegno, ecc.
Poi sa che deve accontentare parecchia gente: La leva, Generale, Rimmel, Niente da capire, Compagni di viaggio, L'uccisione di Babbo Natale, Atlantide, l'Abbigliamento di un fuochista che ha cominciato con l'attacco di Capo d'Africa (io e Marcello, assorti sugli accordi: - la fa in mi o in Mib? - ci siamo guardati in faccia come per dirci "vuoi vedere che la fa?", ma era solo per accordare la chitarra). Durante La donna cannone è da solo con Arianti, l'interpretazione di entrambi è magistrale, con Ciccio che mentre canta muove molto le sue mani, come se volesse spiegare al pubblico pagante, fino a quelli dell'ultima fila, ogni frase della celebre canzone mimandone il significato. E facendo questo si muove sul palco da showman consumato, sono ormai lontani i tempi che aveva paura anche del microfono che cascava. Ormai il palco e il nero animato che ha davanti sono casa sua. Finisce con Buonanotte fiorellino.
Incontrarlo o salutarlo è diventato praticamente impossibile, come in passato. Due minuti esatti dopo ogni concerto viene letteralmente preso per le spalle da due della sicurezza e scortato fino al furgone Mercedes per sgommare subito dopo.
Domani a Taormina. Metto on line. Alcune foto che non sono venute granchè perché prese da lontano; durante i bis non ci hanno fatto scendere sotto il palco, nonostante ci fosse mezza piazza vuota fra Ciccio e la prima fila.
Scusate se è poco ma muoio di sonno, 400 km e solo tre ore di sonno mi hanno stroncato.
Mimmo Rapisarda (Rimmelclub)

TAORMINA, 21 AGOSTO 2005

 .."Fran-ce-sco Fran-ce-sco Fran-ce-sco"..il teatro risuonava di queste voci,accompagnate da un sincronico battito di mani,perchè con quella adrenalina addosso non si poteva certo star fermi..Finchè non si sono spente tutte le luci e fra fischi e applausi è uscito lui..quel lui che con la sua voce mi ha accompagnata nei momenti migliori della mia vita.me lo sono ritrovata davanti,lui e il suo cappello,lui e le sue parole,lui e la sua chitarra..il teatro si è tinto di rosa,poi di luce dorata e le prime note di una malinconica "A Pa'" hanno attraversato la platea,sono scivolate sui gradini di pietra per poi far vibrare tutti coloro che lo guardavano..E non riuscivo a crederci,quella voce che ho sempre ascoltato sdraiata sul letto in camera mia me la ritrovavo improvvisamente così vicina..Eravamo davanti ad un Francesco allegro,coinvolgente,che con le sue "Tempo reale","Il panorama di Betlemme","Vai in Africa Celestino"(e portaci con teeee-qualcuno gridava-)ci incitava a tenere il tempo con le mani -casomai ce ne fosse stato bisogno..- E poi sono iniziate le prime note di Generale,e lì sono anche iniziati i brividi..Gli accendini si sprecavano,i flash illuminavano le file,e il meraviglioso panorama faceva da scenario alle emozioni palpabili nell'aria..Il mare,le lucine in lontananza,anche fuochi d'artificio ad un certo punto..Tutto sembrava apposta lì per lui,tutto sembrava creato su misura per le sue parole..E con la Donna cannone siamo veramente volati via,eravamo lì..fra le stelle e la luna piena..Una Donna Cannone cantata in coro,in piedi,abbracciati,fra telefonate a casa e foto..E poi finalmente ha parlato con noi perchè lui "è venuto a vedere lo strano effetto che fa la sua faccia nei nostri occhi.." Ed è venuto anche a vedere "se la sua voce riusciva ad arrivare fino all'ultima fila" -e l'ultima fila ha risposto entusiasta-.. E fra una dolcissima "Passato remoto",una intramontabile "Atlantide" accompagnata da luci azzure soffuse,e un'emozionate "Compagni di viaggio" il teatro ondeggiava fra mani,accendini e luci dei telefonini..Infine è scappato via..ma nessuno ci credeva..Infatti è ritornato con una incredibile "Pezzi di vetro" perchè morire è impossibile..mai e poi mai prima di aver visto dal vivo Francesco..E dopo esserci tutti innamorati di Atene ci ha salutato con una tenerissima "Buonanotte fiorellino" quella notte,Francesco,era veramente per te.. E ora riscrivo tutto questo,con un pizzico di nostalgia,dando ogni tanto uno sguardo alla sua foto nella locandina che mi osserva dall'alto,con in testa tanti ricordi,e nel cuore tante emozioni.. (Innamorata - Rimmelclub)

 

 

 


PESCARA, 29 AGOSTO 2005
Una meraviglia, con la sabbia sotto i piedi e il mare cento metri dietro le spalle ad ascoltare tutti in silenzio e dopo un po' di anni "Sempre e per sempre" o "Stelutis alpinis". Ed ero già stato al concerto di Barletta, dopo il quale non credevo potesse superarsi ancora: sarà stata l'aria quasi familiare per lui con gli anni più belli trascorsi qui, ma di certo sarà difficile non menzionare il concerto di Pescara come uno dei più belli di questo tour (e forse dell'intera carriera). Un De Gregori stratosferico.
E quasi me lo doveva, visto che io vivo 100 chilometri più a sud di Pescara e il 15 agosto me li sono fatti andata e ritorno senza aver ascoltato un bel niente perché insensatamente non avevo avuto l'accortezza di informarmi se il maltempo di quel giorno avesse potuto far annullare il concerto. Ma si sa, la fede, come l'amore, può essere cieco (e sordo). Così, ieri di nuovo 100 sorpassi in autostrada e 100 minuti per arrivare sotto il palco, fra il traffico di Pescara e la ricerca di un parcheggio perlomeno a un chilometro dall'Arena del Mare. E ho pagato dazio perché non ho potuto guadagnarmi le transenne della prima fila col mio solito scatto da centometrista che mi viene chissà da dove in questi casi. E così mi son trovato "soltanto" in quarta fila accanto ad un gruppo di ragazzi che mi avrebbero poi rovinato mezzo concerto, perché hanno pensato bene di venirsi ad ubriacare lì in mezzo anziché cento metri più dietro dove potevano avere davanti il mare e non un cantante che recitava poesie. E'anche per questo che a Roma sarò davanti il palco di Piazza di Siena già dalla mattina. Ma lì sarà tutta un'altra storia… Dopo un po' di cover in salsa reggae di Bob Dylan ( fra tutte si riconoscevano "Lay lady lay" e "Knockin' on Heaven' s door") e venti strani minuti di ritardo, Francesco e la band entrano e già si intuisce che sarà un concerto speciale quando Francesco davanti al microfono grida "Ciao Pescara!!" e poi parte per un concerto incredibile. 1. A PA ' La prima canzone di un concerto è sempre un po' speciale. Il mio parere personale è che "A pà" all'inizio, nuda e poetica com'è, sia la miglior introduzione che abbia mai scelto. 2. IL PA NORAMA DI BETLEMME
Insolitamente loquace, la introduce dicendo "Questa è una nuova canzone. Si chiama Il panorama di Betlemme" 3. LA STORIA
Versione come la conosciamo ultimamente, con il pubblico che canta quella originale e quindi non azzecca mai i tempi.
4. L'AGGETTIVO MITICO L'ho già apprezzata a Barletta. Dal vivo fa proprio un bell'effetto. Il testo passa tutto quello che dice. 5. CALDO E SCURO
E qui cominciano le vere perle della serata ( vabbè , diciamo anche che è una delle mie preferite in assoluto di De Gregori)
Versione molto dilatata: non ho misurato il tempo, ma sfiorava i dieci minuti, assoli alternati di Francesco con l'armonica e di Giovenchi con la chitarra, arrangiamenti e versi cambiati come già segnalato per altri concerti ("Ed in qualcuna delle tue risposte c'era il mio nome"). Magica,avvolgente. Quando conclude,Francesco dice "Questa era una canzone strana. Ma quest'altra che faccio adesso è ancora più strana. Si chiama Un guanto" 6. UN GUANTO
In versione country, molto ritmata. Francesco la accompagna con espressioni facciali e movimenti delle mani. In pratica, la mima (e lo farà in molte canzoni)
7. PA SSATO REMOTO
"Passato remoto. E non è una cosa che si impara a scuola. Esiste davvero." Una delle mi canzoni preferite di "Pezzi". Sapevo che ultimamente la stava proponendo e l'attendevo con ansia. Molto fedele all'originale. 8. L'UCCISIONE DI BABBO NATALE Nell'arrangiamento recente che la stravolge un po', ma che non le cambia quello che vuole dire. 9. LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE '68 Dopo 8 canzoni che avranno cantato in 30, ecco il primo momento in cui tutti possono dare sfogo alla loro voglia di fare il coro. Credo che Francesco e la band abbiano trovato il modo giusto per proporla dal vivo, ormai.
10. DR. DOBERMANN
Con i versi affrettati a non farsi seguire dal pubblico. Paolo Giovenchi e Lucio Bardi sugli scudi.
11. COM PA GNI DI VIAGGIO
Un' altra delle mie canzoni preferite in assoluto. Meno lunga e meno lenta della versione di Barletta, che comunque mi era piaciuta molto. Il coro del pubblico è stranamente solo femminile.
12. NIENTE DA CAPIRE
Di nuovo vicina all'originale, con "E non c'è niente da capire" ritardato. 13. L'ABBIGLIAMENTO DI UN FUOCHISTA Ci mancava solo Giovanna Marini.
14. STELUTIS ALPINIS
L'ha attaccata quasi senza introduzione musicale, a tradimento. No me l'aspettavo proprio, anche se qualche giorno fa riascoltandola da "La valigia dell'attore" (o da "Mix", non ricordo) mi dicevo che sarebbe stato bello risentirla dal vivo. L'ho cantata sottovoce. Adesso la pretendo quasi a Roma, magari con Ambrogio Sparagna.
15. SOTTO LE STELLE DEL MESSICO A TRA PA NAR
Come nell'ultimo tour. Trascinante. 16. LA DONNA CANNONE
Che dire?
17. RIMMEL
Adesso, nella nuova versione rock-blues affinata, si fa seguire anche da chi non l'aveva mai ascoltata così.Un trionfo. 18. SANGUE SU SANGUE
E' vero, a chi ha seguito Francesco negli ultimi anni dal vivo, "Sangue su sangue" può sembrare ripetitiva. Ma è anche vero, che quando si è sotto il palco diventa la canzone più liberatoria, quella che canti più a squarciagola di tutte. 19. SEMPRE E PER SEMPRE
Le note iniziali di Arianti mi sembravano familiari, ma non ho capito subito di che cosa si trattava. Mi chiedevo veloce "Cos'è? cos'è?" prima che Francesco attaccasse con le parole. Poi Francesco ha attaccato con le parole e la mia bocca si è aperta di meraviglia.
Ragazzi, "Sempre e per sempre". Vi rendete conto? 20. VAI IN AFRICA, CELESTINO
Bella l'introduzione della band con il rimto della canzone sotto. "Ed infine, il capobanda, il capitano, il comndante, Guido Gulgielminetti!!" con Guido che se la rideva sotto la barba. Poi ha cantato senza più leggere, ma comunque facendo fare di tutto a Celestino e cambiando parole significative ("diossina" con "eroina", ad esempio) 21. LA VALIGIA DELL'ATTORE E qui Francesco diventa proprio un attore, un mimo. Il pubblico alla fine era tutto con lui.
22. IL BANDITO E IL CAMPIONE
So che ultimanente l'aveva ripresa, ma sentivo fortemente che l'avrebbe fatta, chissà, magari il fatto che il testo è del fratello e che a Pecasara hanno trascorso momenti cruciali insieme. Non so se è così, ma piace pensarlo. 23. PEZZI DI VETRO
La band esce, lui imbraccia la chitarra acustica, una sola luce sul palco, tre minuti di pura liturgia.
24. GAMBADILEGNO A PA RIGI
Trovo che la canzone sia bellissima sul disco, ma dal vivo ha un qualcosa in più (o forse, paradossalmente, qualcosa in meno) che la inserisce nella giusta atmosfera. La voce di Francesco sembra cambiare quando la canta (come per "La donna cannone"). Alla fine dice:"E' molto tardi. Questa umidità, questo mare…tanti anni fa ho scritto una canzone per mandare a dormire la gente. Eccola" 25. BUONANOTTE FIORELLINO
Ed è naturale e normale che la sbagli quasi tutta, cantando due volte la seconda strofa ("fra i tuoi fiocchi di neve e le tue foglie di the"). Ha dato veramente tutto e forse di più. Memorabile.
E adesso, Piazza di Siena aspettami!!
Danilo (Rimmelclub)

ROMA, 4 SETTEMBRE 2005
Si, comunque irripetibile..
Per chi, in questa lunga estate di concerti ha ascoltato le canzoni di Francesco,le ha ritrovate quasi tutte, ieri sera 33, senza nessuna novità, per chi non ha avuto questa fortuna, ha assistito al concerto più lungo nella storia di Francesco De Gregori. Irripetibile,io c'ero.
Andiamo per ordine..
Sabato 3 Giugno 2005 ore 19.00
Cambio le corde alla chitarra su una panchina di viale Iran, operazione fastidiosa in un posto tranquillo ma pieno di zanzare. Aspetto Marcello Antonetti, dobbiamo "accordarci" sul da fare, il caldo è spaventoso,gli altri fratelli del Rimmel club stanno confluendo nella capitale pronta per un fine settimana tutto musicale. Vengono da tutta Italia, la forza di una passione è come una calamita. Macchina noleggiata,cappellino nero,polo nera, pantaloncini, e scarpette rosse, Marcello mi abbraccia,parcheggia prima male e poi bene..." cavolo guarda dove ci siamo ritrovati!"..un pensiero che gradisco ,per chi non è venuto e cominciamo a suonicchiare, c'è una grande infantile voglia di giocare con la musica e le parole. Decidiamo di incontrare gli altri per la cena...all'appuntamento, ferma con Degregoriana pazienza Simona, il marito ed il figlio ( che ascolta Bon Jovi). Il ragazzo aspetta i 18 anni che arriveranno presto... Simona eredita la passione dal marito, talebano De gregoriano ( che canterà-canteremo "le strade di lei).
Ecco gli altri...Il Dott. Ale Noto: simpatia epidermica, brillante e futuro avvocato ( ripensaci!!) le figlie della grande Pippina, Martina Cirino( ottima cantante col cavaturaccioli!!),Pedruzzo( ballerino di samba)Frank ( signorile e tranquillo) Pie 81 ( timido,grande cacciatore di suoni). Arriva una macchina....Un metro e 96 cm. scende Lory il barbagianni( mitico, rara ironia,catalizzatore), Ipercarmela ( la castellana Antonella, l'unica con una penna ), Pezzi di vetro ( grande chitarrista), Salvo ( De gregoriano per cooptazione )ed altri fratelli e sorelle di cui non ricordo il nome ( aiutatemi!!).
Ore 21,15 Checco allo Scapicollo...
Tutto esaurito, il tavolo non si trova ,poi intimoriti dalla fisicità del sottoscritto e del Barbagianni spunta il 20 posti sotto un gazebo.
Primi sorsi di vino,altri sorsi di vino,forse troppi sorsi di vino...tra un menù che passa in second'ordine tranne il matricianone di Frank che accompagna la deglutizione del bucatino con un mmmhhh!!! eloquentissimo. Pagamento...un giallo...De gregoriani brava gente!! Scapicollo Booh!!
Ore 24.00 Domenica 4 Settembre, chiesa di ss Pietro e Paolo
Ultimi preliminari, 4 chitarre, armoniche in varie tonalità, un bellissimo mandolino ed altre persone si aggiungono tra cui Domenico Dichiarante.
Si inizia con " l'impiccato", l'atmosfera è particolare, una dopo l'altra vengono eseguite circa 50 canzoni..dita in fiamme... Rimarranno per sempre nella mia memoria, la raffinatezza del tocco di Frank, la grinta e la maestria di Pezzi di vetro, l'emozione, l'armonica ed il sentimento profuso da Marcello che dimentica di vivere quotidianamente la realtà di dirigente di una grande multinazionale. Degregoriani vuol dire questo...vivere gli excursus della vita routinaria in maniera totale ma...tra parentesi.
E' un'alba romana quando addiamo a dormire...buonanotte fiorellini.
Ore 10.00
Mi sveglio,la testa sul cuscino ha attutito i rumori di fondo della città..cerco di non fare casino, i ragazzi dormono in posizione fetale..teneri i figli di Ciccio!!...Passo in clinica, ma dura pochino, mi fiondo a Villa borghese dove trovo un palco mastodontico, tanta gente nel mattino solleggiato, Marina amica del Barone Mazza!!!! e lui, il Bernacca abruzzese Stefano. Berny, in simbiosi con Ciccio , barba bionda, cappellino e 35 concerti del nostro alle spalle.
L'attesa è lunga, parlo con il portavoce della band di Rosini alle 18 appuntamento con loro ed il Barbagianni( ottimo conoscitore della band!!!). Arriva Guido e con Stefano, Simona e Marina chiediamo un appuntamento con Ciccio. Il Capobanda dichiara la non disponibilità, Francesco salirà sul palco direttamente alle 21.00. Apprendiamo da Ale arianti quello che sospettavamo...un lungo concerto con le canzoni effettuate nel tour 2005, nessuna novità..niente da capire.
Ci si riunisce tutti, panini e bibite a prezzi stratosferici e dopo la slendida esibizione della Band del compianto Marco Rosini, alle 21 sale sul palco Il Principe, Vestito di nero.
Il suo ingresso è salutato da un fulmine...segno del destino. scoppia il diluvio con la prima canzone ( a Pà ) qualcuno da la colpa al premier, Ciccio sembra preoccupato per le condizioni degli spettatori dirà spesso con serafica calma...ora smette...ora smette...e smette veramente. Salta l'impianto mentre esegue un guanto, salterà anche una corda e soprattutto salterà ambrogio sparagna , ma al suon posto, il centro del palco è del Principe. qualcuno si sente male ( ragazzi non è anticonformista farsi una canna, è semplicemente una cazzata!!), un ubriaco provoca Marcello ma arrivano " i guanti " della sicurezza. 12 ore in piedi, i crampi al polpaccio, dietro di me centomila persone, mantengo il controllo anche se ad un certo punto una manina sulla spalla mi gesticola..." perchè non canti?"..Perchè qualche volta ho pianto fratello, ecco perchè, perchè Ciccio dice viva Alice e chi la ama, perchè intona Passato Remoto perchè esegue Sempre e per sempre e perchè continuerò a vivere con ansia l'interpretazione di Pezzi di Vetro...ecco perche!!
Lo striscione del Rimmel Club riceve le altre firme è un simbolo di aggregazione ed il mega concerto finisce. Gli abbracci si sprecano, la mia macchina cammina da sola, ma prima di dormire...un dolce siciliano con gelato al pistacchio ed alla mandorla, mangiato con Frank, Claudio culo di gomma ed il suo amico Pietro. Un dolce siciliano a Roma? si, anche questo un omaggio al Rimmel club e a chi ha deciso in quell'isola di fondare il club dei Degregoriani.
Un abbraccio
Rinaldo ( Degregoridasempre - Rimmelclub)

De Gregori canta sotto la pioggia

(IL TEMPO) di TIMISOARA PINTO
DOPO tanti baronetti, finalmente un principe. E sotto la pioggia, coraggioso come i centomila che hanno resistito davanti al palco, nonostante il tempo inclemente e una breve sospensione dello show, a metà strada, per problemi all'amplificazione. A loro, a questo pubblico, De Gregori ha rivolto subito un cenno d'inchino. Trent'anni di carriera, ha detto qualcuno. In realtà, a partire dal primo disco ne sono passati 33. Trent'anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini. È questo l'anniversario che non si deve dimenticare e Francesco De Gregori fa volare la sua canzone "A pà" come un giglio sul campo del concerto, prima che la pioggia lo bagni, cadendo improvvisa dopo un pomeriggio di esitazione. Si aprono gli ombrelli e il suono dell'acqua sovrasta quello delle canzoni. In tutto 33, come gli anni, quelli passati a fare dischi. Arrivano subito nell'ordine: "Tempo reale", "La storia", "Vecchi amici" (quest'ultima la presenta dicendo: "una canzone vecchia, ma che va bene per tutte le stagioni"), "Numeri da scaricare", "L'aggettivo mitico", "Il panorama di Betlemme". Bombetta nera in testa, occhiali alla Harry Potter, e come arma una chitarra tagliente. Francesco De Gregori, a guardarlo bene oggi, è facile che ti strappi un sorriso. Canta tutta la sua avventura discografica, da Alice a Gambadilegno, divertendosi come alle prove, quando si dialoga con la band e si insegue il suono che è nelle proprie corde. Guai adesso ad attrezzargli un garage o un capannone, potrebbe rintanarsi lì con i suoi rodatissimi musicisti magari per provare come sarebbe "La storia" se l'avesse scritta oggi. Per il resto, il carattere schivo sembra acqua passata. In tanti, ieri sera a piazza di Siena a Roma, sono venuti a vedere lo strano effetto che fa. E dalla sua valigia, De Gregori ha tirato fuori i pezzi che oggi gli vanno più a genio, quelli che non può proprio evitare di fare perché il pubblico trepidando li invoca, quelli su cui la band ama fantasticare, dilatandoli, sporcandoli, ritmica a tutta forza, in un set in cui persino la voce sferraglia come una locomotiva che ha sbuffato e fischiato il suo vapore. È, infatti, per il musicista romano la quarta apparizione in quattro mesi solo nella sua città. È sua l'ultima canzone per l'estate in quest'appendice di eventi musicali all'aperto che ha visto il suo nome comparire accanto a quello di Elton John, ispiratore - semmai - dell'amico Antonello Venditti. De Gregori si fa attendere meno del previsto, mentre un sottofondo di musica country accompagna il rito preparatorio del palco. I "New Country Kitchen", formazione bluegrass in cui militava il compianto Marco Rosini - che con il suo mandolino ha tanto caratterizzato gli ultimi dischi della star della serata - si esibiscono nel classico ruolo di gruppo spalla. All'insegna della passione per la musica americana ha inizio il concerto, intriso di omaggi, ricordi, amici. Primo fra tutti Ambrogio Sparagna, quello che la taranta ce l'ha nell'organetto, un musicista non nuovo ad incursioni dal tocco popolare nei tour di De Gregori: "Titanic", "L'abbigliamento di un fuochista", "Stelutis alpinis", "Sotto le stelle del Messico", "Generale" le ha fatte anche un po' sue e arrivano a metà concerto. Non basterebbe una notte intera e nello spazio di poche ore la jam della Francesco De Gregori band gioca e rulla con "Un guanto": e lì l'amplificazione fa le bizze per l'umidità, il concerto si interrompe, ma nessuno a voglia di andarsene. E allora, appena possibile si riprende e gli applausi sommergono "Atlantide", "La leva calcistica della classe '68", "Compagni di viaggio", "Niente da capire". Ed ancora: "La donna cannone", "Rimmel", "Sangue su sangue", "La valigia dell'attore", "Il bandito e il campione", "Pezzi di vetro". La buonanotte arriva, con la canzone più dolce e spigolosa di tutte: "Buonanotte fiorellino", più spigolosa nel nuovo arrangiamento, con il vezzo-vizio del suo autore di anticipare le frasi o di ritardarle; più dolce il coro del pubblico, a pioggia ormai finita. "Questa canzone si chiama "Baby è lunedì"", dice De Gregori prima dell'ultimo pezzo. È passata la mezzanotte e con il suo valzer sbilenco il cantautore manda tutti a dormire. Tra i centomila fan, il sindaco di Roma Veltroni, che prima dello show non aveva mancato di fare un bilancio positivo per questo weekend musicale romano: "È come avevamo sperato. È come quello con Elton questo è un concerto fatto da un romano come noi che restituisce alla città tutto quello che ha fatto in questi anni".
Eurostar Roma-Milano delle ore 14,30 - Lunedì 5 settembre 2005
Al vecchio Barbagallo l'estate causa tradizionalmente vasti scompensi. Figuratevi il ripristino della quotidiana normalità.
Il timore che la 4 giorni romana d'appendice alla vacanza canonica potesse venir minata da incontrollabili rigurgiti d'ansietà e crisi di coscienza è rimasto tale e ora -sul treno Roma-Milano dell'addio, mente omaggio il servizio bar e ristorazione dell'Eurostar- posso ben dirlo di essermela goduta questa cazzuta parentesi capitolina.
 Il viaggio di ritorno dalla città eterna è ora però una specie di gitarella all'inferno durante la quale neppure i raffinati cd del manierista gruppo di Montepulciano sanno voltar in positivo l'umore nero del quipresente. Al solito mi sto incancrenendo al subire la presenza/pressanza dei soliti coglioni, più giusto dire le solite coglione, stracciacazzi della prima specie, che riescono a parlare al telefonino [urlare per delle mezzore] di stivali di Gucci, anche di fronte al mio sguardo perso nel vuoto, come se osservassi figure spettrali o mi avessero appena pronosticato 3 mesi di vita.
Non scriverò del concerto, su questa agenda rossa dei pensieri, non scriverò dell'acqua, del fango, dell'amplificatore che salta e dei soliti stivali del Principe.
Non allestirò penosi origami di parole per far sembrare, la pioggia fastidiosa, cornice poetica di un concerto -lo posso dire?- scontato e deludente.
Ecco cosa odio, infatti: le frasi fatte e i luoghi comuni. Le espressioni mediocri che riempiono milioni di bocche e bocche e bocche... Solo una cosa, invece debbo dire, una massima che il soggiorno romano mi ha inciso in testa: se in vita hai dato amicizia sarà stato abbastanza.
Se ora, nella disperazione, credi di poterne calcolare la quantità, beh, lascia perdere.
L'amicizia non è quella volta o quella parola.

E' una guardia ostinata, è un'apparente sconfitta, è un pensiero anche da lontano, se sincero.
Brilla meno dell'amore, ma dura di più. E non è schiava della esclusività maledetta che ingabbia i rapporti di coppia.
E se in vita gliel'hai accordata, anche senza clamore, che non serve, stai sicura, lui [lei] se l'è portata di là.
Già, dell'onerosa trasferta romana non rimarrà il concertone-evento [che concertone-evento proprio non è stato] ma una barba scura che mi pizzica baciandomi sincera, due occhi chiari che sbucano sotto occhiali neri e mi sorridono, un pianto al ristorante soppalcato in stazione Termini. Questo mi rimarrà addosso come la frittura dei Mc Donald's.
Come scrissi tempo fa a qualcuno di voi, "la pagina non è mai vuota con tutta quella vita che ci passa sopra. Neanche il vuoto esiste". Per questo -vendendo meno ai propositi- mi è toccato di scrivere... La pagina non è mai vuota.
Dei tantissimi treni che ho preso nella vita mia stralunata, nessuno come questo ha portato aria fresca ed ora, a sole due ore di distanza, fra Arezzo e Firenze, secchiate di gelida malinconia.
Quattro giorni così, di camminate col naso all'insù regolate, come volevo, dai soli sensi disciolti, voluttuosi, e da nessuna costrizione concreta.
A Roma c'erano le sculture del Bernini, e poi Michelangelo, Giotto e tutti gli amichetti miei disegnatori, c'erano l'amatriciana e il vino leggero dei colli, le infradito di Michele dopo la doccia fuori dalla porta, i capezzoli color caffè della barista andina di via Portuense e quell'untobisunto che adoro delle pizze bianche dietro Piazza del Popolo e dei supplì. Una corsa a perdifiato dalla scalinata di SS. Pietro e Paolo per far pipì, limoncelli al chiaro dei lampioni del lungotevere ed una felicità d'essere al mondo che travalicava tutto lo schifo che aspettava solo 600 kilometri più a nord. Come l'ufficio, per esempio, a capofitto.
Solo un grazie mi sento di dirvi, adesso, lontanissimi amici miei. Fratelli siculi, veneti, friulani, emiliani, pugliesi e toschi...
Grazie per colmare un poco del vuoto che sento.
Grazie per sbucare dalla nebbia con un ombrello giallo.
Grazie per essere una voce familiare nel vociare sconosciuto.
Grazie per riuscire a scrivere su una pagina che per me a tratti sembrava solo vuota.
La mia penna non è più senza inchiostro.
"La pagina non è mai vuota con tutta quella vita che ci passa sopra. Neanche il vuoto esiste". Per questo -vendendo meno ai propositi- mi è toccato di scrivere… La pagina non è mai vuota.
Domani scenderò dalla macchina, lo so, parcheggerò sghembo come al solito, berrò il mio primo caffè della giornata accompagnato dall'amato fumante.
Attraverserò il parco, entrerò in ufficio, accenderò il computer e metterò su la caffettiera per i miei colleghi che arriveranno qualche minuto dopo di me. Aprirò la finestra, mentre aspetterò che tutti i programmi siano in funzione.
Respirare l'aria frizzante del mattino mi farà sentire come quando, bambino, uscivo di casa per prendere l'autobus e andare a scuola.
Non andrò subito a vedere i diari digitalizzati che racconteranno le gesta romane. Riuscirò a centellinare la curiosità, la giostrerò con cura. Saprò aspettare il momento. E quando il momento sarà lì davanti vi rivedrò tutti, sebbene non sia proprio lo stesso. Che boccata d'ossigeno, gente.
E' proprio difficile spiegare la chimica che ci lega, amici miei, e di più tenere in mano il filo rosso che regola i legami nostri.
Descrivendo crudamente i fatti o le parole, svilirei probabilmente i sentimenti: è l´inevitabile pericolo che si corre nella cronaca.
Dunque vi lascio così, con quattro appunti da treno assai viscerali, che riassumono quella che la lingua italiana battezzerebbe in modo riduttivo "la Nostra Amicizia".
"La pagina non è mai vuota con tutta quella vita che ci passa sopra. Neanche il vuoto esiste". Per questo -vendendo meno ai propositi- mi è toccato di scrivere… La pagina non è mai vuota.(Barbagallo - Rimmelclub)

SIENA, 9 SETTEMBRE 2005
"Qui ora il cielo si è aperto da te? Ah, a Firenze piove. Va bè io comincio a partire ci sentiamo quando siamo vicino Siena".
Sono passate da poco le 19,30. Ho appena finito di lavorare e sto per salire in auto e lasciarmi alle spalle Perugia. Destinazione Siena, Piazza del Campo, dove ho appuntamento con il mio amico fiorentino Jacopo, al quale presentai la musica di De Gregori tanti anni fa, quando lui non sapeva nemmeno chi fosse. Ora è un fan accanito e quello di Siena, tempo permettendo, sarà il quarto concerto che vediamo insieme.

Su Perugia è piovuto tutto il giorno, ma ora si vede il celeste del cielo mentre il sole inizia a scendere verso ovest dietro il lago Trasimeno che costeggio, silenzioso, da solo. Ogni tanto qualche telefonata, strascico di una giornata di lavoro che non vuole abbandonarmi. In sottofondo "Al Darawish" il cd del 1996 dei "Radio Dervish". Un cd che ho preso questa mattina nello scaffale di casa mia, tra quelli che la mia ex convivente ha lasciato a casa, mentre i libri e i quadri li ha ripresi lei. Il cd gira nel lettore da questa mattina, i ritmi etnici mi fanno compagnia.
Lo sguardo va continuamente all'orizzonte. Da un lato il cielo è cupo e minaccioso come il volto di un genitore che sta per sgridare il figlioletto. Come quel volto non sai mai se lo farà sul serio o se si aprirà in un sorriso. Dall'latro lato, sprazzi confortanti di sereno. E il panorama cambia ad ogni curva, un momento vado verso il buio, un momento verso il luminoso tramonto. Mi domando che succederà. Se non si suona, almeno avrò rivisto il mio amico. Ceneremo e quattro chiacchiere.
Siena intanto si avvicina, e capisco che le tante minacciose nuvole sono già lì, proprio sopra Piazza del Campo, arrivate ben prima di me. Vedo lampi da lontano, e non sono i flash per il mio arrivo, ma presagi di temporale.
Scelgo il parcheggio Il Campo, a poche centinaia di metri dalla Piazza. Scendo dall'auto, salgo le scale e appena arrivo al piano di uscita, sul tetto in plexiglass sento un rumore inconfondibile: la pioggia. Esco ugualmente, sono poche grosse gocce. Faccio qualche metro e si moltiplicano senza rispetto per quanti come me hanno fatto chilometri per arrivare qui. Senza rispetto per la musica. Senza rispetto per una stagione estiva stuprata. Senza rispetto per le previsione di StefanoBerny che su questo sito ha affermato, "non dovrebbe piovere" aggiungendo però "salvo temporali". E in qualche minuto, senza rendermene conto e senza avere il tempo di chiudere il giacchetto, mi trovo circondando proprio da un temporale. Prima cerco riparo sotto un albero, poi decido di tornare nel parcheggio. Qui la gente aumenta, tutti in attesa della schiarita che dia la possibilità a De Gregori di fare musica, e a noi di goderne. Battute, false notizie di rinvii, speranze, gente che si tuffa nell'acqua. La pioggia si diverte a diminuire e riaumentare, prendendoci in giro, con un giocoso sadismo.
"Sei arrivato? Hai visto come piove? Qui entra l'acqua anche dentro...immagina fuori..." Jacopo è in un altro parcheggio della città. Inizio a perdere le speranze. Sono oltre le 21 e penso dove si può andare a mangiare. Richiamo Jacopo e mi accordo con lui, ma in fondo all'anima, nascosta anche a me stesso, la speranza che si suoni c'è. E proprio mentre sto andando via, la pioggia si fa più rada e fina. "Senti io salgo verso la Piazza, ci vediamo lì e poi decidiamo". Esco sotto una pioggiarella e mi dirigo in Piazza. Sul cammino una signora parla al telefono con degli amici "Suonano? Bene arriviamo".
In pochi minuti, meno della signora, sono lì. Qualche stella fa capolino. La Piazza si riempie. Il palco si scopre, via i teloni come coperte che nascondevano un corpo sinuoso. La musica, questa volta, non si fermerà. Arriva Jacopo, ma non solo. La gente aumenta come un fiume in piena. Da lì, a fine serata, la Piazza sarà piena come accade solo con il Palio, ma a correre questa sera è un purosangue della musica, Francesco De Gregori che appare sul palco alle 22,20. Subito il saluto "Grazie di essere qui, scusate del ritardo. E adesso ci divertiamo". Via la musica "dura" dalla chitarra di Giovenchi, a sorpresa si inizia con Tempo Reale. Poi la dolcezza malinconica di A Pà. Ancora rock con una versione sempre più convincente di L'Agnello di Dio, Numeri da scaricare e Il panorama di Betlemme. Jacopo ed io abbiamo già visto il concerto di Bologna, ma ci aspettiamo cambiamenti nella scaletta. Infatti dopo Alice, novità rispetto all'altra data, arriva Caldo e Scuro, con brividi che mi inondano per tutto il tempo della canzone. Quel tempo così diradato, accompagnato da una splendida armonica. E poi il country di un Guanto, la dolcezza di Atlantide, ancora Passato Remoto. E dopo che Nino non getta i suoi ideali 68tini, tutta la Piazza, nonostante il ben noto destino, sale allegramente sul Titanic e comincia a ballare. Ma noi, grazie alla musica, non affondiamo e ci vestiamo con L'abbigliamento di un fuochista inversione acustica, come Compagni di Viaggio e Niente da capire, che in questa versione mi piace sempre più.
Per Giovenchi non è una serata fortunata. Le chitarre ogni tanto lo abbandonano, salta una corda, si slaccia la tracolla. Ma lui va avanti con i suoi assoli.
Quando la band si allontana, le note del pianoforte riempiono la Piazza e i cuori, La donna cannone vola su noi. E lui la canta come chi sa di aver scritto un capolaroro. Si alza il cappello e ringrazia. Dietro alla giacca scura, sopra una maglietta nera, De Gregori sorride soddisfatto. Ecco Rimmel nella versione hard. Il pubblica è al top della partecipazione. "O farli rimanere buona amici come noi", canta il Nostro mentre indica la Piazza. E dopo una scatenata Sangue su sangue arriva Sempre per sempre. Chitarra e piano, delicata eppure decisa.
Celestino lascia tutto e va in Africa, De Gregori saluta la Piazza, la mezzanotte è passata da un po'. Si aspettano i bis, e io spero di sentire quel Pezzi di vetro che a Bologna non fece. Non sapevo ancora che il destino in quella serata sarebbe stato benevolo ancora una volta. Si torna sul palco con la Storia, nuova versione (ormai seminuova) e poi tutti i "musicanti" si allontanano. Lui solo con la chitarra. "L'uomo che cammina sui pezzi di vetro..." E' lui. Non posso aggiungere altro, le emozioni non si posso descrivere con le parole, o forse lo sanno fare solo i grandi poeti, di cui, aimè, non faccio parte.
Via con il rock finale di Buonanotte Fiorellino che comincia a convincermi un po' di più in questa veste irriverente.
La Piazza si svuota lentamente. I rioni fanno festa per le vie della città. Qualcuno aspetta De Gregori per un autografo. Altri salutano la band che esce da dietro il palco e sparisce in una delle vie in discesa. Io, soddisfatto e felice, chiacchiero un po' con Jacopo. Poi mi dirigo verso l'auto. Mi aspettano 100 chilometri, ma la mi anima è sazia del nutrimento che ha ricevuto.
Tempo reale A Pa L'Agnello di Dio Numeri da scaricare Il panorama di Betlemme Alice Caldo e Scuro La leva calcistica della classe 1968 Un Guanto Passato remoto Titanic
L'abbigliamento di un fuochista Compagni di viaggio Niente da capire La donna cannone Rimmel Sangue su Sangue Sempre e per sempre Vai in Africa celestino
Bis La storia Pezzi di vetro Buonanotte fiorellino
(Massimo - Rimmelclub)

BRESCIA, 10 SETTEMBRE 2005
"Il Giornale di Brescia ha dedicato al concerto del Principe un paio di articoli; il primo che vi riporto ha firma Ilaria Dondi, il secondo è di Rosario Rampulla.
Il volto giovane di un cantautore da album dei ricordiSEMBRA LONTANO IL TEM PO DI "BUONANOTTE FIORELLINO"
"Il più bel sogno fu il sogno non sognato. E il miglior bacio quello non restituito"... E, facendo il verso al lento appassionato di "Passato remoto" (dall'album "Pezzi"), "Il più bel concerto quello non ascoltato". Nessun fraintendimento: sia chiaro, sul palco di piazza Loggia ieri c'era un Francesco De Gregori in grande forma, ma sempre più dylaniano e portato a stravolgere (a volte magistralmente) anche gli evergreen, con gioia dei musicofili, ma non del pubblico affezionato. È facile pensare che una buona metà dei 1.700 accorsi in piazza Loggia ieri, fosse lì per il De Gregori di "Rimmel", "Buonanotte Fiorellino", "Pezzi di vetro"... Ebbene, quel De Gregori è arrivato alla sesta canzone con "Alice": è lei, "quella che guarda i gatti" che "guardano nel sole"; quella che conoscono tutti, ma il ritmo non è più il suo e se provi a cantarla, non riesci a tenere dietro al tempo nuovo. Idem per "Niente da capire", "Titanic", "Leva calcistica della classe '68". Inoltre, cappellaccio stile pampas argentina, De Gregori non dice una parola che sia una, tolto qualche "grazie" e la presentazione della band (la presenza scenica non è mai stata il suo forte): tanta musica e poche parole, col risultato che il concerto, musicalmente perfetto (e su questo nessuno discute), non è mai riuscito a decollare davvero. Il pubblico cerca il cantautore, ma trova il rocker che strina un po' le corde delle chitarre, lontano dall'amore e dalla poesia dei brani da "chitarra sulla spiaggia", con cui le tre generazioni presenti al concerto l'hanno conosciuto e lo reclamano. Tant'è vero che su "La donna cannone", unica rimasta come ai "vecchi tempi", il pubblico esplode per la gioia. Bellissimo il rapporto testo-platea che si crea al verso "un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà", su cui scrosciano i battimani. Dopo "Vai in Africa, Celestino", vengone levate le transenne e fatte affluire anche le famiglie, i gruppi di amici e i curiosi, che cantavano da bordo piazza, per il finale che arriva sulle note riconcilianti di "Buonanotte Fiorellino". Resta la sottile delusione sul volto della gente che defluisce. Nessuno (neppure la regina della serata, una ragazza in seconda fila con un diadema in testa) dice "Non mi è piaciuto": non si rinnega un idolo seguito per anni, ma la versione De Gregori-disilluso e meno schierato (anche se ancora impegnato), lascia un po' di amaro in chi vorrebbe ancora sogni, poesia e un po' di commozione. Oltre 1.700 spettatori ieri sera in Piazza della Loggia per l'atteso concerto di Francesco De Gregori: l'artista ha puntato sul nuovo trend. Anche Rimmel a tutto rock. Solo per "La donna cannone" un momento di magica poesia. Chi pensava che il rock-show ieri fosse prerogativa di Campovolo e del suo profeta, Luciano Ligabue, sarà rimasto sorpreso nel trovarsi di fronte, in piazza Loggia, un giovane e promettente rocker di nome Francesco De Gregori. Il quale, evidentemente stanco dei panni di cantautore, regala al pubblico bresciano un'esibizione torrida, a tutto volume. L'inizio dello show è da togliere il fiato, con l'artista che attacca una ruvida versione di "Tempo reale", estratto del suo ultimo cd "Pezzi". Il piglio è spiazzante, lontano anni luce dalle atmosfere di chi, per anni, ha incarnato il paradigma del perfetto cantautore. Una metamorfosi ancor più palese grazie ad una ruspante rilettura de "L'aggettivo Mitico" (da "Amore nel pomeriggio") che, ad ascoltarla a occhi chiusa, sembra "White Room" dei Cream, anche grazie alle sferzate chitarristiche di Paolo Zibecchi. Abbandonate le pulsioni politiche, fatta eccezione per "A Pà", dedicata a Pasolini, e "Panorama di Betlemme" (finestra sul confitto israeliano ambientata laddove nacque un bambino di nome Gesù) e la morbidezza degli esordi, la musica di De Gregori è un treno in corsa. Il pubblico applaude ma l'entusiasmo non decolla fino alle note di "Alice", una concessione al passato che dura ben poco, seguita infatti dal reggae contagioso di "Dr. Dobermann", affidato ad arrangiamenti vocali che strizzano l'occhio a "With a little help from my friend" nella versione cantata da Joe Cocker a Wooodstock. Con stile distaccato, a tratti indolente, De Gregori naviga a distanza di sicurezza dai suoi classici, salvo calare due assi come "La leva calcistica della classe del '68" e "Titanic", seguite da "Niente da capire". Anche così, tra chitarre distorte e ritmica serrata, le parole rimangono piccoli capolavori di semplicità e poesia, che trovano il culmine in una magistrale interpretazione di "La donna cannone" per piano e voce. Il concerto sale di tono fino a che, nello stupore generale, l'artista celebra i trent'anni di "Rimmel", travestendola senza pietà da cavalcata rock che, se le orecchie non ingannano, arriva persino a strizzare l'occhio al refrain di "Vita spericolata". In chiusura c'è giusto il tempo per "Vai in Africa Celestino", prima che "L'uccisione di Babbo Natale" (misconosciuta perla dell'album "Bufalo Bill") e "Buonanotte fiorellino" mandino il pubblico nel mondo dei sogni, certi che la tristezza (del distacco) passerà, domattina.(Il blog del Barbagianni)

MILANO, 15 SETTEMBRE 2005
L'occasione era diversa dalle altre, de gregori è sempre stato sensibile ai richiami del partito, un passato romano fatto di complimenti e grandi entusiasmi, con le tre ore di concerto gratuito.
Un filo di invidia, da milanese, l'ho provata per le tre ore romane, ma ho anche capito la differenza che sente nel suonare in una città o nell'altra.
Però stasera era un'occasione un po' diversa. Non per me, ma per lui e per la molta gente che affollava il palazzetto, con tutte quelle bandiere...
Lasciando da parte le mie aspettative, il concerto è stato comunque molto piacevole. Il percorso è ormai chiaro e ben preciso, scolpito e affrancato. Un rock anche particolarmente deciso (oltre che ben suonato), qualcosa di countreggiante... E' tutto molto frizzante, soprattutto perchè non ti aspetti mai cosa puoi trovare di nuovo. Ormai ciò che piu interessa andando ai concerti di Francesco è "come avrà fatto cosa". Il fatto che ci siano canzoni nuove passa in secondo piano.
L'apertura con "Tempo reale" non è altro che un assaggio stuzzicoso, ma assolutamente preciso: gli ingredienti ci sono gia tutti. Le note di "A pa" possono solo illudere che il concerto sia un'alternaza di pezzi forti e pezzi più raffinati e dolci. Perchè proprio dopo il brano citato, suonato e cantato praticamente in versione identica all'orgininale, il Ciccio sforna mi pare tre brani di musica forte, dall'ultimo disco. Me ne sfugge una, ma le altre due sono "Il panorama di Betlemme" e "numeri da scaricare".
Qualcuno scriverà meglio di me la scaletta e commenterà, forse, brano per brano. Tutto ciò io non posso farlo, perchè già non ricordo più cosa è accaduto dopo un inizio a mio avviso un po' abusato sull'ultimo disco. Non più alternanze, ma una di seguito all'altra, parecchie canzoni nuove, in mezzo alle quali si è insinuata una strana e inattesa "cado e scuro", molto intrigante nel nuovo abito. Ha fatto bene, a mio avviso, a riscoprire questo brano, perchè ha delle sfumature interessanti, oltre che un bel giro di accordi e una ottima melodia.
In questa prima fase da aggiungere la "solita" "Aggettivo mitico", già presente nel concerto al Forum di qualche mese fa e soprattutto una chicca emozionante: "Un guanto", anch'essa riarrangiata, ma quel che fa del fatto un evento, sono le parole con le quali la introduce il Principe: "Adesso faremo una canzone magica: un guanto!".
Quel che purtroppo emerge in questa prima fase è a mio avviso una scelta discutibile di brani lunghi e di arrangiamenti un po' eccessivi sugli stessi. Sette/otto brani (abbastanza sconosciuti ai più) quasi tutti abbastanza prolissi o per loro stessa natura, o a causa di un lavorìo musicale forse a volte un po' troppo carico, cui non avrebbe guastato qualche taglio o accorciamento. Troppi assoli, seppur molto belli, hanno, a mio avviso, se da una parte abbellito il concerto, dall'altra però tolto spazio ad altri brani, che ci sarebbero stati bene, data anche, lo ripeto, l'occasione.
Con "La leva calcistica" possiamo dire si apre il concerto per tutti, quello per la gente di passaggio. Il pubblico applaude con particolare calore una versione davvero ben cantata del celebre brano "calcistico". Arrangiamento classico, ricco, ma mai trabordante. Come lo sono quelli di "Titanic" e "Abbigliamento di un fuochista". Quasi che il Nostro abbia sentito un po' di nostalgia di quel disco, forse il suo più famoso, del 1982.
Con "Compagni di viaggio" si torna a tempi più recenti, ma la batteria si ferma, la canzone viene proposta in una versione più da ballata, altrettanto interessante, ma devo dire che mi era piaciuta maggiormente quella proposta nel tour di 3 mesi fa, al Forum, un po' più cattiva.
"Niente da capire", inattesa, lo confesso, è un ritorno al passato, soprattutto perchè è suonata con molto rispetto della melodia originale, forse tranne la frase finale "e non c'è niente da capire" che per due volte ricorda la versione del tour "fuoco amico".
Se è vero che non ho mai amato più di tanto "Sangue su sangue" come non amo molto le canzoni più rockettare di de gregori, perchè non mi emozionano dal disco, devo però ammettere che stasera questo brano è stato veramente molto trascinante. Non lo ricordavo così "portentoso", soprattutto quando dice " e siamo chiusi in una scatola nera...", così come lo stesso "Vai in Africa Celestino", col quale chiude il concerto, prima dei bis.
Prima di questo hanno trovato spazio "La donna cannone" come ormai la fa da tempo, solo al piano (ma veramente commovente stasera, così delicata, da brivido), una "Rimmel" un po' troppo acida e, proprio sul finire, la canzone da me, devo dirlo, più inattesa: "Sempre e per sempre". Chi se l'aspettava? Atmosfera simile a quella vissuta per la donna cannone, è forse mancato però un sostegno sostanzioso di strings, almeno a ricordare la partitura orchestrale che si ascolta nell'originale.
Troppe le assenze per poterle immaginare tutte nei bis. "Generale", "Viva l'Italia", "Buonanotte fiorellino", "Pezzi di vetro", "Agnello di Dio" e altre ancora. Le emozioni a pelle dei brani suonati solo con uno strumento (che sia un piano o una chitarra) credo siano le più intense e con la donna cannone ne abbiamo avuta dimostrazione. Pezzi di vetro avrebbe arricchito una serata accesa, ma, diciamolo, molto caricata e a volte anche troppo dalle chitarre elettriche, restituendo quel calore intimo che avrebbe chiuso il cerchio in modo quasi sublime. Invece si era capito subito che un brano del genere non avrebbe trovato spazio in messo a quelle voci grosse. Così l'esclusione di pezzi di vetro l'ho fatta subito. Non avrei però mai immaginato che due brani, per una cosa o per l'altra, così importanti come generale e viva l'italia (anche dato l'evento, e lo ripeto per la terza volta), non sarebbero stati cantati! Niente di male, per carità, ma pensavo fossero quasi necessari.
Invece è "La storia" ad aprire il trittico dei bis. La versione è la solita circolante ultimamente. Sì, ci sta, ma fra i nuovi arrangiamenti è forse uno dei meno coinvolgenti, forse perchè il confronto con l'originale è in questo caso improponibile. O forse perchè un po banale. Resta il fatto che, opinione mia personale, un tale testo sta bene con un pianoforte e basta.
"Agnello di Dio" va benissimo così, anch'essa nella sua ultima veste, che in questo caso è ben tessuta. Al contrario della canzone precedente, qui credo che sia quasi più apprezzabile la canzone figlia, più della canzone madre.
Infine, banalissima conclusione, una "buonanotte fiorellino" rock, pesante, lunga, monotona. Stanca.
Considerazioni finali e mi scuso se sono stato troppo lungo.
1) scrivendo mi sono dimenticato che ha fatto anche "Alice" (versione che ormai sta suonando da anni) e "Dr Dobermann" (interessante, soprattutto perchè con la testa vai a trovare certi personaggi della nostra politica)...
2) grandissimi i pezzi di armonica. Li ha preparati bene e si vede. Ma al di là dello studio c'è anche una tecnica che in Italia hanno in pochi.
3) davvero una lode all'impegno canoro. Stasera ho trovato De Gregori molto ringiovanito nella voce, cantare benissimo tutte le canzoni.
4) e l'ho visto molto carico anche verso il pubblico. Forse i romani accorsi a migliaia lo hanno fatto sentire ancora importante.
5) bravissimi tutti i musicisti
6) che ridere quando ha cantato "ma nino non aver paura di stirare un calcio di rigore".. forse era indeciso fra tirare e sbagliare
7) francè: ma "pezzi di vetro" dove l'hai lasciata?
con quale fretta la sicurezza, gli addetti al palco, i tecnici .. hanno cacciato via tutti? Che bisogno c'era?
9) dalle vostre foto su Rimmelclub mi è parso di vedere qualcuno di voi, ma ero con mio padre e non sono stato a indagare.
Ci saranno altre cose da aggiungere, mi verranno in mente a freddo. Per ora, senza nessuna precisione e senza nessun ordine, ho buttato giu le mie sensazioni.
(Hymne - Rimmelclub)


FOGGIA, 6 SETTEMBRE 2005
Ciao a tutti, scusate ancora se non esco registrato, ma per il momento posso usare solo l'internet point.
Nonostante sono un tipo logorroico, proverò a farvi una "recensione" sintetica del concerto di Foggia, anche se non sono poprio bravo, come molti di voi hanno saputo esprimere le emozioni dei concerti visti: Pippina, Rinaldo, Simona SF, Stafano Berny, etc. Ma ci proverò sperando di trasmettere pure a voi le mie stesse sensazioni.
D'altronde, sono l'unico del forum ad aver visto il concerto di Foggia... almeno così credo... e noto che in forum mancava la data foggiana.
Quindi colmiamo subito questa lacuna.
La serata a dir il vero era per me magica, perché dopo 30 anni, potevo vedere Francesco De Gregori per la prima volta: l'ho conosciuto con "Rimmel", e quindi vederlo dopo 30 anni era per me una grande gioia e perché no un regalo.
Mi ero preparato carta, penna per annotarmi la scaletta delle canzoni e le varie versioni, in modo da potervele riportare in topic e darla a Lory "Barbagianni", ma la gioia ha preso il sopravvento e mi è sfuggito di mano, non appena è iniziato il primo brano.
Ora comprendo le vostre sensazioni quando le scrivavate nei vostri topic: il concerto è stato per me un CAOS DI EMOZIONI.
Francesco De Gregori si è presentato con cappello in versione "dandy" (lo stesso che ha indossato al concerto di Roma del 5 settembre), camicia hawaiiana dai colori vari (sembrava il cantautore Jimmy Buffett in versione più demodè) e jeans.
La voce era cristallina come ai tempi di "Generale", mi ha stupito tantissimo... come se ascoltavo un De Gregori di altri tempi andati. Fantastico.
Ahimé aveva la barba un po' più bianca, ma le emozioni le sa ancora dare, e voi ragazzi lo sapete meglio di me, giusto?
Il palco era a forma di conchiglia aperta, come in altri concerti precedenti.
Il concerto è durato quasi due ore.
Non ha presentato novità, ma ha eseguito quella musica, quelle canzoni che hanno disegnato il DNA di molti di noi. Per un totale di ben 25 canzoni (l'ho letto su un articolo). Io non ci avevo fatto caso: l'adrenalina era al massimo.
L'inizio del concerto è stato un po' tiepido, causa del pubblico fermo e immobile seduto in platea. Per noi degregoriani, è davvero difficile poter stare seduti fermi e immobili: dico giusto?
I primi brani erano in prevalenza tratti dall'ultimo album "Pezzi", ma poi con l'esecuzione di "Rimmel", il pubblico si è buttato verso il palco con le mani in alto, scattando foto con i cellullari a Francesco De Gregori o facendo ascoltare le sue canzoni.
Sembrava un pubblico impazzito. Queste sono vere emozioni sentite col cuore.
Al nostro cantautore preferito, il pubblico nelle mie vicinanze chiedeva in coro: "Cantaci Pablo. Cantaci Pablo"... ma la canzone non era in programma, anche se ho sperato fino all'ultimo che la facesse.
Le canzoni si sono alternate tra brani decisamente più rock con venature blues (si intuiva nel fraseggio in alcuni brani) e country (dettati dalla pedal steel), a brani più intimistici suonati davvero in punta di dita: un De Gregori ispirato e per niente stanco né banale.
Brani freschi e spumeggianti, e ballate che riscaldavano i nostri cuori.
Credetemi, la musica scorreva leggera e fresca come un'agile brezza.
Tra i brani che più mi hanno colpito e ricordo, cito:
- LA DONNA CANNONE, strumentazione essenziale: voce e pianoforte elettrico (simile alla versione del Live8, giusto per darvi una idea). Il pubblico ha acceso gli accendini che si evidenziavano nel buio della platea, e udite udite il nostro Francesco De Gregori si tolto il cappello facendo un inchino: da BRIVIDI.
Persone nelle mie vicinanze si lamentavano della versione, chi la voleva elettrica, chi la apprezzata acustica. Secondo me la canzone in qualunque versione la fa, riesce sempre a darmi brividi e bei ricordi. Siete d'accordo?
- CALDO E SCURO, suonato davvero con ispirazione. L'armonica a bocca molto in evidenza ha reso la canzone ancora più bella della versione in studio.
Sicuramente l'armonica ha fatto da contorno ad un acquerello davvero romantico che toccava le corde più profonde dei nostri cuori.
- SEMPRE E PER SEMPRE, un brano che ho sempre amato, e l'inizio improvviso ha lasciato tutti a bocca aperta, compreso il sottoscritto che non se lo immaginava proprio. Altri brividi sotto pelle.
La canzone è stata eseguita a metà scaletta, e credo che sia stata l'emblema di tutto il concerto.
Emozionante è stato l'attimo che ha cantato: "...E il vero amore può nascondersi, confondersi, ma non può perdersi mai. Sempre e per sempre, dalla stessa parte, mi troverai...".
Tutti in coro la cantavamo davvero all'unisono. Il pianoforte dettava la melodia leggera e aperta. Sembrava una ballata di confine.
- LA STORIA, a sentire alcune persone vicino a me, è stato un fuoriprogramma della scaletta. Non so dirvi se è vero o no... io l'ho presa per buona questa notizia.
La versione è stata diversa dall'originale in studio (molti di voi l'avranno già ascoltata nei concerti precedenti), ma è stato un incanto per me sentire le parole introduttive: "La storia siamo noi..." etc. etc. Seppure l'arrangiamento poteva non colpire con immediatezza, le parole erano pura poesia cantata sotto il cielo foggiano.
Una altra canzone "Il panorama di Betlemme", prima di eseguirla e cantarla l'ha introdotta precisando il significato del titolo, e cioè il conflitto eterno tra Israele e Palestina.
Un brano che non mi ha mai colpito, ma la versione che si differenziava di poco dall'originale in studio, mi ha colpito in positivo. Finale lungo con assolo di chitarra molto più evidente che nella versione in studio. Sicuramente è stata più "rockeggiante" perdendo quel sapore "electric folk" originale.
Alla fine del concerto il pubblico, come me, è stato molto caloroso e il nostro Francesco De Gregori ha ricambiato come solo lui sa fare.
In quel momento vi ho pensato/immaginato un po' a tutti e dicevo tra me e me: "Non vedo l'ora di raccontare questa avventura sul forum" in modo da rendervi partecipi a chi non ha partecipato a questo evento.
Spero di esserci riuscito in parte. E spero che prossimamente potremo assistere un concerto tutti insieme: una idea non impossibile ma da poter tenere presente.
Una serata davvero fantastique et magnifique. Impossibile dimenticarla.
La band era molto affiatata e rodata, diretta dal sempre bravo Guglielminetti.
Per quanto ho sempre ammesso di non amare la band di De Gregori, devo riconoscere che mi hanno stupito.
La sezione ritmica macinava con assoluta padronanza, soprattutto nei brani più elettrici e tirati.
I riff chitarristici erano davvero orgogliosi, e talvolta le chitarre diventavano roventi, dense di assolate e polverate tirate elettriche, che scaldava gli animi del pubblico, compreso il sottoscritto.
A mio avviso Francesco De Gregori non ha dimenticato le sue origini, come spesso si è portati a pensare, ma ha saputo offrire insoltie versioni dei suoi classici: alcuni davvero belli, altri che forse per essere apprezzati dovevano e dovrebbero essere ascoltati più volte, perché non sono di facile presa (ad es. "La Storia" o "Buonanotte Fiorellino").
Una curiosità. All'ingresso dell'Anfiteatro Mediterraneo si vendevano magliette con sopra riporati in petto alcuni versi di canzoni tra le più conosciute di De Gregori.
MAH!... Mi ha lasciato sconcertato, forse non sono abituato a vedere la musica sotto questo profilo di guadagno in formato "budget".
Devo ringraziare anche i miei amici di sempre, i quali - è stata davvero una sorpresa - mi hanno fatto trovare il biglietto. Non me lo immaginavo proprio anche perché non era in programma che andassi al concerto, perché per vari motivi non potevo andare. Ma tutto è bene quel che finisce bene.
Se riesco a procurarmi la scaletta delle canzoni in ordine, ve l'accludo... ok? Anche se vi anticipo che è stata simile a molte altre scalette da molti di voi ampiamente riportate sul forum.
Un saluto e un abbraccio a tutti. (Samuele - Rimmelclub)

RIETI, 3 DICEMBRE 2005
...è difficile per me fare una recensione,da Giugno al 3 Dicembre ho assistito a sei concerti del mio Ciccio.
Speravo di sentire qualcosa di nuovo sia nei pezzi che negli arrangiamenti ed invece nulla!!!Tutto ancora invariato,stessa scaletta e stessi arrangiamenti.
Poi se mi impersono in quello che è andato a vedere De Gregori per la prima volta in questa tournè,...mbè è stato un Gran Bel Concerto(ben suonato,ben cantato ed interpretato e nonostante i circa 1500 paganti,buonissimo pubblico)!
La cosa più bella per me sono state le prove,non so come ma io,mia moglie e Marina ci siamo ritrovati dentro il Palazzetto dalle 16:30.
Appena entriamo Francesco mi guarda sorridendo,poi guarda Elisabetta e Marina e gli sussurra:SIETE RACCOMANDATI ..èèè?!
Loro rispondono:..NO...CI SIAMO RITROVATI DENTRO!...e lui:ALLORA STATE IN SILENZIO COSì NON VI CACCIANO!!!..poi mi guarda e ridiamo....tu pensa io e Ciccio ridiamo!!!!
Le prove sono state una vera e propria EMOZIONE!!!
(Stefano - Rimmelclub)_____________
Arrivo davanti al palazzetto alle tre, di Francesco non c'è ombra, nel senso che non c'è un indizio che sia uno a far pensare che di lì a poco potrebbe esserci un concerto. In compenso ci sono il manifesto di Venditti e parecchia pioggia.
Entro per accertarmi di non aver sbagliato posto ma la desolazione è totale. Alle quattro arrivano i "musici" e capisco che il posto è quello giusto!! Arriva anche Francesco e mi trova già all'interno che leggo qualcosa, seduta malamente su un parallelepipedo di cemento ... che poi utilizzerò per ballarci su mentre fa le prove!!
Iniziano a provare proprio mentre arrivano Stafano ed Elisabetta. Mi tengo in contatto con Rinaldo e i suoi deliziosi compagni di viaggio e allieto il loro difficle e travagliato arrivo a Rieti facendogli sentire in diretta alcune canzoni "in prova". Francesco ci nota e ci chiede se siamo raccomandati, rassicurato dal fatto che non è stato necessario chiedere quello che ci siamo presi (e meritati!!) senza che nessuno dicesse nulla, prosegue a cantare e,in pochi minuti snocciola cose che poi in concerto non farà: Non dirle che non è così, Baci da Pompei (ebbene si!!), la valigia dell'attore e altro. Quasi due ore di prove, anche perchè lì dentro non c'è niente altro da fare.
Il pubblico entra alle otto, tra i primi Lorenzo, Rinaldo Marco e Martina, belli e simpatici come sempre, Francesco attacca alle nove e trenta davanti ad un pubblico non molto numeroso. Il concerto è esattamente lo stesso che ho già visto quattro o cinque volte... ma la colpa non è sua è mia! Non si può pensare di trovare delle novità nel giro di pochi mesi, se vai in 4 mesi a vedere lo stesso spettacolo 5 volte ti meriti questo ed altro!!
Una novità, però, c'è: di certo però stavolta mi ha notata, perchè durante il concerto, tra lo stupore di Rinaldo e Lorenzo, mi ha indicata tra il pubblico facendo chiaramente capire quello che pensava : "...sta pazza sta lì dalle tre di oggi pomeriggio!!"
Il dopo concerto è stato sublime, dritti a Roma a mangiare una pizza in piazza Trilussa (su consiglio di qualcuno che poi non è venuto!!), e alle ore sette del mattino ero già a Pineto.
(Marina - Rimmelclub)

RIMINI, 1 MARZO 2006
Telegraficamente a Rimini ...d'inverno.
Bellissimo il palazzetto denominato "105 stadium" Rimini ha voluto che fosse uno scrigno perfetto, con il sottotetto in travi di legno, ottimo, per diffondere in maniera uniforme i cori di incitamento sportivo e quasi perfetto per l'acustica di un concerto, poi con le sedie, lo sfondo teatrale indaco è un vero incanto da rendere la serata Degregoriana ideale.
Gli inviti raccolti dalla calipso Marina vengono conservati con cura, l'impresa è stata ardua, botteghe oscure ha tremato...
Entriamo, Ciccio è sul palco con in testa il borsalino omaggio del Rimmel Club, è contento del regalo gli piace, ringrazia Marina e cerca aiuto dalla stessa con una interrogativa da sbalordito: "...MA TU...CHI SEI?". Mi siedo godendomi in prova "Pablo" (arrangiata come nel tour banana Republic) e "Per le strade di Roma " (ancora non proprio pronta). Lory e Rossana entrano in maniera decisamente più discreta, li individuo solo quando chiedo a Ciccio di "segnarmi" la copertina del cd. Il tempo di uscire per parcheggiare meglio le macchine, mangiare la famosa piadina romagnola e risistemarsi all'interno del palasport, in fila per sei (nella primissima fila) Marina, Barbara, Martina, Rossana, Lorenzo ed il sottoscritto. Un saluto ad un noto sindacalista pugliese ed il concerto inizia. Mai come ieri le canzoni proposte (nessuna delle nuove) hanno subito una rivisitazione arrangiata in maniera delicata, proporzionata al momento carezzevole dell'ultimo lavoro. De Gregori ha utilizzato molto il tempo di valzer (in "Alice" e in "Niente da Capire"). Ha arpeggiato (come non faceva da un pò) su "L'abbigliamento di un fuochista", si è preso le solite licenze linguistiche e sul "giuro che lo farò" della Donna Cannone gli è uscito un "Turo che lo farò".
Ha usato molto la "Gibson", meno la "Martin", meno l'armonica, ed ha valorizzato ancor di più la sua splendida voce, esplorando tonalità assolutamente giovanili. E' stato rimproverato da un esagitato (prima del bis) per non aver eseguito "Generale"...puntualmente effettuata quando ormai il folle era già in ambulanza. Il saluto sempre lo stesso -scimmiottato tutta la sera dal Barbagianni- è arrivato un "GRAZIE A TUTTI, BUONANOTTE".
I Degregoriani sparsi per i l territorio nazionale hanno raggiunto or dinatamente i quattro punti cardinali.
(Degregoridasempre - http://ilbarbagianni.blogspot.com ___________________
Ma tu chi sei? Così ha esordito Francesco ieri pomeriggio a Rimini durante le prove del concerto, appena mi ha vista, mentre già indossava orgoglioso il "nostro" cappello.
Ma partiamo dall'inizio.
Il concerto di Rimini era riservato ai delegati della CGIL e grazie ad alcuni "compagni" generosi (che hanno rinunciato per me) sono riuscita a procurarmi, nella mattinata di ieri, qualche invito. Ho chiamato velocemente i "più vicini", Rinaldo, Barbagianni, Rossana, Martina che mi hanno raggiunta.
Quando sono arrivata al palazzetto ho consegnato alla band il cappello e il biglietto del Rimmel Club, chiedendo loro di darli a Francesco. Lui è arrivato, ha letto il biglietto, ha indossato il cappello infondendo immediatamente all'oggetto una bellezza e una luminosità insospettabili(e le foto scattate dal Barbagianni ve lo dimostreranno). Poi mi chiama e mi fa "ma tu .... chi sei" ti ho già visto sotto lo striscione del Rimmel Club, ovviamente) e mi ringrazia di tutto e per tutto affettuosamente, sentitamente, ripetutamente, come un vero gentleman sa fare. Scambiamo due battute veloci " ...",il cappello non l'ha tolto più per tutta la serata, durante il concerto lo toccava e ritoccava, lo aggiustava e quando Martina, gli ha gridato "Bel cappello!" lui ha sorriso a 32 denti.
Adesso, dopo questa breve e doverosa parentesi, passiamo all'esibizione per accennare - the last but not the least - alle prove, per noi un momento di rara emozione.
Il palazzetto Stadium 105 di Rimini si è rivelato un luogo amabile, ottima acustica (sarà per il rivestimento del soffitto in legno?) e sedie rosse in plastica che a noi sono sembrate delle comode poltroncine a forma di fiore. Insomma quasi l'equivalente di un teatro. Il pubblico è variegato, sono i delegati e gli ospiti della CGIL e quindi anche la scelta delle canzoni è fatta ad hoc: si parte con La leva calcistica della classe '68, e si passa per Titanic e L'abbligliamenti di un fuochista - per l'occasione suonata quasi come tanti anni fa, con un arpeggio da brividi - per La Donna Cannone e la "nuova" Rimmel, per Alice e Niente da capire eseguite al ritmo di un raffinato valzer. La scaletta sarà fornita in modo dettagliato dal Barbagianni, io mi soffermo sulle emozioni. Tante, regalate a piene mani, non solo da lui ma da tutta la band. Una voce calda, "forte e chiara" come non mai, Francesco è in gran forma, rivisita il suo repertorio come solo un vero ARTISTA sa e può fare. Spiazza anche gli affezionati del Rimmel Club, che ormai ai suoi concerti, alle sue "re - interpretazioni" sono abituati.
Ma per me, per Rinaldo, Rossana e il Barbagianni le prove sono state l'apoteosi. Pablo e Per le strade di Roma, guardandoci e non guardandoci, tanto già sapeva che conoscevamo a memoria anche le parole di quest'ultima. Lui, sorridente, attento a tutto e pensate che quando Rinaldo lo ha chiamato per farsi firmare la copertina di Calypsos, lui gli ha regalato un "Ciao RINALDO" in calypsese (come lui stesso ha definito la scrittura un po' tremolante del titolo) davanti al Gigante fattosi improvvisamente "piccolo come un chicco di grano" sapendo di non avergli neanche detto come si chiamava. Eppure Francesco già lo sapeva, lo ricordava, lo immaginava, lo supponeva, lo leggeva nel pensiero... chissà!!.
Un' ultima considerazione. Non era umanamente possibile avere altri inviti quindi mi "scuuusso" con gli altri del Rimmel Club ma chi è venuto è consapevole dei "salti mortali che ho fatto" . D'altronde l'ho saputo anch'io all'ultimo momento.
(Marina - Rimmelclub)

MODENA 19 LUGLIO 2006

La transenna è rovente in questo pomeriggio assolato, finalmente ci presentiamo con un bel cielo azzurro ... un po' caldo ... 35°
Proprio dietro a noi c'è Andrea, nuova adesione al Rimmelclub qualche chiacchera sui comuni concerti già visti
Anche lo sfondo è completamente nero ... c'è qualcuno che vuol mimetizzarsi meglio?
Poco dopo le 21 si spengono le luci e compare FDG ... bellissimo sfoggia una maglietta a sottili righe rosa orizzontali ... con etichetta nera ... giusto per evidenziare che non è l'omaggio di qualche locale ..
FDG mi sembra in ottima forma magrissimo indossa anche le espadrilles bianche accennate nell'intervista.
Inizia con i brani nuovi dicendo che sono canzoni sull'amore e presenta Le strade di Roma dicendo che è una canzone sulla sua città.
Di fianco a me c'è una ragazza e di fianco a lei si intromette uno strano tipo con una bandiera e uno zainetto estrae degli oggettini colorati e luccicanti .. fa strani suoni e
strani gesti ... non posso nè capire nè immaginare se vedono cosa sta accadendo e cosa stanno pensando, FDG continua a cantare anzi sembra contento certo che la mente vola ad altri zainetti ... adesso si ha paura di tutto ... quelli della sicurezza sollecitati dalla ragazza fanno poco si limitano a tenergli gli occhi puntati addosso.
Nessuno mi dice niente e continuo a scattare le foto, cerco di distribuirle un po' su tutti ...
La scaletta è simile ad Ivrea , a Rimini, gli arrangiamenti sono diversi un suono più morbido più amorevole rispetto allo scorso anno, probabilmente più allineato con Calypsos, qualche volta Arianti suona la fisarmonica, il menzionato violino neppure si vede sul palco.
Il volume è compatibile con la piazza poi essendoci dei lavori in corso sia a destra (Ghirlandina) che a sinistra (palazzo comunale) meglio evitare eccessive vibrazioni ... [poi perderei il panorama]
Giovenchi si ritaglia degli spazi da solista e forse una sola volta viene dato spazio a Bardi, Arianti è messo in luce con Cardiologia e La donna cannone solo lui e Francesco che quasi si abbraccia all'asta del microfono. FDG mi sembra contento di suonare la chitarra e a volte ha proprio un'espessione soddisfatta, ha suonato anche l'armonica ma direi solo due volte. Termina con Buonanotte Fiorellino, nei bis dirige un po' il pubblico su entrambe le canzoni.

ciao
Simona

 

PONTINIA, 22 LUGLIO 2006

Beh, un concerto di De Gregori, nonostante le mie mille attuali riserve sul suo conto, resta sempre un concerto di De Gregori, perdipiù se è gratis (offerto dalla Nuova Casearia dell'Agro Pontino, con il patronato di Gilberto Trovini).
Stasera a Pontinia (LT) ho avuto la possibilità di godere di questo dono.
Mille riserve, dicevo... In parole povere: non amo quasi per niente la produzione degregoriana degli ultimi anni, da Amore nel pomeriggio, diciamo, eccezion fatta per Pezzi, che reputo un buon disco (ma non troppo); Calypsos è stato per me inascoltabile, non ce l'ho fatta a finirlo. Spero di recuperare, prima o poi, almeno a titolo di cronaca. Mi piacciono molto Cardiologia e Per le strade di Roma e odio visceralmente La linea della vita.
Sono arrivato che il concerto era già iniziato, e sono stato contento che le note che mi arrivavano dalla distanza fossero proprio (almeno mi è sembrato) quelle di quest'ultima canzone. Una di meno, via.
Oltre ai lavori in studio, non amo e spesso detesto certi rimaneggiamenti di vecchie canzoni del Principe. Non perché penso cose tipo "Oh, ha toccato i classici! Sacrilegio!!!", ma semplicemente perché non mi piace come le riarrangia. Echi folk, country, pseudorock e vattelappesca... Mentre ascoltavo questi pezzi per me quasi fastidiosi pensavo a quello che avrei potuto scrivere qui, non ero coinvolto per niente, divagavo, rosicavo pesantemente... E ho pensato che tanti pezzi sono stati diluiti e appesantiti, non sono evoluti, sono invecchiati... Hanno acquistato battute in più e una struttura monotona e sempre uguale (tra l'altro caratteristica di tanti suoi pezzi recenti), perdendo al contempo riff, concertazione e presenza da protagonista di singoli strumenti, e soprattutto mordente. Due palle, insomma. E due palle tristi se penso a Compagni di viaggio o a L'Agnello di Dio, due miei capisaldi di quel mio personale capisaldo che è Prendere e lasciare (trovate i testi qui): la prima piatta, la seconda ha perso tanta della sua energia con la rimozione di quel suo riff incisivo e tagliente e un nuovo testo quasi ridicolo ("Ecco l'Agnello di Dio seduto in cima al mondo, che comanda tutto il mondo" o giù di lì... Sembra una nenia da vecchie storie di Dylan Dog); non bastano delle chitarre elettriche distorte, a mio avviso, per renderlo un pezzo migliore, o semplicemente una valida versione alternativa. Era rock non nel senso cinetico, ma geologico del termine: un macigno pesantissimo.
Ma non è stata tutta delusione, nossignori. Stavolta non ci sono rimasto male, ho goduto da matti, oh sì! Non è stato solo quel De Gregori che non mi piace (a me, poi, non dico che sia brutto a prescindere!). Il Principe si è mostrato per quello che è nel mio cuore: ha tirato fuori gioielli stupendi, ha fatto Rimmel, La donna cannone, I matti (testo verso la fine del link).
E ha cantato, questa sì arricchita da un bell'arrangiamento non devastatore, L'uccisione di Babbo Natale! Ero commosso, godevo, ero felice. Così com'ero felice alla fine, quando cantavo a squarciagola Bufalo Bill, un'altra delle mie preferite, e quando De Gregori invitava il pubblico a urlare l'OOOH OOH OOOH! del finale,e poi a sussurrarlo, risultando sexy, a sentir lui... I cori iniziavano un attimo prima del giusto attacco, ma che importa? Lui è stato socievole e piacevolmente amichevole. La delusione è durata poco, non pensavo a scrivere niente qui in quei mentre. Ero felice.
E c'è poi, e però, da dire che non è che tutti i nuovi arrangiamenti fossero pessimi... Niente da capire forse è stata un po' lunga, ma era morbida e dolce, bagnata di gocce di pianoforte. La storia non mi sembrava così malaccio come nel recente passato.Una maglietta alla fine ci sarebbe stata bene, ma non c'era la taglia...
Ma questo concerto è stato straordinario, ed è questo che conta. Straordinario in sè, e straordinario perché è stato capace di suscitare in me vecchie emozioni, di far rinascere in buona quantità quel ragazzino felice che ero poco più di nove anni fa, il 19 luglio 1997, al mio primo concerto di De Gregori, a Priverno (sempre LT). Era il tour di Prendere e lasciare, quello che dette vita al live de La valigia dell'attore. I musicisti erano diversi, le chitarre si sentivano, la musica degregoriana fu molto più rock allora di quella che si presuppone, stando a quello che dicono, debba essere adesso. O un anno fa, a Roma, in un Palalottomatica dall'acustica orrida durante un mediocre concerto da 25 euro. I musicisti di adesso non mi piacciono, non c'è un assolo che sia veramente tale, gli strumenti mi sembrano trascurati. Ma va bene così, dài.
Perche stanotte sono tornato felice.

 

 

 

all'attenzione di chi ha tempo da perdere...da guadagnare niente!
Sarà la voglia di “salire” ancora sul Titanic ( Mimmo, mi raccomando eh...l'hai voluto tu!) , sarà che non voglio rompere la tradizione, sarà come sarà, ma mi trovo ancora…come un anno fa o quasi come un anno fa, a raccontare un’altra storia:
Pontinia, 22 – 07 -2006
Piazza Indipendenza, alle 17 è ancora abbastanza sgombra, solo qualche anziano seduto alle panchine all’ombra, sta lì ad osservare il palco montato, e poi noi, io Franco e Marina, pronti a fare da guardia alle transenne, non ancora montate. Gianpaolo, il venditore di magliette, un lazzarone di prima categoria, col quale scambiamo chiacchiere colorite, e, poco dopo, Paolo Giovenchi, accompagnato, non si sa ancora perché, sempre da più di una ragazza (Paolo, eppure il tuo forte sono gli assoli!), ci tengono compagnia e ci distraggono dal gran caldo umido e da un sole ancora troppo forte. A Paolo chiedo, anzi, lo prego di fare, anche per quella sera, I Matti, ma lui ci dà poche speranze, dice che, secondo lui,non è un brano adatto per una piazza e che comunque non è lui a deciderlo. Le transenne cominciano ad apparire sotto il palco, con i primi ragazzini che vi si piazzano sotto…e mo? Di ore ne mancano ancora tante, e allora non ci resta che decidere, decisione presa: ci piazziamo davanti, cercando di occupare un bel pezzo di transenna con un tricolore portato da Marina, che avrebbe ospitato i ragazzi del Rimmel Club, in arrivo. Io e Marina, siamo separate da tre colori, che rappresentano la nostra Italia e che avrebbero accolto ragazzi da ogni parte di essa…però! La sedia pieghevole mi ha salvato e, come una regista ho comodamente aspettato, distratta da Dario Arianti che, instancabile, curava il palco nei minimi dettagli, dalla strumentazione alle salviette. E il sole non ci lasciava ancora, ma…ecco arrivare loro, i ragazzi ai quali la bandiera aveva mantenuto il posto…che belli!Reduci da una due giorni al mare. Ritrovarsi è sempre bellissimo, come la prima volta…è festa! Ok, la transenna è al completo e ora non ci resta che ingannare il tempo…ma non dovremo ingannarlo a lungo, infatti le prove cominciano di lì a poco. Prova solo la band, Ciccio forse si sta vedendo un film: Il tassinaro, lo dirà, infatti, per introdurre “Per le strade di Roma”, durante il concerto. Lascio la mia postazione e, di lato al palco, vado a salutare Alessandro Arianti, anche a lui chiedo, imploro, di fare I Matti, e lui mi dà molte più speranze…evvaiiiiiiiii! Alle 19,30, stop alle prove e, facendo la guardia, a turno, alla transenna, ce la spassiamo per la piazza, che, nel frattempo, comincia a popolarsi.. Alessandro Svampa mi fa sempre piacere salutarlo, ma questa volta, con moglie e bambino, ancora di più. Ormai è ora di riprendere le nostre postazioni. Il tempo è passato in fretta, chiacchierando, ridendo, bevendo e mangiando,tranne i minuti che vanno dalle 21,30 alle 21,45, che sembrano interminabili, cavolo! Le luci, finalmente, si accendono sul palco, arrivano loro…e si comincia un’altra avventura. Francesco con una maglietta datata, infilata nei  pantaloni con delle strane pieghe…boh, al contrario, niente cappello, capelli cortissimi con sfumatura alla Umberto e…barba? Paolino Giovenchi, anche lui rinnovato, il cappellino è passato sul suo capo…e anche i capelli. Si attacca, con La linea della vita (l’avevo predetto!), bella, sento per la prima volta dal vivo, le canzoni del nuovo album, ed è particolarmente trascinante, per me. Ma l’ansia mi assale, sono certa, Arianti me l’ha quasi confermato, I matti arriverà. 

 

 

 

Non passa molto tempo e…I Matti arriva! Alle primissime note ho spiccato un volo, mi sono sollevata dal suolo anche troppo per le mie possibilità, e ho lanciato un urlo dei miei. Mi hanno detto che Ale Svampa, da dietro la batteria rideva, anche lui come un matto, ma io non ho visto altro, mi si è raggelato il sangue, il cuore…anche lui matto, tremore diffuso, non solo emozione, commozione, è quella che ho provato per tutta la durata della canzone, da morire, sì, Marco, hai ragione! Ma, dico io, Francesco, si può attaccare, subito dopo, Sotto le stelle del Messico?, Ma… mi vuoi dare il tempo di riprendermi, benedetto figlio (che con quei capelli sembri proprio un priviticchio!). Io non ce l’ho fatta a star dietro, dovevo riprendere forze! I matti…ma chi saprebbe descrivere meglio la libertà del matto, accidenti, noi li vediamo con gli occhi del dolore, ma…i matti vanno contenti! Le canzoni, in questo tour, stanno riprendendo quasi tutte la “via del ritorno”, ma c’è sempre del nuovo, però, e questo il bello, anche se la scaletta non cambia poi tanto. La band si diverte sempre più, io ho percepito, da profana, qualche problema alla chitarra di Paolo, che ha creato una certa ilarità, ma sapranno raccontare meglio gli esperti nipotini. E Ciccio, mamma mia, ragazzi, sta volta parla…parla, ci fa fare i cori!!!!!!!!!! Introduce i brani, pensate! Interpreta le canzoni con una voce limpida, in modo quasi sensuale, passionale, lavora molto col corpo, è snodato, sciolto, si piega, si slancia in avanti…mai visto così! E il microfono? L’asta del microfono, in alcune canzoni, sembrava un “oggetto del desiderio”, più che altro, quasi un amplesso amoroso, con essa! Siete sssssssexy, ci ha detto alla fine del coro su Bufalo Bill, noi???? Mah!!! Altro momento magico, Niente da capire, l’avevo sentita fare a Barletta, lo scorso anno, in versione acustica, mi piacque da morire, ma questa, altro che valzerini, è da farti volare, davvero! E, alla Leva calcistica, pronti con la bandiera, che finalmente, fa proprio il suo dovere; sventola a tutta forza! Mamma mia quante altre cose potrei dire, ma le diranno, racconteranno quello che non so fare io, quelli che…sono soltanto motivi tecnici…e io dico la vita!!!! Il mitico striscione, ecco, dimenticavo, anche questa volta non è mancato all’appello, ma ormai è diventato vecchio e brutto, continua a ricevere firme, ma è come una bella donna che ne ha fatta di strada, e, ormai vecchia, non si fa più guardare,e sta volta Ciccio…non l’ha proprio ”notato”…per la prima volta! Ho deciso di fargli fare la plastica, nella speranza che torni a guardarlo e ammirarlo e omaggiarlo, se no? Be’, lo conserverò, lo tirerò fuori un giorno, lo farò vedere ai miei nipotini e comincerò a raccontare una lunga storia…se sarà finità…ma potrebbe continuare ancora chissà quanto, non sono ancora stanca!
Ringrazio tutti i miei “compagni di viaggio”: Il mio Franco, Serena, Marina (la prima transenna accanto a lei…uno spettacolo nello spettacolo, ragazzi!), Frank, Gabri, Giorgio, Andrea Pedruzzo, Pie e i suoi amici, Alessandro Pezzidivetro, le Daniele, Antonella, Vanilla, e tutti coloro i quali hanno vissuto con me quest’altro pezzo di felicità!
E, come sempre, grazie, Daniele Di Grazia, dovunque tu sia, se non ci fossi stato tu…! Ah dimenticavo, Mimmo, c'eri anche tu, un tuo sosia era dietro di noi e Marina l'ha subito notato, ma, in verità, anche senza quel tipo...eri con noi!
Un bacio a tutti, Pippina.

 

STRA - 29 LUGLIO De Gregori e tre quarti. Come ebbi occasione di dire a due compagni di serata, voglio molto bene ai Figli di Apolon e voglio molto bene ai Freeway, ma ubi maior, minor cessat. La tentazione di un concerto di Francesco de Gregori a dieci kilometri da casa mia era semplicemente irresistibile e, dopo averlo visto, non posso che essere totalmente contento della mia scelta.

Anche se non è esattamente la prima volta che vedo de Gregori live, ascoltare un suo concerto continua a emozionarmi; mi rendo pure conto, ora che cerco di scriverne, che mi viene quasi difficile trovare le parole per spiegare il perché. E si che non dovrebbe essere così complicato.

Sarebbe bastata la cornice di Villa Pisani da sola, come il solito, per far mancare qualche respiro, con lo strano contrasto che creano le vecchie statue facendo quasi capolino dietro il reticolato dei tubi del palco, mentre sembra che sopportino con degnazione e saggezza gli strani colori con i quali vengono illuminate.
Mi sono anche reso conto di notare e apprezzare ancora la varietà di persone che, come il solito, si vedono ai concerti di de Gregori. Ci sono i cinquanta-sessantenni che si tengono per mano e forse sono lì per ricordarsi di quando si sono innamorati negli anni ’70 ascoltando una neonata "Rimmel". Ci sono i loro figli, che ormai sono già abbastanza vecchi da poter pensare che queste canzoni sono compagne della loro vita da un bel po’ di tempo (e qui temo di cascare pure io). E poi ci sono i nipoti, i quindici-ventenni che quando è stata scritta "La casa di Hilde" non erano nemmeno un’idea nella mente di dio; eppure sono lì, conoscono a memoria gran parte delle canzoni e tentano sempre di cantarle insieme con "Francesco", a cui gridano "sei bellissimo". Ma de Gregori, come il solito, gioca con le linee vocali, improvvisa, sincopa, finta; fa tutto quello che può, insomma, per scoraggiare chi tenta di "far coretto": i suoi concerti son fatti per essere ascoltati.

D’altra parte, sarebbe un autentico delitto non dedicare tutta l’attenzione possibile a un concerto come quello di ieri sera. La sezione ritmica, con Alessandro Svampa sempre impeccabile alla batteria e Guido Guglielminetti assolutamente inattaccabile nelle sue acrobazie tra contrabbasso elettrico e bassi a quattro e cinque corde, era un vero e proprio motore (il mio amico e compagno di merende Marco è rimasto assolutamente basito di fronte allo splendido giro di basso de "Il panorama di Betlemme"). Anche i melodisti non si lasciavano criticare: sia Bardi sia Giovenchi (i due chitarristi) si difendono più che bene; Alessandro Valle tira fuori suoni particolarissimi e struggenti dal suo strano strumento ("Ma che razza di strumento è?", si chiedono i neofiti; solo verso la fine del concerto si scopre che si chiama pedal steel guitar). Il risultato complessivo è insomma una band con attributi di granito. La menzione particolare, come il solito, spetta a questo ragazzino qui ovvero Alessandro Arianti che, sempre con la stessa faccia, quasi disinteressata, quasi come se il fatto non fosse nemmeno suo, passa con disinvoltura dal pianoforte all’Hammond, dall’Hammond al clarinetto, dal clarinetto al Rhodes, dal Rhodes alla fisarmonica e poi di nuovo al pianoforte, suonando ognuno di questi strumenti in modo assolutamente mostruoso.

De Gregori vuol dire anche arrangiamenti, ogni volta diversi, ogni volta un po’ più strani della precedente. Questa volta aveva deciso di mettersi a giocare con i ritmi, come si è capito dopo pochissime canzoni quando è partita una versione in tre quarti di "Compagni di Viaggio" (lei disse misteriosamente, zum-pa-pam, sarà sempre tardi per me, zum-pa-pam, quando ritornerai). Vale la pena di ricordare anche l’arrangiamento de "L’uccisione di Babbo Natale", rockeggiante citazione (consapevole o meno?) de "Il leone e la gallina" di Battisti. Poco dopo, inaspettatamente, la band parte di nuovo in tre quarti: questa volta tocca a "Alice" e al mendicante arabo con il suo portafortuna. Qualcuno del pubblico (ehm, io, confesso) apprezza e esclama alla volta del palco: la prossima volta in sette ottavi! Non c’è due senza tre, si dice, e infatti quasi non ci stupiamo quando ci rendiamo conto che hanno arrangiato in tre quarti anche "Niente da capire": Giovanna, io, me la ricordo, ma è un ricordo che vale dieci lire.

Sarà lungimiranza, sarà biecamente culo, ma a quel punto mi giro verso Marco e gli dico: sta a vedere che adesso ci fanno "Buonanotte Fiorellino" in due quarti. E così è: l’unico bis (altre volte si è concesso di più, ma questa volta ha probabilmente voluto punire un autentico analfabeta che ha sputtanato l’atmosfera de "La donna cannone" sbraitando, nel silenzio incantato del pubblico, una sua gigantesca cagata) è proprio "Buonanotte Fiorellino" in tempo binario, con un arrangiamento rock che tira come un Landini. In tutto, questo giovane ometto di cinquantacinque anni per due metri ci ha dato più di due ore di buoni motivi per sognare e per ricordarci quanto brutta, quanto bella, quanto dolce e quanto stronza può essere la vita. Qualcosa mi dice che questo suo concerto, che come ho detto per me non è stato esattamente il primo, non sarà neanche l’ultimo.
(Galvan http://www.spritz.it/blog/blog_cercato.asp?bloggone=galvan&ID_cercato=604313)

 

 

CIVITAVECCHIA - 5 AGOSTO 2006

La giornata non era cominciata benissimo con Annalisa (compagna di viaggio) che mi faceva aspettare un quarto d'ora sotto casa sua e si presentava con delle scarpette aperte con tacco che ci fanno accumulare altri 20' di ritardo sulla tabella di marcia. Tutto però è sotto controllo, di gente ce n'è poca, due transenne sbarrano il passo per la darsena San Teofanio dove Francesco De Gregori si esibirà con la sua band. Non faccio neanche in tempo a monitorare e valutare la situazione, che Annalisa mi sussurra:"Quello è Rinaldo!". Si, è lui, lo abbiamo visto tante volte immortalato nelle fotografie di questo sito. E' proprio Degregoridasempre, anche se me lo aspettavo un po' più piccolo (adesso capisco perchè Rinaldone). Annalisa gli fa:"Sei Rinaldo, vero" e lui risponde di sì e sembra pensare "sì, io sono Rinaldo, ma voi chi cazzo siete?". Si passa al rituale delle presentazioni con Rinaldo che ci mostra la sua allegra combriccola di cui, perdonatemi, non ricordo più i nomi. Moglie, sorella e amici dei quali uno è Marco Tagliavia, un'altra piacevolissima sorpresa. Un'altra grande persona, con moglie e figlio al seguito (per i più curiosi, il figlio di Marco si chiama Francesco e portava la maglietta di Nino). Ci mettiamo in fila e mi accorgo, scusandomi, di essere una schifosa teenager isterica quando vedo che Rinaldo avvicina Alessandro Arianti. Devo salutarlo, devo immortalarlo in uno scatto che fortunatamente arriva, in gruppo, una discreta fetta di Rimmelclub. Faccio schifo, è inutile che mi faccia crescere la barba, è inutile mettersi cappello e occhialoni scuri, sono una lurida teenager che sbava dietro agli occhi verdi di Alessandro. Non riesco ad avere l'autocontrollo di Rinaldo, che, quasi quasi era Arianti a chiedergli l'autografo...Poi la lunga fila con tanto di svenimento di un paio di signore avanti con gli anni. Finalmente Silvio ci fa passare, andiamo di corsa verso il palco e, modestamente, stacco tutti tentando di prendere qualche posto. Alla piazza d'onore si classifica Rinaldo, non so chi ha preso la medaglia di bronzo perchè nel frattempo arrivava anche Marina ed i miei occhi sono tutti per lei. Mai username fu più azzeccato. Lei si fa chiamare Vanilla e difatti è una ragazza veramente dolcissima ed a confronto la vaniglia è fiele. Arriva assieme a due amici, Alessio e Stefano, anche loro veramente simpatici. E quindi il concerto. Francesco apre con Mayday, è in forma, si diverte, parla poco ma è assai eloquente. A parlare sono i suoi sguardi, i suoi ammiccamenti, i suoi gesti. Non so se abbia fatto corsi di salsa e merengues ma è addirittura sinuoso nei movimenti, più sexy di Cristina Aguilera e Madonna messe assieme. E canta da Dio. Ci regala in onda e i matti. Ogni tanto, Rinaldo che è finito ad una decina di metri da me mi ricorda di scattare le foto e di scrivere la scaletta del concerto per quel cacacazzo del Barbagianni. Al prossimo concerto andrò senza macchinetta, voglio godermi il concerto in santa pace, non voglio staccare un attimo gli occhi dal palco. Ma stavolta sono contento di aver immortalato una giornata bellissima, indimenticabile. Francesco e la band sono in gran forma, Giovenchi è straripante, Arianti suona di tutto, dal banjo alla fisarmonica. Brividi su generale, il panorama di Betlemme, la donna cannone. Infine i bis: la valigia dell'attore e l'ormai classica chiusura con Bufalo Bill. Alla fine del concerto riesco a scambiare due chiacchere con Paolo Giovenchi (a proposito, se nelle prossime tappe faranno il vestito del violinista il merito è mio!) e si arriva al momento più doloroso della serata, quello dei saluti. Che tristezza vedere le enormi spalle di Rinaldo farsi più piccole. Che malinconia vedere Marco e famiglia dissolversi tra la gente. Marina e gli amici, invece, ci concedono ancora un'oretta della loro preziosa compagnia, ce la godiamo fino in fondo. Ma non mi paga ed appaga. Starei settimane intere senza stancarmi di queste persone, invece ne passeranno di settimane senza potermi beare del sorriso di Marina, della simpatia del piccolo Francesco e di suo padre, della piacevole vicinanza della famiglia di Rinaldo...

Già mi mancate  Riccardo /(Ricky78 - Rimmelclub)

Lunedì 7 Agosto 2006 (Il Messaggero)

Festival dei 3 porti. Oltre 4.000 persone hanno assistito al concerto dell’altra sera al S.Teofanio. Con De Gregori un tuffo nella vita. Due ore di musica e poesia e l’artista fa cantare il pubblico

di LUIGINA BIANCHI

Chiusura alla grande sabato sera per il “Festival dei 3 Porti 2006” organizzato dall’Autority con la produzione di Armando Napolitano La Pegna. Oltre quattromila persone infatti hanno assistito al concerto di Francesco De Gregori. Tanti i nostalgici degli anni 70 ed i giovani nelle due ore di spettacolo ininterrotto del cantante country. Francesco De Gregori è lì, camicia e pantaloni neri, la chitarra a tracollo. Sono urla, applausi. Anche il venditore di palloncini si confonde con il pubblico. Si spengono le luci sulla banchina San Teofanio mentre le prime note spezzano l’aria e si accendono i riflettori sul palcoscenico.
«Questo è un bel posticino, fresco, si sta bene». Il poeta comincia così e attacca con “Cardiologia”. Parla di vita «a goccia a goccia... ma tu guarda il mio cuore mangiato», e di notti trascorse ad aspettare, di conchiglie raccolte sulla sabbia e di amori passati. Le note scivolano con gli accordi della chitarra per comporre immagini delicate sulla punta del molo. Il poeta country della canzone italiana continua con “I matti” dopo dice di bambini, di amori che non si ricordano, di questa scatola vuota che è la vita. Le sue canzoni parlano di malinconia, del cielo di Atene, di un ospedale militare, di cuore sotto le stelle del Messico, di un poeta condannato a morte, di religione, di una casa in collina con un sole che batte, di giocatori tristi e invita un bambino a non aver paura di tirare un calcio di rigore. Finalmente l’attesa per una delle sue canzoni più note è finita. Si vedono mani levate in alto con i cellulari a scattare foto. Il pubblico canta con Francesco De Gregori «Generale dietro la collina…. generale dietro la stazione... generale la guerra è finita».. La musica che stacca le strofe è più lunga come se De Gregori volesse fare assaporare e riflettere sul significato delle parole. Segue “Vai in Africa Celestino!” ed infine “Pezzi” dall’ultimo album uscito il 25 marzo 2005 a quattro anni di distanza da “Amore nel pomeriggio”. Un'altra poesia dove De Gregori canta di pezzi di strada della città, di code, di fame e di coraggio. Il suono dell’armonica arricchisce le note che volano su un chicco di grano, su Babbo Natale e su «Alice guarda i gatti... e i gatti guardano il sole... Alice non lo sa». I riflessi delle luci sul mare appiattito sotto la banchina giocano con il poeta e la sua musica. Terza classe, per non morire si va in America. Ed è il delirio con “La donna cannone”: applausi scroscianti e le persone si sentono libere di cantare. De Gregori saluta il pubblico con “Buona notte fiorellino” con un arrangiamento in blues. Ma non riesce a chiudere. Sotto il palco restano ancora i fan e chiedono il bis. Per accontentarli canterà ancora due canzoni coinvolgendo il pubblico come un maestro di coro facendo cantare a turno, una volta le donne ed una gli uomini. «Preferisco le donne», commenta Francesco De Gregori al termine dell’esibizione. Resta un po’ d’amaro in bocca, vorrebbero ancora “Rimmel” come le centinaia di persone che sono già andate via. Ma non si può, è troppo tardi e De Gregori ha dato il massimo. Forse saranno accontentati la prossima volta che tornerà a Civitavecchia.