“Mi hanno detto che sono ermetico, quindi
stasera spiegherò le mie canzoni”.
È partito da Piacenza il tour di Francesco De Gregori, il
primo dopo due anni, con una scaletta inedita che spazia da
brani semisconosciuti ai più fino ai grandi classici.
Settantatré anni e non sentirli, è il caso di dire: il
cantautore romano ha incantato i milleseicento di Palazzo
Farnese per oltre due ore, riportando live storie di guerra,
ispirazioni artistiche e dichiarazioni d’amore. Ad alcune,
le meno celebri, De Gregori ha fatto precedere un racconto
che ne spiega il senso o la genesi. Dopo l’apertura di
Angela Baraldi, il cantautore, in “divisa” consueta –
maglietta, cappello e occhiali scuri -, attacca con “Sento
il fischio del vapore” e a ruota propone “Numeri da
scaricare“, “Caterina” e “Piano Bar“. Poi “Compagni di
viaggio“, “Festival” e “Cose“.
Gambadilegno a Parigi, incisa nel 2005, parla di “un uomo
che va a visitare Parigi e arranca con la sua gamba di legno
che gli ricorda la ferita di guerra. E sogna Atene. Cosa
c’entra? Niente, ma i sogni sono fatti così”, spiega il
cantautore. Poi due adolescenti ammazzano Babbo Natale.
“Anche se sono ormai adulto – spiega De Gregori – conservo
del Natale e dei giorni che lo precedono un ricordo
piacevole perché mi ricordano la mia infanzia. Ricordo però
che un anno fui infastidito da quell’atmosfera zuccherosa,
dagli auguri da fare per forza, e così ho scritto una
canzone su un Natale brutto, cruento”. È “L’uccisione di
Babbo Natale“. Il folto pubblico del Farnese – sold out già
da diversi giorni – riprende le esecuzioni col cellulare,
canta e applaude.
Ci sono anche le fan più irriducibili, arrivate da Roma per
non perdersi la “prima” del nuovo tour, partito proprio dal
Piacenza Summer Cult.
De Gregori spiega la storia di un guanto. “Mi capitò di
vedere alcune tavole di un artista tedesco vissuto fra la
fine dell’800 e l’inizio del ‘900, Max Klinger, appassionato
di psicanalisi: quasi come una graphic novel, veniva
illustrata la storia di un guanto, lasciato cadere per
distrazione da una signora che sta pattinando e raccolto poi
da un gentiluomo che spera, restituendoglielo, di poterla
conoscere meglio. Nelle tavole successive il guanto subisce
trasformazioni oniriche. Quella storia mi ha affascinato
perché quel guanto diventa un feticcio d’amore, va in fondo
al mare, viene ripescato, finisce su una spiaggia piena di
fiori, va negli incubi di un individuo, diventa un mostro
che viene rapito e infine trova pace su un piedistallo
marmoreo e a fianco c’è un amorino, un Cupido. Sicuramente
quest’uomo era pazzo, ma anch’io. Ho scritto questa canzone
in un paio d’ore”.
https://www.piacenzasera.it
Francesco De Gregori incanta e fa emozionare
il pubblico di Parma
L’incantevole cornice del Parco Ducale di Parma ha ospitato
ieri sera uno degli appuntamenti più attesi della rassegna
Summertime: il concerto di Francesco De Gregori. La serata
ha visto la partecipazione di un pubblico entusiasta,
accorso numeroso per assistere alla performance del celebre
cantautore romano, che ha offerto un’esperienza musicale
indimenticabile.
In apertura, Angela Baraldi ha riscaldato gli animi con la
sua voce intensa e carismatica, preparando perfettamente il
terreno per l’ingresso di De Gregori. La Baraldi, artista di
grande talento, ha saputo coinvolgere il pubblico con brani
che hanno messo in risalto le sue doti interpretative,
creando un’atmosfera magica sin dai primi minuti.
Quando finalmente De Gregori è salito sul palco,
accompagnato dalla sua fedele band, l’energia è salita alle
stelle. La formazione, composta da Guido Guglielminetti al
basso e contrabbasso, Carlo Gaudiello alle tastiere,
Primiano Di Biase all’hammond, Paolo Giovenchi alle
chitarre, Alessandro Valle al pedal steel guitar e
mandolino, Simone Talone alle percussioni e Francesca La
Colla ai cori, ha dimostrato ancora una volta la propria
straordinaria abilità e coesione.
Dopo il lungo tour con Antonello Venditti, De Gregori sembra
aver acquisito una nuova verve comunicativa, regalando al
pubblico numerosi aneddoti sulla genesi delle sue canzoni.
Questo ha reso la serata non solo un concerto, ma anche un
viaggio emozionante attraverso le storie e le ispirazioni
che hanno dato vita ai suoi brani più amati.
Il momento più toccante della serata è stato senza dubbio
l’omaggio a Lucio Dalla con “Anidride solforosa”, eseguita
insieme ad Angela Baraldi. La commozione palpabile del
pubblico ha sottolineato quanto sia ancora forte l’eredità
di Dalla nel cuore degli italiani.
Tra i momenti più acclamati, non sono mancati i grandi
classici come “Generale”, suonata alla chitarra, “La donna
cannone” e “Rimmel” all’armonica, che hanno fatto emozionare
l’intera platea. Ogni nota, ogni parola, sembrava avvolgere
il pubblico in un abbraccio nostalgico e caloroso.
La serata si è conclusa con un lungo applauso, segno
dell’affetto e della stima che il pubblico nutre per De
Gregori.
Una serata che rimarrà nel cuore di chi ha avuto la fortuna
di esserci, un tributo alla musica e alle emozioni che solo
artisti come Francesco De Gregori sanno trasmettere.
Mirko Fava
https://thesoundcheck.it/
Cervia. Baraldi, viaggio con De Gregori: "Così ha ’stravolto’ la
mia vita"
La cantante apre i concerti dell’artista. "Stavo
registrando un album, poi mi ha chiamata"
__________
La cantante apre i
concerti dell’artista, anche oggi a Cervia. "Stavo registrando un album,
poi mi ha chiamata"
È una estate di
immersione totale nella musica dal vivo, quella di Angela Baraldi, la
cantante, autrice e attrice bolognese, amica e collaboratrice di Lucio
Dalla, vista di recente nel film di Walter Veltroni DallAmeriCaruso. Il
concerto ritrovato, che sta girando l’Italia aprendo i concerti di
Francesco De Gregori. I due si esibiranno questa sera a Cervia, in
Piazza Garibaldi. Baraldi, quello dei concerti insieme a De Gregori per
lei è un ritorno.
"Sì,
era il 1993 e io, fresca delle collaborazioni con Lucio Dalla, avevo
partecipato a Sanremo con A piedi nudi. Una esperienza indimenticabile.
Era la prima volta che mi confrontavo, da sola, con una platea cosi
importante. Era il momento di osare, di dare vita a una carriera come
solista. E De Gregori rimase colpito dalla mia canzone. Mi contattò, e
mi ritrovai sul palco a cantare prima di lui".
E adesso c’è stato un
nuovo incontro.
"Anche in questo caso
inaspettato. Da qualche mese sono impegnata con la realizzazione del mio
nuovo album, dopo tanto tempo voglio far uscire una raccolta di canzoni
mie e avevo deciso di autoprodurre tutto, insieme al chitarrista
Federica Fantuz, che mi accompagna dal vivo. Si prospettava quindi
un’estate bolognese chiusi nel nostro piccolo studio casalingo a finire
di registrare i brani. Improvvisamente è arrivata la telefonata che ha
cambiato i nostri piani. Dopo trent’anni Francesco mi voleva di nuovo
con lui. Ed è ricominciata questa splendida avventura. Per me è come una
vacanza, un viaggio per l’Italia assieme a uno degli artisti che amo di
più".
Enzo Memoli ph e i
suoi video
E l’uscita del disco è
stata rinviata…
"Al contrario, ha
subìto una forte accelerazione perché De Gregori ha voluto ascoltare il
materiale che avevo registrato, se ne è innamorato e ha deciso di
produrre il disco e di farlo uscire per la sua etichetta, la Caravan.
Per cui alterno il palco con il lavoro sull’album, questa volta
sostenuta da lui. Dopo tanti anni mi sento coccolata, protetta,
privilegiata…".
La presenza di De
Gregori influirà sulla scelta del materiale del nuovo disco?
"Assolutamente. È stato
lui stesso a chiederci di continuare a lavorare come abbiamo sempre
fatto. Indipendenza, autonomia e artigianalità sono le basi
irrinunciabili del mio fare musica. Questo non significa che i suoi
consigli, non siano i benvenuti.
Potrebbe esserci anche
una collaborazione?
"Per adesso non è
prevista, il disco andrà avanti nella maniera nella quale era stato
progettato inizialmente. Alcuni brani nuovi li metto in programma ogni
sera, sarà così anche oggi a Cervia. È importante sentire come vengono
accolti dal pubblico".
A proposito di
pubblico, è cambiato dal 1993 a oggi?
"Moltissimo. In quelli
anni la socialità, il sentirsi parte di un avvenimento, specie un
concerto di una delle celebrità della canzone d’autore, era forse più
importante del fatto artistico. Adesso mi sembra che ci sia una maggiore
educazione all’ascolto. È una ritualità teatrale, c’è più concentrazione
e bisogna sempre dare il massimo".
Fonte:
https://www.ilrestodelcarlino.it/
PIERFRANCESCO PACODA - Cultura e spettacoli
A Villafranca non solo Rimmel.
Il Castello scaligero di Villafranca di Verona ha
ospitato con grande successo la seconda data del
tour estivo di Francesco De Gregori, intitolato “De
Gregori dal Vivo”, nell'ambito della rassegna
Villafranca Festival 2024. Questa storica location,
immersa nel fascino medievale, si è trasformata in
uno scenario perfetto per una serata di musica e
emozioni.
La serata è iniziata con l'apertura di Angela
Baraldi, talentuosa cantante e attrice, accompagnata
alla chitarra da Federico Fantuz. Il sodalizio tra
Angela Baraldi e Francesco De Gregori ha radici
profonde, risalenti al 1993. La Baraldi ha eseguito
“A piedi nudi”, il brano che le è valso il Premio
della Critica “Mia Martini” al Festival di Sanremo
del 1993. Questa canzone le ha poi aperto la strada
all’incontro con De Gregori nello stesso anno.
Successivamente, Angela Baraldi ha presentato il suo
nuovissimo brano “Cosmonauti”, una performance che
ha messo in luce la potenza e l'impatto della sua
voce.
Dopo l'apertura di Angela Baraldi, è salito sul
palco il cantautore Francesco De Gregori, accolto
calorosamente dal pubblico entusiasta. De Gregori ha
intonato un duetto con Angela Baraldi, eseguendo la
canzone “Sento il fischio del vapore”, un brano
dall’album inciso da De Gregori e Giovanna Marini e
pubblicato nel 2002.
Per il suo tour estivo, De Gregori ha scelto una
scaletta che privilegia brani meno noti, ma
particolarmente ricchi di contenuto sociale. Questa
selezione ha messo in risalto il lato più riflessivo
e impegnato della sua musica, accanto ai classici
del suo repertorio che hanno segnato la sua
carriera.
De Gregori ha ammesso di essere stanco di cantare i
brani che lo hanno portato alla ribalta popolare,
desiderando dare spazio a composizioni meno
conosciute ma significative.
Durante il concerto, Francesco De Gregori ha
mostrato inizialmente una certa distanza dal
pubblico. Tuttavia, la sua empatia è cresciuta
notevolmente verso la fine dello spettacolo. I fan,
che inizialmente sembravano seguire i brani con un
interesse contenuto, hanno gradualmente mostrato un
entusiasmo crescente.
Le canzoni di De Gregori hanno da sempre
accompagnato una generazione, raggiungendo il cuore
dei suoi ascoltatori. Nonostante la sua apparente
riservatezza, il pubblico ha continuato a dimostrare
il suo affetto e apprezzamento, convinto che "i
soldini" spesi per il concerto siano sempre ben
investiti in emozioni e musica di qualità.
Il concerto di Francesco De Gregori al Castello di
Villafranca di Verona è stato un evento memorabile,
capace di mescolare la storicità della location con
l’eccellenza della musica. Con una scaletta ricca e
una performance che ha saputo emozionare e
coinvolgere, De Gregori ha confermato il suo status
di grande artista e continua a essere un punto di
riferimento nel panorama musicale italiano.
RadioGarda
Este.
Francesco De Gregori apre con una tappa del suo tour
De Gregori dal vivo la prima edizione di Este Music
Festival, in uno degli scenari naturali italiani ai
quali mai ci abituiamo, grazie alla loro bellezza.
Il Castello Carrarese. E lo fa con grande
professionismo, come sempre. Portato lì
dall’organizzazione DuePunti Eventi, in
collaborazione con Città di Este, il cantautore, nel
suo look che più informale e comodo non si può
(visto il gran caldo la cosa migliore) prepara
ventuno brani in scaletta, affidando l’apertura
fatta di altre quattro canzoni a Angela Baraldi, già
corista di Dalla e cantautrice. Il suo sound non ha
niente da invidiare, semmai piuttosto da insegnare,
ai molti giovani che si affacciano sulla scena
musicale da qualche anno, così da riuscire a
attenzionare il pubblico di Este.
A
piedi nudi, Cosmonauti, Bellezza dov’è e Mi vuoi
bene o no, sono i quattro brani presentati con un
certo orgoglio, quello di far comunque parte di una
musica fatta di note e non di campionature estreme,
di batteria e chitarre e non virtualità, così ormai
presenti a livello industriale nelle nuove
produzioni. Poi tocca a lui, al Principe. Che
diventa quest’anno, sorpresa, particolarmente
loquace nelle spiegazioni delle canzoni che va a
presentare, merito se vogliamo e a suo dire di
Antonello Venditti, che in qualche maniera lo ha
contaminato durante uno dei tour precedenti.
L’inizio è con Il fischio del vapore, canto popolare
molto conosciuto, seguito da Il vestito del
violinista che con la sua forza ritmica fa entrare
subito nel vivo del live. De Gregori comincia poco
dopo a spiegare, e bene, le canzoni, sottolineando
con qualche battuta il suo passato: Anni fa mi
dicevano che ero ermetico, adesso che riprendo dei
brani vecchi e li risuono penso che forse avevano
ragione. In una scaletta che varia a piacere (più o
meno rimangono nella stessa ogni giorno la metà dei
brani, gli altri sono stati preparati per essere
variati, unicità di De Gregori), a Este il
cantautore continua nota dopo nota scegliendo con
una certa accuratezza, riproponendoli, alcuni brani
magari finora poco sentiti dal vivo, una
caratteristica che spesso lo contraddistingue. Dà
aria nuova, e vita, a canzoni poco sentite, e questo
è un valore aggiunto che solo pochi, e grandi,
mettono in atto: Così al concerto si possono
ascoltare, ad esempio, persino La casa di Hilde
(composta da me quando non eravate ancora nati), con
chitarra e fisarmonica, e ancora Bufalo Bill,
Atlantide, Festival, ricordo indelebile, affettuoso
e rabbioso, di Luigi Tenco e della sua morte, e
ancora La valigia dell’attore. Poi tocca a Un
guanto, triplo salto carpiato verbale, un brano
magnifico, qui proposto in versione country. In
mezzo a canzoni solo leggermente meno conosciute
fanno capolino Generale, naturalmente, Il cuoco di
Salò, altro pezzo esemplare, La leva calcistica del
’68, Sempre e per sempre, e La donna cannone,
riconosciuta sin dalla primissima nota. Dopo circa
due ore di musica, molto buona come ci si attendeva,
De Gregori saluta i cari ragazzi intervenuti,
uscendo poco dopo per i bis, che sono anche qui un
numero abbastanza inusuale: quattro, e precisamente
Giusto o sbagliato, Anidride solforosa, con Angela
Baraldi, vecchia canzone di Lucio Dalla sul futuro a
venire, per chiudere il concerto con Rimmel e
Buonanotte fiorellino. Ora il lungo tour di De
Gregori proseguirà fino a settembre, saltando su e
giù per l’Italia, occasione dunque propizia per
ascoltare, sentire davvero buona, ottima musica.
Francesco Bettin
www.sipario.it
Udine.
Francesco De Gregori è tornato ad esibirsi al
Castello di Udine dopo circa dieci anni, regalando
al pubblico una serata di emozioni e musica
d’autore. La performance di martedì 23 luglio ha
visto una platea udinese attenta e partecipe, pronta
a sussurrare le parole delle canzoni, rispettando la
volontà dell’artista di essere ascoltato piuttosto
che accompagnato dai cori.
A 73 anni, Francesco De Gregori si conferma un
artista senza tempo. Con il suo cappellino rosso,
maglia blu, pantaloni bianchi e occhiali scuri, ha
sfoggiato un look essenziale e un po’ yankee. Sul
palco, tra una canzone e l’altra, ha trovato anche
il tempo di spiegare i significati delle sue
canzoni, avvicinandosi ulteriormente al pubblico.
“Mi dissero che ero ermetico, che non si capiva il
senso delle mie canzoni,” ha confessato il
cantautore romano, raccontando il retroscena di
“Buffalo Bill”.
La serata è stata caratterizzata da un dialogo
continuo con il pubblico. De Gregori ha parlato
spesso tra una canzone e l’altra, rompendo quella
barriera che spesso si crea tra artista e
spettatori. La sua inconfondibile cadenza romanesca
ha reso i suoi racconti ancora più affascinanti,
creando un’atmosfera di simpatia e complicità con i
presenti.
L’accompagnamento musicale è stato impeccabile
grazie alla presenza di una band di altissimo
livello. Sul palco insieme a De Gregori c’erano
Guido Guglielminetti al basso e contrabbasso, Carlo
Gaudiello alle tastiere, Primiano Di Biase all’hammond,
Paolo Giovenchi alle chitarre, Alessandro Valle alla
pedal steel guitar e mandolino, Simone Talone alle
percussioni e la corista Francesca La Colla. Ogni
membro della band ha contribuito a creare un sound
unico e coinvolgente, arricchendo le canzoni del
cantautore con arrangiamenti raffinati.
Dopo 17 canzoni e 4 bis, il pubblico si è alzato in
piedi e ha finalmente cantato a squarciagola.
Impossibile rimanere in silenzio sulle note di
“Rimmel” e “Buonanotte fiorellino”, due brani
iconici che hanno chiuso in bellezza una serata
memorabile. La platea, che aveva rispettato il
desiderio di De Gregori di ascoltare in silenzio, ha
trovato nel finale l’occasione per esprimere tutta
la propria emozione e gratitudine.
https://www.diariofvg.it
Sempre e per sempre dalla stessa parte ci troverai,
caro Francesco
(Anna Dazzan)
Martedì 23 luglio in Castello a Udine si è
recuperato il concerto di Francesco De Gregori
annullato lo scorso venerdì a causa del maltempo: è
andato sold out
L'ultima volta che Francesco De Gregori aveva
cantato in castello a Udine, sarà stata una decina
di anni fa, ricordo che fui sgridata da una signora
che sedeva nella fila dietro la mia. "Sono venuta ad
ascoltare lui, mica te!". Ci rimasi un po' male,
d'altronde come si fa a stare zitti quando senti dal
palco ...e con le mani amore, per le mani ti
prenderò... Comunque ricordo che mi zittii e iniziai
a sussurrare le parole. Ecco. Ieri sera, martedì 23
luglio, la platea udinese si è comportata più o meno
così, sussurrando insieme le canzoni che "il
principe" ha regalato dal palco del Castello di
Udine. Perché così lui vuole: che non si canti ma si
ascolti.
E così è stato. Per 17 canzoni più 4 bis, il
pubblico ha ascoltato questo signore che a 73 anni e
30 sigarette al giorno (di cui svariate direttamente
dal palco, in una mano la cicca, nell'altra il
microfono), ha ancora qualcosa da dire, e da dare.
Cappellino rosso, maglia blu, pantaloni bianchi e
occhiali scuri. Look un po' yankee, essenziale come
il suo stare di fronte alle duemila persone davanti
a lui (sold out): come una chiacchierata tra amici
che si conoscono da tempo. Prima della quarta
canzone, infatti, il cantautore romano si mette a
parlare (lo farà spesso durante il concerto) per
spiegare il significato di Buffalo Bill. Una volta
non lo faceva, lo dice anche lui. "Mi dissero che
ero ermetico, che non si capiva il senso delle mie
canzoni". E così le spiega e nel farlo riduce un po'
quella distanza che si crea sempre tra chi sta sopra
e chi sta sotto al palco. Oltretutto
l'inconfondibile cadenza romanesca non può far altro
che creare simpatia, nonostante proprio De Gregori
non goda di una particolare fama.
Ma la serata udinese corre via, grazie anche al
valore della band che accompagna il cantautore
romano: sul palco insieme a lui Guido Guglielminetti
(basso e contrabasso), Carlo Gaudiello (tastiere),
Primiano Di Biase (hammond), Paolo Giovenchi
(chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e
mandolino), Simone Talone (percussioni) e la corista
Francesca La Colla. Alla fine il pubblico si alza e,
finalmente canta. Impossibile stare zitti sulle note
di Rimmel, impossibile non salutarsi con Buonanotte
fiorellino.
https://www.udinetoday.it
Cervia
PIacenza
Piedimonte Matese
Francesco De Gregori: un concerto, tre punti
di vista
Silvano Rubino
È un Francesco De Gregori rilassato, sorridente, che scherza
col pubblico, introduce e spiega le canzoni, si fuma una
sigaretta (anzi due) su palco, t-shirt e cappellino da
baseball, che infarcisce la scaletta di brani inaspettati e
sorprendenti, che si diverte, insomma. E punto. Lui stesso
ci scherza. “I critici mi accusavano di scrivere canzoni
ermetiche. Ed era una cosa che mi feriva molto. In effetti
però facendo le prove mi sono reso conto che alcune mie
canzoni sono davvero incomprensibili senza una spiegazione.
Quindi ho deciso di spiegarvele. Fischiatemi se parlerò
troppo”.
De Gregori. Che parla troppo. A un concerto. È proprio vero
che tutto cambia. E che la senilità di questo monumento
della canzone sia un progressivo percorso verso la
leggerezza, anche sul palco. Guardo con un po’ di commozione
i due anelli che indossa (uno all’anulare e uno al medio) e
non posso non pensare che la perdita della sua Chicca abbia
sicuramente pesato in questo sua strada e non so perché
mentre canta Sempre e per sempre intravedo una commozione
inedita. Ma forse sono mie illazioni.
Stiamo ai fatti. Cernobbio, 21 luglio, una serata di vento
che spira dal lago e rinfresca gli animi, l’ex Galoppatoio
di Villa Erba pieno zeppo. È la sesta tappa del suo ennesimo
tour estivo. Come lui stesso ammette la scaletta non è
ancora definita e cambia molto a ogni data (viene pubblicata
dopo ogni concerto sul suo profilo Instagram). Ma secondo me
c’è proprio la voglia di cambiare, forse un prologo alle
date in autunno a Milano quando per un mese al Teatro Out
Off proporrà serate con cambi di scaletta ogni sera, con
brani del suo repertorio meno frequentati.
Qui a Cernobbio sorprende con una versione chitarra e voce
de La Casa di Hilde, in purezza, come quel De Gregori di 40
anni fa. Con una struggente Festival, la canzone dedicata a
Luigi Tenco, un feroce ritratto della crudeltà dello star
system sanremese, potente, commovente, attuale. Con una
divertita L'Uccisione di Babbo Natale (“dovevo essere
proprio di cattivo umore quel natale”). Con un Guanto
introdotto da una lunga e colta spiegazione (l’ispirazione è
una serie di tavole dell’artista tedesco Max Klinger). Con
Il vestito del violinista, potentissima fatta live, del suo
filone antimilitarista, mai così attuale.
Laura Bianchi
Non ho contato le volte in cui ho visto Il Principe live. Né
le volte in cui ho ascoltato le sue canzoni, che mi hanno
accompagnata nell'esistenza, con la sua voce inconfondibile,
con le sue vocali scandite, con le precise parole di chi
conosce la vita e la deve cantare. Ma stasera bisogna che lo
chiami Capo, per sua esplicita richiesta, mentre ci saluta
su una Buonanotte Fiorellino diventata un valzer da ballare
in coppia sotto palco, sempre su preciso suo invito.
E già questo sarebbe sufficiente a incorniciare un concerto
perfetto: il Capo ci guida, ci invita, ci spiega come
interpretare le sue canzoni più ermetiche.
La chiave di questa atmosfera inedita e piacevole, forse,
sta nello spirito con cui il cantautore ora interpreta la
propria sterminata produzione, sterminata e sterminatamente
famosa (mi aspettavo suoi - e miei - coetanei, ci trovo
anche trentenni non ancora nati quando quei pezzi sono stati
composti). Introducendo Gambadilegno a Parigi, lui dichiara:
"Le canzoni esulano dal protocollo, forse è per questo che
le mie non si capiscono: come Gambadilegno a Parigi che
sogna Atene."
Sta qui, credo, la lente attraverso cui leggere la nuova
veste con cui le canzoni si presentano: fuori da ogni
protocollo, il Capo ha dato ordine ai suoi eccellenti
musicisti di costruire un percorso autentico e originale,
che comprendesse quelli che un tempo si chiamavano "grandi
successi", ma anche - e si direbbe soprattutto - rarità
assolute, compresa quella Mannaggia alla Musica scritta per
Ron, e che ora riemerge con una vena autobiografica.
Vedendo la corista Francesca La Colla sul palco, in molti
pensano che sia un modo per supportare De Gregori nei punti
critici di partiture non sempre facili da interpretare;
invece la sua voce sembra immune al passare dei decenni, ed
emerge con tutta la sua potenza espressiva, che sia
nell'equilibrio tra vuoti e pieni (Atlantide, San Lorenzo,
Il cuoco di Salò), o nella delicatezza dei brani più
intimistici (Sempre e per sempre), per non parlare dello
splendido duetto con Angela Baraldi, (già ammirata nel suo
opening act), a riscoprire l'enigmatica e profetica bellezza
di un primo capolavoro di Lucio Dalla, Anidride Solforosa.
Merito anche di una band stellare, dal capo orchestra Guido
Guglielminetti al basso, al polistrumentista Alex Valle,
sempre più imprescindibile, passando per il pianista lirico
Carlo Gaudiello, i sapienti tocchi di hammond di Primiano Di
Biase, senza dimenticare gli assoli di chitarra di Paolo
Giovenchi e l'energia della batteria di Simone Talone.
Quando canta gli ultimi versi di Mannaggia alla musica è
impossibile non pensare a lui, al suo suonare da decenni,
alla sua sigaretta fumata sul palco, mentre ci saluta
sorridendo:" la sera quando smette di faticare/ si sente
libero come una piuma/ chiude nel fodero la fisarmonica e ne
accende una / e poi pensa "Mannaggia alla musica /
dopodomani gli dico addio" /ma poi si siede in faccia al
golfo di Napoli / e ringrazia Dio".
Ringraziamo anche noi il dio della musica, perché siamo
contemporanei di Francesco De Gregori.
Valerio Corbetta
Interno Uno. Bormio, Palazzetto del Ghiaccio, Gennaio 1984,
periodo dylaniato della sua carriera: entra sul palco,
prende il microfono, canta una ventina di pezzi, scende, se
ne va. Senza proferir verbo. Con pezzi arrangiati come
dentro un caleidoscopio, al punto che per capire cosa stia
facendo servono almeno le prime due frasi, che almeno il
testo, quello non lo stravolge. Tutto vero, visto con gli
occhi e udito con le orecchie di questa faccia.
Interno Due. Scompartimento del Frecciarossa Roma-Milano,
periodo qualunque della sua carriera: il ragazzo si ritrova
di fronte proprio lui, il suo riferimento musicale,
filosofico, poetico. Rimane bloccato, sa che lui non è che
sopporti i fan che lo importunano: quindi se ne sta seduto
ad osservarlo di sottecchi, sperando di incrociarne lo
sguardo, magari per offrirgli un sorriso. Niente: quello
legge e prende appunti. Il treno arriva in stazione
Centrale, il ragazzo e il suo riferimento musicale,
filosofico, poetico, scendono. E a quel punto il ragazzo
prende il coraggio a due mani, lo affianca e gli dice:
“Grazie Francesco, volevo solo dirti grazie perchè so che
non ti piace essere disturbato”. E lui di rimando: “Ecco,
eri stato perfetto fino ad ora: perchè devi rompere i
coglioni proprio alla fine?”. Tutto riportato tipo “mihaddettomiocuggino”,
stile leggenda metropolitana ma assolutamente credibile
rapportato alla leggenda misantropica che lo circonda.
Esterno Uno. Cernobbio, Ex Galoppatoio, 21 luglio 2024,
periodo attuale della sua carriera. Lui che parla,
interagisce col pubblico, addirittura saluta qualche vecchia
conoscenza sotto il palco, spiega e introduce sei-sette
pezzi, sorride, si fuma un paio di sigarette, beve acqua
(all’inizio) e un paio di calici di vino. La voce è sempre
quella, anzi: rispetto a qualche esibizione degli ultimi
anni è anche più pulita, calda quando va a cercare tonalità
profonde e secca quando deve urlare di rabbia. La pancetta
che spunta sotto la maglietta nera è un altro segno che è un
De Gregori diverso, più vicino al suo pubblico col quale
scherza sull’età (di chi sta sopra e sotto il palco), le
critiche al suo carattere ombroso e la poca loquacità. La
band lo sorregge quando c’è da picchiare duro, rockeggiando
qualche arrangiamento e lasciando spazio allo scarno
appoggio della chitarra acustica o del pianoforte se c’è da
rallentare e mettere in primo piano il testo, quelle sue
parole precise, ricercate, mai casuali ma piuttosto
profonde, a volte coperte da mistero che rimarrà nonostante
qualche tentativo di spiegarne la genesi.
Atlantide ti fa capire che se non stai attento rischi di
ritrovarti ad asciugarti gli occhi. San Lorenzo, Festival e
Il cuoco di Salò ti tagliano in due. Meno male che Rimmel e
“the last waltz” di Buonanotte Fiorellino riportano tutto in
modalità festaiola e si esce dal parco galleggiando a
mezz’aria, abbracciando amici e sorridendo felici. Perchè
col Principe è sempre così: ti emozioni, chiudi gli occhi e
voli là dove quel pezzo ti aveva trafitto, li riapri e
ricominci. Da quasi mezzo secolo. Sempre e per sempre. Dalla
stessa parte.
https://www.mescalina.it
ASTI – Piazza Alfieri – 16 luglio 2024 – grazie a
Roger Berthod per la concessione delle
sue bellissime foto
Sono stati circa 4mila, ieri sera, gli spettatori in piazza
Alfieri per l’appuntamento con Francesco De Gregori, ospite
del penultimo incontro del festival Astimusica.
Ad aprire il concerto, accompagnata dalla chitarra di
Federico Fantuz, è stata la cantante Angela Baraldi, che è
tornata in questo ruolo dopo trent’anni, dato che aveva già
fatto questa esperienza nel 1993. Poi, con “Sento il fischio
del vapore”, sul palco è salito lui: maglietta nera,
pantaloni chiari, cappellino rosso, ha continuato con “Il
vestito del violinista”, altra canzone contro la guerra, poi
“Atlantide” e molte altre. Canzoni che hanno fatto la storia
della musica italiana, che hanno emozionato come “Generale”,
cui ha partecipato in coro tutta la piazza, o “La donna
cannone”.
Ha cantato e parlato, De Gregori. «All’inizio della mia
carriera dicevano che le mie canzoni si capivano poco.
Questa cosa mi offendeva e mi avviliva, non ci credevo, fino
all’altro giorno quando mi sono rimesso a cantarle e ho
pensato: ma è vero! E allora, alcune di queste le
spiegherò». Poi ha intonato “Piano bar”, ancora accompagnato
e applaudito dal pubblico, quindi “Festival”, “Gambadilegno
a Parigi” e tante altre. Quasi due ore di ricordi e brani
che parlavano di storia, amore, guerra e nostalgia. Qualche
coppia, ai bordi della platea, accennava un lento, mentre
numerosi altri alzavano i telefonini per catturare il
ricordo di una serata attesa.
Un po’ di malinconia tra le note de “Il cuoco di Salò”,
nella voce del cantautore mentre spiegava “San Lorenzo”
(«L’ultima canzone che, questa sera, ha bisogno di
spiegazione» e, soprattutto, nelle parole ispirate dal
calciatore Ago Di Bartolomei in “La leva calcistica della
classe 1968”.
Insomma, un concerto riuscito. Al termine il saluto del
cantautore, poi il rientro per qualche duetto ancora con
Angela Baraldi e, infine, l’immancabile brano “Buonanotte
fiorellino” con cui De Gregori ha salutato la città.
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Pietra Ligure.
Ieri sera, alle 21.00, in piazza San Nicolo, il cantautore
Francesco De Gregori ha portato l’ultima tappa del suo tour
estivo “De Gregori dal vivo”. La data è andata sold-out in
brevissimo tempo
Tra i più importanti esponenti del Cantautorato Italiano,
Francesco De Gregori ha regalato al pubblico di Pietra
Ligure una serata di musica e parole. Il cantautore, ha
aperto le danze con “L’abbigliamento di un fuochista” brano
dal celebre disco Titanic, preparando l’atmosfera per il
resto della scaletta.
Ogni canzone una storia ed ogni storia un racconto. Come la
favola surreale e tragicomica di “L’uccisione di Babbo
Natale” brano che vede protagonisti due ragazzi alle prese
con l’omicidio del celebre baffone che porta i doni nel
mondo.
O il “Cuoco di Salò” che vede come protagonista un cuoco
costretto a fare i conti con il secondo conflitto mondiale,
mostrandoci con un altro punto di vista la crudeltà e la
gravità dell’importanza di combattere per la propria patria.
“Qui si fa l’Italia e si muore” citando la canzone stessa.
Tenero e sentito invece l’omaggio a Zucchero con “Diamanti”,
brano scritto da De Gregori per il cantante Emiliano, che
racconta del rapporto con sua nonna. Divertente l’annedoto
che racconta come il cantautore si sia ritrovato a scrivere
il brano senza effettivamente conoscere il rapporto tra
Zucchero e la nonna, ma solo sentendone un resoconto al
telefono.
All’interno della scaletta anche moltissimi dei brani più
famosi dell’artista quali “Generale”, “La leva calcistica
della classe ’68”, “La storia” e “La donna cannone” per
citarne alcuni.
De Gregori ha poi concluso il concerto con un momento di
spensieratezza e divertimento. Sulle note di “Buonanotte
Fiorellino” ha fatto ballare un valzer a tutte le coppie del
pubblico, congedandosi poi tra gli applausi scroscianti
della folla.
Un’ora e 30 minuti di magia in cui il cantautore romano ha
trascinato gli ascoltatori in un vortice di emozioni vivide
e profonde, in una serata che Pietra Ligure non dimenticherà
facilmente.
“Pietra Ligure ha regalato davvero un grande spettacolo,
ricco di emozioni e grande partecipazione: De Gregori ha
dimostrato di essere un artista eccezionale, siamo felici e
orgogliosi che abbia calcato il palco di piazza San Nicolò.
Un concerto magnifico che ha chiuso al meglio una stagione
di eventi e manifestazioni di qualità e alto livello”, le
parole di commento del sindaco Luigi De Vincenzi.
“Ancora una volta il nostro paese ha dimostrato di essere
capace di rendere possibili momenti indimenticabili. Quando
c’è passione e impegno si riesce a creare sempre qualcosa di
magico. Dietro ogni successo ci sono mesi di lavoro e
moltissime preoccupazioni ma il risultato è stato davvero
grande. Anche questa volta. Un grazie di cuore a tutti
coloro che hanno contribuito a rendere unica la serata di
ieri”, questo il commento del vicesindaco e assessore al
Turismo Daniele Rembado.
Daniele Rembado
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Guglielminetti e Gaudiello. «Musica, amicizia e grande spettacolo»
Domenica 28 luglio alle 21, in piazza Garibaldi a Cervia,
l’atteso concerto del cantautore romano, affiancato sul palco, fra gli
altri, da due musicisti d’eccezione. di Federica Leonetti
L’estate entra nel vivo con una nuova preziosità artistica: l’atteso
concerto di Francesco De Gregori oggi, domenica
28 luglio alle 21, in piazza Garibaldi a Cervia. Si tratta
dell’undicesima tappa del tour che abbraccia tutta l’Italia per ben tre
mesi. Fra i protagonisti sul palco Guido Guglielminetti (basso e
contrabbasso), nonché produttore artistico, il cui matrimonio artistico
con il cantautore romano è iniziato nel 1986. Sicuramente il personaggio
musicalmente parlando più vicino all’artista, pilastro portante sul
palco, in una frase “sempre e per sempre dalla stessa parte mi
troverai…”. E con lui Carlo Gaudiello al pianoforte.
Poi Primiano Di Biase (hammond), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro
Valle (pedal steel guitar e mandolino), Simone Talone (percussioni) e
Francesca La Colla (cori). Aprirà il concerto Angela Baraldi, già ospite
di alcuni tour del cantautore romano, la prima volta nel 1993. Le
canzoni di De Gregori, tra i più importanti e influenti cantautori della
musica italiana, sono note per la loro profondità poetica e per i testi
ricchi di riferimenti letterari e storici. Sul palco di Cervia il
cantautore romano proporrà i brani della sua storia musicale che hanno
segnato la storia della musica italiana.
Guglielminetti,
dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Utilizzando una
metafora, possiamo dire che lei assolve sul palco e nel lavoro con
l’autore questo ruolo?
«La
vera funzione del produttore musicale è fare in modo che l’artista si
esprima nel miglior modo possibile. In questo tour l’espressione è
veramente alta, tanto che in ogni data c’è un repertorio diverso.
Abbiamo preparato 60 pezzi e provato 40 e ogni sera a rotazione li
facciamo girare. Francesco sceglie la scaletta per ogni serata. Non
abbiamo modo di annoiarci, è sempre diverso anche per noi».
Ricordiamo che artisticamente lei vanta un ricco curriculum, con più di
40 album, oltre 50 anni di carriera musicale, oggi nel ruolo di
bassista, ma la sua trasversalità è nota visto che è compositore,
arrangiatore e produttore discografico. Da dove viene questa spinta?
«Il
mio lavoro nasce grazie a una passione per la musica, per il suonare,
poi nel corso degli anni ho sviluppato le capacità che ho messo in
pratica. Occuparmi della registrazione degli album poi delle tournée, mi
ha fatto maturare esperienza in un’era dove non c’erano tutorial ma solo
la voglia di fare».
Oltre la voglia di fare, quale altro valore la guida?
«La
curiosità e lo spirito di sacrificio sono la base per arrivare. Le
fondamenta sono sempre animate dalla pazienza, valore che ci porta a
raggiungere un obiettivo senza la presunzione di avere tutto e subito.
Questa non è una garanzia di successo ma è sicuramente un’opportunità
per raggiungere il traguardo».
Come sta andando il tour?
«Molto
bene perché in questa nuova avventura De Gregori ha un ruolo da story
telling, spiega i brani, i testi, crea un’armoniosa narrazione. Per un
ermetico come lui, cosi considerato,
è una novità che incanta. La cosa meravigliosa che anche io finalmente
ho capito diverse cose di lui».
Come le piace descrivere il suo rapporto con De Gregori?
«Siamo
insieme dall’85. Il nostro è un rapporto che si è evoluto nel tempo
grazie all’amicizia nata dalla grande stima reciproca. Siamo due
soggetti prudenti, ci abbiamo messo un po’, ci siamo ‘annusati’, ma poi
abbiamo concretizzato tutto nel tempo».
Se
il basso penetra, il piano fa vibrare e in questo tour di vibrazioni ne
sono venute già venute fuori tante. Al piano, c’è Gaudiello…
«Carlo
è apprezzato non solo per la sua competenza tecnica ma anche per la sua
capacità di infondere emozione e personalità nelle sue esecuzioni. La
sua formazione musicale e la sua esperienza di lavoro con diversi
artisti, tra cui Malika Ayane, gli hanno permesso di sviluppare un suono
unico e riconoscibile, rendendolo una figura rispettata nella scena
musicale italiana».
Carlo
Gaudiello, a livello personale, qual è stato un passaggio fondamentale
nel suo percorso?
«Ho
iniziato a Torino con studi classici poi a Firenze nel ’91 con Walter
Savelli, un maestro di grande carisma musicale che ha saputo darmi le
risposte di cui avevo bisogno. L’ho cercato, in un’era in cui non
c’erano né social né web, mi ha aperto la visuale e mi ha aiutato a
trovare da solo il mio percorso».
Una lezione importante che lei dà, soprattutto ai più giovani, è quella
della devozione allo studio che richiede tempo e sacrificio. Non a caso
è uno dei pochi artisti ‘no social’…
«Mi
piace dedicare tempo a ciò che veramente mi interessa, cerco di fare
sempre quello che mi anima. Verso queste nuove forme di comunicazione ho
un totale disinteresse. Non è una rinuncia, è il riflesso di una scelta
naturale. Sono a conoscenza delle problematiche dei giovani verso certi
abusi, non ho figli ma ho amici che evidenziano soprattutto con gli
adolescenti certe problematiche e i loro catastrofici effetti anche
sulla salute».
Qual è il suo rapporto con De Gregori e con il tour?
«Con
Francesco ci siamo avvicinati professionalmente nel 1996. Nel tempo, la
sintonia raggiunta, ci ha consentito di diventare anche amici. Nel tour
il mio posto è al piano, strumento che ha un ruolo principe, emerge ma
non appare: farsi sentire e non vedere. L’obiettivo in ogni spettacolo è
il sentire ‘uditivo’ e quello interiore per creare interazione con il
pubblico che è molto importante. L’interazione stimola l’umore di chi
suona. Altre volte abbiamo creato molta poca partecipazione. Per questo
facciamo pezzi diversi ogni sera e da quando Francesco ne spiega i
testi, questa partecipazione si è amplificata».
Guglielminetti, un’ultima battuta: ma senza la musica ci sarebbe tutto
questo tra voi?
«La
musica è un grande collante che crea relazioni, genera amicizia e
traduce tutto questo in un grande spettacolo».
fonte
https://piunotizie.it/
Alghero si inchina al principe Francesco De Gregori
di Nicola Nieddu
Alghero In un anfiteatro "Ivan Graziani" sold out, il
pubblico di Alghero si inchina al Principe della musica
italiana. Francesco De Gregori, 73 anni portati benissimo,
ha regalato uno dei più bei concerti di questa estate. Oltre
due ore di musica, dove il cantautore romano ha ripercorso i
suoi 55 anni di carriera. Ieri sera all'anfiteatro algherese
c'era un pubblico formato da generazioni diverse, da chi ha
vissuto gli anni '70, sino ai duemila, passando per gli anni
'80 e '90. De Gregori, accompagnato sul palco da Guido
Guglielminetti (basso e contrabbasso), Carlo Gaudiello
(tastiere), Primiano Di Biase (hammond), Paolo Giovenchi
(chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e
mandolino), Simone Talone (percussioni) e dalla voce della
corista Francesca La Colla, ha regalato emozioni spaziando
nel suo immenso repertorio fatto di canzoni che sono delle
autentiche poesie in musica.
In scaletta non potevano mancare brani che sono dei grandi
classici e che fanno parte della storia della musica
italiana come Generale, Piano bar, La leva calcistica della
classe '68, Buonanotte fiorellino, Rimmel e La donna
cannone. De Gregori, dopo il successo di ieri ad Alghero
replicherà questa sera a Cabras in piazza Stagno per Dromos
festival. Anche a Cabras ad aprire il concerto di De Gregori
sarà la cantautrice Angela Baraldi. Quello di De Gregori ad
Alghero era uno degli ultimi appuntamenti dell'Alguer Summer
Festival, organizzato da Shining Production, in
collaborazione con Le Ragazze Terribili, Roble Factory.
Festival che si concluderà la prossima settimana: Il 21
agosto Voglio Tornare negli anni Novanta; il 22 Tony Hadley
(Festival Abbabula) e il 23 agosto Roberto Vecchioni.
https://www.lanuovasardegna.it
De Gregori incanta Cabras: due ore di magia, e il finale fa
ballare il pubblico di piazza Stagno
Il “principe” ha ripercorso ancora una volta i suoi 55 anni
di carriera
Il pubblico canta le sue canzoni senza tempo senza mai
fermarsi: una magia che a Cabras dura per due ore, nelle
rive della laguna. Un capolavoro perfetto firmato da
Francesco De Gregori. Il “principe” ieri sera ha ripercorso
ancora una volta i suoi 55 anni di carriera. «Questa volta
canterò e parlerò. Vi farò ascoltare anche le canzoni meno
famose, quelle che non hanno fatto il giro delle radio».
Sono le prime parole del cantautore romano, 73 anni portati
benissimo. La scaletta è a sorpresa: nel tour estivo cambia
il percorso sonoro in ogni tappa. Ma in tutte non mancano
mai i successi intramontabili.
De Gregori, che si è esibito nell’ambito del festival Dromos
ha aperto con “L’abbigliamento di un fuochista” e ha
continuato con “I muscoli del capitano”. Gli applausi sono
continui e calorosi. Sono arrivati in tantissimi per
ascoltarlo, per cantare assieme a lui i successi che hanno
scritto la storia della musica italiana. Lui canta, è vero.
Ma con il suo pubblico parla, spiega il significato di ogni
canzone. Da dove è nata, perchè è nata. E poi ecco
"Atlantide", “Deriva”, “Caterina”. Lui si diverte, coinvolge
il pubblico, beve dal calice in vetro, forse acqua, e si
accende qualche sigaretta. “Generale” non ha bisogno di
parole: la piazza la riconosce sin dai primi accordi.
E poi ecco che nessuno rimane in silenzio. Come anche quando
intona le prime note di “La leva calcistica della classe
68”. Ma anche tutto il resto è da brividi. Il sipario cala
con “Buonanotte fiorellino”: e tutti a ballare il valzer.
Come il principe ha ordinato.
Sara Pinna
https://www.unionesarda.it
MARINA DI PIETRASANTA.
Una bella serata estiva dopo il caldo torrido degli ultimi
giorni, ha accolto mercoledì sera alla Versiliana il
concerto del cantautore Francesco De Gregori, apparso in
grande forma, che ha incantato, commosso e coinvolto il
pubblico. Accompagnato dalla sua band il cantautore romano
73enne, coetaneo e amico di Antonello Venditti ha
snocciolato una scaletta omogenea, permeata di brani meno
conosciuti. Insolitamente estroverso e loquace, ha anche
ricordato di essere etichettato come troppo ermetico nelle
sue canzoni, che alcune, addirittura non si capiscono.
Non sono mancate canzoni iconiche come Generale, la leva
calcistica della classe ’68, La Donna Cannone, Rimmel e
Buonanotte Fiorellino,
Durante queste esibizioni che hanno suscitato un’intensa
partecipazione emotiva, il pubblico ha accompagnato
l’artista cantando a squarciagola e applaudendo
calorosamente. Questi momenti hanno evidenziato non solo
l’affetto e la stima di cui De Gregori gode, ma anche la sua
capacità di mantenere vivo il legame con i fan attraverso le
sue intramontabili composizioni. L’atmosfera durante i
concerti è stata permeata da una palpabile energia positiva,
confermando il ruolo centrale delle sue hit nel panorama
musicale italiano.
Francesco De Gregori è tornato dal vivo da solista (lo
scorso anno con lui c’era Venditti) e, come il vino buono,
con il passare del tempo ha acquisito valore, saggezza,
mestiere e bellezza. Perché lui è uno di quelli che ancora
oggi può segnare un solco indelebile tra quello che vale la
pena ascoltare e quello di cui, invece, si può fare
benissimo a meno.
https://www.noitv.it
Grande successo per il concerto di Francesco De Gregori al
Teatro delle Rocce di Gavorrano.
Quasi due ore di ottima musica che ha coinvolto il numeroso
pubblico presente
È stato un successo in tutti i sensi, il concerto di
Francesco De Gregori andato in scena nella serata di venerdì
23 agosto nella suggestiva cornice del Teatro delle Rocce di
Gavorrano. Un sold-out annunciato già alla vigilia da parte
degli organizzatori.
Il cantautore romano, in giro per l’Italia con il suo tour
“De Gregori dal vivo”, non ha deluso i tantissimi
appassionati presenti nell’incantevole location gavorranese.
Ad aprire il concerto, la breve anteprima con l’artista e
cantante Angela Baraldi, che in più di una occasione ha
accompagnato De Gregori nei suoi tour.
Ampio il repertorio proposto dal cantautore romano: da brani
meno noti alternati ai suoi cavalli di battaglia,
"Generale", "Bufalo Bill", "Rimmel", "La donna cannone", "La
storia siamo noi..." e altre, che lo hanno reso celebre
nella sua lunga carriera artistica. Non è mancato un omaggio
all'amico e artista bolognese Lucio Dalla, scomparso anni
fa. De Gregori ha cantato assieme ad Angela Baraldi, il
brano "Anidrite solforosa" del 1975.
In chiusura, il brano “Buonanotte fiorellino”, dove De
Gregori ha invitato il pubblico a ballare un valzer.
Appello, quest’ultimo, che il pubblico ha apprezzato
moltissimo, partecipando in massa.
https://maremmanews.it
De Gregori “Principe” del Settembre Prato è spettacolo: la
piazza sold out lo saluta ballando il valzer
Il cantautore romano ha incantato il pubblico con una
scaletta che ha ripercorso mezzo secolo di carriera.
Dopo la pioggia, la poesia assoluta. Ieri sera, mercoledì 4
settembre, in una piazza Duomo da tutto esaurito è salito
sul palco Francesco De Gregori. Il leggendario cantautore
romano, che non ha bisogno di presentazioni, ha incantato il
pubblico con una scaletta che ha ripercorso i passaggi
chiave di una carriera lunga mezzo secolo. Il “Principe”,
così lo aveva ribattezzato l’amico di una vita Lucio Dalla,
ha regalato alla città i suoi migliori successi ma anche
alcuni pezzi più ricercati.
Testi profondi, metafore sottili
e riferimenti alla tradizione folk rock americana di Bob
Dylan, il live è stato un concentrato di pura intensità. Con
la voce inconfondibile di un artista senza tempo, ha dipinto
le canzoni italiane più belle degli ultimi cinquant’anni
riuscendo a creare immaginari e ritornelli scolpiti nel
cuore di intere generazioni.
Il concerto, lungo due ore, si
è aperto con la “Lettera da un cosmodromo messicano”
contenuta nell’album “Mira Mare 19.4.89” uscito nel 1988 per
poi “pescare” anche “L’abbigliamento di un fuochista” da
“Titanic”, album del 1982.
De Gregori, penna sottile e
netta, ha riportato l’ascoltatore in un viaggio all’interno
dei propri ricordi personali legati indissolubilmente a
periodi storici che non torneranno ma che, grazie ai suoi
pezzi, conservano ancora la magia originale. Canzoni come
“La donna cannone” o “Rimmel”, arrivate solo alla fine, sono
state per molti colonne sonore di storie d’amore passate e
presenti. E poi il tema della guerra, ancora tristemente
attuale, con “Generale” che risuona come una preghiera. De
Gregori, che ha sulle spalle brani da antologia, ha
riportato in piazza “La Storia” del nostro Paese tra
politica, fede e immigrazione. I suoi dischi, proprio come i
grandi classici della letteratura, regalano ad ogni ascolto
sfumature nuove mai notate prima. Il pubblico poi ha
salutato il cantautore abbandonandosi ad un valzer sulle
note di “Buonanotte Fiorellino”.
https://www.notiziediprato.it
Quello di Prato in piazza
Duomo è stato l'ultimo dei concerti a cui ho partecipato del
meraviglioso e strepitoso tour di Francesco De Gregori dal
vivo. Non l'avevo programmato, come solita fare appena si ha
notizia dell'apertura delle vendite dei biglietti su ticketone per accaparrarmi un posto tra le prime file.
Stavolta, trovando in fansale un biglietto per un posto in
prima fila a 6gg. dal concerto, la tentazione è stata forte
e non ho resistito. Per Francesco sono
davvero
disposta a
qualsiasi cosa pur di stare la'...È
una vera passione la mia e le passioni, si sa, vanno
coltivate!
Ed io la coltivo da ragazzina, 12 anni appena, e
se da fanciulla te la spieghi, da adulta è difficile da
spiegare e, soprattutto, da far capire agli altri, ma si sa
...non c'è niente da capire.
Francesco e la sua musica sono
stupore, meraviglia, mistero, bellezza e amore che mi
mandano in estasi all'ascolto e alla vista! Benedetto sia
Francesco per le sensazioni, i sentimenti e le emozioni che
suscita, e allora alla fine di tutto questo e di tanto altro
ancora che mi aspetta, posso ben dire che sempre e per
sempre dalla stessa parte mi trovera'.
Quindi grazie a
Francesco De Gregori e grazie ai suoi superlativi musicisti:
Simone Talone, Primiano Di Biase, Carlo Gaudiello, Alex
Valle, Paolo Giovenchi, Guido Guglielminetti, Francesca La
Colla.
(Antonella Tartaro)
|
POMPEI.
L’Anfiteatro di Pompei ha fatto cornice d’eccezione,
ieri sera, per il concerto di Francesco De Gregori. Il
cantautore romano, con la sua voce inconfondibile e le sue
liriche poetiche, ha regalato al pubblico un’esperienza
unica, intrisa di emozioni e di suggestioni.
Ad aprire la serata è stata Angela Baraldi, accompagnata
alla chitarra da Federico Fantuz. La Baraldi ha subito
conquistato gli spettatori con la sua intensa
interpretazione di “Piedi nudi”, seguita da “Cosmonauti”,
“Bellezza dov’è” e “3021”. Le sue performance hanno
riscaldato l’atmosfera, preparando il terreno per l’ingresso
del grande protagonista della serata.
De Gregori ha fatto il suo ingresso in scena con una
tripletta mozzafiato: “Lettera da un cosmodromo messicano”,
“Cose” e “Atlantide”. Subito dopo, il cantautore ha preso la
parola, annunciando al pubblico tra il serio e il faceto:
“Stasera a Pompei farò due cose inedite: parlerò tra una
canzone e l’altra e vi farò ascoltare pezzi meno conosciuti
che forse non avete mai sentiti in radio”.
Ha mantenuto la promessa, continuando con “Bufalo Bill”,
preceduto da un racconto sulla figura storica del
leggendario cacciatore. Ha poi eseguito i più noti
“Pianobar” e “Compagni di viaggio”, prima di arrivare a “Un
Guanto”, rivelando che quest’ultimo brano è stato ispirato
da un’opera dell’artista Max Klinger (1857-1920).
Uno dei momenti più toccanti della serata è stato
l’esecuzione di “Baci da Pompei”. Questo brano, ispirato
dalla tragica storia della città distrutta dall’eruzione del
Vesuvio nel 79 d.C., ha risuonato in modo particolare
nell’anfiteatro pompeiano. Le parole evocative di De Gregori
hanno dipinto l’immaginaria, ma verosimile, storia d’amore
tra due giovani pompeiani interrotta dalla furia del
vulcano.
“Possa bruciare sempre la mia mano/nella tua mano/e
consumarsi il mio destino/nel tuo destino/E questa pioggia
ritorni vino/E questa cenere ritorni vino”. Ascoltare queste
parole dal vivo, nel luogo in cui la tragedia si è
consumata, è stato un privilegio che ha toccato
profondamente l’animo degli spettatori.
La serata è proseguita con una serie di brani meno noti,
come promesso dall’artista: “Come il giorno”, “L’uccisione
di Babbo Natale” e “I matti”. Tra questi, l’unica eccezione
nota è stata “Generale”, prima di proseguire con “Il cuoco
di Salò”.
Il concerto ha raggiunto un crescendo con alcuni dei pezzi
più amati di De Gregori. La nostalgia ha pervaso
l’anfiteatro con “La leva calcistica della classe ’68”,
l’amore eterno è stato celebrato con “Sempre e per sempre”,
mentre “La valigia dell’attore” ha reso omaggio al pubblico.
La serata ha toccato l’apice con “La donna cannone” e le sue
parole senza tempo: “Quell’enorme mistero volò/Tutta sola
verso un cielo nero, nero S’incamminò”.
Il pubblico ha acclamato “Il Principe” a gran voce,
richiamandolo sul palco per un bis indimenticabile. De
Gregori ha eseguito “Mannaggia alla musica” e un emozionante
duetto con Angela Baraldi in “Anidride Solforosa”, splendido
pezzo di Lucio Dalla.
Tra i brani più attesi della serata c’era ovviamente
“Rimmel”, che non ha deluso le aspettative, con De Gregori
che lo ha riservato per il momento clou del concerto. La
serata si è conclusa inevitabilmente con “Buonanotte
fiorellino”, con l’artista che ha invitato tutti a ballare
questo delicato valzer, scritto per i cuori di ogni tempo
ancora capaci di sognare.
Il concerto di Francesco De Gregori ha chiuso la rassegna
“BoP – Beats of Pompeii” nell’Anfiteatro pompeiano, un
cartellone di eventi che ha riscosso grande successo.
Tuttavia, il tour del cantautore romano proseguirà, portando
la sulla sua musica e le sue storie in altre città, per
continuare a incantare il pubblico con la sua arte.
https://www.madeinpompei.it
PIEDIMONTE MATESE.
Uno spettacolo entusiasmante ieri sera, sabato 31 agosto 2024, alla così
ribattezzata “Arena Matese” (lo Stadio comunale “Pasqualino Ferrante” in
località Sepicciano a Piedimonte Matese), quello dell’artista Francesco De
Gregori nell’ambito dei concerti Estate 2024. E adesso l’attesa è per quello
dell’artista Fiorella Mannoia del prossimo 3 settembre 2024.
https://www.matesenews.it/255350-2/
MODALITA’ ATLANTIDE
Mimmo Rapisarda - 1 agosto 2024
Villa Bellini, 1 agosto 2024. In fondo al piazzale delle Carrozze il
grande palco, tutto ben organizzato in modo da permettere ai cittadini
di usufruire anche loro dei Giardini pubblici, quindi separati dagli
eventi di Catania SummerFest.
Dopo un saluto al caro Gaudiello, a Valle, Talone e al Capobanda, come
concordato esce fuori dall’area riservata, come da una nuvola, Vincenzo
“Chips” Lombi, road manager di De Gregori. Ci salutiamo, ma un agente
dell’istituto di vigilanza, con un atteggiamento da sceriffo ci ferma e
dice che non posso entrare perchè privo di pass.
- guardi che è un
ospite dell’artista, dopo lui ce ne sono altri quattro.
- mi dispiace, non
può entrare.
Mandando a quel paese quel coglione, Chips mi afferra per il braccio e
senza più ascoltarlo mi accompagna alla tenda dove si rilassa colui che
per brevità chiamiamo artista. Entro, pensando che mi avrebbe subito
detto la spassosa
"che minchia si dice nella stiva di Ciccio?".
E invece:
"Rapisarda! Ormai siamo come fratelli!"
Non
sono scemo, sapendo che dopo di me aspettavano lì fuori autorità,
giornalisti e diplomatici, non mi dilungo nell’incontro. Solo dieci
minuti. Gli porgo i saluti del mio compagno di merende Daniele Di Grazia
(assente giustificato) e poi, fra complimenti reciproci e facendomi
portavoce di tutti coloro che gli vogliono bene, abbiamo parlato anche
di cose che mi tengo per me. Quelle
lecite: il mio servizio di Corvè quando accompagnai tre baglioniane
scatenate al concerto di Siracusa nel 2022, mimando il tenente La Rosa
di Mediterraneo riguardo la durata di quel tedio:
“Francesco, minchia….
tre ore!!”.
Ride anche Chips alla porta, mentre mi ascoltava. Vedendolo interessato
(bella, Ognina!), gli ho poi spiegato la creazione del lungomare
catanese ad opera dell’Etna nel 1160 e del Porto Ulisse una volta
esistente in quella borgata.
Un
consiglio: non parlategli di quando farà il prossimo disco o di noiose
cazzate relative al suo lavoro. Fatelo divertire, non tiratevela facendo
gli Anthony Scaduto di turno elencandogli l'Opera Omnia di Dylan solo
per attirare la sua attenzione. Ricordategli invece un film di Sordi o
una partita della Roma, oppure cose frivole e banali. Insomma, siate
normali e sopratutto voi stessi.... e vi ascolterà come se fosse un
vostro amico da sempre.
Quando ci siamo salutati mi ha regalato in anteprima la scaletta,
bagnata dal suo tè freddo.
“Mi raccomando, non farla leggere”.
Torno al posto e lo tradisco subito. Come non potevo condividerla con
quelli che venivano a salutare zio Mimmo, il Nostromo, il Capitano, (non
ricordo gli altri soprannomi)? È stato un piacere conoscere finalmente
Carmen, Donatella, e rivedere Alessandro Noto con Serena, Mauro e
Sabrina, Angelo Giuliano, Luciano Cosentino con Giovanna, Giampy e Beppe
Ferrigno, e chissà quanti altri erano lì attorno.
La
scaletta, che mezz’ora dopo l'inizio era già disponibile sul suo canale
Instagram, è ormai nota con la prima “Lettera da un Cosmodromo
Messicano” suscitando commenti fra le file etnee
“ma qual è chista? Na
canusciu, ma è a ‘so o di Lucio Dalla?
Quella di Dalla era invece Anidride solforosa, cantata magistralmente in
coppia con Angela Baraldi e contenuta nel suo disco Bootleg del 1993 e
in quello omonimo di Lucio del 1975.
Durante lo spettacolo è abbastanza ciarliero, virtù che dice
trasmessagli da Venditti nell’ultimo, interminabile, tour. Infatti
spiega molte canzoni che per quelli che ci avranno scoperto dentro
chissà quali storie d’amore non sono altro che suoi candidi sogni di una
purezza e semplicità disarmanti. Vedasi la Dolly e il figlio del figlio
dei fiori, che lui definisce “due figli di puttana” e che ne fanno di
tutti i colori in quella notte quando rimasero intrappolati nella testa
di quel geniale visionario che conosciamo.
Oggi le spiega volentieri (“dicono che sono ermetico”),
diversamente dall'antico De Gregori che pronunciava al massimo dieci
parole, forse perché non gliene frega più nulla di niente; impermeabile anche alle critiche per gli
spot Enel e Fiat e il disco con Zalone.
Con la stessa naturalezza presenta
la banda composta da Guido Guglielminetti (basso e contrabasso), Carlo
Gaudiello (pianoforte), Primiano Di Biase (hammond e tastiere), Paolo
Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino),
Simone Talone (batteria e percussioni) e Francesca La Colla (vocalist).
“La mia storica band.
Non abbiamo sequenze, effetti, autotune e varie diavolerie. Musica
italiana, è tutto
originale, anche gli errori fra noi sono originali, e si sentono”.
Bello davvero, come un artista che suona in giro fra i Pubs del Texas e
dell’Arizona per pochi dollari e le birre per i musicanti!
E
così si arriva all’ultima dei bis: Buonanotte fiorellino, per la quale
non è disponibile, purtroppo, un video fin dall'inizio.
Francesco si avvicina fin sotto al palco e si accorge che sono seduto in
prima fila.
“Questa è una canzone da ballare, quindi io vorrei che si
formassero delle coppie e che ballassero al ritmo che avrete
riconosciuto.... che è un valzer. Perché questa canzone è bella da
ballare, più bella che da cantare. Forza, aprite le danze, sotto il
palco c’è anche abbastanza spazio, avanti su…… Rapisarda dai, mi fido di
te!”
A
quel punto devo alzarmi dalla sedia, incito il pubblico dietro di me a
ballare e mi infilo con mia moglie dentro pochi passi di un valzer che
non dimenticherò facilmente. Subito dopo vengo travolto da un’onda di
catanesi che stanno lì sotto a ballare anche da soli, un altro centinaio
impazziti arrivano sotto il palco per stringergli la mano. Una signora
alle mie spalle mi rompe quasi i timpani gridandogli
"Alice!, Alice!".
Il Capo è
contento, tanto contento, ricambia come se fosse Papa Francesco,
accontentando mille mani e curvandosi come non l’avevo mai visto fare.
Qualche giorno fa ho scritto di una canzone di Francesco De Gregori del
1976 che lui così spiegò:
“Mi
ricordo una stanza abbastanza grande con due finestre e addossato alla
parete fra queste due finestre il pianoforte verticale. Allora mi misi
lì a suonare e a scrivere questa canzone appuntando le parole su un
foglio di carta e intanto faceva giorno piano piano e la luce entrava da
queste due finestre a destra e a sinistra del pianoforte e pensai che
quello fosse il miglior giorno stereofonico che avessi mai visto. E un
po’ perché sembrava proprio di stare sott’acqua un po’ perché quello era
un raro, prezioso, momento di solitudine, mi venne in mente di chiamare
questa canzone Atlantide. In seguito venni invitato dalla RCA in un
grande albergo di Sabaudia dove c’era una riunione degli addetti alle
vendite. Naturalmente la cosa finì tardissimo e io tornai a Roma verso
le cinque del mattino e alle sette doveva passarmi a prendere Michele
Mondella per andare insieme a Catania dove avevo una serata. Pensai che
non valeva la pena mettersi a dormire per due ore e cominciai a scrivere
questa canzone. Più tardi, sopra Catania, feci leggere le parole a
Mondella. Ormai era giorno fatto, il sole a quell’altezza scottava
attraverso i finestrini. Sia io che Mondella avevamo dei grandi occhiali
scuri ed eravamo morti di sonno e lui mi disse che ero matto”
Ecco quel che pensò
quell'uomo di passaggio nel 1975, mentre volava alto nei cieli di Napoli
per poi completare i suoi pensieri
sopra quelli di Catania. Sapevo già che alle porte di agosto un signore
con la barba bianca avrebbe sorvolato i cieli della mia città come
allora e che, puntualmente, mi avrebbe fatto entrare in modalità....
ATLANTIDE!
Non
ti incrociavo da tre anni, amico mio. Grazie sempre!
(dal diario di bordo, Mimmo Rapisarda)
Pubblico
entusiasta per la tappa catanese del tour “De Gregori dal
vivo”, un ritorno attesissimo sulle scene dopo un’assenza di
oltre due anni.
Francesco
De Gregori, uno dei più grandi protagonisti della scena
musicale italiana, ha aperto gli spettacoli di agosto della
rassegna di spettacoli estivi Catania Summer Fest. L’Arena
della Villa Bellini ha accolto un numeroso pubblico
entusiasta, pronto a vivere una serata all’insegna della
vera e propria poesia musicale.
Definito
“Principe” della canzone d’autore italiana, De Gregori ha
saputo conquistare generazioni con la sua capacità di
raccontare storie attraverso melodie coinvolgenti e testi
profondi. La sua voce, unica e inconfondibile, insieme ai
suoi testi ricchi di immagini evocative, ha creato una
connessione profonda con il pubblico catanese. Il tour “De
Gregori dal vivo” rappresenta un ritorno attesissimo sulle
scene dopo un’assenza di oltre due anni dai tour solisti,
portando in giro per l’Italia i brani che hanno segnato la
sua carriera e la storia della musica italiana.
La serata è
iniziata con intensità quando De Gregori, accompagnato
dalla sua band di musicisti eccezionali, Guido
Guglielminetti al basso e contrabbasso, Carlo Gaudiello alle
tastiere, Primiano Di Biase all’hammond, Paolo Giovenchi
alle chitarre, Alessandro Valle alla pedal steel guitar e
mandolino, e Simone Talone alle percussioni, con Francesca
La Colla ai cori ha dato il via a un viaggio musicale,
elevando ogni brano a un’esperienza quasi trascendentale.
La scaletta
del concerto ha incluso sia i brani più recenti che i grandi
classici, con il pubblico che ha cantato a gran voce
“Generale”, “La Donna Cannone”, “Rimmel”, “Sempre e per
sempre” e “La leva calcistica del ’68”. Ogni canzone ha
raccontato una storia, riuscendo a creare un’atmosfera
intima e coinvolgente.
A chiudere
la serata la meravigliosa “Buonanotte Fiorellino”, uno dei
pezzi più amati del suo repertorio, con il pubblico che ha
iniziato una danza collettiva sotto le stelle, creando
un’atmosfera di pura magia e romanticismo. La performance è
stata un trionfo di emozioni, con il pubblico che ha
salutato De Gregori con una standing ovation, riconoscente
per aver vissuto una serata indimenticabile.
https://sicilia.lidentita.it
De Gregori e i braghettoni
La
grottesca, ma anche un poco odiosa, campagna social di chi è
indignato perché "La storia siamo noi" è diventata uno spot
dell'Enel. La sinistra è passata dall'egemonia culturale
all'appropriazione indebita di canzone popolare, ma senza diritti
Siae. Perché a loro, la libertà del cantautore li fa sentire offesi
La
storia siamo noi è una splendida canzone di Francesco De Gregori,
che mercé l’affitto all’Enel per uno spot di sapore patriottico è
diventata un piacevole refrain dell’estate italiana. Da qualche po’
sta però montando sui social una curiosa, sussurrata ma non meno
odiosa, campagna di protesta: basta con questa canzone! Che schifo
l’uso commerciale! A dare il là era stato Biani, l’arciprete del
vignettismo moralista: “‘La storia siamo noi, nessuno si senta
offeso’. Io un pochino sì da quando è diventata una pubblicità.
Vabbè”. Da allora spuntano le vedove: “Direi che lo spot Enel con la
musica di De Gregori ha un tantino rotto i coglioni”. “Il prossimo
passo farà la pubblicità della Coca-Cola”. Non accadde nulla di
simile quando Volare diventò spot per l’Alitalia o per la Fiat.
Forse perché Modugno era un libertario, non un comunista. Il
fastidio grottesco di costoro nasce dal fatto che, senza averne i
diritti Siae, questo popolo di braghettoni ritiene di avere il
legittimo possesso (morale? politico?) su una canzone che pure
Mattarella citò, dunque è di tutti. Dall’egemonia culturale sono
scaduti all’appropriazione indebita di una canzone, di cui De
Gregori può fare ciò che vuole. Ma a loro la libertà degli altri li
fa sentire esclusi.
MAURIZIO
CRIPPA 10 AGO 2024
OSTUNI
Non è stato solo un concerto, uno dei più belli.
È stata per me un' arrampicata energica e decisa
verso una meta.
Ogni brano mi ha fatto innalzare di livello rispetto
alla banalità, al populismo, al panorama musicale
contemporaneo.
È stata una scalata verso una sorgente a cui
abbeverarsi, nel deserto culturale, superficiale e
oserei dire imbarazzante che stiamo vivendo.
Brani come "I muscoli del capitano", "I matti",
"Pianobar", "Atlantide", "Condannato a morte",
"Bufalo Bill", "Il cuoco di Salo'" che non capita
facilmente di ascoltare dal vivo, ciascuno con il
proprio testo, il proprio significato ed il proprio
magnifico arrangiamento, mi hanno fatto estraniare e
per un momento, mi hanno fatto sognare.
Sognare una realtà diversamente dove le parole hanno
un senso, dove la musica ha delle storie dietro da
raccontare e dove una canzone è un insieme di note e
non di suoni gutturali e cavernicoli, frutto di
autotune e campionatori (non a caso lo stesso De
Gregori ha ribadito "qui suoniamo dal vivo, senza
basi").
Un percorso che mi ha condotto in cima e che mi ha
fatto scorgere un panorama bellissimo, fatto di
poesia, di storia, di suggestioni come su "Un
guanto" o "su Come il giorno".
Insomma è stato un concerto di due ore piene che è
servito a me, ma penso anche agli altri, per
ritrovare le origini della musica, capire quanto è
bello il cantautorato e quanto poveri siamo ora.
Sarà una considerazione radical-chic non lo so. Ma
io non sono per niente chic, ciononostante non ho
ancora fortunatamente perso il gusto nel vedere e
ascoltare qualcosa di bello, di ben fatto e che
purtroppo nei nostri tempi appartiene alla storia.
Un De Gregori con una voce davvero in gran forma
malgrado l'età, che si ferma a spiegare il senso di
alcuni brani e versi, soprattutto quelli poco noti
(un modo anche per dire ve li spiego così poi non ci
montate su polemiche o storie troppo fantasiose),
che finalmente si è preso un palco per portarci su
brani davvero tirati fuori dalla gioielleria.
Non più ciò che il pubblico si aspetta, ma
soprattutto ciò che il cantate vuol fare ascoltare.
E pazienza se molti i brani il pubblico non li
conosce, anzi meglio così, li ascolta ed aggiunge
qualcosa di nuovo.
Ottimo anche l'intervento di Angela Baraldi
in"Anidride solforosa", brano che un tempo ci
saremmo solo sognati dal vivo e ottima
l'apertura-omaggio a Giovanna Marini con
"l'abbigliamento di un fuochista".
Per me è stato uno dei più bei concerti di questi
ultimi anni.
di
Giulio De Benedictis (anche la foto)
____________________________________
E pazienza se quel gioiello de ‘La casa di Hilde’
impreziosita dalla fisarmonica di Primiano Di Biase non l’ho
sentita (ancora) ma un concerto così ti rimette al mondo e
pazienza se i musicisti pensano di essere sempre imperfetti
(avercene di musicisti così…) ma a me arriva tutta
l’emozione e la magia che solo la bella musica provoca. E
pazienza se questo artista a cui ho dedicato un libro ora è
in una fase diversa (si cambia, per fortuna)…io mi prendo il
bello e l’oro che ancora può raggiungermi in una sera
d’estate magica. In un luogo meraviglioso, sulla prua
dell’incontro di due mari, ho incontrato di nuovo i muscoli
del capitano.
Grazie a Paolino Giovenchi, a Carlo Gaudiello, a Primiano Di
Biase, a Guido Guglielminetti, ad Alex Valle, a Simone 'federicuccio'
Talone, a Francesca La Colla. E grazie soprattutto a lui che
da circa trent’anni rende le mie emozioni più vive e i miei
ricordi più lancinanti, Francesco De Gregori ♥
W la Musica!
(Maria Teresa Franza)
E allora sognò il Tempo/che lo voleva fermare
Da quel 1 ottobre 1996, primo concerto, è passata una vita.
Senza quel giorno, senza tutti gli altri concerti di De
Gregori, la mia sarebbe stata sicuramente una vita diversa,
forse meno pazza, più lineare.
Ne ho sentiti di live (alcuni di livello supremo, altri
meno) ma quello di stasera per qualità di canzoni e momento
storico è stato forse in assoluto il più emozionante.
Mai avrei immaginato di poter leggere in una sola scaletta
L'abbigliamento di un fuochista, I muscoli del Capitano,
Caterina, Bufalo Bill, Il cuoco di Salò, Atlantide, Compagni
di Viaggio, L'uccisione di Babbo Natale, I Matti, Falso
Movimento, Pezzi di vetro...
Persino Generale mi è piaciuta tantissimo, con un
arrangiamento assai simile a quella splendida versione
originale.
Un De Gregori con una Voce sempre più maestosa, una Band
corposa, potente e delicata allo stesso tempo.
Non ho fatto foto, solo quella qui sotto: ero lì a godermi
una occasione unica di ritrovare quell'amico a cui hai
affidato buona parte dei tuoi ricordi, dei tuoi amori, dei
tuoi silenzi.
Grazie per aver suonato Diamante, perla di straordinaria
Bellezza.
Grazie per Pezzi di vetro insolitamente al pianoforte.
Grazie per Anidride solforosa, assieme ad Angela Baraldi: un
connubio di voci graffianti, per una canzone profetica.
Torno a casa con l'aria fresca di canzoni che hanno fatto a
botte stasera con l'umidità.
Torno a casa con fulmini, torpedine, miccia.
E scintillante Bellezza.
(Francesco
Corallo)
Francesco De Gregori ama giocare. Ama giocare un
gioco che ha delle regole, e però ama anche giocare
con le regole del gioco. Ama giocare a cambiarle, e
poi una volta che le ha cambiate gioca col giocare
con le regole cambiate. È per questo che anche se lo
hai visto tante volte dal vivo non è mai lo stesso
concerto. E non è mai lo stesso De Gregori.
Ama giocare col suo mito, quel mito che ha evitato
di essere finché ha potuto e quando alla fine ha
dovuto prendere atto di esserlo diventato (che puoi
farci, d’altra parte?) ha deciso che con la sua
stessa mitologia poteva giocarci. E per dirne una,
si gode la maturità facendo un disco con Checco Zalone. Che può piacerti o non piacerti, ma non è
questo il punto. Il punto è un artista che non ha
più niente da dimostrare e che si può permettere di
smontare pezzetto per pezzetto quella mitologia, di
farne un altro gioco da giocare.
Mitologia che si alimenta anche di quella vecchia
storia che sia un artista scontroso e poco
sorridente: ecco, il suo tour estivo (che si chiama
così, semplicemente, “De Gregori dal vivo” e basta)
gioca con quella storia. Così De Gregori porta in
giro un De Gregori che si racconta, che dialoga col
pubblico, un De Gregori ospitale e cortese.
Prendi quell’altra vecchia storia che lo descrive
come un autore “ermetico”: è dall’inizio del tour
che ci scherza su e ammette che, sì, forse chi lo
definiva così qualche ragione ce l’aveva. E allora
esci da casa per andare ad ascoltare il De Gregori
ermetico confesso, e invece no! Stavolta lo senti
farsi beffe di quella storia. Come quando imita la
voce querula che gli domanda “ma insomma, Pablo è
morto o non è morto? Non si capisce niente!”. “E se
non capisci, allora non leggere niente!”, risponde.
E attacca “Bufalo Bill”, con la prima strofa cantata
a squarciagola sul pianoforte prima che tutto
diventi una festa country rock.
E però gioca a spiegare le canzoni, perché magari
non sarà ermetico, ma qualche volta qualche parola
in più ci sta bene. Vi piace? Va bene così,
finalmente con le didascalie? In fondo è un altro
gioco di cui prendersi gioco, come quando introduce
“Due zingari” spiegando secco: “due adolescenti
innamorati e due camion che passano”.
Il tour estivo “De Gregori dal vivo” (e basta) è un
gioco che non concede niente allo spettacolo facile.
A parte che ringrazi il cielo che esista Paolo
Giovenchi, che è un chitarrista che mai e poi mai
vedresti mettersi lì sul bordo del palco a fare i
numeri col tapping, che ormai per contratto stanno
anche nelle serate di liscio: ma non c’è un momento
in cui qualcuno degli otto artisti sul palco faccia
qualcosa che non sia mettersi al servizio della
canzone. Lo stesso Francesco, che è un cantante
sempre più bravo e che diluisce quegli accenti
dylaniani che ci piacciono tanto in un modo di
porgere la canzone sempre più suo, lo stesso
Francesco dicevo, che è chitarrista che potrebbe dar
lezione a tanti, rinuncia quasi completamente allo
strumento per mettersi lì, il microfono in una mano
e occasionalmente la sigaretta nell’altra, a
lavorare per dare valore a ogni singola parola delle
sue canzoni. Ed è per quelle canzoni, non per
qualche tipo di show, che quel gruppo è lì, e suona
per fare musica come se fosse l’unica cosa che ha
senso al mondo, e incidentalmente di fronte ci sono
millequattrocento persone (sì, sold out in poche
ore), e Francesco dialoga con loro come con i suoi
musicisti, passeggiando rilassato per il palco.
Solo per “Generale” resta in piedi lì, fermo al
centro del palco e della notte crucca e assassina.
Perché oggi De Gregori gioca anche col suo corpo che
paradossalmente è un corpo più libero di quello,
contegnoso, di cinquant’anni fa, e che (anche perché
libero dalle costrizioni dello strumento) è un corpo
snodato, un corpo allegro, che esplora lo spazio
circostante, che allarga le braccia verso il
pubblico.
Il 30 luglio “De Gregori dal vivo” (solo così, e
basta) è sbarcato a L’Aquila, nella cornice della
gradinata della basilica di San Bernardino (che
mentre il pubblico si gode lo spettacolo dei
musicisti sul palco, quelli si prendono un coccolone
alla vista della facciata di Cola dell’Amatrice),
per la storica rassegna “Cantieri dell’Immaginario”
e con la regia della Società Aquilana dei Concerti
B. Barattelli. È arrivato con una scaletta che ha
colto di sorpresa più volte chi era andato a
studiarsi le puntate precedenti, e ha regalato una
serata che assomigliava tanto al clima dei suoi
concerti romani (vedere De Gregori a Roma è come
vedere Pelè al Maracanà; no, di più, Pino Daniele a
Napoli, e scusate se non mi viene un paragone più
aggiornato ma vuoi vedere che non è un caso). Il
clima era leggero, intimo, amichevole, era quello
delle grandi occasioni (nelle prime file abbiamo
scorto Luigi “Grechi” De Gregori e Renzo Zenobi; ah,
e Bobo Craxi).
Naturalmente va detto che un pezzetto prezioso della
serata è stato la presenza di Angela Baraldi, che
già avevamo visto in tour con Francesco, quando è
stato, forse trent’anni fa? Quattro brani per aprire
le danze, solo lei e il chitarrista Federico Fantuz
eppure non mancava niente (che bravo Fantuz a tirare
fuori una piccola band dalle sei corde).
E poi entra il gruppo di De Gregori, un tappeto di
suoni introduce la breve “Lettera da un cosmodromo
messicano” e poi parte “Pianista di piano bar”, e
poi via così. I brani vengono da periodi anche molto
differenti, eppure la serata ha una compattezza e
una unità narrativa specchiate, per via di un gruppo
e di un suono che in Guido Guglielminetti (“anni fa
ha fatto una scalata sociale ed è diventato
capobanda”, dice Francesco) hanno il garante
principale, anche negli anni e negli avvicendamenti
dei musicisti.
Le presentazioni dei brani divertono il pubblico.
“L’uccisione di Babbo Natale” è introdotta come una
canzone “cupa, grandguignolesca, splatter”: la
storia di Dolly (“cognome: Del Mare Profondo”) e del
“figlio del figlio dei fiori” (“praticamente il
nipote”) che in preda agli effetti di un fungo
ammazzano a bastonate il simpatico ciccione si
rivela “forse la parabola del movimento del ’68”.
Bella “La leva calcistica del ’68”, che inizia con
la sola Telecaster che avvolge l’incipit più bello
della musica italiana (“sole sul tetto dei palazzi
in costruzione…”) prima che arrivino il basso e poi
tutti gli altri. Bella “Come il giorno”, che metà
pubblico canta in italiano e metà in inglese (è “I
Shall Be Released” di Bob Dylan, “su un carcerato
che si professa innocente, ma in fondo tutti quelli
che stanno in galera un po’ innocenti lo sono”).
Bella “La donna cannone”, con Francesco che si muove
quasi come uno chansonnier, bella “Pezzi di vetro”
(il primo dei quattro bis), solo con voce e piano,
che in questa veste appare come l’anello mancante
fra il De Gregori folksinger e quello più melodico e
orchestrale.
Bella “Anidride solforosa”, che ogni volta che
Angela Baraldi canta su quel valzer sbilenco ti dici
che Dalla l’aveva scritta per la sua voce senza
saperlo. Bella “Rimmel” e bellissima “Buonanotte
fiorellino” che manda tutti a casa sulle note del
tema di “The Last Waltz”.
E belli Primiano Di Biase all’organo, Carlo
Gaudiello al piano mezza coda e al piano elettrico,
Simone Talone alla batteria e alle percussioni,
Alessandro Valle alla pedal steel guitar, al
mandolino e al banjo, Paolo Giovenchi alle chitarre,
Guido Guglielminetti al basso (e molto altro) e
Francesca La Colla ai cori.
E il gioco continua, e dopo domani è agosto e “De
Gregori dal vivo” (solo così, e basta) riparte da
Catania.
Max Giuliani per
https://www.giannizuretti.com)
De Gregori: “Facciamo
musica italiana dal vivo”. Sold out per il Principe
all’Arena Gigli di Porto Recanati
Qua si fa musica italiana
dal vivo”, lo ripete a mo’ di mantra fino ai saluti
finali.
Eccolo il Principe sul palco di un’Arena Gigli di
Porto Recanati sold out per l’occasione.
Scenografia stile anni ’70 (forse con qualche faro
in più) e Francesco De Gregori che fa avanti e
indietro tra il fronte palco e il retro dove ha
bottigliette d’acqua e un bicchiere di birra. Ogni
tanto una sigaretta tra le dita di un braccio che
lascia penzolare: più un rito che una vera necessità
da fumatore. Berrettino con visiera rossa come la
t-shirt, occhiali, e un pantalone estivo color
ghiaccio.
Il tour, partito da Piacenza terminerà il 4
settembre a Prato, ha un titolo che è già un
manifesto: “De Gregori dal vivo”. Eh sì! Con diversi
“colleghi” che si presentano con le basi e si fanno
aiutare da auto-tune, lui ci tiene a precisare che
canta dal vivo e che la sua band suona da vivo.
Bene, molto bene.
Ad aprire il concerto Angela Baraldi che poi ha dato
la scena al Principe. Giusto un breve cambio di set
e Francesco De Gregori si appropria del palco con i
musicisti che lo accompagnano. Ci sono Primiano Di
Biase (Hammond), Carlo Gaudiello (tastiere), Paolo
Giovenchi (chitarre), Guido Guglielminetti (basso e
contrabbasso), Francesca La Colla (cori), Simone
Talone (percussioni), Alessandro Valle (pedal steel
guitar e mandolino).
Il cantautore ha riallacciato il filo con il suo
pubblico interrotto nel giugno 2022, quando è
partito il fortunato tour che ha portato sul palco
Antonello Venditti e Francesco De Gregori. E da quel
tour (visto allo Sferisterio di Macerata) che
abbiamo scoperto un De Gregori insolitamente
ciarliero. Ci aveva provato Lucio Dalla quando nel
’79 lo “istigava” a parlare durante il tour Banana
Republic, ma lui niente. Dalla al termine del
concerto si concedeva ad allegre brigate, mentre De
Gregori se ne tornava in camera d’albergo. Da lì
l’epiteto Principe coniato da Dalla.
E, difatti, il 73enne cantautore romano avvisa il
pubblico: “Ci sono due novità, De Gregori parla e
spiega le canzoni. Tanti anni fa mi accusavano di
essere ermetico… Pablo è vivo o Pablo è morto?… ma
vaaa…”. Il pubblico ride e applaude.
A proposito della frase di “tanti anni fa” è un
altro mantra che il cantautore ripeterà spesso, come
a esorcizzare il trascorrere del tempo.
L’artista ha proposto un concerto di oltre due ore,
intenso e zeppo di canzoni e poesia. Un concerto che
non può racchiudere una produzione così ampia come
la sua e difatti tanti brani sono rimasti fuori,
almeno nella scaletta di Porto Recanati.
Il primo brano è già una sorpresa. “Lettera da un
cosmodromo messicano”. Non manca “Numeri da
scaricare” con una ritmica solida e ben sostenuta
dai musicisti. E ancora tra canzoni che hanno fatto
una bella fetta del cantautorato italiano. La voce
di De Gregori è sostenuta lì dove serve dall’ottima
Francesca La Colla.
Altra scelta coraggiosa dell’autore, molto
apprezzata dallo zoccolo duro dei suoi fan, quella
di includere in scaletta “L’uccisione di Babbo
Natale”, al quale l’artista dedica una lunga
presentazione, spaziando tra i dolci ricordi del
passato e il momento in cui ha deciso di maltrattare
il simbolo della tradizione natalizia, anche se solo
nel testo della canzone. E c’è anche Diamante:
“Zucchero mi chiamò per dirmi che gli serviva un
testo per la melodia che aveva scritto durante la
notte e che intendeva raccontare della sua amata
nonna Diamante e di quel periodo della sua vita”.
Dolce e delicata (ma solo nella musica) è “Stella
stellina” e non ha bisogno di spiegazioni “Generale”
(era sul disco “De Gregori” del 1978 e fu anche un
45 giri di successo), riconosciuta dal pubblico sin
dai primi accordi, che continua ad essere eseguita
con l’arrangiamento di Vasco Rossi.
Un lungo suono di Hammond introduce la bellissima
“Il cuoco di Salò” (da “Amore nel pomeriggio” del
2001, quattordicesima prova solista dell’artista)
per poi “piombare” a “La leva calcistica della
classe ’68”. E ancora. Per arrivare ai bis. Si resta
nell’ambito Ron-Dalla con “Anidride solforosa”, De
Gregori chiama sul palco Angela Baraldi, offrendo
una convincente interpretazione a due voci. Per il
finale De Gregori va sul sicuro e si affida a due
classici senza tempo: “Rimmel” e “La donna cannone”.
I saluti su “Buonanotte fiorellino” con De Gregori
che invita a formare coppie (di qualsiasi genere)
per ballare il valzer.
La musica italiana dal vivo” è l’ultimo arrivederci.
E mentre l’Arena Gigli continua ad applaudire De
Gregori è già dentro il van che lo porta via. Il
Principe è il Principe!
Stefano Fabrizi
https://marcheinfinite.com
Ci
sono cose difficili da raccontare perché difficile è
trovare le parole giuste e sceglierle con
attenzione, affinché si avvicinino il più possibile
a quella versione della realtà che vorremmo
condividere: una di queste è Francesco ieri sera.
E
come ve lo spiego Francesco ieri sera?
Dovrei parlarvi di un artista con la sua lunga e
importante carriera dal quale difficilmente ci si
aspetterebbero grandi cose nuove, e invece,
incredibilmente, ci mostra una grande e nuova
versione di sé.
Dovrei trovare il modo di spiegarvi quello che
significa seguirlo per anni a sentirlo cantare, e
poi, per la prima volta, finalmente parlare.
Guardarci dritto negli occhi per raccontarsi e
raccontare le sue storie, i suoi pezzi di vita e di
canzoni.
Chi
ha immaginato e atteso per anni questo momento, sa
bene di cosa parlo. Un Principe che ci ricorda come
lo scorrere del tempo sia abile a scombinare sempre
le carte in tavola, come ancora a 70 anni si possa
cambiare, crescere, come si possa scegliere di
mettersi ancora e comunque in discussione.
Dovrei trovare il modo di spiegarvi cosa si prova ad
ascoltare dal vivo quelle perle rare e preziose che
per anni abbiamo custodito silenziosamente come un
segreto che non si può svelare, perché non tutti le
avrebbero sapute comprendere ed apprezzare. Per
provare ad immaginare la potenza di ieri sera,
avreste dovuto vedere dove è finito il mio cuore
quando ha riconosciuto i primi accordi di
Diamante. Dovrei raccontarvi del viaggio che ha
fatto, dei ricordi riaffiorati, di come è stato
dilaniato e profondamente curato, nello stesso
momento.
E
comunque, non lo so se basterebbe.
Francesco ieri mi ha fatto ridere, piangere,
ballare, commuovere, mi accarezzato l'anima ed ha
riequilibrato le cose.
È
vero, lo aspetto sempre con trepidante attesa e
fibrillazione, ogni volta come se fosse la prima, ed
ogni volta che torniamo ad incontrarci, mi ricorda
sempre il perché.
Potrei raccontarvi per altre mille ore ancora che
cosa è accaduto ieri sera, ma la profonda
gratitudine per questi brevi ma intensi attimi di
felicità, rimarranno sempre e per sempre solo dentro
di me.
Quando siete felici, fateci caso
(Serena Menichini)
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