https://www.iltitanic.com/milano/002.jpg

 

"Suonare dal vivo significa sentire il suono vero degli strumenti che viaggiano nell'aria"."Oggi se non puoi scrivere sold out nella locandina dei concerti sembri un fallito. Io per non rischiare ho scelto un teatro da 200 persone per il tutto esaurito su tutte le sere. Racconto anche le canzoni che canto, perché molte appartengono al periodo in cui si diceva che la mia scrittura fosse troppo ermetica, che non si capiva".

(FdG)

 

https://www.iltitanic.com/2024/61.jpg

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

https://www.iltitanic.com/MILANO/001.JPG

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

Francesco De Gregori alla ricerca di canzoni e storie perdute

Il debutto al Teatro OutOff di Milano: rarità, ospiti, aneddoti, per 200 persone a sera: il racconto

Di Gianni Sibilla

Entrando al Teatro Out Off c’è una parete di merchandising e magliette di Francesco De Gregori: alcune riportano frasi di canzoni, come “Pablo”. Quando il cantautore sale sul palco la prima cosa che dice è “Avete letto bene il titolo di queste serate? Siete avvertiti, non suonerò le canzoni famose e non vi ridaranno i soldi”. Lo dice in maniera divertita, quasi ridendo:  “Soprattutto non chiedetemi ‘Pablo’, come fa sempre qualcuno”, i 200 spettatori in sala rispondono con un applauso.

È la prima delle serate “Nevergreen (Perfette sconosciute)”, con in scaletta le canzoni “perdute” del repertorio. È una versione aggiornata di "Off the record" che nel 2019 fece alla Garbatella di Roma: una “residenza” da 20 show in un mese, anche questa in un piccolo luogo fuori dal centro, letteralmente e metaforicamente: l’Out Off è uno storico teatro sperimentale nella zona nord di Milano.

De Gregori - Pork Pie hat nero in testa, giacca scura e pantaloni chiari - rinforza subito il concetto: “Oggi se non puoi scrivere sold out sei un fallito. Così per evitare il problema ho preso un teatro da 200 posti”, che ovviamente sono andati subito tutti esauriti. Lo fa per il piacere della musica e del suonare, ha preparato 50 canzoni, altre verranno messe a punto strada facendo. La scaletta della seconda serata sarà già completamente diversa dalla prima.

 

https://www.iltitanic.com/2024/gb1.jpg

 

Con lui sul palco c’è una band di sette elementi: rispetto allo show della Garbatella ci sono anche batteria e una corista. L’inizio è semiacustico, con “Quattro cani” e “La ragazza e la miniera”: vicino a me c’è un fan che mostra di riconoscere ogni canzone, un altro poco lontano riprende tutto con il telefonino, con il flash sempre acceso. “Usateli pure, fate quello che volete, ma vi consiglio di godervi la serata”, aveva detto poco prima. In prima fila c’è il sindaco Sala, seduto su una seggiolina a lato, una di quelle aggiunte per ricavare qualche posto in più.

Già alla terza canzone si passa al rock, con una versione tesa ed elettrica di “Caldo e scuro” (da “Amore nel pomeriggio”), che è uno dei momenti migliori della serata. Su “Cercando un altro Egitto” nella band compare una Rickenbacker, la chitarra di Beatles, Byrds, Tom Petty e R.E.M. Il “capobanda” Guido Guglielminetti ogni tanto suona un basso Höfner come quello di Paul McCartney. Nell’impasto si sente il suono vintage dell’organo Hammond, che rimanda al Dylan classico.

Citare Dylan parlando di De Gregori può essere banale e scontato, ma è lui stesso ad evocarlo: nella seconda parte della scaletta c’è “Baby blue” una versione inedita di “It’s all over now baby blue”, tradotta  assieme a Pacifico e Gianna Nannini, che lo accompagnano sul palco: “E i santi che pregavi non ci sono più, è tutta acqua passata baby blue”, cantano.https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

De Gregori racconta che si trova bene a lavorare con Pacifico e che poi sul brano si è innestata la Nannini - anche se la canzone non ha ancora una collocazione precisa, forse verrà usata dalla Gianna per un suo progetto.  Pacifico sul palco viene chiamato anche per cantare “Alice”: racconta di avere imparato a suonare la chitarra con le canzoni di De Gregori (“Potevi imparare con Hendrix!”, gli risponde lui).  La Nannini, dopo la cover di Dylan si prende invece la scena con “America”, accompagnata da De Gregori chitarrista elettrico. Assieme poi cantano “Diamante”, la canzone che De Gregori scrisse per Zucchero.

La prima parte della serata è una galleria di personaggi e storie:  Babbi Natale ammazzati, cantanti (“Caterina” e “Festival”, dedicata a Tenco), altri ancora che hanno vissuto momenti della Storia con la S maiuscola come “il cuoco di Salò” o chi ha vissuto le bombe su “San Lorenzo”, a Roma, vedendo poi il Papa presentarsi nel quartiere come “un angelo con gli occhiali”.

“Numeri da scaricare” (da “Pezzi”) racconta la storia del ferroviere di Auschwitz, quello che faceva arrivare i treni in orario al campo di concentramento e per cui le persone erano solo contabilità. “Diffidate da quelli che promettono di fare arrivare i treni in orario”, scherza. “Ma stamattina pensavo che forse questa espressione riguarda anche il mio mestiere, dove ormai contano solo più i numeri da scaricare”, riflette.

È un De Gregori affabulatore, oltre che cantante. Racconta con autoironia la sua carriera; “C’è stato un periodo in cui mi dicevano che non si capiva cosa dicevo, ma io sapevo cosa avevo in mente quando scrivevo. Poi ognuno nelle canzoni ci vede quello che vuole… Fare le note a pié di pagina mi sembra brutto, quindi immaginate”, raccomanda.

Contrariamente alle premesse, la seconda parte della serata vede comparire diversi evergreen: in scaletta ci sono “Generale”, “Rimmel”, una “Sempre e per sempre” piano e voce. Poi i bis con “Mannaggia alla musica” e “Buonanotte fiorellino” con valzer collettivo finale: anche il sindaco scende in pista e balla, su invito di De Gregori.  Comunque Niente “Pablo”.

Ma altro che “Mannaggia alla musica”: con questi concerti si potrebbero riempire teatri o spazi più grandi, il conto economico è un pareggio. Ma si fanno per avere il pubblico ad un metro, per il piacere di cantare e suonare le canzoni che si vuole “senza effetti, senza basi, davvero dal vivo” come chiarisce ad un certo punto.

Due ore di concerto memorabili, che volano via in un attimo, tra una canzone che ti sembra di ascoltare per la prima volta e una che canti come se la conoscessi da sempre (ed è davvero così). “Gente strana, gli artisti”, si congeda: è chiaro gli fa piacere vedere che il concerto e la formula sono piaciuti, che è contento di cantare le sue canzoni e di raccontare le sue storie, anche quelle meno conosciute. E non vede l'ora di ricominciare: si replica stasera, poi il 31 ottobre, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 22 e 23 novembre.

https://www.rockol.it/            (foto di Antonella Tartaro)

 

 

 

Milano 29.10.2024 - (by Paolo Vites in esclusiva per il Titanic)

Cammina su e giù per il palcoscenico con fare indolente ed elegante. Le braccia si tendono verso il pubblico o seguendo le note musicali che si sperdono nell’aria. E’ un vero principe, Francesco e Gregori, con giacca di raso decorata, t-shirt grigia, pantaloni color panna e Superga vecchio stile ai piedi. E’ un croooner, uno “chanteur” d’altri tempi. Ha abbandonato la vecchia chitarra, quel feticcio simbolo di un mondo che probabilmente non gli appartiene più, strumento che in qualche modo pone una barriera tra il cantante e il pubblico. Così, invece, di barriere non ce ne sono più (la prenderà in mano solo per Alice nel duetto con Pacifico e addirittura una bella Fender Stratocaster nell’infuocato duetto con Ginna Nannini nella sua America).

Non c’è più neanche il De Gregori che amava stravolgere in modo dylaniano i suoi brani, tanto per far incazzare il pubblico. Adesso li esegue nota per nota identici ai vecchi dischi (una su tutte, l’inizale 4 Cani, affidata completamente al prode Giovenchi), magari a volte ci mette un po’ di carica rock (Cercando un altro Egitto, ma soprattutto una serrata e quasi psichedelica L’uccisione di Babbo Natale e soprattutto la furiosa Numeri da scaricare, questa invece affidata alla Weissborn di Alex Valle che si dilunga con implacabile capacità: chiudi gli occhi e sei da qualche parte tra il Texas e la Louisiana). Ma il più delle volte l’artista preferisce dare spazio a sontuosi brani di atmosfera, come Il cuoco di Salò, come I matti, come San Lorenzo (commovente), come Sempre per sempre (l’Enel ringrazia).

E poi c’è tanta, tantissima armonica, suonata divinamente, con passione e anima. De Gregori si piega in due, scalcia, sbuffa e lancia note che si alzano alte. Durante Rimmel sopratutto, magia pura.

 

https://www.iltitanic.com/milano/003.jpg

 

Benvenuti alla serata inaugurale di Nevergreen, venti concerti nell’intimo (solo 200 posti) del Teatro Out Off, dai muri di mattoni di pietra che sembra di essere a Off Broadway. Pochi giornalisti presenti, nessun vip, a parte il sindaco di Milano, una dichiarazione di intenti ancor prima di cominciare il concerto che lo mette ben lontano dal suo amato Bob Dylan (“Le foto, i video, i telefonini...Usateli pure, fate quello che volete, non me ne frega niente, ma comunque vi consiglio di godervi la serata”) che invece i telefonini li fa chiudere, pagando a spese dello spettatore, in un sacchetto con lucchetto.

Ma Bob Dylan tornerà quando meno te lo s’aspetti. Dopo Gino Pacifico con cui duetta in Alice, ecco arrivare Gianna Nannini carica come una pantera sul punto di scattare che dice che faranno “un vecchio brano folk o rock.. un brano che Francesco ha scritto ancora prima di quello là”.

“Quello là” è naturalmente Bob Dylan e parte una vigorosa e rockata It’s all over now baby blue tradotta magistralmente come sempre con Nannini, De Gregori e Pacifico che ci danno dentro, come essere in un club degli anni 60 ai tempi del British blues. Che botta.

Poi De Gregori impugna una Fender e partono le note debordanti e secche di America, che quando uscì nel lontano 1979 dicemmo “cazzo c’è qualcuno in Italia che fa musica rock”. Gianna è incontenibile, Francesco se la gode rilasciando secchi riff e muovendosi a tempo di rock. Che sballo.

De Gregori ha il senso del rock, anche se adesso sembra averlo lasciato da parte, ma quando ci scappa, è sempre un godimento.

Il finale è dedicato a un evergreen raro, la bella Mannaggia alla musica, poi tutti sotto al palco (che in realtà in questo teatro manco c’è) a ballare Buonanotte fiorellino che sale in alto sulle note del leggendario Last waltz dei tempi gloriosi di The Band. La gente scende a ballare (anche il sindaco ma preferivamo non vederlo), gli stringe la mano, lo abbraccia, lo bacia e lui si concede serenamente.

Ne è passata di acqua sotto i fiumi ed è giusto così. Adesso è ora di riportare tutto a casa e chissà quante altre sorprese nei prossimi 19 concerti.

Niente Informazioni di Vincent, mannaggia alla musica. Sarò costretto a tenermi quel ricordo di quando me la suonò in camerino, in un’altra vita .

Paolo Vites

 

 

MILANO OUTOFF 29/10/2024 (Daniela Spaziani)

Out Off come fuori. fuori centro,  fuori stagione, fuori città, come arrivare da tutta Italia  fino a Milano per poter vedere questi concerti.

 “Perfette sconosciute” come il titolo del film di Genovese, come la vita intima sconosciuta di un amore. Per tutto quello che si crede di conoscere, che a volte si ha la presunzione di conoscere, ma che in fondo resta ancora un mistero;https://www.iltitanic.com/milano/003.jpg

Nevergreen  non è un tour estivo,  nè celebrativo non c’è un inedito da promuovere. E’ qualcosa di diverso,  dedicato forse al suo pubblico più esigente, quelli “oltre il confine” che non si accontentano più di “Rimmel” o de “la donna cannone”, per quanto possa suonare come una bestemmia agli occhi del grande pubblico amante dei Greatest Hits. Versi lontani nel tempo dove c’è ancora qualcosa da capire, da ricercare, o forse da lasciar andare abbandonandosi alla musica, senza farsi troppe domande.

“Perfette sconosciute”  anche se poi non così inedite per i cosiddetti fan “talebani”, gli orfani dei concerti della Garbatella dove la scaletta  veniva distribuita soltanto poco prima di entrare in teatro e nulla si sapeva degli ospiti che sarebbero intervenuti, con divieto assoluto di scattare foto registrare video.

Prima di inziare parla anche di questo: i cellulari non sono banditi , “fate come volete” “fate tutti i video le foto,  ma sappiate che vi state perdendo qualcosa” .  Detto così suona peggio di un divieto  e in effetti in sala si vedranno pochi cellulari accesi. Un incontro di quelli di una volta,  quasi un atto eversivo di fronte al “fuori”  completamente dipendente dai social, l’atmosfera quasi intima dell’artista con il suo pubblico, rinchiusi per per una sera in  un piccolo spazio sospeso, lontano dal flusso di chat, dove non si vive senza un cellulare tra le dita.

A  proposito di “Off the record”, le serate “confidenziali” della Garbatella, aveva annunciato: saranno concerti “scritti sull’acqua”, citando la  frase sulla lapide  di Keats, e ancora : “Ho sentito il richiamo della foresta e ho voluto ritrovare quel senso di intimità, chiedendo anche al pubblico di non registrare o filmare..” l’incursione di Gianna

 

https://www.iltitanic.com/milano/mi1.gif

 

Nannini, l’ospite a sorpresa della prima sera,  è un ciclone che regala una sferzata di energia pazzesca, trascinando tutta la band. Con Gianna e Pacifico cantano “Baby Blu” traduzione del testo It's All Over Now, Baby Blue di Bob Dylan, presentata ironicamente come un “nuovo” pezzo a cui “sta lavorando” con Pacifico.

Poi è il momento del silenzio che lentamente si fa nella sala. E’ il momento di Diamante. frammenti di vita che ritornano.

Il valzer di buonanotte fiorellino , con tanto di Sindaco danzante, chiude la prima serata. 

 All’uscita fra i commenti entusiasti, qualcuno  storce il naso rileggendo la scaletta , deluso dalla presenza di  “troppe cover” Rimmel, Generale, Sempre e per Sempre, mentre ci si aspettava più pezzi rari; Ma un concerto non è solo scaletta è fatto di tante cose, dì atmosfera, stati d’animo, conta il legame chimico che si stabilisce fra palcoscenico e platea e si sa,   il teatro è un’ evoluzione continua, siamo nella città di Strelher, si va in scena, si comincia a provare e  ogni sera succede qualcosa di diverso, ogni sera si inizia da capo

“Yeah, go start new, go start new

'Cause it's all over now, baby blue”

Daniela Spaziani Gregori

 

https://www.iltitanic.com/milano/030.jpg

grazie ad Andrea Parodi

 

https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

 

"So di gente che si è un po' lamentata di queste scalette: non ci posso fare niente se le conoscono tutte".

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

https://www.iltitanic.com/milano/003.jpgMILANO, 2 nov 2024 (Francesco Corallo)

Quando ti ritrovi Francesco De Gregori che nella stessa scaletta ti infila "Cercando un altro Egitto", "Cose", "La casa di Hilde", "Caldo e scuro", "Compagni di Viaggio", "Baci da Pompei"...già dovresti essere soddisfatto di aver ascoltato un concerto unico.

Se poi ci aggiunge "Gambadilegno a Parigi" e soprattutto "Deriva", qualunque tipo di rimostranza o "critica" può andare a farsi fottere.

---

Erano decenni che non assistevo ad una performance così "unica", nonostante appena pochi mesi fa siano state riproposte - durante il tour estivo - alcune delle canzoni di ieri sera.

Teatro da 200 posti, un po' come quelli in cui talvolta mi ci sono trovato pure io sul palco, dove percepisci che tra te e il pubblico non c'è distanza.

Dove, da spettatore attento, puoi badare al suono delle chitarre (Caldo e scuro), alla dodici corde (Baci da Pompei), alla superba fisarmonica (La casa di Hilde) o all'organo hammond (I muscoli del capitano, al mandolino delizioso (Gambadilegno a Parigi), al pianoforte (Cardiologia), alla batteria (Cercando un altro Egitto), alla voce femminile (Sento il fischio del vapore).

Mi sarebbe certo piaciuto ascoltare altri brani: Souvenir, Bene, Informazioni di Vincent o chessò, Chi ruba nei supermercati piuttosto che Rumore di Niente...giusto per citarne alcune.

Apprezzo De Gregori anche perché rifugge dal gobbo su cui leggere le canzoni...e anzi in scaletta ci mette pezzoni come "Cercando un altro Egitto", "Vai in Africa, Celestino!", "La casa di Hilde": crocevia di strofe niente affatto facili da ricordare.

Insomma:ce ne fossero altri cento di concerti così, dove un Uomo di 73 anni ha quella voce capace di ricordarci ancora quanta Bellezza sia stata scritta e cantata in tutti questi anni.

(Francesco Corallo)

 

https://www.iltitanic.com/milano/mi1.gif

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data3.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

MILANO, 3 nov 2024 - Francesco De Gregori a Milano, oltre ogni ermetico dubbio

Il cantautore romano è protagonista di una residency di 20 date al teatro Out Off di Milano, in cui porta il suo ultimo spettacolo “Nevergreen, perfette sconosciute” - Di Andrea Florenzano  

Li chiama più volte amici, i circa 200 del teatro Out Off di Milano. Ed è sicuramente l’atmosfera che voleva creare, Francesco De Gregori, scegliendo di suonare in un teatro in cui lo spazio del palco è più grande di quello della platea. L’idea è quella di costruire un dialogo diretto con il pubblico e annullare la distanza tra spettatore ed esibizione. Utopia per i concerti moderni, sempre più capienti, pirotecnici, freddi. De Gregori ci dà l’occasione di spiare, dal buco della serratura, una session in studio di altissima qualità. “C’è il plexiglass attorno alla batteria perché se no vi sfondiamo le orecchie. Il suono che ascolterete non ha sequenze, è prodotto nella sua totalità in questi istanti.”

È un suono vivo quello della super band del menestrello romano, che vola nell’aria e ne occupa tutte le frequenze. Lui è in piedi e passeggia sul palco, mentre tra una canzone e l’altra chiacchiera con noi. E ci rende partecipi di ciò che aveva pensato per questo progetto, Nevergreen (perfette sconosciute). Si tratta di una residency al teatro Out Off di Milano di 20 date. Nevergreen perché non ci sono le grandi hit. Altra anomalia in totale controtendenza rispetto ai colleghi coetanei e ai loro tour a sugellare carriere straordinarie. Non è quindi un best-off: “L’avete letto il cartellone, volete il biglietto indietro?”. Scherza con i suoi.https://www.iltitanic.com/milano/003.jpg

Dalle scalette pubblicate delle prime tre serate, si intuiva effettivamente che non fosse un tour celebrativo e autoreferenziale. “Ci sono alcune canzoni che le radio non mi hanno mai passato. Mi è stato detto più volte che sono un ermetico, ma non mi ci rivedo.” Ecco perché Francesco ha messo in scena uno spettacolo intimo e chiacchierato, per raccontare le sue canzoni meno conosciute, ma ugualmente meritevoli, a suo parere, di ascolto e considerazione. “Le canzoni non andrebbero spiegate, però a dire il vero mi scoccia essere frainteso.”

De Gregori è in formissima, ed è genuinamente felice di stare sul palco e cantare. Lo fa con la sua voce tagliente e arguta, dritta come una spada. È un timbro che non lascia mai indifferenti, che a tratti può essere deliberatamente fastidioso e sibillino. Perché in ogni caso è giusto che il cantautore infranga un po’ lo status quo (per non dire altro). E la dimensione del concerto one-to-one, in stile residency del 2019 al Teatro Garbatella di Roma dal titolo Off The Record, sembra essere quella perfetta per queste perfette sconosciute.“Questa dicevano che l’avessi dedicata al mio amico Antonello Venditti”, si riferisce a Piano Bar, gemma, neppure così ‘unknown’, dell’album capolavoro Rimmel del 1975.

Nei versi De Gregori scherza sulla sfacciataggine, e inettitudine, dei pianisti di Piano Bar, che con qualche trucchetto portano sempre a termine le proprie performance, mai memorabili. “Antonello se la prese molto, ma non era affatto vero che mi fossi riferito a lui.” A tratti lo spettacolo assume i connotati di un cabaret in musica. Su Baci da Pompei fa una precisazione: “Vi assicuro che l’ho scritta moltissimi anni fa, anche se risuona estremamente attuale”. Si riscopre un De Gregori sciolto e simpatico, lati della sua personalità non noti ai più.

Intermezzi a parte, gli arrangiamenti sono divinamente suonati da una band di artisti oltre che musicisti. Circa un mese fa assistevamo al Luck and Strange tour di David Gilmour al Circo Massimo di Roma. Seppur sia complesso stilare analogie, non posso negare di aver avuto la stessa sensazione di grandezza e umanità. Non reputo le scelte stilistiche dei due artisti così diverse. Gilmour ha costruito uno show residency da soli (considerata la caratura internazionale dell’evento) 15.000 posti a serata, in una location dall’acustica a tratti biblica. 

Sarà la slide guitar suonata da un’impeccabile Alessandro Valle, ma anche l’arrangiamento sobrio e spirituale di Caldo e Scuro, dell’album Amore nel pomeriggio del 2001. In proporzione questo è uno show ugualmente intimo e sincero, fatto da chi dopo molti anni di carriera ha ancora voglia di suonare, non per trascinarsi in modo insopportabile gli strascichi di un passato di enormi successi, ma per affermare con forza di essere presenti qui ed ora, in una veste inedita. Un po’ come la figura mitologica dei Pink Floyd. Livello aura mille.

Dopo la prima mezz’ora più calma e introspettiva, con Numeri da scaricare cambiano i connotati sul volto del batterista Simone Talone. La versione in studio del brano aveva un intro country blues di chitarra, fedelmente riprodotta da Paolo Giovenchi, anche se all’Out Off prende piede una versione più rock. È il breakdown della prima parte di scaletta, con un testo esplicito e diretto. “Nessuno che ti chiama, nessuno che ti chiede se vuoi ballare.” Ci pensa Francesco, che sul walzer, suonato da Carlo Gaudiello, di Buonanotte Fiorellino, l’ultima della serata, reclama le coppie, un po’ arrugginite, a danzare.

Tra le ultime Nevergreen c’è Pittori della domenica, un brano scritto da Paolo Conte, che parla di un dilemma divertente di molte famiglie italiane. Di quei papà che alla domenica rinunciano alla compagnia della famiglia per isolarsi e dipingere. Qualcosa dall’insignificante valore artistico, ma che li fa sentire in qualche modo vivi. Nello storytelling della serata ricorre, anche nella scelta della setlist, un misto di dramma, malinconia e autoironia, che si addice al tono di De Gregori, in versione vecchio saggio.

Prima o poi, si sapeva, sarebbe dovuto arrivare lo sgarro al leitmotiv dello spirito del concerto. Niente Donna Cannone, Rimmel o Pablo. La cangiante scaletta ha optato per La Leva calcistica della classe ’68 (Titanic, 1982), Bufalo Bill e Atlantide dell’album Bufalo Bill del 1976, in rappresentanza dei grandi successi di De Gregori. Così il piccolo teatro, dalla platea sulla sessantina, con qualche più giovane eccezione, fino a lì compiaciuto e piacevolmente disorientato, si sblocca e e il pubblico canta. Prima del gran finale con Buonanotte Fiorellino, che ha dato il là alle danze, c’è Pezzi di Vetro, il momento più toccante della milanese notte del cantautore romano. Che in questa veste si è donato, oltre ogni ermetico dubbio, oltre ogni ragionevole tattica commerciale.

https://billboard.it/top-story/francesco-de-gregori-milano-teatro-out-off/2024/11/04173391/

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

https://www.iltitanic.com/milano/003.jpg

 

Francesco De Gregori incanta Milano con il suo spettacolo intimo

Un viaggio musicale tra canzoni sconosciute e storie personali del cantautore romano

 Francesco De Gregori ha scelto il teatro Out Off di Milano per una residency di 20 date, creando un’atmosfera intima e coinvolgente. Con un pubblico di circa 200 persone, il cantautore romano ha voluto annullare la distanza tra artista e spettatore, offrendo un’esperienza unica. Il palco, più grande della platea, permette un’interazione diretta, quasi come se si fosse in una sessione di registrazione dal vivo.

Il titolo dello spettacolo, “Nevergreen, perfette sconosciute”, riflette la scelta di De Gregori di non eseguire le sue grandi hit. In un’epoca in cui i concerti sono sempre più orientati verso il successo commerciale, il cantautore ha deciso di presentare canzoni meno conosciute, ma altrettanto significative. “Le canzoni non andrebbero spiegate”, afferma De Gregori, ma il suo desiderio di connettersi con il pubblico lo porta a condividere aneddoti e storie dietro le sue composizioni.

Durante lo spettacolo, De Gregori si muove sul palco con una presenza carismatica, alternando momenti di musica a chiacchiere con il pubblico. La sua band, composta da musicisti di talento, accompagna il cantautore in un viaggio sonoro che spazia tra generi e stili. Dalla dolcezza di “Buonanotte Fiorellino” alla malinconia di “Pezzi di Vetro”, ogni brano è un’opportunità per esplorare la profondità delle emozioni umane. La scaletta, ricca di sorprese, include anche brani come “La Leva calcistica della classe ’68” e “Bufalo Bill”, che fanno cantare il pubblico, creando un momento di connessione collettiva.

Un artista in continua evoluzione. Francesco De Gregori si presenta sul palco con una freschezza sorprendente, dimostrando che, nonostante gli anni di carriera, ha ancora molto da offrire. La sua voce, incisiva e penetrante, riesce a catturare l’attenzione di tutti, mentre il suo approccio sincero e diretto alla musica lo rende un artista unico nel panorama musicale italiano. Con “Nevergreen”, De Gregori non solo celebra la sua carriera, ma invita anche il pubblico a scoprire le sfumature della sua arte, lontano dai riflettori e dalle aspettative commerciali.

https://milano.notizie.it/

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

De Gregori, l’amico di viaggio (per una sera) con le perfette sconosciute

di Pasquale Elia - 7.11.2024

Per una sera, anche solo per una sera, ci si può permettere il lusso di considerarlo un amico intimo. Di quelli che frequenti spesso, con cui ti fermi volentieri a chiacchierare dopo una lunga giornata di lavoro senza che le sue storie finiscano per portarti dritto al capolinea della noia. Anzi, staresti ad ascoltarlo ancora qualche ora in più perché è davvero raro vederlo così, persino pronto a cancellare quella etichetta di ermetico che

per lungo tempo gli è stata «indebitamente» attribuita.

Per scrollarsi di dosso questa pesante fama di enigmatico, Francesco De Gregori decide allora di «salire in cattedra» per ristabilire alcune verità. E lo fa a modo suo, si intende. Così, con gesti gentili e voce morbida, spiega alla platea dell’Out Off la genesi di certe canzoni nevergreen, ossia quelle perfette sconosciute che durante la sua carriera hanno dovuto cedere il passo alle hit che lo hanno spedito nell’Olimpo dei cantautori.

Nella raccolta sala milanese (appena 200 posti per 20 concerti) arriva quindi il momento del riscatto per queste «piccole» sculture troppe volte nascoste dai monumenti Generale o La donna cannone.

 

https://www.iltitanic.com/milano/003.jpg

 

Eh no, care evergreen, questa volta dovete fare spazio a Gambadilegno a Parigi («canzone bella strana», confessa l’autore), L’uccisione di Babbo Natale («una favoletta gotica»), San Lorenzo, Deriva, Caldo scuro.

Certo, il pubblico sapeva di trovare un De Gregori diverso dal solito, ma non proprio «un libro aperto» (da Falso movimento, altro brano sconosciuto). Ma in fondo, a guardar bene, non c’è niente da capire (canterebbe De Gregori), basta sedersi e ascoltare (gli farebbe eco Lucio Dalla). Sì, ascoltare: la band che suona per davvero; Jovanotti che intona con il padrone di casa Una città per cantare e Banana Republic; l’invito di Francesco a concludere la serata con un valzer (Buonanotte Fiorellino) da ballare tutti insieme nel ristretto spazio davanti al palco. Lo show finisce qua, interrompendo quella magica sintonia tra il Principe e la platea. Peccato, perché due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai.

https://www.corriere.it/spettacoli

 

https://www.iltitanic.com/milano/003.jpg

 

Jovanotti, dedica dolcissima per un collega.

Tante avventure hanno arricchito la vita professionale di Jovanotti. Il cantante è amatissimo da milioni di fan, da sempre presenti in tutti i suoi progetti. Jovanotti ha condiviso sul suo profilo Instagram, uno scatto con Francesco De Gregori, un grande artista della musica italiana. Quest'ultimo ha invitato Jovanotti al suo concerto a Milano, i due si sono esibiti insieme. Ancora con l'emozione nelle vene, Jovanotti ha postato una foto sui social di quel momento. Tra le sue parole: "Ieri sera è stata bellissima. De Gregori mi ha inviato a cantare in uno dei suoi concerti speciali che sta facendo a Milano nel teatro Out Off. Se dovessi scrivervi cosa provo per questo artista stellare non la finisco più quindi mi fermo qui e felicemente lo ringrazio per la maestria e il regalo che mi ha fatto ieri".

Dal profilo social di Jovanotti, la dedica per Francesco De Gregori

Per il pubblico, è stata di sicuro un'immensa emozione poter assistere all'esibizione di due grandi artisti. Francesco De Gregori ha dato vita a veri e propri capolavori, brani che ancora oggi sono ascoltatissimi da milioni di persone. Anche Jovanotti è amatissimo dal suo pubblico, come dimenticare alcune delle sue canzoni più belle. Assistere a questo scambio professionale tra due grandi artisti di questo livello, è fantastico per molteplici motivi. La competizione, soprattutto in questo ambiente, è sempre molto alta. Jovanotti, con questo dolce gesto di riconoscenza, ha dimostrato non solo la sua professionalità, ma anche una meravigliosa umiltà. I grandi artisti non avranno mai bisogno di sovrastare sui colleghi per poter emergere. Il talento, quello vero, viene sempre fuori, proprio come è successo per il grande Jovanotti. Un artista amato e sostenuto da generazioni differenti. Sono in tantissimi i fan in trepidazione per il prossimo concerto. La sua musica è cura per ogni problema personale e sentimentale, proprio come i brani del grande Francesco De Gregori.

https://www.pianolaureescientifiche.it/

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

 

De Gregori segreto per 200 spettatori a sera all’Out Off di Milano

di Paolo Crespi

Diventerà un documentario, per la gioia di chi c’era e di chi non è riuscito a trovare un posto libero, Nevergreen (perfette sconosciute), il live di Francesco De Gregori in scena per duecento spettatori a sera all’Out Off di Milano fino al 23 novembre. Un percorso – come suggerisce anche il titolo dato a questa serie di concerti intimi – da music club, che permette al principe dei nostri cantautori, classe 1951, di rovesciare la logica prevalente per cui gli artisti, grandi e meno grandi, si rassegnano, andando avanti con gli anni, a esibirsi continuamente nella replica (non sempre esaltante) di se stessi, ovvero nella colonna sonora della vita degli altri, fan e semplici ascoltatori, in cui li hanno imbrigliati alcune indimenticabili hit, macinate a lungo dalla discografia, dalla radio, dalla tv e oggi dalle implacabili playlist delle piattaforme digitali, dove a fare i “numeri da scaricare” sono quasi sempre le solite canzoni.

Un programma da “resident singer”, limitato a venti concerti, questo organizzato da Partners&Friends nella sala milanese, che rinnova il successo dei live Off The Record del 2019, realizzati al Teatro Garbatella di Roma poco prima del fermo biologico della pandemia.

Ad accompagnare De Gregori in questa nuova prova di prossimità con il suo pubblico, ritroviamo sul palco dell’Out Off gli stessi ottimi musicisti (con qualche new entry) della sua affiatata band di allora: Guido Guglielminetti (basso e contrabasso), Carlo Gaudiello (piano e tastiere), Primiano Di Biase (hammond e fisarmonica), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino) e Simone Talone (batteria e percussioni), con il supporto della corista Francesca La Colla. Il sound che si sprigiona dagli strumenti utilizzati rigorosamente live, senza ricorsi a sequenze o altri espedienti, è molto ricco, vario e piacevole nel sottolineare testi di varie epoche e differenti stili compositivi, galvanizzato nell’ultima parte del concerto dal sax del musicista ospite Amadeo Bianchi.

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

 

Sempre misurato ma più ciarliero del solito, complice il corpo a corpo con gli spettatori, autorizzati persino a riprendere con i telefonini («fate come volete, ci sono abituato…»), De Gregori inanella una dopo l’altra molte delle “gemme nascoste”, anche se tutte edite, della sua vasta produzione, inframmezzate a qualche brano decisamente più noto, come Quattro cani, che apre la scaletta di venti (un numero che ritorna in un quadro suscettibile di variazioni per l’ingresso di ospiti a sorpresa, annunciati al momento), o come Cercando un altro Egitto, che la chiude, passando per il super classico Bufalo Bill.

Riscopriamo così, o incontriamo per la prima volta, rapiti da un flusso sonoro sempre sostenuto e convincente, tessere del mosaico come La ragazza e la miniera, dove “la vita è un lavoro a cottimo e il cuore un cespuglio di spine”, Caterina, omaggio alla folk singer Caterina Bueno (e attraverso di lei a Giovanna Marini), con cui il giovane cantautore fece le sue prime esperienze di palco come chitarrista, Caldo e scuro, sorta di viaggio on the road sulle tracce di un amore già alle spalle.

Il loro autore è perfettamente a suo agio sul palco, sia che canti, sia che scherzi con gli astanti e con il super ospite di turno: dopo Pacifico, Gianna Nannini e Malika Ayane, mercoledì è stata la volta di Elisa, che ha duettato con Francesco sulle note di Can’t Help Falling in Love, in una versione tradotta in italiano del canto popolare friulano Stelutis Alpinis e nel brano da lei composto ad hoc qualche anno fa Quelli che restano. E la voce del padrone di casa, non è banale dirlo, è eccezionalmente fresca e duttile, intonata come sempre, aderente come non mai a testi da antologia, i suoi, che fanno parte della storia della canzone italiana. I bis, molto applauditi come il resto, sono invariabilmente due («mi spiace, non si accettano richieste»): Pezzi di vetro e BuonanotteFiorellino, con i più coraggiosi invitati a farsi un bel giro di walzer dotto la pedana. Uno spettacolo nello spettacolo, che suggella un patto fra lo sciamano con il cappello a lobbia e gli occhiali e chi ha voglia di continuare a danzare nella vita.

https://www.milanoweekend.it/

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

 

https://www.iltitanic.com/milano/031.jpg

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

“Nevergreen”: una serata come tante e come nessuna con Francesco De Gregori

In trasferta a Milano per venti concerti, il cantautore romano rinfresca il suo repertorio meno usurato, tra scosse al cuore, piccole sorprese e ospiti di lusso

Enrico Casarini, 15.11.2024

 

Dove sta Francesco De Gregori? «Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai», dice una delle sue canzoni più belle. E più popolari. Forse anche troppo, viste le lamentele degli appassionati, dispiaciuti dal sentirla ogni due per tre in tv come colonna sonora di uno spot (stesso destino per “La storia”, s’intende). Come sempre in questi casi, può essere amara la sensazione di vedere una piccola parte del proprio tesoro sentimental-canoro data così in pasto al mondo.

E dunque per vedere dove sia effettivamente e fisicamente finito De Gregori, noi siamo andati all’Out Off, il piccolo teatro milanese che ospita dal 29 ottobre “Nevergreen (Perfette sconosciute)”, la sua residency di venti concerti (si chiude il 23 novembre) che riprende un’esperienza simile fatta nel 2019 al teatro Garbatella di Roma, aggiungendo però un tocco decisamente non banale di novità, ovvero il fatto che la scaletta è prioritariamente dedicata a un repertorio meno usurato dalle tante lunghe tournée del nostro settantatreenne eroe.

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

 

Parlare di minore usura non vuol dire buttarsi sulle stranezze. De Gregori lo dice chiaro e tondo dopo aver cantato la prima canzone, che per la nostra serata è stata “Il fischio del vapore”: «Non ci sono le canzoni che conoscete solo voi». Ogni concerto, dunque, ha le sue particolarità, ma non è il caso di ripassare con zelo l’opera omnia per goderselo.

Tutt’al più si dirà «Ah! Era un po’ che questa non la sentivo». In alcuni appuntamenti, poi, non sono mancati e non mancheranno i momenti di gran varietà con ospiti di lusso: a Milano si sono visti, tra gli altri, Jovanotti, Elisa, Gianna Nannini, Ligabue, Zucchero Fornaciari… I 21 pezzi che abbiamo ascoltato, inframezzati da brevi e gustose spiegazioni, sono andati dai classici del 1974 “Niente da capire” e “Cercando un altro Egitto”, alle più recenti (2005) “Vai in Africa, Celestino!” e “Numeri da scaricare”. In scaletta, poi, alcune perle riprohttps://www.iltitanic.com/MILANO/FD.JPGposte in stato di grandissima grazia come “La ragazza e la miniera” (1983), “L’uccisione di Babbo Natale” (1976), “Come il giorno” (ovvero “I Shall Be Released” di Bob Dylan, 2003), “Atlantide” (1976), “Il cuoco di Salò” (2001) e quella “Diamante” (1990) che è così connaturata a Zucchero da lasciare sempre stupiti che invece sia degregoriana. Finale per nulla sconosciuto con due classicissimi come “La storia” (arieccola! Ma neppure l’uso intensivo in pubblicità riesce a rovinarla, dai!) e “Buonanotte fiorellino”, che già nel 1975 attirò su De Gregori la critica di essersi “lasciato andare” (povero Francesco, bisogna dire, costretto da sempre a subire l’ira dei tristi puristi) e invece, riarrangiata da tempo come valzerone, oggi è un momento di felicità che De Gregori vivacizza ulteriormente invitando il pubblico a ballare di fronte al palcoscenico.

Ragionamento finale su voce, musica e dintorni. Ultimamente la voce di De Gregori aveva dato l’impressione di essere un po’ stanchina; a quanto pare il pericolo è rientrato, perché è tornata quella duttile pastosità che abbiamo imparato ad apprezzare. Musica: guidata dal basso di quel grande che è Guido Guglielminetti, la band gira proprio molto bene, perfetta in una dimensione americanissima che galleggia tra il country rock psichedelico di Flying Burrito Brothers, Riders of the Purple Sage e perfino Poco, e le sonorità della Band, esplicitamente evocate nell’arrangiamento di “Buonanotte fiorellino”. I dintorni, infine. L’Out Off è un teatro perfetto per questo genere di appuntamento: è grande il giusto (poco: circa 200 posti), ha buona acustica e non propone poltrone della categoria “con vista sul pilastro” (come sarebbe sempre stragiusto che fosse).

L’interprete, infine. Si sa che Francesco De Gregori è una fede, e dunque se non piace, non piace. Amen. Però deve avere una voglia di vivere on the road che non si può non apprezzare. Dopo tutto è uno stato mentale-artistico che ci ha regalato momenti di storica grandezza come il “Neverending Tour” di Bob Dylan, come le parossistiche tournée di Elvis Presley, come i trionfi di Vasco Rossi… Che dire: piacciono. E poi c’è questa relativa novità delle brevi presentazioni delle canzoni, che forse, riunite, varrebbero come una semiseria, ma non frivola autobiografia di De Gregori. Conclusione: le serate milanesi di “Nevergreen (perfette sconosciute)” finiranno per entrarci nella memoria dalla porta del cuore.
https://www.sorrisi.com/musica/

 

https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

 

 

 

 

https://www.iltitanic.com/milano/028.jpg

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

Francesco De Gregori al teatro Out Off di Milanohttps://www.iltitanic.com/milano/tit31.jpg  di Marco Quaroni

Il valzer ballato da tutto il pubblico sulla finale Buonanotte fiorellino è stato il sunto di una serata magica nel piccolo gioiello del teatro Out Off di Milano, la sera del 15 novembre. Un mese di concerti per Francesco De Gregori nello stesso posto, un format che sembra andare sempre più di moda fra i grandi nomi della musica, e che consente un contatto fisico con il pubblico. Anche perché, come in questo caso, è spesso per gli artisti l’occasione di presentare perle dimenticate della propria discografia, in una situazione talmente intima da sembrare il salotto di casa.

Il Principe si presenta in scena alle 21 in punto in una forma invidiabile, giacca, occhiali e cappello, e come ci è capitato di dire in occasioni passate, col tempo è diventato meno austero e addirittura più giocoso col pubblico. Dopo il via di Senti il fischio del vapore, in duo con la bravissima corista Francesca La Colla (l’originale era cantato con Gianna Marini), presenta sornione e ironico uno show di «canzoni dimenticate, ma non per questo vi ridaremo i soldi indietro» e, fingendo un tono più greve, dice: «i telefonini: beh, fatene un po’ quel che volete, senza limiti. Ma il mio suggerimento è di non usarli, perché un concerto come questo non si può chiudere dentro un telefonino».

Il clima si accende con quel turbinio di sentimenti che è Cose, e prosegue in toni struggenti con La ragazza e la miniera. Poi il Principe prende in giro il suo stesso modo di scrivere dicendo che le canzoni d’amore felice non rendono, mentre quelle d’amore infelice hanno sempre grande successo. E arrivano Compagni di viaggio, i brividi di Stella stellina e I matti. Sbeffeggia il suo stato confusionale al momento della scrittura de L’uccisione di Babbo Natale, ad opera di due allucinati.

Il momento di Deriva mi tocca davvero nell’anima: «E ancora vado alla deriva e ancora canto, dovunque io sarò, dovunque lei sarà, sarò al suo fianco». Una vera deflagrazione chitarristica rock è Vai in Africa, Celestino, mentre Diamante viene introdotta parlando di Zucchero (ospite sul palco poche sere prima, come tanti altri). «Mi chiama e mi dice che ha una bellissima musica ma non riesce a metterci sopra le parole. Allora gli chiedo di cosa vuole parlare, se d’amore, di guerra, di amicizia. Mi risponde di sua nonna, Diamante». Prima di Come il giorno (traduzione di I Shall Be Released di Bob Dylan) dice serafico, «parla di un uomo in carcere che aspetta la libertà, ma se non ci capite niente, stavolta l’ermetico è lui».

Due zingari, Atlantide e Caldo e scuro sono veramente rare e perfette. I toni messicani introdotti dai fiati de Ragazza del ‘95 (Oggi è un giorno perfetto per volare, per staccare l’ombra da questo cortile…), apre la ferita di un finale trascendentale con Bufalo Bill, Numeri da scaricare e Falso movimento. Cercando un altro Egitto (recentemente rifatta anche dai Gang) è veramente un colpo al cuore. I bis sono La storia e la citata fiorellino, prima della quale è lo stesso Francesco ad andare dalle coppie e dai single in prima fila per chiamarli al ballo finale. «Accettiamo anche amori clandestini, qui, non diciamo niente a nessuno».

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

 

Tutti in piedi per lui. Sipario. E grande emozione. Da una posizione di privilegio assoluto, ho notato il particolare della fede della moglie, scomparsa di recente, infilata nel mignolo della mano sinistra, di fianco alla sua. Non suona in questi show, Francesco, solo qualche lancinante assolo di armonica a bocca. Per il resto fa fare un sontuoso lavoro al fido Guido Guglielminetti al basso, Carlo Gaudiello al piano, Primiano Di Biase all’hammond, Paolo Giovenchi alla chitarra, Alessandro Valle superbo alla pedal steel, Simone Talone alla batteria ed alla citata corista La Colla. E poi c’è un grande ospite al sassofono, Amedeo Bianchi.

Insomma, parliamo dell’ultimo, a tutti gli effetti, dei “nostri” grandi cantautori italiani della sua generazione ancora in attività. Gli altri sono morti da tempo o ormai in pensione. Sperare in un nuovo grande disco, dopo anni di assenza di inediti, è lecito, ma si sta divertendo troppo su palchi di ogni genere. La sua sola presenza, affascinante e perfetta, fa riflettere sul tempo che corre, sulle “cose” che passano, ma alla fine fa anche ballare un valzer su una vita che è un soffio e che per questo merita la spasmodica ricerca di un qualche scampolo di felicità.

https://www.mentinfuga.com/francesco-de-gregori-nevergreen-perfette-sconosciute/

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

https://www.iltitanic.com/milano/bass.jpg

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

Perfette sconosciute erano tutte le persone che ho incontrato in quel di Milano dal 29 Ottobre, nel piccolo Teatro frontestrada OUT OFF, e nei negozi di prossimità. Parlo delle persone con cui a vario titolo per ben 26 giorni ho condiviso attimi, lunghi momenti lavorativi, giri in vespa, pranzi, passeggiate cene e nottate.

Comincio dal personale del Teatro Luigi e Fabio, la mente e il braccio e il braccio e la mente del teatro. Senza di loro non vale la pena nemmeno alzare la serranda. Si, perché il teatro si chiude con una serranda elettrica a grosse maglie.

Fabio batterista dentro ma direttore di sala come salario, controlla i titoli di ingresso per accedere allo spettacolo, Luigi poliedrico artigiano dei mestieri del dietro le quinte dei teatri.  Da sempre nel mondo dello spettacolo un continuo ed inesauribile racconto del mondo del teatro della mohttps://www.iltitanic.com/2024/gb1.jpgda e dello spettacolo di Milano dagli anni’70 ai nostri giorni. Andrà, così dice, in pensione da dicembre. Insostituibile .

Sempre nel teatro c’è il Ristorante Lumière, aperto a pranzo con buffet acqua pane caffè a 12€. Capito bene 12€ a Milano!!!  La sera quando c’era spettacolo aperitivo cenato, e finito il concerto cena con menù alla carta.  Gli spaghetti da 300gr, che vedete in alcune foto, sono a soddisfazione delle mie richieste. Un grosso ringraziamento va quindi a Mario e a tutto il suo impareggiabile staff. Altro ringraziamento va a Marco della Rava e la Fava,  ristorante dietro l’angolo, a pranzo secondo contorno acqua e pane a 9€. perché non prendevo il caffè. Ma ogni 4/5 gg gli chiedevo le buste per mettere le maglie che vendevo.

Menzione speciale “ci preoccupiamo della tua salute”, per le ragazze del Coal piccolo e fornitissimo supermarket, per i continui rimproveri per i miei compulsivi acquisti di coca cola da litro. Due brave ragazze. Grazie di cuore per le vostre attenzioni, vi auguro tante belle cose.  Altra ragazza dolce garbata e piacevole da menzione è Giulia, hostess di sala in teatro, vive con una coinquilina che gli fa trovare la cena cucinata tutte le sere che lavora in teatro.

Ultimo ma non ultimo the security man: Aniello. Competenza professionalità e straordinaria conoscenza musicale fanno di lui più che un uomo della sicurezza un agente musicale.  Un buon e vecchio amico con cui ho condiviso molti concerti dove io facevo Merchandising e lui lo lo spettatore. È stato molto bello lavorare assieme in questi 20 concerti.

Ultima menzione speciale è per “Omar” ragazzo libanese, la cui terra è sotto attacco dalla violenza dell’esercito Israeliano. Ottima mente che studia a Milano da anni, è stato mio compagno di stanza in Holtel per molti giorni.  Va a lui il mio augurio per un roseo futuro e l’augurio di incontrare le migliori fortune sul suo cammino.

Tanto dovevo a tutti. Vi voglio bene.

Giampaolo Bernardini – Merchandising De Gregori tour

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

 

 

Francesco De Gregori, canzoni e poesie di un Principe

Il cantautore incanta il pubblico del piccolo Out Off di Milano (200 posti) dove fino a sabato sera propone “Nevergreen (Perfette sconosciute)”. Un saggio magistrale del suo splendido repertorio -  di Massimiliano Castellani

 

Il cantautore romano Francesco De Gregori, in un momento del concerto all'Out Off di Milano

Una saletta piccola, con l’ultima fila fatta di sedie da caffè, un colonnato antico per scenografia e un palco con il sipario alzato e gli strumenti già piazzati, in attesa di quello che per “brevità” si fa chiamare “artista”, Francesco De Gregori. Siamo forse tornati indietro, al Folkstudio, nel cuore di quella Roma degli anni ’70 che non c’è più? No, siamo nel 2024 a un passo dallo sky line, all’Out Off di via Mac Mahon, passaggio testoriano dopo il ponte della Ghisolfa, finiti dentro una sera d’inverno e di scighera (nebbia) milanese, ma illuminata dalle luci di un palcoscenico dove puntuale, senza carrozza, si presenta il Principe dei cantautori.

 

https://www.iltitanic.com/milano/mi6.jpg

 

Spettacolo per pochi (200 posti) questo Nevergreen (Perfette sconosciute) in cui, volutamente, per un capriccio del Principe, i classici, La donna cannone, La leva calcistica della classe 68’, Generale… vengono riposti in un baule, ma sempre alla portata, buoni come certi vestiti di scena da indossare, e magari da inserire nelle scalette delle future esibizioni. Così, dalla valigia del cantautore escono soltanto quei pezzi «celati» dentro vecchi album.

Quelli che i seguaci dei canti degregoriani conoscono a memoria, dagli inizi dei ’70, mentre gli altri appassionati più distratti, ma ammessi generosamente per una notte alla corte del Principe, sono costretti a fare sforzo di memoria e a ricucire le parole con la musica, a partire dall’incipit del concerto.

 

Francesca La Colla

 

De Gregori apre con un omaggio, senza citarla (ma solo perché è ancora freddo), alla pasionaria della musica popolare, Giovanna Marini, scomparsa lo scorso maggio, cantando il brano che dà il titolo al loro album anarchico e di resistenza, Il fischio del vapore. Disco necessario e consigliato agli smemorati di Cologno e affini, registrato nel 2003, che si chiudeva con un evergreen, ormai mondiale, Bella ciao e un brano in coda, che c’era da sperare da trovare in Nevergreen, O Venezia che sei la più bella. Ma per questo forse serviva l’imprescindibile coro e la Banda di Testaccio e non la pur virtuosissima band portata da quest’uomo con il cappello sopra gli occhiali e la barba non più rossiccia, ma candida come la neve, il cui fiore in bocca è un microfono che rimanda una voce più cristallina e potente dei giorni in cui era ragazzo e già stracciava tutti con la fantasia. Quest’uomo, dal fisico asciutto e dal look minimal, giacca di scena, t-shirt su jeans e sneakers, che di schiena sembra un giovanotto.

Anzi, un Lorenzo Jovanotti (uno degli ospiti delle serate precedenti) che si muove sul palco da padrone del vapore, almeno dal 1979, anno del tour di Banana Republic vissuto con quel genio del suo amico, Lucio Dalla. “L’Autore”, come si autoproclama, non ha nessuna intenzione di spiegare al pubblico la scelta delle canzoni (per quella rimandiamo al libro Francesco De Gregori. I testi. https://www.iltitanic.com/milano/GUITARS.JPGLa storia delle canzoni, a cura di Enrico Deregibus, Giunti) ma proprio dal cilindro di Banana Republic tira fuori Bufalo Bill e dall’album omonimo, del ’76, una eterna quanto struggente Atlantide.Ed entrambi i brani li canta con una maestria pari solo a quella del suo idolo di sempre, Bob Dylan omaggiato nel concept Amore e furto. E’ una miniera, con dentro la ragazza, il repertorio di De Gregori e lo capisci quando torna con la memoria agli inizi. Lo fa con Caterina, e qui la cita la sua amica e buona stella Caterina Bueno, grande interprete, quanto la Marini, di quella musica popolare che proprio il giorno del concerto ha perso per sempre Giuseppe Morandi: il cantore della musica dialettale padana e fondatore, con il fraterno “Micio” Azzali, di quella alternativa Lega di Cultura di Piadena, che era composta da braccianti e operai. Una fola del secolo scorso che l’Autore conosce bene e per questo oggi favoleggia. Passa dalla storia macabra ma purtroppo sempre più attuale di una gioventù bruciata e delittuosa ne L’assassinio di Babbo Natale, alla più civile e postbellica storia del mutilato di guerra Gamba di legno a Parigi, creatura angosciata che dorme nella Ville Lumière in attesa del referto medico e intanto sogna di svegliarsi ad Atene. Oniricità dell’Autore stregato dalle incisioni di Max Klinger la cui Parafrasi sul ritrovamento di un guanto gli ha ispirato la mirabolante avventura di un oggetto, Guanto, che è la metafora di passioni vissute e incontrate nel suo lungo viaggio.

L’Autore non è più solitario, invita a salire tutti a bordo, ma i suoi ospiti non viaggiano in seconda classe e neppure sul Titanic (album da capolavoro mundial, 1982), ma dalla stiva di quella mitica nave ritira fuori I muscoli del capitano e LAbbigliamento di un fuochista. De Gregori è una delle poche voci rimaste in circolazione che hanno ancora la capacità di scorticare le nostre coscienze addormentate.

 E ci riesce ancora. Ci riesce sempre, specie con I matti uno dei suoi capolavori “nevergreen” come Mimì che non so se ha eseguito o mai eseguirà in questo tour surreale e fantastico che a Milano si chiuderà, purtroppo, sabato 23 novembre.Sono tutti Pezzi davvero di vetro, che tagliano per l’emozione. Pezzi di storia collettiva, sedimentata negli scaffali remoti delle case di quella generazione, l’ultima, che è cresciuta imparando le poesie a memoria. Perché sono poesie quelle narrazioni, a volte scarne ed ermetiche del Principe, che, finalmente, con la saggezza dell’inossidabile talento precoce si scrolla di dosso il peso della scostante Guarda che non sono io.

Il De Gregori dell’Out Off abbraccia e cerca l’abbraccio, e al mio «come sono contento», di esserci qui e ora, si lega il suo «stasera sono un libro aperto, mi puoi leggere fino a tardi». Così in questa piena, magica e reciproca armonia invita il pubblico pagante a sottolineare il suo gradimento non più con l’applauso, ma salendo sul palco per danzare al suo fianco. E lo fa sulle note finali dell’unico classico invitato alla festa di Francesco, Buona notte fiorellino. Sapere che qui, a Milano, è riuscito a farla ballare anche il sindaco Sala, e senza inciampare in qualche buca, mi fa lasciare l’Out Off con la speranza che la fantasia potrebbe tornare al potere. Ma solo finché a cantare e a cantarcele ci sarà un Principe dei poeti, come Francesco De Gregori.

https://www.avvenire.it

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

https://www.iltitanic.com/milano/spa.jpg

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

https://www.iltitanic.com/milano/mi1.jpg

 

PERCHÉ HO FATTO PIÙ DI CENTO CHILOMETRI PER ESSERE QUI, A FARTI FIRMARE I MIEI DISCHI E A RINGRAZIARTI CHE ESISTI.  (cit. Omero al Cantagiro di F. De Gregori)

di Mimmo Rapisarda

A dire il vero sarebbero molti di più. Catania – Milano sono esattamente 1.011,83 km! Sono quelli che il sottoscritto e Daniele Di Grazia hanno percorso per godersi il concerto del 20 novembre, terzultima delle 20 date inserite nella rassegna “Evergreen - Perfette sconosciute” presso il teatro Out-Off (capienza 200 persone).

Assente il nostro Marcellone Antonetti, vecchia gloria del Rimmelclub, super giustificato e che avrebbe fatto carte false (e anche di più) per stare insieme ai suoi compagni siciliani durante le scorribande degregoriane.

Alloggiamo a 300 mt. dal teatro e dopo la visita mattutina a San Siro, dove stavo per mettermi a piangere per l’emozione, nel tardo pomeriggio intorno alle 19.00 entriamo in Teatro.

 

https://www.iltitanic.com/milano/mi2.jpg

 

Dopo aver salutato Giampy, chi ti vedo seduta nella nella saletta dell’ingresso? Trattasi di un’antica conoscenza degregoriana fin dai tempi del forum Sony: Simona Simone, con la quale discutiamo, parliamo e ridiamo. Poco dopo entra un signore alto e con la barba, e lo chiamiamo. Si gira, mi guarda stupito e sorride “minchia, che ci fai qui?” Poi saluta Daniele e alla fine .... “ma siete in anticipo!” (Francesco, e dove diavolo andiamo qui intorno? Non c’è niente, soprattutto per due catanesi! Più che Off siamo tanto Out!)

Dopo scende giù ma subito dopo, su sua autorizzazione, il caro Chips ci fa cenno di seguirlo per assistere alle prove. Alla fine, quando Francesco va via, rimaniamo su palco con tutta la band. Un’occasione unica, irripetibile, pertanto propongo di fare una foto “storica” con tutti i musicisti assieme a due storici siti-web. Quindi, in piedi: Di Grazia, La Colla, Guglielminetti, Rapisarda, Valle, Gaudiello, Giovenchi, Di Biase, Talone. Accosciati: https://www.iltitanic.com/milano/mi3.jpgle scalette per terra, cavi e casse-spia.

Sapevo bene che ad ogni serata De Gregori invita il pubblico a ballare il valzer sull’ultima canzone, Buonanotte fiorellino e memore della villa Bellini nella scorsa estate (Rapisarda, dai!), prima dell’inizio mi avvicino a Simona e le dico “stavolta non voglio farmi trovare impreparato, casomai dovesse chiedermelo… il valzer lo vorrei ballare con te. Per favore, scongiuriamo un balletto Rapisarda-Di Grazia!”.

Il concerto è straordinario, la band suona magnificamente e De Gregori fa vedere quanto meravigliosamente sappia svolgere il suo mestiere. Non vorrei ripetermi sulle recensioni già in rete, tra l’altro ce ne sono di belle presenti anche sul Titanic e redatte da gente più specializzata del Nostromo.

Fantastica la versione di Bufalo Bill, strepitosa, coinvolgente e che costringe tutti a cantare assieme a Ciccio la storia di quel bambino figlio di un guardiano di mucche e biondo quasi come Gesù. Il cantante si diverte ad eseguirla e si avvicina fino alla striscia bianca quasi a volerla cantare a due coristi seduti a soli due metri da lui e che cantano come pazzi.

E arriviamo all’ultima, Buonanotte fiorellino. Gaudiello attacca col piano il tempo e Francesco, come di consueto, comincia ad invitare il pubblico a formare le coppie per il ballo finale. Non si alza nessuno, allora si rivolge a Simona seduta in prima fila: “Forza signora, scelga qualcuno con cui ballare, magari il signore che le è accanto”. E Simona: “No no, ho già il mio cavaliere per un ballo già prenotato!”

A quel punto mi avvicino e la invito in un valzer che quello del Gattopardo di Visconti potrebbe solo scansarsi (vedi foto). Siamo solo noi due davanti a quei duecento, gli altri si aggiungeranno poco dopo. In qualche passo incrocio lo sguardo di Francesco che sorride sornione sotto i baffi al ballerino ufficiale dei bis!

 

 

Torno a casa l’indomani, stanchissimo, distrutto per le pessime e massacranti condizioni logistiche fra la Sicilia e il resto d’Italia, ma pieno di soddisfazione nell’anima. La serata rimane indimenticabile, soprattutto per quel bambino di 67 anni che compie le stesse pazzie di quando ne aveva 20 e che nemmeno nel suo immaginario ha ancora intravisto la sua vecchiaia. Anzi… quando sarà,  portategli un paio di chitarre e una tastiera!

Tutto questo “forever young!”, grazie a quel giovanotto dal pelo rosso che segue da cinquant’anni.

Grazie Francesco!

Il Nostromo - Milano, 20.11.2024

 

 

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

https://www.iltitanic.com/milano/sala200.jpg

 

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif https://www.iltitanic.com/milano/data29.jpg

https://www.iltitanic.com/2024/outoff.gif

 

Francesco De Gregori: “Benvenuti all’ultimo live di noi, quattro cani per strada”

Al Teatro Out Off di Milano l’artista ha presentato l’ultima data del suo Nevergreen tour: venti spettacoli per sole 200 persone.

di Luca Valtorta

https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2024/11/24/news/francesco_de_gregori_benvenuti_all_ultimo_live_di_noi_quattro_cani_per_strada-423712800/

 

 https://www.iltitanic.com/milano/rep2.jpg

 

https://www.iltitanic.com/milano/015.jpg

 

https://www.iltitanic.com/milano/rep2.jpg

 

https://www.iltitanic.com/milano/fine.gif

 

https://www.iltitanic.com/milano/rep2.jpg

 

https://www.iltitanic.com/milano/vr.jpg

 

https://www.iltitanic.com/milano/rep2.jpg

 

https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2024/11/24/news/francesco_de_gregori_benvenuti_all_ultimo_live_di_noi_quattro_cani_per_strada-423712800/

 

 

Quelle perfette, simpatiche, strepitose e irriducibili sconosciute

(report dell'ultima sera a cura dell'Ufficiale di coperta del Titanic, Antonella Tartaro)

E davvero c’è poco da capire per quest'ultima trasferta milanese dove era in scena lo spettacolo “Nevergreen-Perfette sconosciute” in programma il 23 novembre. Nonostante lo sciopero annunciato dei treni dalla sera del 23 alla sera del 24, noi, inossidabili ed irriducibili fans, ad ogni costo volevamo esserci, e ci siamo andate! Certo lo spettacolo era assicurato, meno la ripartenza del giorno dopo. Abbiamo dovuto rivedere la programmazione del ritorno e l’organizzazione conseguente, ma non potevamo perderci l’ultima data, per nessuna rahttps://www.iltitanic.com/milano/anto1.jpggione al mondo. Volevamo e dovevamo salutare Francesco con il nostro abbraccio corale, il nostro entusiasmo, il nostro affetto, la nostra vicinanza, dalla prima fila o dalla seconda o persino dall‘ultima … dovevamo esserci! E così, nel tardo pomeriggio, ci ritroviamo nella hall del teatro prima delle prove (circa alle 19.00) con le amiche e gli amici di sempre o incontrati in eventi passati ma subito ci riconosciamo, ci salutiamo, scambiamo chiacchiere, siamo lì per lo stesso motivo, assistere allo spettacolo e sperare di incontrare Francesco prima delle prove.

Ma non lo vediamo passare dall’ingresso principale, sentiamo, invece, la musica e la sua voce provenire a distanza dalle scale che conducono in sala, quindi capiamo che lui è già entrato dall’ingresso secondario, cosi dobbiamo rassegnarci e sperare di incontrarlo a fine concerto. Lo spettacolo è bellissimo, e non avevamo certo dubbi; abbiamo letto di recensioni e di commenti e non c’è bisogno di aggiungere altre parole alla straordinaria performance a cui Francesco e la sua band ci hanno abituato. Francesco canta splendidamente, nonostante il forte raffreddore (lo sappiamo perché ci era stato detto da Giampy, il nostro amico del merchandising salutato prima) ma lui sul palco scherza con noi, si diverte e ci fa divertire e addirittura cantare su Alice non lo sa. Lo spettacolo va avanti con una scaletta senza alcuna hit ma con canzoni perfettamente conosciute a noi fans. Una famigliola al mio fianco, mamma, due bellissime bimbe dalla giovanissima età (10 e 12 anni circa) e papà, sono sorridenti e felici, ci salutiamo e cantiamo (ci siamo già incontrati in concerti passati); e lo stesso accade con un giovane ragazzo e suo padre, davanti a me, che dice di avermi riconosciuta, brillante e vivace (sue parole), durante lo scorso concerto estivo di Cervia. Insomma, ci ritroviamo nel finale, su suo diretto invito, tutti a ballare il valzer su Buonanotte fiorellino e quindi a salutarlo e ringraziarlo insieme alla sua meravigliosa band.

A fine concerto, tutti molto felici e anche un po’ dispiaciuti per la chiusura definitiva dello spettacolo, sappiamo bene dove andare a cercarlo, nella speranza di incontrarlo almeno nell’ultima sera, ci dirigiamo all’ingresso laterale esterno. Ci raccogliamo lì davanti, siamo in otto o forse dieci a fare la posta. Un signore sull’uscio, del servizio d’ordine del teatro, ci riferisce che è ancora all’interno. Possiamo quindi ben sperare, non è scappato via come è solito fare. E infatti le attese non sono vahttps://www.iltitanic.com/milano/anto2.jpgne, la porta metallica si apre ed eccolo, apparire nel suo distinto portamento, cappellino di lana grigio e giubbotto sportivo scuro al posto del cappello e della giacca di scena. Quasi assalito da noi presenti dice “Ma siete in tante!” e noi tutte attorno gli chiediamo una foto, un abbraccio, un autografo; e lui “fate andare il nonno a dormire” e una di noi “anch’io sono una nonna…” (in riferimento all’età) “io non sono nonno, non ho nipoti”. Poi aggiunge “facciamo una foto unica tutte insieme, devo proprio andare non sono in forma”. Una ragazza lì presente gli chiede un autografo su una maglietta e lui “Come si fa, c’è bisogno di un appoggio per scrivere …”. Altre brevi battute … “Francesco ti aspettiamo il prossimo anno per i 50 anni di Rimmel” e lui “ci proviamo…”. Insomma abbiamo avuto scambi rapidi, lui si è concesso generosamente e scherzosamente con affetto e tenerezza, con sorriso, noi in uno stato di completa euforia e stupore insieme, assorte e stordite quasi da questo incontro ravvicinato, dall’abbracciato ricevuto e donato, lo vediamo allontanarsi con il suo amico Chips e con la bravissima Francesca Rapetti degli Gnu Quartet che sono rimasti lì ad aspettarlo a distanza, diretti verso una macchina scura in attesa di partire. Un selfie finale, regalo della ragazza milanese conosciuta lì, anch’ella fan come noi, e una foto di una di noi a circondare Francesco, restituiranno, fissato in uno scatto, questo momento magico e tanto desiderato.

Grazie Francesco, ti vogliamo sinceramente bene.

A seguire il video di "Niente da capire" nella versione con il flauto magico traverso di F. Rapetti degli Gnu Quartet e foto ricordo di gruppo.

(testo e foto di Antonella Tartaro)

 

https://www.iltitanic.com/milano/029.jpg

“Dallo spettacolo “Nevergreen (Perfette sconosciute)” nascerà un documentario prodotto da Our Films e Friends TV con la produzione esecutiva di Darallouche Film e con la regia di Stefano Pistolini”

(Friends & Partners)

 

 

https://www.iltitanic.com/MILANO/POSTER.JPG

https://www.iltitanic.com/tour24/39.jpg

 

 

 

Ad ogni conclusione e a ricordo del Tour, il Titanic mette in stiva l’ultima crociera straordinaria. Grazie ad Antonella Tartaro, Simona Simone, Enzo Memoli, Marisa Luppino, Daniela Spaziani, Valeria Rusconi, Angelo Bruno, Beppe Ferrigno, Lorenzo Tommasini, Chips e la band.

Buon proseguimento di navigazione.