ELISA E FRANCESCO DE GREGORI

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QUELLI CHE RESTANO

testo e musica di Elisa

 

È che mi chiedevo se la più grande fatica

è riuscire a non far niente.

A lasciare tutto com’è, fare quello che ti viene

e non andare dietro la gente.

È che mi perdevo dietro a chissà quale magia,

quale grande canzone in un cumulo di pietre.

Sassi più o meno preziosi

e qualche ricordo importante che si sente sempre.

ELISA

È che mi lasciavo trascinare in giro dalla tristezza,

quella che ti frega e ti prende le gambe,

che ti punta i piedi in quella direzione opposta

così lontana dal presente.

Ma noi siamo quelli che restano

in piedi e barcollano su tacchi che ballano

e gli occhiali li tolgono e con l’acceleratore,

fino in fondo

le vite che sfrecciano.

DE GREGORI

E vai e vai che presto i giorni si allungano

e avremo sogni come fari,

avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici

degli animali.

ELISA

È che mi voltavo a guardare indietro

e indietro ormai, per me, non c’era niente.

Avevo capito le regole del gioco

e ne volevo un altro, uno da prendere più seriamente.

DE GREGORI

È che mi perdevo dietro chissà quale follia,

quale grande intuizione tra piatti sporchi e faccende,

tra occhi più o meno distanti

e qualche ricordo importante che si sente sempre.

Ma noi siamo quelli che restano

in piedi e barcollano su tacchi che ballano

E gli occhiali li tolgono e con l’acceleratore, fino in fondo

le vite che sfrecciano.

E vai e vai, che presto i giorni si allungano

e avremo sogni come fari,

avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici

degli animali.

E più di una volta e più di un pensiero,

è stato così brutto da non dirlo a nessuno.

ELISA

Più di una volta sei andato avanti dritto, dritto sparato contro un muro,

ma ti sei fatto ancora più male aspettando qualcuno,

ELISA / DE GREGORI

ma ti sei fatto ancora più male aspettando qualcuno.

Siamo quelli che restano

in piedi e barcollano su tacchi che ballano

e gli occhiali li perdono e sulle autostrade così belle

le vite che sfrecciano.

E vai e vai, che presto i giorni si allungano

e avremo sogni come fari,

avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici e selvatici, selvatici.

Siamo quelli che guardano

una precisa stella in mezzo a milioni.

Quelli che di notte, luci spente e finestre chiuse,

non se ne vanno da sotto i portoni.

Quelli che, anche voi, chissà quante volte

ci avete preso per dei coglioni.

Ma quanto siete stanchi e senza neanche una voglia,

siamo noi quei pazzi che venite a cercare,

 

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Quelli che restano è il primo singolo di Elisa, pubblicato il 14 settembre 2018, che anticipa l’uscita del nuovo album previsto nel prossimo autunno. Presentato in anteprima – con Vincenzo Mollica – al TG1, andato in onda il 12 settembre 2018, che ha fatto ascoltare una parte della canzone.

Testo e musica sono stati scritti da Elisa: «Presto vi svelerò una grande sorpresa!», aveva detto pochi giorni fa la cantante, che ha deciso così di cantarla in duetto Francesco De Gregori.

La fotografia che ritrae l’artista friulana con il cantautore romano è stata scattata da Mattia Zoppellaro, commentando: «Una canzone, io e lui. Emozione immensa».

RELESE DATE      14 settembre 2018

LABEL     Island Records / Universal Music Italia Srl.

FORMAT Digital Downloads        

 

 

 

DIAMANTE

(Fornaciari - De Gregori)

Respirerò l'odore dei granai 

e pace per chi ci sara e per i fornai

pioggia sarò e pioggia tu sarai

i miei occhi si chiariranno
e fioriranno i nevai.

Impareremo a camminare per mano

insieme a camminare domenica.

Aspettero che aprano i vinai 

piu grande ti sembrerò
e tu piu grande sarai nuove distanze
ci riavvicineranno dall'alto di un cielo,

Diamante, i nostri occhi vedranno.

Passare insieme soldati 

e spose ballare piano in controluce
moltiplicare la nostra voce

per mano insieme soldati e spose.
Domenica, Domenica

Fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono

Passare insieme soldati e spose
ballare piano in controluce
moltiplicare la nostra voce
passare in pace soldati e spose.

"Delmo, Delmo vin a' ca..."

 

Dedicata a Diamante Arduini Fornaciari.

 

  

 

QUALCOSA DA DICHIARARE

(Francesco De Gregori) - Alessandro Haber

 


Cosa vuoi dalla mia vita, chiedimi e ce l'avrai
Dimmi solo una parola, provami e vedrai
Ti servo giardiniere per coltivare una rosa
O un bellissimo cameriere, vuoi, mangiare qualcosa
O preferisci un agente segreto disposto a tradire
O un amante discreto che ti lasci dormire
Che ti lasci dormire

Portami, e prendimi, e comprami, e vendimi
Risparmiami
E spendimi, c'è tanta strada da fare,
hai qualcosa da dichiarare?

Cosa vuoi dalla mia vita, sono pronto a tutto ormai
non son buono a nascondermi
cercami e troverai
Vuoi parlarmi d'amore, ti starò a sentire
puoi giocare al dottore, ti farò guarire

Sognami, e svegliami, e giurami, e credimi
E guardami
E vedimi, vedi che tocca fare per provarti ad amare
Portami, e prendimi, e comprami, e vendimi
Risparmiami
E svendimi, c'è tanta strada da fare,
hai qualcosa da dichiarare?

 

 

   

 

 

 

MIELE DI ROSE PER GIORGIO LO CASCIO

(ballata di Francesco De Gregori)

 

Io chiedo solo di camminare per strade pulite. Da Istanbul a Roma le ore di treno sono cinquanta. Per le prime trentuno me ne stavo comodissimo, spaparacchiato come un creso tra un portacenere, ma la trentaduesima già cominciava a diventare un bagaglio, ero stanco di tutta quella gente scortese che continuava a spengermi le sigarette proprio là, dove si nota che sono un maschietto.
Così striscio come un verme verso il vagone postale e dico "Non occupo più spazio di una valigia, ve lo giuro!"
E loro "Ok! ragazzo, ma prima dobbiamo perquisirti per bene di dentro, è il regolamento". E allora dico "No grazie, non mi lascio fottere così".
E lascio quattro ferrovieri turchi delusi corrermi dietro e gridando loro "Andate ad impalare qualcun altro, io porto del MIELE DI ROSE PER GIORGIO LO CASCIO".
In un certo senso io sono ancora vergine. Se la verginità in quel senso lì vi pesa molto, andatevene alla Rai Tv di Torino, in Via Verdi o giù di lì. E' un ambiente così Vittoriano che ti guardano male se ti piacciono le donne. Il costumista fa "Sei carino travestito da autista primo '900" e il regista "Attento! Hai esattemente un minuto e mezzo per esternare la tua anima" e se tu gli rispondi che la tua anima dura almeno tre minuti lui ti guarda storto, ti fa rapporto e ti prende per comunista.
Non andate alla Rai Tv di Torino. Io ci sono stato, come dice Paul Simon, sono stato vomitato, inghiottito, deglutito e inglutito, minoreitanizzato, claudiovillato, littletonyzzato e… credo proprio che mi sia bastato.
Alla fine mi hanno vergognosamente messo in mano centomila lre ed io sono scappato come un razzo giù per i portici e, proprio dietro il cartellino del dentifricio Close-Up, incontro la Signora Aquilone e le faccio "Scusi tanto Signora, dov'è il cielo più vicino? Che ci vado a comprare del MIELE DI ROSE PER GIORGIO LO CASCIO!".
Se cercate un bel posto per perderci la pazienza dovete andarvene giù nella verde Bulgaria.
Potrete incontrare un sacco di maiali che grugniscono festosi e un sacco di poliziotti travestiti da ladri che ti chiedono quattro dollari per passare sulla loro terra socializzata.
Così loro ti tengono a bada con i baffi, la saliva e il manganello e con l'altra mano palpeggiano il tuo amore troppo biondo, mentre ti mettono un bel timbro sul tuo bel passaporto, con la scusa che stai passando sulla loro terra socializzata.
E mentre Stalin se la ride, accovacciato sulla sua nuvoletta d'oppio, tutto quanto intorno gira vorticosamente.
E se voi siete internazionalisti e diarroici, credo proprio che la verde Bulgaria sia un bel posto per cagarci dentro; ma se siete un po' meno spirituali e incoscienti, prendete un'altra pasticca di vitamina B… e affrettatevi.
Se volete trovare ancora un po' di MIELE DI ROSE PER GIORGIO LO CASCIO.
Una mattina mi sono alzato con l'esaurimento nervoso.
Ero convinto di essere uno scrittore di canzoni e di portare quarantaquattro di piede. Non riuscivo a far niente, neanche a cantare le canzoni di De Andrè.
Così esco a prendere un caffè e incontro Edmonda, appena uscita allo zoo, che mi fa "mi hanno appena detto che hai fatto un disco…"
E io "te l'ha detto il più falso dei Giuda, è il disco che ha appena fatto me, non lo dire a nessuno altrimenti ti sgozzo!".
Giro l'angolo e sbatto contro Luca Ronconi, che suona la balalaika a tempo di Can Can e dico "Ecco, ci siamo, l'imbuto comincia esattamente da qui!"
E provo a far gli scongiuri con gli alluci e gli indici, già cominciavo a sentirmi risucchiare ma, comunque, chi ti sbuca fuori? Un socio del Club Mediterranèe da una nuvoletta celeste, tutto abbronzato, che mi fa "Amico, tutta una fregatura qui, stanno alzando i prezzi, nessun sogna più.
Ma mi hanno detto che è rimasto a casa ancora un po' di MIELE DI ROSE PER GIORGIO LO CASCIO.

 

 

ATTRAVERSO L'ACQUA

Testo di Enzo Avitabile e Francesco De Gregori. Musica di Enzo Avitabile.

Pecché m’addimane si songo italiano,

si songo ‘e ll’Euròpa o songo africàno?

Si parlo cu ‘a vocca, respìro cu ‘o naso,

si tengo ‘na mamma, chi Ddio m’ha criàto.

Lampidusa, scùmma, vàrca, attraviérzo acqua…

Lampidusa terra ‘e miézo, sperànza…

 

Sono un palo di legno piantato nel mare,

un peso specifico da sollevare.

Sono qui per la cinta dei pantaloni,

per la mano che acchiappa, per la schiena che scappa.

Ogni creatura è un’isola davanti al mare,

ogni creatura è un’isola nel mare.

 

Aràpeme ‘a porta, aràpeme ‘o core,

cómm’ io farrìa a te, nùn me dicere no.

Sono un’immagine sacra, sono un angelo negro,

la fine di un vicolo cieco.

Sono la scarpa che vola, il gasolio che scivola,

un posto d’aggiungere a tavola.

 

Lampidusa, scùmma, vàrca, attraviérzo acqua…

Lampidusa terra ‘e miézo, sperànza…

 

Sono qui per la sete e la fame.

Sono stato un guerriero e un falegname.

Sulla spiaggia mi poso come un pezzo di pane,

una goccia di resina o un grano di sale.

Ogni creatura è un’isola davanti al mare,

ogni creatura è un’isola nel mare.


 

 

 

 

 

 

PRIMO GIORNO DI GIUGNO

 

(De Gregori-De Angelis  musica di Maurizio Bigio)- RAFFAELLA PERRUZZI - 

Cenerentola / Primo giorno di giugno - IT ZT 7033 (1972)

(testo di De Gregori - De Angelis - Musica di Maurizio Bigio)

 

Primo giorno di giugno per noi lungo il fiume.

 Mi nascondo, mi vieni a cercare: sono qui.

E mi dici: «Che amore che sei, sembri un fiore».

 Mi guardi e arrivi. Non so perché lo fai?

Poi raccogli una viola per me.

Vuoi sapere se ho già fatto altre volte l’amore.

Dico: «No». Corro avanti, ti fermi a guardare, poi mi chiami.

Sorridi ancora. Chissà perché lo fai?

Vorrei tanto darti un bacio, ma quando sto per farlo corro via, corro via.

 Primo giorno di giugno per noi dentro un cuore.

Il tuo viso che brucia il suo cuore che non so.

Hai negli occhi qualcosa di blu come il mare.

Tu tremi amore. Non so perché lo fai?

 

Cantata da Raffaella Perruzzi.

 

 

fonte immagine:

http://www.perugiamusica.com/MUSICISTI/maurizio.bigio.musicista/MAURIZIO.BIGIO.html

 

 

fonte immagine:

http://www.perugiamusica.com/MUSICISTI/maurizio.bigio.musicista/MAURIZIO.BIGIO.html

 

 

PRESO IL TRENO  

Testo e musica di Francesco De Gregori

Nata un giorno senza pioggia o sole, in un segno d’aprile

Vista l’Africa attraverso un libro, poi dal vero

Delusione forse fu la prima, da bambina seria sul divano

fare anelli con la carta dei cioccolatini

Preso un treno che portava via

Voglia strana di capricci pazzi, di cambiare i capelli

Anelli sempre nuovi alle mie dita

È finita per caso e per caso comincia e per caso finisce

Amore amore è una parola usata

Preso un treno che portava via

Catturato un sogno al volo in un supermercato

Incontrato tre randagi da cui prendere lezione

Intravista una lacrima sotto il trucco di un indossatrice bionda

L’onda di una sensazione nuova a spasso per la strada

Preso un treno che portava via.

(versione cantata da De Gregori e mai edita)

 

 

PRESO IL TRENO

Testo e musica di Francesco De Gregori

Nato un giorno senza pioggia o sole, in un segno d’aprile.

Vista l'Africa attraverso un libro, e poi dal vero.

Delusione, forse fu la prima, da bambina seria sul divano,

fare anelli con la carta dei cioccolatini.

Preso un treno che portava via.

Voglia strana di capricci pazzi, di cambiare capelli.

Gioielli sempre nuovi alle mie dita.

È finito per caso e per caso comincia

e per caso finisce, amore amore è una parola usata.

Preso un treno che portava via.

 Catturato un sogno al volo in un supermercato.

Incontrati tre randagi da cui prendere lezioni.

Intravista una lacrima sotto il trucco di una indossatrice bionda.

L'onda di una sensazione nuova a spasso per la strada.

Preso un treno che portava via.

 “Dimmi amore, hai trovato il negozio dove vendono il fiume?”.

Certo amore, sono entrata ridendo e ne ho comprato una goccia.

Ed un foglio di carta su cui scrivere le spese pazze:

una stella, un giornale, una bambola vecchia.

Preso un treno che portava via.

(versione cantata da Patty Pravo)

  Inediti 72-78 (BMG/Raro! Records 74321-17071-2) 1993.

 

 

 

BUONANOTTE NINA

 

Buonanotte amore, buonanotte Nina,

ti vedrò nei miei sogni per scordarti la mattina

Se un giorno sarò triste e ti vorrò vedere

ti troverò cercandoti nel fondo di un bicchiere,

ti troverò cercandoti nel fondo di un bicchiere.

 

Tutto vestito a festa, il viso ben rasato,

ho sognato di entrare nel tuo castello alato.

Parlavo con tuo padre, giocavo coi bottoni,

rinnegavo in un momento la mia stirpe di cafoni,

rinnegavo in un momento la mia stirpe di cafoni.

 

Nina non devi piangere, ti prego, anima mia,

volere bene a me sarebbe una pazzia.

Come principe azzurro è meglio un professore,

che ti darà il suo nome con un pizzico d'amore,

che ti darà il suo nome con un pizzico d'amore.

 

Lo sai che sono solo un povero straccione,

senza dimora fissa, senza reputazione.

Un giorno verrà un altro, più giovane e più bello,

che avallerà il suo amore regalandoti un anello

che avallerà il suo amore regalandoti un anello.

 

E quando andrai all'altare, in un giorno di maggio,

avrai già ritrovato la gioia ed il coraggio.

E quando gli invitati daranno mano al riso

avrai dimenticato le mie labbra ed il mio viso

avrai dimenticato le mie labbra ed il mio viso

 

E scenderà la notte sul tuo letto di sposa,

un letto ricoperto di petali di rosa.

Ed io vestito male, io con le scarpe rotte,

starò di sotto a dirti "amore, buonanotte"

starò di sotto a dirti "amore, buonanotte"

 

Buonanotte amore, buonanotte Nina,

ti vedrò nei miei sogni per scordarti la mattina.

Se un giorno sarò triste e ti vorrò vedere

ti troverò cercandoti nel fondo di un bicchiere

ti troverò cercandoti nel fondo di un bicchiere

 

 

 

    

ROSSO CORALLO

   

Rosso corallo, il sangue nelle vene,

datelo, vi prego, a chi mi volle bene,

che ci sia per lei soltanto quel dolore

fino a che non trovi un altro amore.

 

Date la chitarra al mio più caro amico,

lui saprà cantarvi le cose che io non dico.

Suonerà meglio e suonerà più forte

la mia chitarra dopo la mia morte.

 

Belle le mie scarpe, belle e ancora buone,

datele ai miei amici, vi prego, a uno straccione.

Lui saprà trovare nella comodità

la vera essenza della povertà.

 

E per seppellirmi non scomodate sega,

bella o brutta la bara ben poco me ne frega.

Quando un po' di terra mi toglierà la voce

potrò fare a meno perfino della croce.

 

E voi fratelli, fratelli che restate,

vi prego non vi fate quelle facce disperate,

anche se quel prete mi maledirà in eterno

state pur tranquilli che non andrò all'inferno.

 

Rosso corallo, il sangue delle vene...

   

 

SPIRO AGNEW

      

Questa è una canzone dedicata a Spiro Agnew,

strenuo difensore della libertà.

Fiero odiatore dei capelloni tutti,

amante fino in fondo della verità.

Un giorno Spiro Agnew impazzì improvvisamente

e disse in un discorso di fronte a tanta gente

che la guerra nel Vietnam è una grossa porcheria

e chi la vuol difendere dovrebbe andare via.

"Finora coi ragazzi sono stato troppo energico,

con chi prendeva l'hashish o l'acido lisergico,

l'America è malata, i rimedi siano estremi,

o ci droghiamo tutti o diventiamo scemi"

E cominciò a fumare e a regalare fiori,

vestito con estrema abbondanza di colori,

bruciò molte bandiere con su scritto "United States"

e fece il terzo uomo nel delitto Sharon Tate.

Ma si formò un drappello dell'America pulita

per ritrovare Agnew e fargli cambiar vita.

E alla testa di tutti c'era Nixon e a lui vicino

Pietro Germi, i calabresi, Mauro Ferri e Ciancimino.

Ci fu perfino il coro del gruppo "Viva la gente"

che compose una canzone senza chieder in cambio niente

Cantavano "Spiro, Spiro, che cosa ti succede?

Da molto tempo ormai fra di noi non ti si vede"

"Torna, torna a difendere la nostra santa terra,

vieni, vieni a combattere la nostra amata guerra.

E Spiro si commosse e pianse lungamente

vedendo quanto bene gli voleva la sua gente.

E per rendere palese il cambiamento di opinioni

tagliò testa e capelli a quattro capelloni.

E qualche giorno dopo, vestito da educanda,

tornò alla Casa Bianca accolto dalla banda

guidando un grande cocchio trainato nella piazza

da cento vietnamiti  

 

 

 

CENERENTOLA  

(De Gregori-De Angelis  - RAFFAELLA PERRUZZI - 

Cenerentola / Primo giorno di giugno - IT ZT 7033 (1972)


Un uomo di mare vestito di stelle

mi chiese una sera di andare con lui
mi disse che il mondo è una mela matura
ma avevo paura e gli dissi di no
un uomo d'affari malato di sogni
mi chiese una sera di andare con lui
mi disse che il cuore è una stanza in affitto
ma avevo paura e gli dissi di no
Cenerentola dormiva dentro il suo giardino
ed il principe cantando le passò vicino
ma lei non sentì
un uomo del circo vendeva palloni
mi chiese una sera di andare con lui
mi disse che il cielo è molto lontano
ma avevo paura e gli dissi di no
verrà Casanova su una sedia a rotelle
vorrà darmi un bacio e portarmi con sé
ma un raggio di luna giocando tra i rami
lo prenderà in giro e lui fuggirà
Cenerentola dormiva dentro il suo giardino
ed il principe cantando le passò vicino
ma lei non sentì  

 

Cantata da Raffaella Perruzzi.

 

fonte immagine:

http://www.perugiamusica.com/MUSICISTI/maurizio.bigio.musicista/MAURIZIO.BIGIO.html

 

 

 

UN LETTO COME UN ALTRO

(De Gregori- Cohen)

     

 A volte mi ricordo quando tanto tempo fa

giurammo senza scrupoli un amore senza età.

Tu cominciasti ad amarmi ed io feci il tuo gioco

e adesso ci accorgiamo che tutto dura poco.

Ma i tuoi occhi sono allegri, tu sorridi e io lo so

questa notte sarà bello, sarà bello, sarà bello,

sarà bello, sarà bello per un po'.

Le stanze dove vivo io le scelgo attentamente,

finestre molto piccole, le pareti senza niente.

C'è solamente un letto, c'è solo una preghiera,

ed io che aspetto te che ritorni quando è sera.

E i tuoi occhi sono allegri, tu sorridi ed io lo so

che stanotte sarà bello,

sarà bello, sarà bello, sarà bello, sarà bello per un po'.

A volte la rivedo che si spoglia per me,

lei è come una regina ed io sono il suo re

e lei muove le sue cosce senza troppa castità,

è davvero un bel ricordo se un ricordo resterà.

E i suoi occhi sono allegri, lei sorride ed io lo so

che stanotte sarà bello,

sarà bello, sarà bello, sarà bello, sarà bello per un po'.

 

 

GIOVANNA D'ARCO
(De Gregori - Cohen)

"Voglio un vestito che non sia di maglia
che non ricordi quello da battaglia
qualunque cosa, basta che sia bianca
per indossarla sulla mia verginità troppo stanca"
"Sono contento che tu dica questo
io fino a ieri ti ho spiato spesso
e c'è qualcosa che ha spiato me
il desiderio di conquistare te"
"Ma tu chi sei, perché mi vuoi?
non ho mai visto gli occhi tuoi"
"io sono il fuoco e so la tua canzone
ed amo i tuoi capelli e la tua disperazione"
"Allora, fuoco, spegni il tuo calore
ti do il mio corpo, sì, ti do il mio amore"
e detto questo come fosse ghiaccio
si sciolse nella stretta del suo abbraccio
E con amore dolce, senza rabbia
Giovanna d'Arco diventava sabbia
quando capì alle porte del suo regno:
se lui era fuoco, oh, lei doveva esser legno
E con amore dolce, senza rabbia
Giovanna d'Arco diventava sabbia
e quelli che piangevano al suo fianco
raccolsero la polvere del suo vestito bianco

 

HIROSHIMA

 

“Questo qui è soltanto un trucco”,  disse il sogno al musicante. 

“Qui le scelte sono poche, e le strade sono tante”.

Ogni volta che mi volto la mia ombra è una conferma.

I miei passi che camminano   e la terra che sta ferma.

Le modelle di Hiroshima, nude per il troppo vento,  

camminavano nel vuoto.

L’imbarazzo ormai era spento.  E il pilota era tranquillo: 

la virata era riuscita  e il torero sorrideva

e l’arena era infinita.   Ed il fiume cresceva

e le facce dei pesci venivano a galla.

Ed il fiume cresceva ed il sole scherzava

sull’acqua tranquilla.

Camminavo sopra il ponte. Camminavo sopra il ponte.

Camminavo sopra il ponte con le mani in mano e i sogni.

Camminavo sopra il ponte.   Camminavo sopra il ponte…

 

 

 

MERCATO DEI FIORI  

(per Patty Pravo)

 

Cammino col mattino negli occhi,

e gli occhi nel mattino.

Una donna che passa m’incrocia lo sguardo

e mi dice: “E’ l’amore, è l’amore, è l’amore…”

“E’ l’amore che fa campare le donne

al mercato dei fiori,

non nascondere il cuore…

E’ l’amore che fa campare le donne

al mercato dei fiori.”

Tu mi hai seguito come un bimbo

con pochi soldi in tasca

e tutto un mondo da comprare.

Che voglia di perdere la testa

nel profumo dei garofani,

di risponderti al sorriso,

farti un segno con le mani sopra agli occhi…

E il mattino ha seguito l’usanza,

era già mezzogiorno al caffè.

Caffèllatte, Campari e una rosa per lei

poi se vuoi ti presento ai miei gatti…

“E’ l’amore che fa campare le donne

al mercato dei fiori,

non nascondere il cuore…

E’ l’amore che fa campare le donne

al mercato dei fiori.”

Vorrei essere una che dipinge le strade

marciapiedi celeste e portoni rosari.

Aspettare il tramonto per tentare una gara

vorrei essere una, vorrei essere quella, la sola che ti sveglia alle dieci…

“E’ l’amore che fa campare le donne

al mercato dei fiori,

non nascondere il cuore…

E’ l’amore che fa campare le donne

al mercato dei fiori.”

 

 

    

IL MIO FRATELLO  

 

 Il mio fratello è l'uomo di pietra,

che ha girato il mondo su una lama,

che conosce la cima degli abeti

E l'odore del grano appena ucciso

 

Che ha combattuto diecimila guerre,

ed ha riempito diecimila fosse,

sulla cui tomba è scritto con il gesso

caduto nella polvere dell'odio

 

Il mio fratello è l'uomo di corallo

che ha parlato d'amore a mille donne

ed ha posato le sue mani forti

sulle braccia di un'unica signora

 

Che ha riscaldato il letto dell'amante

senza riuscire a riscardarle il cuore.

Sulla cui tomba è scritto con il gesso

scivolato nel silenzio vi morì

 

Il mio fratello è l'uomo di carne

che l'anima ha gettato in un canale,

che ha dormito per terra mille notti

e mille notti fra lenzuola d'oro

 

E' corso verso il monte di cristallo

per cercare un suo amore di stagnola.

Sulla cui tomba è scritto con il gesso

Qui giace il saggio dagli occhi di bambino

 

 

 

AMORE AMORE AMORE  

 

Amore amore amore amore amore 

 tutto quello che posso dirti è amore

amore amore amore amore amore eh-eh

è che mi eccita chiamarti amore

nella schiuma dei tuoi occhi vorrei morire invano e continuare…

amore amore amore amore amore amore amore amore

tutto quello che posso darti è amore

amore amore amore amore amore eh-eh

leccami ogni volta che ti chiamo amore

nel tuo ultimo gioco vorrei arrivare primo e disarmarti…

troppa gente ha parlato d’amore

Amore amore amore amore amore eh-eh-eh

ora anch’io voglio essere il tuo amore

e non prendermi in giro se non sono così bello

e non buttarmi via…

 

 

 

 

 

 

Mary Mary era una regina

che viveva in un castello.

Ed il suo re l’amava più del giorno,

più del vento che porta via.

 

Molti fiori nel giardino di Mary,

gli aquiloni volavano con lei.

Ed ogni sera, quando il fuoco era acceso,

la regina cantava con il re.

 

Venne la guerra ed i soldati partirono

a difender la libertà.

Ed anche il re lasciò piangendo il suo amore,

ma la sua armatura era d’or.

 

MARY MARY

Testo e musica di Francesco De Gregori

 https://www.iltitanic.com/2023/rapone.jpg

 

 

Mary Mary era una regina

che viveva in un castello.

Ed il suo re l’amava più del giorno,

più del vento che porta via.

E Mary pianse dieci anni ogni notte,

ma il suo amore non ritornò.

Mary morì, la neve fuori era fredda.

Molti fiori morirono con lei.

 

Il giorno dopo il re tornò vincitore.

La sua Mary non ritrovò.

Non pianse a lungo, perché dopo due mesi

di un’altra si innamorò.

 

Vissero a lungo, assai felici e contenti

la nuova moglie ed il re.

Ed un cartello sopra il letto diceva

“Tutto questo è alla faccia di Mary”.

 

 

 

 

 

 

LA CASA IN RIVA AL MARE

Testo di Sergio Bardotti e Gianfranco Baldazzi.

Musica di Lucio Dalla.

Edoardo De Angelis featuring Francesco de Gregori

 

 

Dalla sua cella lui vedeva solo il mare

e una casa bianca in mezzo al blu.

Una donna si affacciava. Maria,

è il nome che le dava lui.

Alla mattina lei apriva la finestra

e lui pensava: «Quella è casa mia.

Tu sarai la mia compagna, Maria».

Una speranza e una follia.

 

E sognò la libertà

e sognò di andare via, via.

E un anello vide già

sulla mano di Maria.

 

Lunghi i silenzi come sono lunghi gli anni,

parole dolci che s’immaginò.

Questa sera vengo fuori, Maria,

ti vengo a fare compagnia.

E gli anni stan passando,

tutti gli anni insieme:

ha già i capelli bianchi e non lo sa.

Dice sempre: «Manca poco, Maria,

vedrai che bella la città».

 

E sognò la libertà

e sognò di andare via, via.

E un anello vide già

sulla mano di Maria.

 

E gli anni son passati, tutti gli anni insieme

ed i suoi occhi ormai non vedon più.

Disse ancora: «La mia donna sei tu»

e poi fu solo in mezzo al blu

 

 

SANTA LUCIA

Testo e musica Francesco De Gregori.

EDOARDO DE ANGELIS – MICHELE ASCOLESE

 

 

 

Santa Lucia,

per chi beve di notte

e di notte muore e di notte legge

e cade sul suo ultimo metro.

Per gli amici che vanno e ritornano indietro

e hanno perduto l’anima e le ali.

 

Per chi vive all’incrocio dei venti ed è bruciato vivo.

Per le persone facili che non hanno dubbi mai.

Per la nostra corona di stelle e di spine.

Per la nostra paura del buio e della fantasia.

 

Santa Lucia,

il violino dei poveri è una barca sfondata,

è un ragazzino al secondo piano che canta, ride e stona

perché vada lontano, fa’ che gli sia dolce,

anche la pioggia nelle scarpe,

anche la solitudine.

 

                                                                                                                                                                                

 


L'ANTOLOGIA CHE AVREBBE VOLUTO IL NOSTROMO

 

 

 

 

MANNAGGIA ALLA MUSICA

(by De Gregori - Ron - Una città per cantare - 1980)

 

Suona da quindici anni dove lo pagano per suonare
una vecchia fisarmonica gli può bastare.
Ha gli occhi sempre troppo gentili

di uno che beve parecchio
e non si guarda mai alle 

spalle nè allo specchio
E vive in qualche seminterrato

con un gatto per compagno
saranno quasi diecimila anni

che non fa il bagno.
Non ha diritto a nessuna pensione

perchè non ha lavorato mai
ha la faccia da mascalzone e non vuole guai
Fischia quando deve chiamare un amico

chiede scusa prima di andare via
e scappa sempre quando vede in giro la polizia.
I turisti lo chiamano Ulisse

ma il vero nome chissà qual è
ma a lui gli va benissimo

anche quello e se lo tiene per sè
Gli piacerebbe avere un figlio

in America pieno di dollari e di tranquillità
sistemato nel quartiere italiano di una grande città.
così potrebbe scrivergli spesso

e poi magari un giorno chi lo sa
montare sull'aeroplano e andare fino là.
Poi quando torna inventarsi di tutto

e raccontare quello che gli va
però l'America è lontana

e un figlio non ce l'ha.
La sera quando smette di faticare

si sente libero come una piuma
chiude nel fodero la fisarmonica

e ne accende una
Ma poi pensa mannaggia la musica

fino a domani gli dice addio
si siede in faccia al golfo di Napoli

e ringrazia Dio.

 

TI LEGGO NEL PENSIERO  

(by De Gregori - Ron - Cuore di vetro - 2011)

 

   

Faccio a pugni con te, poi ti vengo a chiamare.

Benedico e ringrazio e maledico il mondo, com'è.

E mi domando perché ti dovrei cercare?

Tutte le volte che passi e ti fermi lontano, da me.

Sarà come sarà, sarà come sarà, se sarà vero.

E mi dirai "cammina" e mi nasconderai,

la fine del sentiero, però  ti leggo nel pensiero.

Le mie chiavi di casa,  puoi tenertele tu.

Per trovarmi, una stanza ed un pezzo di pane,

non mi servono più.

Sarà che mi vedrai tremare durante il temporale

ed alzare la testa e bestemmiare  quando torna il sole.

Sarà come sarà, sarà come sarà,  se sarà vero.

Sarà che inciamperò da qualche parte  e poi ripartirò,

 da zero, però ti leggo nel pensiero.

Chiedimi perdono, per come sono perché 

è così che mi hai voluto tu!

Prendimi per il collo, 

prendimi per mano che non mi trovo più...

Torno a casa la notte e non mi lasciano entrare.

E non trovo parole, e nemmeno ci provo a bussare.

Ma tu davvero puoi prendere il miele,

e trasformarlo in pane?

Davvero sai pescare un uomo, perduto nel mare?

Sarà come sarà, se sarà vero. 

Sarà come sarà e mi vedrai davvero.

Poco prima dell'alba,

quando il buio è più nero,

ti leggo nel pensiero. 

Ti leggo nel pensiero  

 

 

 

 

TUTTI CERCANO QUALCOSA

(di De Gregori - Fiorella Mannoia - Treni a vapore)

 

Tutti cercano qualcosa, magari per vie infinite,

magari per vie difficili e misteriose.

A volte con arroganza e a volte senza pudore,

a volte senza speranza e ormai nemmeno più dolore.

Soltanto per un pò di tempo o per la vita intera,

nel sole di mezzogiorno

o nella polvere di questa lunga sera.

 Tutti cercano qualcosa che non sanno più ma io di più.

Mi manchi che fuori è freddo, mi manchi che fuori piove,

che fuori c'è quest'aria scura che non si muove.

E manchi a tutta quanta la terra,

a tutta la gente del mondo,

 mi manchi da tutto il tempo,

nel tempo di questo secondo.

E mancano le parole e manca il fiato

e la voce diventa di vetro in questo tempo

affilato. Tempo che prende fuoco se manchi tu..

ma io di più.

E sarà fuoco e sarà amore, oppure non sarà.

E sarà amore da guardare finchè non ci vedrà.

E sarà amore da pregare finchè non tornerà,

sarà ricordo da bruciare finchè non scalderà.

Sarà ricordo da portare finchè non peserà.

Tutti cercano qualcosa, la verità che non ha confini,

il nome della rosa e il nome degli assassini,

la verità che non ha colore

e dorme sepolta dalle stagioni

e come questo povero cuore non ha padroni.

E manca a tutta quanta la terra,

a tutta la gente del mondo

e manca da tanto tempo in questo tempo di piombo.

E tutti vogliono qualcosa che non hanno più.

Ma io di più...

E sarà fuoco e sarà amore, oppure non sarà.

E sarà amore da guardare finchè non ci

vedrà. E sarà amore da pregare finchè non tornerà,

sarà ricordo da bruciare finchè non scalderà.

Sarà ricordo da portare finchè non peserà.

 

 

GIOVANNA D'ARCO

(di De Gregori - Fiorella Mannoia - Gente comune)

 

Tutto questo campo di grano, non ancora maturato,

tutto questo bel campo non ancora tagliato,

e questo sole che splende sulla mia testa di soldato,

tutto questo bel sole che scende non è ancora passato.

Ah, se ti avessi trovato, ah se ti avessi cercato.

Quelle belle scatole cinesi che chiamano cuore,

e negli sguardi accesi che si chiamano amore,

in questa notte infinita, ma che sta per finire,

in quest'acqua da bere

che ho chiesto in ginocchio

ma che tarda a venire.

Ah, se piovesse un poco, solamente un poco.

Perchè ho visto la Francia, dalla terra al mare,

e sulla punta della mia lancia

un uomo impallidire e tremare,

e le colombe e i serpenti e gli sciocchi

ed il rosso ed il nero,

e questo l'ho cantato con la voce che avevo.

Perchè ho visto il mio destino, la mia stella di ragazza

sanguinare e bagnarsi, sotto la mia corazza

e dicono che una notte abbia sentito una canzone,

una voce che mi chiamava,

e sapeva il mio nome, e sapeva il mio nome.

Tutto questo campo di grano non ancora maturato,

tutto questo bel campo non ancora attraversato,

e questa luna che muore, sulla mia testa di soldato,

questo cielo che cambia colore, questo cammino segnato.

Ah, se ti avessi guardato. Perchè ho visto la Francia,

dalla neve al mare,

e sul piatto della bilancia la mia vita pesare

e le colombe i serpenti e gli sciocchi

ed il rosso ed il nero

e questo l'ho cantato con la voce che avevo.

Perchè ho visto il mio destino, la mia stella di ragazza

sanguinare e bagnarsi sotto la mia corazza

e dicono che una notte abbia sentito una canzone,

una voce che chiamava e che diceva il mio nome. 

 

CUORE DI CANE

(Francesco De Gregori) - Fiorella Mannoia - Di terra e di cento

 

Il ragazzo a un fucile di legno e ci tira alle stelle. 

Com'è dritta la schiena, che bianchi i suoi denti

e gli occhi sono due caramelle
e se provi a sentire stanotte puoi sentire abbaiare, è il suo cuore di cane che corre e non si vuole fermare.
Il ragazzo a trovargli un difetto, non gli piace studiare.

Preferisce le stelle e quel pezzo di legno, preferisce aspettare.
Che capire c'è tempo e capire certe volte non vale. 

Che capire c'è tempo e capire certe volte fa male.
Ma il ragazzo una notte si perde, il ragazzo è perduto.

Ha lasciato la casa del padre e della madre e nemmeno un saluto.
E se provi a cercarlo stanotte puoi trovarlo che dorme seduto addormantato in una stazione,   sotto le stelle, dentro un vagone. 
Con un amore di fortuna, sotto l'ombrello della luna.
Ma il ragazzo anche senza divisa è comunque un soldato,

c'è una guerra che brucia quà fuori e il ragazzo può morire bruciato
o tornare sconfitto una sera che nessuno lo vuole

senza nemmeno un dolore da dividere in due.
E tornare, che è finita la notte, non c'è più compagnia 

e abbaiare al mattino e vedere il mattino piano piano andare via
Imparare le lingue del mondo, imparare a parlare, 

a passare tra la pioggia e la polvere tra la terra ed il mare
che viaggiare non è solamente partire, partire e tornare 

ma è imparare le lingue degli altri, imparare ad amare.
Il ragazzo ha da vendere fiato e muscoli buoni 

e cervello veloce e paura di poco e capelli a milioni
mentre scende le scale è già fuori già la notte è finita, 

mentre scende le scale è già fuori già comincia la vita.
Ma il ragazzo una notte si perde, il ragazzo è perduto. 

 

 

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Ha lasciato la casa del padre, è volato

e nemmeno ha lasciato un saluto
E se provi a cercarlo stanotte puoi trovarlo che dorme seduto 

abbandonato in una stazione, con gli occhi chiusi dentro, un vagone
sotto le stelle della luna con un amore di fortuna
Ma il ragazzo anche senza divisa è comunque un soldato 

c'è una guerra che brucia quà fuori e il ragazzo può morire bruciato
o tornare sconfitto una sera che nessuno

Lo vuole senza nemmeno un dolore da dividere in due
e tornare che è finita la notte non c'è più compagnia

e abbaiare al mattino e vedere il mattino piano piano andar via

 

Solo con De Gregori sono stata 'sfacciata'. Dopo un suo concerto sono andata da lui direttamente e gli ho chiesto una canzone. Lui ha detto di sì e ci siamo salutati. Non mi aspettavo che mi avesse preso sul serio e invece dopo qualche giorno mi ha chiamato personalmente e mi ha detto che aveva la canzone per me registrata su una cassetta. Era Cuore di cane. A volte più semplicemente sento una canzone che mi emoziona e la punto. Mi dico: Questa prima o poi sarà mia…".

 

 

 

 

LITTLE APPLE (PICCOLA MELA)

 

I got a little apple inside my pocket

A very very little apple

I want you to be jail

In chains and tears

If you’re going to be insensible

 

The doctor’s daughter, she’s a gentle teacher

The doctor’s daughter is a gentle one

She spends all over night

In a marrow’s delight

In a morning she kills her candle light

 

I got a little flower inside my pocket

I got a very pretty flower

May you live in the sky

And be near to a star

If you really despair my heart

 

The doctor’s daughter sings a song of love

The doctor’s daughter sings a lovely song

And I’ve liked her behaviour

Since the first time I met her

Maybe someday we sleep at night together  

 

FIELD COMMANDER (GENERALE)

 

Field commander behind the hill

the night is waiting for us to kill

a peasant woman is standing still

between the sundown and the window’s sill

she’s fifty already and she doesn’t know

exactly wherever the season’s gone

and her seven soldiers the way they left

and didn’t come back

 

Field commander behind the station

you see that old rusted red cross the wagon

there’s something laughter, you can hear the sound

of the winning victims homeward bound,

you can hear the roaring of my memories

… sweetly through this winter breeze

and all these clouds and nightgale that fell

in love with me

 

Field commander the thing is done

our enemy’s rushing, our enemy’s gone,

behind the hill there is just the moon

and needles of pine and silence and mushrooms

good even (?) mushrooms to pick and dry

for the Christmas gravy when it’s Christmas time

when children laugh and cry and don’t want to go to bed,

they want to play

 

Field commander these seven stars

these seven tears, these seven scars,

really don’t mean nothing to me, I’m alone,

on this rusty wagon running through the dome (?),

my companion’s face so skinny and cold,

reflects the colour of the sky at home (?),

it’s nearly day and nearly romance

it’s nearly home  

 

CHRISTMAS (NATALE)

 

There’s a moon on the roof tops

And a man on the street walks

Young girls go dancing downtown

Snow sure is coming and Christmas is ?ing

I can tell but the cold breeze around

 

And I hear someone’s climbing

The stairs of my planes

But he stops a couple of floors below

I am sorry I… … Couldn’t be you

 

Will you write me a letter,

please write me a letter

and tell me the places you’ve been

If you’re walking in the morning

And sleeping at night time,

Send me the dreams that you dream

 

Please write me a letter

You know, I won’t matter

‘bout grammar and calligraphy

Just tell me if you’re lonely

Or else if you’re still loving me

 

Running crazy… And the time passes by  

 

ATLANTIS (ATLANTIDE)

 

Now he lives in Atlantis

with a hat full of memories and souvenirs

he got the smile of a wise man

and a little’s blink inside his soul

He drinks 24 beers a day and at night

he feels like a lonesome hero someway

 

Now he lives in California

29 years waiting for a hurricane

he came to be a very special guitar man

thinking hard of a woman named Lillian

when he says “you’re the one I’d love to live with”

you see a sudden flash in his eyelids

 

Now he lives in some kind of jail

where he learned not to ask about that girl anymore

the famous girl who came from Rome

whose tender eyes where harder than stone

ah, once you know, we’ve been lovers for a little while

when I had oceans to explore and mountains to climb

 

And so was thinking that passing man

while cruising over all the Europe ’s land

I say you can steal her money and privacy

but please let her keep her fancy and curiosity

send her my forgiveness for what I have done

tell her I’m sorry but I have to go on

 

 

RENOIR

 

Planes in the sky are drift

Boats in the mirror of the sea

And a man in a lonely room

And that man is me

For all the times that I’ve been forsaken

For all the times that I’ve been unkind

Trying to make sense of my puzzle living

With a glass of Italian wine

 

That morning she took her train

You may really say she was a drunk

With a smile inside her handbag

And some tears into her hands

In that morning she looked much better

Than she ever did before

Exact the night that I told her

“Baby, I really love you, but I’m not sure”

 

Now you know years they run so fast

Life is a blast that you can’t control

Somewhere else there’s a warmer room

And not jealous after all

In the mean while I wrote down my couple of songs

They don’t talk about her, that’s true

And this one may not be the best one

But is the best all I can do.

 

 

RIMMEL

And something is shining still

through sunny pages and the shady ones

while I sweep away your name from a brand-new life

makes in your reasons and my alibis

makes in your good reasons and my alibis

 

And an old showy gipsy woman

told my fortunes and I’m bound to win

But I’d better be on my way

don’t trust this kind of things

But I had been just a little younger

I’d have destroyed them with my fantasy

 

Now I know you got somebody else to kiss your famous lips

You will just blend his face with mine

But now you’ve got five aces,

you must deal, you can’t await,

because you’re tired and it’s getting late

because you’re lonely and it’s getting very late

 

Sweet virgin angel

Sweet rimmel Venus on your way

I remember well that night I needed for you to stay

Just like a photograph

The way you smiled and didn’t say

 

And those days have gone

winter time is knocking at my door

I still can make up

while you played and played that craft

All that I wanted was to held some more

Oh, I get nothing, that’s enough

 

  CENT CINQUANTE ÉTOILES

Cent cinquante étoiles en file indienne

Dans cette nuit humide qui sent la marjolaine,

Dans cette nuit splendide qui sent la mauve ,

Cent cinquante étoiles dans cette nuit chaude.

 

Cent cinquante étoiles ou cent cinquante et une

et moi qui les compte dans ce ciel noir de fumée.

Je les compte et je les recompte et je suis le tango

dans cette nuit qui sent l'égout.

 

Et sautent Certaines bombes que personne n'attendait

Dans cette nuit historique sans lapilli et sans lave

Et sautent somees bombes that ressemblent à des jouets

Qui tuent les personnes et épargnent les écureuils.

 

Cent cinquante étoiles et plus d'une scintille,

dans cette nuit hystérique here sent la camomille

Cent cinquante étoiles ou mille cinq cents

Et moi, je les recompte et peu à peu, je m'endors

 

Cent cinquante étoiles et une étoile solitaire

dans cette nuit ipocrita qui ha inviato la Coca-Cola

Une nuit si amicale à en dormir in un sac à poil.

Cent cinquante étoiles au milieu du ciel.

 

 

 

OCEANO

(De Gregori-De Andrè)

 

Quanti cavalli hai tu ceduto alla porta
tu che sfiori il cielo col tuo dito più corto
la notte non ha bisogno
la notte fa benissimo a meno del tuo concerto
ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse un tentativo.

Ed arrivò un bambino con le mani in tasca
ed un oceano verde dietro le spalle
disse "Vorrei sapere, quanto è grande il verde
come è bello il mare, quanto dura una stanza
è troppo tempo che guardo il sole, mi ha fatto male

Prova a lasciare le campane al loro cerchio di rondini
e non ficcare il naso negli affari miei
e non venirmi a dire "Preferisco un poeta,
preferisco un poeta ad un poeta sconfitto"
Ma se ci tieni tanto poi baciarmi ogni volta che vuoi.

 

Penso che in pochissimi erano a conoscenza del vero destinatario di Oceano, di Cristiano che, a otto anni, chiedeva continuamente a Francesco "Ma perché Alice guarda i gatti e i gatti, invece, guardano nel sole?". Ha raccontato poi che un giorno i due cantautori si chiusero in una stanza e tirarono fuori quel capolavoro per dargli tutte le risposte. Io, per esempio, ero convinto che fosse dedicata a una donna.
Nel suo forum, Fegiz risponde così a qualcuno che era contrario all'intervento di Cristiano: "A me è sembrato un intervento carino e lui sincero. Ha raccontato un aneddoto che molti non sanno. Anche la memoria storica fa cultura... ".
Vedete che avendo la giusta chiave di lettura, le canzoni di Ciccio sono di una chiarezza cristallina?
Ora che tutti sappiamo la storia di questa canzone, rileggetene il testo e scoprite quanta poesia c'è dentro.

 

 

DOLCE LUNA

(Fabrizio De Andrè - Francesco De Gregori)


Cammina come un vecchio marinaio, non ha più un posto dove andare
la terra sotto i piedi non lo aspetta, strano modo di ballare
sua moglie ha un altro uomo e un'altra donna,
è proprio un uomo da buttare
e nelle tasche gli è rimasta solo un po' di polvere di mare
e non può testimoniare
Si muove sopra i sassi come un leone invernale
ti può parlare ore ed ore della sua quarta guerra mondiale
conserva la sua cena dentro un foglio di giornale
la sua ragazza "esca dalle lunghe gambe" fa all'amore niente male
e non può testimoniare
Lui vide il marinaio indiano alzarsi in piedi e barcollare
con un coltello nella schiena tra la schiuma e la stella polare
e il timoniere di Sciangai tornò tranquillo a pilotare
e lui lo vide con l'anello al dito e un altro anello da rubare
ma non può testimoniare.
Dal buio delle notti "Balla Linda" alla paralisi di un porto
la luce delle stelle chiare come un rifugio capovolto,
la sua balena "Dolce Luna" che lo aspetta in alto mare,
gli ha detto molte volte "Dimmi amore, con chi mi vuoi dimenticare"
e non può testimoniare e non può testimoniare
E tu mi vieni a dire voglio un figlio su cui potermi regolare
con due occhi qualunque e il terzo occhio inconfondibile e speciale
che non ti importa niente se non riuscirà a nuotare
l'importante è che abbia sulla guancia destra quella mia voglia di mare
e mi dici ancora che il mio nome glielo devo proprio dare
ma non so testimoniare io non so testimoniare.

 

 

 

 

 

...Una volta avevo ascoltato in una discoteca una canzone che mi era rimasta in testa, mi era piaciuta tantissimo, ed era "Alice" di Francesco De Gregori. Nello stesso tempo mi era rimasta in testa una domanda: ma perché Alice guarda i gatti e non può guardare quel lampione là o non può guardare qualsiasi altra cosa, un sasso piuttosto che un cespuglio, un albero? E volevo chiederglielo, però non sapevo come, non lo conoscevo e avevo questa domanda da fargli... L'estate successiva scopro che sta iniziando a lavorare con mio padre ad un album che era "Volume ottavo". Figurati, impazzisco, vado in Sardegna e me lo trovo lì, a casa. In pigiama. Che lavora con mio padre, seduto sul mio divano, con la chitarra, giovane, con la barba rossa, un po' fricchettone, era un grande e lo è tuttora, è una persona che stimo moltissimo, non soltanto a livello artistico, ma anche umano... E allora io prendo coraggio e vado da lui. Questo è il figlio di Fabrizio, Cristiano; piacere Francesco. Comincio alla larga, poi piano piano mi convinco e un giorno: Francesco, perché Alice guarda i gatti? Lui mi guarda con un occhio aperto e l'altro chiuso... Non mi risponde. E non mi ha mai risposto. Anzi mi ha risposto, però in un modo abbastanza inconsueto: cioè scrivendo una canzone, con mio padre. Si chiama "Oceano", e devo dire che io sono orgoglioso di questa canzone perché è stata dedicata a me. E' la risposta di perché Alice guarda i gatti. Al che non mi sono più sognato di fargli domande di questo genere.

Cristiano De André (1995)"

 

LA CATTIVA STRADA

De Gregori - De Andrè)

 

Alla parata militare sputò negli occhi a un innocente e quando lui chiese "perché"

lui gli rispose questo è niente e adesso è ora che io vada
E l'innocente lo seguì, senza le armi lo seguì sulla sua cattiva strada.

Nei viali dietro la stazione rubò l'incasso a una regina e quando lei gli disse "come"
lui le rispose "forse è meglio è come prima forse è ora che io vada"

e la regina lo seguì col suo dolore lo seguì sulla sua cattiva strada.

E in una notte senza luna truccò le stelle ad un pilota quando l'aeroplano cadde
lui disse "è colpa di chi muore comunque è meglio che io vada" ed il pilota lo seguì

senza le stelle lo seguì sulla sua cattiva strada.

A un diciottenne alcolizzato versò da bere ancora un poco e mentre quello lo guardava
lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi adesso è ora che io vada" 

l'alcolizzato lo capì non disse niente e lo seguì sulla sua cattiva strada.

Ad un processo per amore baciò le bocche dei giurati e ai loro sguardi imbarazzati
rispose "Adesso è più normale adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto che io vada 

ed i giurati lo seguirono a bocca aperta lo seguirono sulla sua cattiva strada.

E quando poi sparì del tutto a chi diceva "è stato un male" a chi diceva "è stato un bene"
raccomandò "non vi conviene venir con me dovunque vada, ma c'è amore un po' per tutti
e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada

 

 

Fabrizio ha un merito storico nei confronti della canzone italiana: quello di averle dato per primo dei contenuti non soltanto e non necessariamente "amorosi".
Intendiamoci, non che Fabrizio non abbia scritto straordinarie canzoni d'amore in senso classico (valgano come esempio, lontanissime tra loro, La canzone dell'amore perduto e Jamin-a), ma fatto sta che furono La guerra di Piero, La città vecchia, Delitto di paese e via dicendo a spalancare davanti agli occhi di
molti giovani, verso la metà degli anni sessanta, un nuovo universo nel panorama della musica leggera di allora. Fabrizio era la dimostrazione vivente che una canzone poteva, se lo voleva, essere anche corrosiva e impervia, realistica e poetica; musicalissima sì, ma anche narrativa e perché no? politica.
Era possibile, in parole povere, buttare a mare il linguaggio patinato e gli arrangiamenti pacchiani della musica leggera dominante e scrivere invece canzoni diverse, che parlavano con semplicità alla testa e al cuore.
C'era poi dell'altro, che affascinava. Fabrizio rifiutava in blocco le moine dell'industria discografica, i suoi passaggi obbligati, le regole non scritte dello show-business. Non andava in televisione, si faceva fotografare con evidente malavoglia; addirittura (ma questo, a dire il vero, un po' ci dispiaceva) non faceva concerti.
L'Italia era ricca di grandi autori di canzoni, naturalmente. Da Gino Paoli a Luigi Tenco, a Bindi, a Gaber; tutta gente antagonista nei confronti delle insulsaggini musicali correnti ma che partecipava comunque spesso ai rituali a volte sconfortanti del "professionismo" canoro (e Tenco probabilmente fu immolato proprio sull'altare si questa scomoda e dolorosa contraddizione, per lui più che per altri insopportabile). In Italia insomma non mancavano davvero le belle canzoni, in omaggio a quel filone "diverso" che ha sempre percorso in parallelo, da Spadaro a Buscaglione, il cammino ufficiale della "canzonetta"; ma Fabrizio fu in questo contesto il primo e l'unico ad essere, prima che il termine diventasse di moda, "underground".
Scomode e rimosse e spesso vietate sul piatto benpensante del giradischi di famiglia le sue canzoni finirono per essere come quei film che, "sconsigliati" ufficialmente dal parroco, costituirono poi le tappe più importanti della nostra crescita culturale e morale.
Quando poi un giorno ho conosciuto Fabrizio De Andrè e siamo diventati amici non ho trovato scollature fra l'uomo e lo scrittore di quelle canzoni.
E in tutti questi anni non ho mai visto Fabrizio affrontare la vita ipocritamente come non l'ho mai sentito mettere in musica una bugia.
 Francesco De Gregori (da "La cattiva strada" 1996)

 

 

 

 

"A parte gli album di Bob Dylan, direi "Trasformer" di Lou Reed, "Tubular bells" di Mike Oldfield, "Creuza de' ma" di De Andrè. E poi "Anima latina" di Lucio Battisti e "Fleurs" di Franco Battiato. L'ultimo disco che ho comprato è la raccolta dei Rolling Stones, "Forty Licks". I loro pezzi appartengono alla mia generazione".

Tra i nomi nuovi della musica italiana, c'è chi l'ha colpita?

"Mah... A pelle, mi è simpatico Cesare Cremonini. Però non è un giudizio artistico. Davvero, non vedo in giro voci davvero interessanti. C'è Erykah Badu, di sicuro; degli italiani, Dalla resta tra i miei preferiti. In realtà non ascolto tantissimi dischi. La radio sì, come tutti: e sento cose che non sopporto, mi rendono furioso. La maggior parte della musica italiana mi sembra una musica per bambini, fatta da bambini con dietro produttori furbacchioni che riescono anche a mettere la sordina sui talenti che sicuramente ci sono. Fanno tutti lo stesso suono, imitano, copiano. Per carità, io ho copiato Dylan: ma le copiature che sento in giro negli arrangiamenti, nei suoni, sono molto più colpevoli...".

"Augusto Daolio mi piaceva tantissimo, come cantante. Una volta, ero proprio agli esordi, andai a fare un concerto a Novellara: ero raffreddato, avevo la febbre, il pomeriggio entrai in un bar e dentro ci trovai Augusto e io, non dico che mi prostrai ai suoi piedi, ma insomma... Non ci potevo credere: ero lì, un signor nessuno, e il grande Augusto Daolio, che probabilmente manco mi conosceva, parlava con me ... I Nomadi sono stati importantissimi per me e credo che continuino il loro discorso con dignità. Però sento molto la mancanza di Augusto".

 

 

 

 

POWDERFINGER

(Testo e Musica di Neil Young - Testo italiano di M. Locasciulli)

 

Mamma guarda c'è un battello che risale lungo il fiume
Ha un lampeggiante rosso e una bandiera e un uomo pronto a saltare
È chiaro che non vengono mica per la posta da consegnare
Ed è a meno di un miglio da qua, mi chiedo dove si fermerà?
Guarda che fucili che hanno e che onde che fa.
Mio padre se n'è andato e mio fratello è a caccia su in montagna,
da quando ha perso la moglie il guardiano non ragiona più
ed io sono rimasto solo a pensare a che fare
E ventuno anni ancora non ce li ho, dove andare proprio non lo so
e più la barca si avvicina più mi manca il coraggio che ho.
Col fucile di mio padre tra le mani mi sentivo sicuro
Diceva sempre "Quando vedi rosso scappa lontano"
E allora ho visto il primo colpo partire e ho spianato il mirino
E tutto è diventato nero, la faccia mi è scoppiata nel cielo
E non ho avuto nemmeno un minuto per capire perché
Guardami dalla polvere e dal fuoco, salvami con la forza del pensiero
Ricordati di me per il ragazzo che ero che non doveva finire qua
con tante cose lasciate a metà, raccontalo al mio amore

ogni giorno che mi mancherà

 


BALLANDO

(Testo di F. De Gregori - Musica di M. Locasciulli)

 

Metti sul conto, chiudi la porta e vai,

Va' tranquillo che è tutto facile
E andrà sempre alla grande dovunque vai
Vai, vai, vai,
Segna una tacca sopra il tuo cuore e vai,
Dietro l'angolo stanno ballando
E ti stanno aspettando e tu che fai
No, non ti ci mettere, No, non è un gioco per te
No, non ti stare ad illudere Che non si vince così
Passeranno gli anni e i giorni

 


 

DELITTI PERFETTI

(Testo di M. Locasciulli / F. De Gregori - Musica di M. Locasciulli)

 

È più di un attimo fuggente Più di tutta un'eternità
Più di un ricordo che non è niente
Più del niente che se ne va È più del vivere come vivi
E del nascondere quel che fai Più dell'amore senza aggettivi
Più di quello che non sai È più quello che tu ci metti
E più ci metti e meglio va La tinta forte dei sospetti
E dei delitti veniali di questa età
È più di un attimo fuggente E del sapore della realtà
Più dell'odore di certa gente E dei pericoli di una città
È più dei balli che abbiamo dato Ballando solo per noi
È più del latte che abbiam versato Che abbiamo asciugato tutto noi
Più del tempo che abbiamo preso E della sabbia caduta già
Più della gente che abbiamo offeso E che forse mai perdonerà
È più di tutto quello che ci metti E più ci metti e meglio va
La tinta forte dei sospetti E dei delitti perfetti di questa età
È più di tutto quello che ci metti E più ci metti e meglio va
La tinta forte dei sospetti E dei delitti perfetti di questa età

 

 

 

 

 

 

E altri giorni andranno via E dietro a quell'angolo
Ballano ancora E tu che fai 

Vai, vai, vai,
Butta la vita dietro le spalle e vai
Senza bussola e senza stelle
Quante strade più belle troverai
Ma non ti ci perdere No, non è un gioco per te
No, non ti stare ad illudere Che non si vince così
Passeranno gli anni e i giorni
E altri giorni se ne andranno via
E dietro a quell'angolo Ballano ancora
E tu ci stai
Passeranno gli anni e i giorni Altri giorni se ne andranno via
Ma dietro a quell'angolo Ti aspettano ancora
E allora, allora vai

 

 

 

 

 

 

 

11 OTTOBRE 2006: in occasione della pubblicazione della sua tripla antologia "Tra un manifesto e lo specchio" [prevista per il prossimo 3 novembre], Francesco De Gregori ha deciso di registrare per la prima volta "Diamante", la celebre canzone da lui scritta per Zucchero. Il brano era stato inserito nel disco "Oro, incenso e birra". Il triplo live conterrà tutte le più belle canzoni asoltate nei concerti e in particolare "Diamante" scritta per Zucchero. Le nuove canzoni si mescoleranno con i pezzi storici di Francesco per un risultato di forte impatto (www.ilbarbagianni.com).

 

 

 

 

Disco 1
1. Mannaggia alla Musica (demo 1979)
2. Signora aquilone
3. Alice
4. La casa di Hilde
5. Niente da capire
6. Cercando un altro Egitto
7. Pezzi di vetro
8. Rimmel
9. Pablo
10. Piano bar
11. Buonanotte fiorellino
12. Piccola mela
13. Quattro cani
14. Bufalo Bill
15. Santa Lucia
16. Atlantide
17. Generale
18. Natale
19. Viva l'Italia

Disco 2
1. Banana Republic (solo De Gregori)
2. Gesù bambino
3. La leva calcistica del '68
4. Titanic
5. L'abbigliamento del fuochista
6. Caterina
7. I muscoli del capitano
8. La donna cannone
9. Sotto le stelle del Messico a trapanar
10. La storia
11. A pà
12. Il canto delle sirene
13. Pilota di guerra
14. Capatàz
15. Mimì sarà
16. Bambini venite parvulos
17. Dottor Dobermann

Disco 3
1. Cose
2. Lettera di un cosmodromo messicano
3. Bellamore
4. Viaggi e Miraggi
5. Adelante Adelante
6. Il bandito e il campione
7. Vita spericolata
8. L'agnello di Dio
9. Compagni di viaggio
10. Rosa Rosae
11. La valigia dell'attore
12. Il cuoco di Salò
13. Sempre e per sempre
14. Sento il fischio del vapore
15. Ti leggo nel pensiero
16. Vai in Africa, Celestino
17. Diamante

 

 

 

De Gregori, ''Diamante'' e (tante) altre storie
Tra un manifesto e lo specchio è l'antologia in triplo CD del cantautore. Che riporta a casa il brano scritto con Zucchero

di Enrico Deregibus
Da qualche settimana in radio si sente, cantata da Francesco De Gregori, Diamante, che in origine era inserita in un vecchio album di Zucchero, Oro incenso e birra uscito nel 1989. In realtà il pezzo era stato scritto a quattro mani, testo di De Gregori, musica di Zucchero. Questa nuova versione, un po' più veloce e profumata di rock-blues, è l'antipasto di una tripla raccolta antologica del cantautore romano in uscita il 3 novembre, Tra un manifesto e lo specchio, titolo estrapolato da La valigia dell'attore, un altro suo brano che aveva avuto la ventura di essere cantato da altri (Alessandro Haber), prima che dal suo autore.

De Gregori presenterà il triplo CD con un'esibizione live a All Music, durante la puntata del 6 novembre (ore 21) di Bi.Live. Intanto si annuncia una nuova iniziativa legata al suo nome: un disco-omaggio che uscirà a metà gennaio allegato al trimestrale MucchioExtra e a cui parteciperanno anche vari artisti della scena rock alternativa italiana di oggi, da Cesare Basile a Giorgio Canali, da Bugo a Non voglio che Clara, da Paolo Benvegnu ai Mariposa. Un progetto che si preannuncia molto interessante.

Ma torniamo a Tra un manifesto e lo specchio, che arriva dopo un sorprendente uno-due di dischi inediti pubblicati da De Gregori recentemente, Pezzi del 2005 e Calypsos del 2006, usciti a meno di un anno di distanza uno dall'altro. Il cofanetto prosegue la serie di tripli editi in questo periodo da SonyBMG (da Fossati a Dalla), che ripropongono vaste selezioni dei percorsi discografici degli artisti approfittando spesso della possibilità di disporre dell'intero catalogo delle loro produzioni dopo la fusione tra Sony e BMG. Potrebbero essere, questi lavori, l'occasione per proporre materiale inedito giacente nei cassetti, piccole chicche mai pubblicate che avrebbero costo zero e che farebbero la gioia degli appassionati. E invece raramente è così. E' successo solo con Baglioni sino ad oggi.

 

 

I TESTI NELLE VERSIONI CANTATE A REGGIO EMILIA

 

 

ROMA CAPITALE

Testo e musica di Francesco De Gregori.

 

 Nel mio paese c'è sempre il sole

e abbiamo un mare che fa per tre

 Ci sono chiese, ci sono scuole,

il mio paese che bello che è.

 Ed il Governo davvero accorto,

perciò la vita ci sembra cara.

Al cittadino non fanno un torto,

la Polizia raramente spara.

 E da cent’anni, non è casuale,

abbiamo Roma Capitale.

E da cent’anni, non è casuale,

abbiamo Roma Capitale.

 È democratica la mia terra,

«Si può votare», dice la legge

e se per caso si fa la guerra,

abbiamo la NATO che ci protegge.

 E il Vaticano che ci consiglia

e ci ricorda che il Padre Eterno

vuole difendere la famiglia,

se si abbortisce si va all’inferno.

 E da cent’anni, non è casuale,

abbiamo Roma Capitale.

E da cent’anni, non è casuale,

abbiamo Roma Capitale.

 Ed è così che si va lontano

e che la democrazia si avvera

con il pontefice in Vaticano

e l’America sulla bandiera.

 E se ripenso a quei bersaglieri

che liberarono la città,

mi guardo intorno e mi sembra ieri

e invece era cent’anni fa.

 E da cent’anni, non è casuale,

abbiamo Roma Capitale.

E da cent’anni, non è casuale,

abbiamo Roma Capitale.

 

 

 

BUFALO BILL

Testo e musica Francesco De Gregori.

  

I soldati a cavallo era la sua difesa.

Il verde brillante della prateria dimostrava in maniera lampante l’esistenza di Dio.

Del dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia.

 A quel tempo io ero un ragazzo che giocava a ramino e fischiava alle donne.

Credulone e romantico con due baffi da uomo,

se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte,

tra la vita e la morte avrei scelto l’America.

 Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi:

la locomotiva ha la strada segnata,

il bufalo può scartare di lato e cadere.

Questo decise la sorte del bufalo,  l’avvenire dei mie baffi

e il mio mestiere.

 Ora ti voglio dire: c’è chi uccide per rubare

e c’è chi uccide per amore;

il cacciatore uccide sempre per giocare,

io uccidevo per essere il migliore.

Mio padre guardiano di mucche,

mia madre una contadina,

io unico figlio biondo quasi come Gesù,

avevo pochi anni e vent’anni sembran pochi,

poi ti volti a cercarli e non li trovi più.

 E mi ricordo infatti un pomeriggio triste,

io col mio amico “Culo di gomma” famoso meccanico.

Sul ciglio di una strada a contemplare l’America,

diminuzione dei cavalli, aumento dell’ottimismo,

mi presentarono i miei cinquant’anni

e un contratto col Circo “Pace e bene” a girare l’Europa.

E firmai col mio nome e firmai

e il mio nome era Bufalo Bill.

 Ora ti voglio dire: c’è ci ruba per avidità

e c’è chi ruba perché capisce.

L’America è una bandiera fatta a stelle.

Comincia più o meno dove il giorno finisce.

  

 

IL SIGNOR HOOD (a M., con autonomia)

 Testo e musica di Francesco De Gregori.

 

  E il signor Hood era un galantuomo

sempre ispirato dal sole.

Con due pistole caricate a salve

ed un canestro di parole.

Con due pistole caricate a salve

ed un canestro pieno di parole.

 E che fosse un bandito negare non si può,

però non era il solo.

E che fosse un bandito negare non si può.

 E sulla strada di Pescara

venne assalito dai parenti ingordi

e scaricò le sue pistole in aria

e regalò le sue parole ai sordi.

E scaricò le sue pistole in aria

e regalò le sue parole ai sordi.

 E qualcuno ha giurato che fosse morto lì,

però non era vero.

E qualcuno ha sperato che fosse morto lì.

 E adesso anche quando piove,

lo vedi sempre con le spalle al sole.

Con un canestro di parole nuove

calpestare nuove aiuole.

Con un canestro di parole nuove

calpestare nuove aiuole.

 E tutti lo chiamavano  signor Hood,

ma il suo vero nome era Spina di pesce.

E tutti lo chiamavano  signor Hood.

 

 

 

 

PABLO

Testo di Francesco De Gregori.

Musica di Lucio Dalla e Francesco De Gregori.

 

  

Mio padre seppellito un anno fa,

nessuno più a coltivare la vite.

Verderame sulle sue poche, poche unghie

e troppi figli da cullare.

 E il treno io l’ho preso e ho fatto bene,

spago sulla mia valigia non ce n’era.

Solo un po’ d’amore la teneva insieme,

solo un po’ di rancore la teneva insieme.

 Il collega spagnolo non sente e non vede, ma parla

del suo gallo da battaglia e la latteria diventa terra.

Prima parlava strano e io non lo capivo,

però il pane con lui lo dividevo

e il padrone non sembrava poi cattivo.

Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo,

hanno pagato Pablo, Pablo è vivo,

hanno pagato Pablo, Pablo è vivo,

hanno pagato Pablo, Pablo è vivo.

 Con le mani io adesso posso fare castelli,

costruire autostrade e parlare con Pablo.

Lui conosce le donne e tradisce la moglie

con le donne ed il vino e la Svizzera verde.

 E se un giorno è caduto, è caduto per caso pensando

al suo gallo o alla moglie ingrassata, come da foto.

E io non lo capivo,

però il pane con lui lo dividevo

e il padrone non sembrava poi cattivo.

 Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!

Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo, vivo, vivo, vivo!

Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!

Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!

 

 

 

CERCANDO UN ALTRO EGITTO

 Testo e musica di Francesco De Gregori.

 

 Era mattina presto e mi chiamano alla finestra,

mi dicono: «Francesco, ti vogliono ammazzare».

E io domando: «Chi?». Loro fanno: «Cosa?».

Insomma prendo tutto e come San Giuseppe,

mi trovo a rotolare per le scale

cercando un altro Egitto.

 Lì fuori tutto calmo, la strada era deserta,

mi dico: «Meno male, è tutto uno scherzetto».

Sollevo gli occhi al cielo e vedo sopra a un tetto

mia madre inginocchiata in equilibrio su un camino.

E la strada adesso è piena di persone,

mia madre è qui vicino.

 Un uomo proprio all’angolo vestito da poeta,

vende fotografie virate seppia.

Ricordo della terra prima della caduta

e al posto del posto dove va il francobollo

c’è un buco per appenderle: «Dove?» dico io,

intorno al collo.

 E adesso per la strada la gente come un fiume,

il terzo reparto celere controlla.

«Non c’è nessun motivo di essere nervosi»

ti dicono agitando i loro sfollagente

e io dico: «Non può essere vero»

e loro dicono: «Non è più vero niente».

 È tutto acciaccato dalla folla che grida,

mi domando, come mai non ci sono i bambini.

L’ufficiale uncinato che mi segue da tempo,

mi indica col dito qualcosa da guardare:

le grandi gelaterie di lampone che fumano lente.

I bambini, i bambini sono tutti a volare.

 Un amico di infanzia, dopo questa canzone,

mi ha detto: «È bellissima, è un incubo riuscito,

ma dimmi sogni spesso le cose che hai scritto,

oppure le hai inventate solo per scandalizzarmi?».

Amore, amore, amico vattene via,

devo ancora svegliarmi.

 

 

 

IPERCARMELA

 Testo e musica di Francesco De Gregori.

 

 

La cucina era  vuota

il bicchiere a metà,

l'uomo guardava serio il muro,

poi seguiva il fumo che saliva lento verso la lampadina.

La stagione era quasi finita,

l’uomo pensava: «Questa è casa mia».

 Nella stanza del letto,

la donna grassa e nervosa,

guardava su un giornale a colori

la vita di una donna bionda, famosa e ricca.

«Con qualche anno in meno», pensò,

«qualche anno di meno e lei somiglierebbe a me».

 E il tempo passa come una colomba

sulla casa dell’uomo e della donna,

dentro una città pulita e violenta

la donna partorì una stella e la chiamò Carmela!

Figlia di suo padre e sua madre,

però fiocco rosa da crescere in fretta.

Rideva quasi sempre, piangere, non piangeva mai.

 

 

ALICE

 Testo e musica di Francesco De Gregori.

 

Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole,

mentre il mondo sta girando senza fretta.

Irene al quarto piano e lì tranquilla

che si guarda nello specchio e fuma un’altra sigaretta.

E Lilì Marleen,  bella più che mai,

sorride, non ti dice la sua età,

ma tutto questo Alice non lo sa.

 «E io non ci sto più», gridò lo sposo e poi

tutti pensarono dietro ai cappelli:

«Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto»,

ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa,

non è così  che se ne andrà.

Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole,

mentre il sole a poco a poco si avvicina.

E Cesare perduto nella pioggia,

sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina.

E rimane lì a bagnarsi ancora un po’

e il tram di mezzanotte se ne va,

ma tutto questo Alice non lo sa.

 «E io non credo più e i pazzi siete voi».

Tutti pensarono dietro ai cappelli:

«Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto»,

ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa,

non è così che se ne andrà.

 Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole,

mentre il sole fa l’amore con la luna.

Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello,

ma è convinto che sia un portafortuna.

Non ti chiede mai pane o carità

e un posto per dormire non ce l’ha,

ma tutto questo Alice non lo sa.

 «E io non posso più»,

gridò lo sposo e poi tutti pensarono dietro ai cappelli:

«Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto»,

ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa,

non è così  che se ne andrà.