Zafferana Etnea, 23.8.2012 - E’ lì quella linea cartoons, figura  in controluce che ricorda sempre un certo Corto Maltese ma stavolta in carne e ossa. Inconfondibile e fin troppo riconoscibile da chi lo segue da quarant’anni e che come un segugio è capace di stanarlo come un Foxhound che fiuta la volpe nelle campagne inglesi.
Dopo l’intervista concessa a Maria Lombardo, arriva il nostro turno come nella sala d’attesa dal medico della mutua. Cappellino alla capitan Findus e RayBan graduati fin troppo fumè che mi impediscono di rivedere quelli occhi verdi che ormai conosco troppo bene. E’ il consueto e cordiale Francesco che saluta il Rimmel Club e il Titanic, gli unici siti web (ma guarda un po’, catanesi) che orbitano attorno al suo sito ufficiale.
Io e Daniele Di Grazia, mio compagno di avventure degregoriane, siamo ormai troppo navigati per farci fare la fatidica foto ricordo, specialmente immortalati con qualcuno che le destesta, le foto ricordo. Un breve saluto e quattro parole che, credo, non susciterebbero la curiosità di nessuno.

Per chi non l’avesse capito, la serata è “speciale”. A Zafferana quest’anno, come sottolineato dal Capobanda su FB, c’era una grande squadra: Daniele Di Grazia, Francesco Corallo, Michela Bi, Alessandro Noto, Gabriele Fasan, Serena Ilgrande (figlia della grande Pippina), Salvo Cascone. Peccato non sia riuscita a venire da Madrid Elena Pardo e da Milano Marcello Antonetti, ma un po’ dello zoccolo duro del Rimmelclub era lì. Ciliegina sulla torta la grande Valeria Bissacco e family, che ha colorato la sera con i suoi magici scatti, autorizzati direttamente dal Principe.
Quelli presenti ieri sera erano persone che si conoscono da più di dieci anni e che attraverso un collante col nome di un cantante (a questo punto non importa se sia De Gregori o Antonacci) sono diventati amici, fidanzati, mogli, mariti, fratelli, compari, nipoti, zii. Quasi un fenomeno sociale.

 

 

L’incontro è nato dalla voglia di re-incontrarsi tutti assieme dopo anni, molto meglio di una rimpatriata liceale, a seguito di tamtam su Faceboock. Non è più necessario se a qualcuno di questi, dopo tanto tempo, di De Gregori non gliene può più fregà de meno; non importa se capisce se ci sia lui o no o quanto possa essere fondamentale scandire il suo nome. La cosa essenziale, invece, è rivedersi, rimanere sempre amici anche dopo un decennio; ritrovarsi esattamente sullo stesso luogo coi capelli bianchi ma con lo stesso spirito e lo stesso entusiasmo di allora, quando si sventolava un mitico striscione sotto il palco come quindicenni. Quindi, al di là del personaggio "De Gregori", al quale non stringevo la mano da quasi tre anni, mi ha fatto un immenso piacere rivedere tutti questi miei amici in questa itinerante e permanente "gita scolastica",  come ci ha definito tempo fa.

Il concerto? C’è gente molto più brava di me a recensirlo. Posso solo dire che è stato bellissimo, tutto da ascoltare. Perché chi paga il biglietto deve sentire musica, buona musica, e basta. Queste nostre estati musicai stanno diventando sempre più inzuppate di concerti di questi evergreen all’ultima spiaggia che cercano di allungare il brodo con personali concetti filosofici citando poesie, pensieri appartenenti a scrittori del passato e contemporanei o addirittura raccontando cose personali. Non si paga il biglietto per sapere che sei amareggiato perchè tua figlia (trentasettenne!) ha avuto due gemelle e che le vizierai per farle dispetto.
De Gregori è diverso. Tutto quello che vuole dirti che te lo dice cantando e suonando le sue canzoni, magari dicendoti Grazie (se gli va) alla fine se si accorge che le hai capite. Poi è contento se ti accorgi di certe sue magie che non hanno bisogno di spiegazioni. Ieri sera, per esempio, ha cantato Santa Lucia (la preferita di Dalla) mischiandola con il riff di Come è profondo il mare. Alla fine della canzone si è tolto il cappello e, guardando le stelle, ci ha invitati ad alzarci in piedi e ad applaudire il cielo in segno di rispetto a Lucio. Un grande. L’avranno capito tutti? Macchè, dopo mezz’ora qualcuno, dalla platea, gli ha chiesto un omaggio in memoria di Lucio Dalla, beccandosi un sonante “perché parli?”. Gli epitaffi facciamoli fare a Gigi D’Alessio. Non a De Gregori.

Bella serata. Grazie Francesco, grazie ai ragazzi della band sempre affettuosi con noi, ma soprattutto …. grazie amici miei.
Il Nostromo - Dal giornale di bordo, 24.8.2012.

 

 

 

«Viva l'Italia, ancora il mio augurio» Francesco De Gregori il 23 a Zafferana. In autunno disco di inediti, alla Mostra di Venezia documentario su di lui 

Domenica 12 Agosto 2012 - La Sicilia - Maria Lombardo

Del nuovo disco in lavorazione parla il nome dato a questo tour estivo 2012, «Factory tour», con il quale Francesco De Gregori sta percorrendo la penisola da Tortona (prima tappa) a Zafferana Etnea dove il 23 agosto il Principe dei cantautori terrà l'unico concerto siciliano di questa stagione per Rapisarda Management nell'ambito di Etna in scena. Una canzone nuova senza titolo è nascosta anche tra le pieghe delle scalette. Per chi saprà riconoscerla. E non è l'unica novità. In autunno il nuovo disco con una ventina di inediti, il primo dopo Per brevità chiamato artista (2008).

Che i fan del mitico (la sua «Donna cannone» è stata riconosciuta una delel canzoni più belle del mondo) si tengano forte. De Gregori va pure alla Mostra di Venezia o meglio sullo schermo per la sezione Venice Nights nel documentario «Finestre rotte» (titolo mutuato da un canzone dell'ultimo album) diretto da Stefano Pistolini, in programma il 6 settembre. Vi partecipano artisti che fanno parte del mondo di De Gregori e che si sono accompagnati a lui nei tour, come Ambrogio Sparagna (proprio questa estate nell'altro tour che s'intreccia con «Factory») e poi Vasco Brondi, Cristina Donà, Giovanna Marini. Un ritratto dell´artista al presente lungo un´estate di concerti e una serie di conversazioni. Pistolini ci fa ascoltare i suoi pezzi, testimonia i suoi esperimenti, registra gli stati mentali dell'artista, i suoi incontri e le sue riflessioni. «Francesco De Gregori - dice il regista - è un uomo accurato nei movimenti, nei ragionamenti, nelle cose che dice, in come le dice: praticamente non sbaglia mai. Nella sua musica c´è la sublimazione del discorso: Francesco è esigente prima di tutto con se stesso. Colloca le sue canzoni sul piano dell´arte, come quadri, sculture, pezzi unici. Va filmato con delicatezza: si lavora con un´estetica complessa, sebbene ci sia la familiarità con quei pezzi e con quella voce. Contano i punti di vista, il rispetto delle proporzioni, la profondità di campo. De Gregori va aspettato a centrocampo». Pistolini, giornalista, scrittore, autore tv, ha partecipato al Festival di Locarno nel 2004 con «Skateboard Confidential», alla Festa del Cinema di Roma nel 2010 con «Nessuna Speranza Nessuna Paura» e l'anno seguente con «Killer Plastic - Tu ti faresti entrare? ». Per La7 ha diretto dei documentari.
Ma sentiamo Big Francesco (big nel senso della statura: il suo fisico a 61 anni resta asciutto come lo era a 20). Al telefono dalla sua Umbria, terra d'adozione dove trascorre il tempo libero e le giornate di pausa nel verde della campagna.
Un'estate divista fra due fronti. Un artista diviso in due?
«Faccio con Sparagna un tour legato alla canzone popolare, ai suoni tradizionali italiani, usando strumenti come l'organetto, la tamorra, la zampogna. Stavolta sono io ospite nel concerto di Ambrogio con l'orchestra popolare italiana. Ma sono un ospite molto invadente, presente con 15 canzoni. Ma con questo tour che si chiama «Vola, vola, vola» non veniamo in Sicilia. «Vola, vola, vola» è la nota canzone popolare che ho ripreso e messo nel mio ultimo disco».

Ma parliamo di Factory Tour, il tour che ti porta in Sicilia.

«Nella playlist ci stanno canzoni recenti e non recenti. Ma alcune sono come il vino: più invecchiano e meglio sono. Tuttavia io sono molto legato alla contemporaneità e le vecchie canzoni le metto in scaletta ma arrangiate con suoni di oggi. Sennò non avrebbe senso. Insomma canzoni antiche e nuove convivono in maniera pacifica. Mi sono accorto, dopo aver fatto la scaletta, che le 25 canzoni rappresentano 15 miei dischi. E' come se ognuno di questi Dischi continuasse ad avere significato. Seguo l'istinto della musica, seguo la band. Il brano più vecchio è Alice del ‘71 ma si arriva fino all'ultimo che è di quattro anni fa».
Il pubblico cosa mostra di gradire maggiormente?
«Il pubblico non è mai un'unica entità. I coetanei di De Gregori sono più legati al repertorio classico, tipo La donna cannone ma non solo. Prediligono Vai in Africa Celestino o Il cuoco di Salò. Credo che vecchio e nuovo convivano senza grandi difficoltà».
Lucio Dalla che d'estate era spesso a Milo non avrebbe mancato questo concerto di Zafferana. Ci penserai? Senti la sua mancanza dopo aver fatto tante cose assieme?
«Aver fatto della strada assieme a lui è stato un privilegio. Non scherzo. Dalla è stato un artista dal talento smisurato. Pochi come lui. La sua assoluta vitalità e generosità l'ha portato a morire sul palcoscenico: ci ha fatto capire che il suo lavoro non era un mestiere ma il prolungamento della vita stessa. Raramente due artisti dividono il palco con la stessa sincerità a distanza a 30 anni come abbiamo fatto sulle orme di Banana Republic. E non per nostalgia. Avevamo sentito entrambi la necessità vera di far incontare due anime diverse. Eravamo molto differenti e perciò producevamo scintille».
Capitano, è stagione di viaggi in mare, di navigazione
«E' vero che d'estate navigo a vista lungo le coste dei luoghi dove vado a cantare: è anche un modo di fare vacanza. Zafferana Etnea è bellissima, ci ho già fatto un concerto».
C'è bisogno di musica per tirarsi su, per dimenticare spread e default.
«Siamo tutti consapevoli di avere dei problemi, dei sacrifici da fare. Mi sembra che però ci sia in Italia la consapevolezza che i sacrifici abbiano un senso, un valore, mi sembra che gli italiani non siano sopraffatti dal senso della sconfitta».
E allora «Viva l'Italia, l'Italia che resiste... ».
«La canto tutte le sere, è un augurio».
Il mercato discografico risente pure della crisi.
«Certo, girano meno soldi ma non è detto che sia un momento difficile per la musica. Ci sono molte possibilità per chi vuole fare musica, c'è il mondo della rete».
A parte il «Castello» di Kafka tuo «livre de chevet» cosa leggi in questo momento?
«Grisham. I suoi romanzi sono solo apparentemente dei gialli. E' un bravo scrittore. Ho letto casualmente Sulla strada di Kerouac perchè forse 30 anni fa non era il momento giusto per leggerlo. Non avrei capito. Invece oggi mi ha dato una grande scossa. E' un libro sulla ricerca del padre, del senso della vita. Ovviamente a 20 anni capisci delle cose, a 61 delle altre».

 

 

 

 

 

 

LE FOTO DI VALERIA BISSACCO PER

 

www.valeriabissacco.it